GENNAIO 2024
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IL LAVAGGIO DELL’AI di Geoffrey Hoppe
La Grande AI-pocalisse del 2024
Nel 2024 prevedo un cambiamento sismico nel mondo delle tendenze. Spostate l’avocado toast e i frullati di cavolo; c’è un nuovo sceriffo in città e il suo nome è AI. L’intelligenza artificiale (AI o IA) è diventata la parola d’ordine più trendy, l’alfa e l’omega del cool.
Negli ultimi 100 anni, le parole più potenti della pubblicità sono state i due classici: “gratis” e “nuovo”. Oggi, con un semplice clic del mouse sono relegate nei vicoli secondari, ora che l’intelligenza artificiale è il nuovo sceriffo della città. Dopo tutto, chi ha bisogno di “gratis” e “nuovo” quando si può avere ” enhanced/migliorato dall’AI”?
L’AI è diventata il fiore all’occhiello delle tendenze, la parola d’ordine più trendy da quando sono arrivati in città il senza glutine, l’artigianale o l’antiossidante, ma come per ogni tendenza c’è sempre un rovescio della medaglia. In questo caso, si tratta di un rovescio della medaglia così comicamente assurdo che persino Siri stessa potrebbe ridere. Benvenuti nell’era del lavaggio AI in cui tutto, dal tostapane ai calzini e allo spazzolino da denti viene aggiornato in modo “intelligente”. Per AI-washing si intende l’uso eccessivo e l’abuso del termine AI nel marketing quando in realtà l’AI esiste poco o nulla.
Immaginate di entrare nel vostro bar preferito e invece del solito menu vi accoglie un barista olografico con un sorriso pixelato che esclama, “Benvenuti da Quantum Brews, dove il nostro caffè è preparato con la precisione dell’intelligenza artificiale”, come se la vostra dose mattutina di caffeina avesse bisogno di un tocco algoritmico. I chicchi possono essere di provenienza etica, ma lo sono anche da parte di un robot senziente che raccoglie i chicchi di caffè?
L’apocalisse dell’intelligenza artificiale si è infiltrata in ogni aspetto della nostra vita, da quando ci svegliamo a quando posiamo la testa su un cuscino potenziato dall’intelligenza artificiale, ma il vero colpo di scena si trova nel mondo dei prodotti ‘lavati’ con l’AI: oggetti che vantano capacità di intelligenza artificiale ma che sono intelligenti quanto un pollo di gomma in una partita a scacchi contro Deep Blue.
Il fatto è che non si tratta di vera Ai; a questo punto, non lo è davvero. Certo, il nuovo aggeggio che avete appena comprato potrebbe avere un po’ di potenza di calcolo in più perché vi dice che è potenziato con l’intelligenza artificiale, ma la vera intelligenza artificiale è qualcosa di più dell’aggiunta di un chip in più alla vostra lampadina intelligente. Prendiamo ad esempio il nuovo spazzolino elettrico Oral-B che ho ricevuto per Natale. Sulla parte anteriore della scatola, su una scritta in lamina lucida c’è scritto “Genius A.I. Rechargeable Toothbrush”. Wow. Dieci anni fa non avrei mai immaginato di farmi lavare i denti da una geniale intelligenza artificiale. Questo spazzolino Oral-B è dotato di un’app che mi dice se sto spazzolando in modo troppo delicato o duro e tiene traccia del tempo totale di spazzolamento. Mostra la zona della bocca in cui sto spazzolando, anche se sono riuscito a capirlo da solo. Durante il test di spazzolamento ho ottenuto un punteggio del 90%. Ma la verità è che non si tratta di vera AI, è solo una normale tecnologia informatica. Questo è un altro esempio di lavaggio AI.
