Come posso davvero sentirmi al sicuro?

CARO MAESTRO, COME POSSO DAVVERO SENTIRMI AL SICURO? compilato da Carolina Oquendo

D: Caro Maestro, so che abbiamo parlato di esprimersi e che è importante uscire dal proverbiale armadio e smettere di trattenersi, ma ad essere sincero io non mi sento sicuro di essere del tutto aperto e di condividere la mia saggezza. Io provo ancora una paura persistente.

Io vorrei poterti far sentire di colpo al sicuro e vorrei poter rilassare il tuo corpo che ora è molto teso perché non si sente al sicuro. Vorrei poter agitare una mano magica e far sì che la tua mente si calmi perché la tua mente si sente insicura. Io vorrei poter dire alla vostra anima, al vostro divino che qui è sicuro. Venire qui è sicuro, ma voi non ci credete e quindi la tenete a bada, la mantenete a una certa distanza. Soprattutto quando entrerete nella maestria dell’Io Sono, voi vi sentirete ancora più al sicuro in questa realtà.

Eccovi qui con la passione e il desiderio di illuminarvi; eccovi qui a scegliere di essere un Maestro incarnato, ma non vi sentite affatto al sicuro. È un problema grosso.

Voi siete così abituati alla vostra mente e ai suoi giochi che non vi rendete nemmeno conto che è proprio quella la cosa che vi impedisce di sentirvi al sicuro. È giocare a quel gioco.

Ciò che porta dentro le paure è la mente. (…) È ciò da cui quasi tutti scappano. In un certo senso voi potete scappare dal corpo, ma non potete scappare dalla mente. L’inferno è contenuto proprio nella mente, dove ci sono anche l’oscurità e i demoni. Non sono là fuori e non sono sotto il letto. Sono proprio dentro di voi.

Voi non vi rendete ancora conto del livello di insicurezza in cui operate. Voi ci siete riusciti, vi siete rafforzati e avete trovato abilità di sopravvivenza. Voi avete trovato il modo di tenere a bada tutte queste cose insicure, ma sapete e anche io so che sono proprio alla vostra porta. Sono proprio davanti alla vostra porta e quindi voi vi limitate sempre di più. 1

Sapete qual è la cosa buffa? Io ho sempre pensato di creare lo spazio sicuro intorno a me, di solito a casa mia o in mezzo alla natura, ma è emerso che la mancanza di sicurezza proviene da me stessa.

Sarà importante avere uno spazio sicuro per voi, un luogo interiore. Non è un luogo di pensiero. In altre parole, non è: “Io qui creo uno spazio sicuro e ci vado”. La mente in realtà (…) non è programmata per questo perché non riesce nemmeno a penetrare lo spazio sicuro.

Nello stato di sogno voi avete provato ad andare in uno spazio sicuro, ma vi siete trovati lì. (…) I vostri aspetti vi hanno trovato. Voi cercate di tenerli in un luogo lontano e nascosto, ma loro vi trovano, bussano alla vostra porta e anche se voi non li fate entrare, essi sanno esattamente dove si trovano. Voi non potete pensarci e non potete dire: “Oh, lo troverò, penserò al mio spazio sicuro”. Io sono al sicuro. Io sono al sicuro”. Non funziona. La sicurezza deve essere reale.

Parliamo della vera sicurezza. Non di quella del mondo esterno. Noi parliamo di voi, proprio di voi. Lì dentro voi non siete molto al sicuro. Non c’è molta fiducia, credo. Voi vi portate ancora dietro un sacco di vecchi voti, di vecchi sensi di colpa e di vecchi problemi. Dentro di voi sono come induriti, proprio come i pilastri di un tempio. Sono diventati una specie di struttura all’interno della coscienza.

Come potete sentirvi al sicuro se vi portate ancora dietro il passato? Come potete sentirvi al sicuro se continuate a ricordare cose accadute 10, 50 o 5.000 anni fa? Come potete sentirvi al sicuro se continuate a tornare ai ricordi del passato? Come potete sentirvi al sicuro quando ci sono questi continui richiami che provengano dai vostri aspetti, dalla vostra mente o anche dal vostro cuore su ciò che avete fatto di sbagliato – i vostri fallimenti, le ferite inferte agli altri, i giudizi su come avete cresciuto i vostri figli, le bugie che avete detto ad altre persone perché era più conveniente che dire la verità. Come potete sentirvi al sicuro se vi portate ancora dietro quelle cose? In effetti, al confronto il mondo esterno sembra piuttosto sicuro.

Questi sono i nastri che vengono riprodotti quando voi cercate di fare qualcosa di nuovo, di creativo e di divertente, ma poi partono quei nastri che provengono dal passato: “Ho fallito in questo e in quello”.

Beh, erano muri e barriere. (…) Erano i limiti e quando avete iniziato a comportarvi come l’Io Sono, come il Maestro, si è scatenato l’inferno e voi vi siete ritirati – in parte perché non volevate farli sentire insicuri con ciò che sentivano come un comportamento strano o insolito. (…) Quando l’avete espresso, non era molto sicuro.

Ora voi dite: “Beh, Io non ricordo che sia successo”. È proprio così. Voi non ve lo ricordate, ma è successo. Voi avete chiuso tutto al punto che non sempre ricordate un evento o alcuni eventi che sono accaduti, ma io c’ero. Io ho assistito al blocco che si è verificato.

Per sentirvi al sicuro voi avete chiuso o creato soluzioni artificiali.

Lì dentro non è sicuro – con la malta e tutti i mattoni della vostra coscienza – e cose come la colpa e la vergogna, il disgusto e il giudizio. Tutto ciò tiene insieme una casa della coscienza che è molto falsa. 2

Io capisco ciò che dite (beh, me lo state ripetendo da un po’) e la necessità di aprirsi e rilasciare quei vecchi “nastri”, ma la paura o addirittura il panico mi bloccano. Io provo la sensazione viscerale di trovarmi di fronte a un muro che non posso più trattenere né fare il passo successivo.

Voi avete investito in tutti i mattoni e le malte della vostra coscienza umana e poi continuate ad aggiungere altri mattoni e altra malta nella speranza che un giorno questa follia finisca.

E se quei muri crollassero? Anche se dovessero crollare che implosione tremenda – polvere e detriti ovunque – ma quando la polvere e i detriti si dissolvono non ci sono più muri, non ci sono più prigioni, non ci sono più paure e voi non vi sentite più al sicuro. E se oltre quei vecchi muri e mattoni della coscienza ci fosse la vera libertà dell’Io Sono anche in un mondo insicuro – ma non più insicuro dentro di voi. 3

È interessante notare che la paura somiglia molto a Gollum del Signore degli Anelli, che non vuole lasciar andare il suo “bene prezioso” e ne ha bisogno in modo ossessivo per sopravvivere. Io so che non posso combatterla (non ne verrebbe fuori nulla), non posso pensarci (la mente è inutile in questo caso), quindi l’unica cosa che mi resta è esserne consapevole, ma è sufficiente?

La sicurezza in se stessi arriva quando ci si perdona.

Il perdono può non essere ciò che voi pensate. Perdonare non significa dire: “Oh, ho fatto alcune cose brutte. Ora mi libero di tutto”. No, i punti non si possono collegare in questo modo.

Nella maestria, il perdono è la saggezza.

Quando c’è una tale saggezza in voi (…) la saggezza che avete imparato da ogni singola esperienza; la saggezza che non tornerete nella coscienza bassa, nella coscienza densa; la saggezza che voi siete divini; la saggezza che voi esistete. Questa è la saggezza di fondo da cui derivano tutte le altre saggezze: “Io esisto”.

Vedete, anche il semplice “Io Esisto, Io Sono” è un’espressione di perdono.

“Io Esisto. Io Sono quello che Sono”. Questo è perdono.

È liberarsi dal senso di colpa, dalla vergogna, dal giudizio e dalla critica.

“Io Esisto”. Questo è il perdono.

Non è una cosa mentale. Non è una cerimonia da fare spruzzando acqua sulla vostra testa per perdonarvi. Il perdono è la vera saggezza. È ciò che vi rende liberi e la saggezza è “Io Esisto”.

Questo è lo spazio sicuro. Non è una piccola stanza in una grande casa. Non è un piccolo pensiero a cui potete tornare e cercare di ripetervelo. È una sensazione. È una realtà. È una consapevolezza. È la sicurezza.

Una persona non può sentirsi al sicuro se dentro di sé non si è perdonata.

Si tratta di attingere alla propria saggezza. Tutto qui. Attingete al “Io esisto”. È tutto qui.

Per aprirvi e permettervi di essere quel Maestro incarnato voi non potete nascondervi. Voi non potete trattenervi perché la vera maestria, la creatività e la gioia verranno fuori comunque. 4

Non si tratta di riflettere sulle cose. Non si tratta di cercare di inserirle in scatolette ordinate di logica e comprensione. (…) Qui si tratta di permettere e di aprirvi. Niente più barriere né difese. Basta tentare di proteggere parti di voi trattenendo le energie, perché ciò che entra ora non viene da fuori di voi. Ciò che entra ora è la comprensione e la percezione di tutte le parti di voi. 5