Passiamo alla cucina, dove il tostapane AI ha conquistato il centro della scena, promettendo un livello di sofisticazione della tostatura che farebbe piangere di gioia anche i più esigenti intenditori di pane. Sostiene di analizzare le vostre preferenze di tostatura, regolando le impostazioni in base al calendario lunare, alla vostra tolleranza al grano e alle tendenze attuali del mercato azionario, ma nonostante le sue promesse high-tech, gli utenti stanno scoprendo che il loro tostapane AI ha una vena ribelle e brucia i bagel mattutini con l’audacia di un tostapane che ha appena vinto la lotteria. Chi l’avrebbe mai detto che l’intelligenza artificiale potesse essere così… irritabile?
Passando al guardaroba, l’industria della moda ha dichiarato di voler conquistare l’intelligenza artificiale. Gli abiti dotati di intelligenza artificiale si adattano al vostro umore, all’ambiente circostante e al vostro livello di sudorazione. Immaginate di indossare una camicia potenziata dall’intelligenza artificiale che dovrebbe cambiare colore in base al vostro stato emotivo. Purtroppo, la maglietta sembra pensare che l’emozione del giorno sia “confusa”, facendovi sembrare un test di Rorschach ambulante.
Nell’ambito degli appuntamenti, il romanticismo è stato sostituito dagli algoritmi con l’introduzione dell’applicazione AI Cupid, un rivoluzionario servizio di matchmaking che sostiene di utilizzare calcoli all’avanguardia per trovare il match perfetto. Penso che Shaumbra dovrebbe sviluppare un’app per incontri potenziata dall’intelligenza artificiale. Potremmo chiamarla DivineDataDate®. L’utente dovrebbe inserire tutte le sue informazioni, i suoi gusti, la sua storia personale e le sue foto. Dopo ore di preparazione dell’utente, l’algoritmo dell’intelligenza artificiale girerebbe per qualche istante per far sembrare che stia facendo la sua funzione di AI data-date. A prescindere da tutto, l’intelligenza artificiale avrebbe sempre trovato la stessa anima gemella perfetta: Voi. Ovvio.
La mania di lavare tutto con l’AI non si ferma qui. Anche i nostri amati animali domestici non sono al sicuro. Ecco il collare per cani potenziato dall’intelligenza artificiale, una meraviglia tecnologica che promette di tradurre i latrati e i piagnistei del vostro amico peloso in un vero e proprio linguaggio umano. Gli umani lo comprano e gli animali domestici lo odiano.
In realtà, questo collare sembra avere solo tre impostazioni: “bisogni urgenti in bagno”, “dammi più croccantini” e “massaggiami la pancia”. Essendo io stesso un’amante dei cani stavo per ordinarne 10 pezzi, uno per Belle e le altre nove per gli umani che faccio fatica a capire.
Pronti ad andare a letto con l’intelligenza artificiale? L’azienda di arredamento HEKA ha appena lanciato ciò che definisce il primo materasso AI al mondo, in grado di riconoscere e adattarsi autonomamente alle esigenze di chi dorme in tempo reale. Il costo di questo cattivone varia da 10.000 a 30.000 dollari.
La versione più costosa del materasso arriva a 280.000 dollari (!). Si tratta davvero di IA o di un’astuta trovata di marketing per convincere le persone a pagare 10 volte di più rispetto a un materasso normale che fa praticamente la stessa cosa? Sarei disposto a pagare un sacco di soldi per un programma di AI per i sogni che crei un ambiente termale piacevole piuttosto che sognare di essere inseguito in zone malfamate della città o di aver dimenticato la combinazione dell’armadietto del liceo.
Anche il vostro pub locale è soggetto al lavaggio dell’AI. Il “Beer Fingerprinting Project” è l’ultimo progetto di ricerca di Carlsberg che impiega sensori basati sull’intelligenza artificiale per rilevare rapidamente i sapori e gli aromi della birra. Questa tecnologia di sensori per la determinazione del sapore può ridurre fino al 30% il tempo necessario per innovare e sviluppare un nuovo sapore di birra, ma si tratta davvero di AI o solo di una bella trovata promozionale per attirare i bevitori di birra smanettoni?
Stiamo assistendo all’inizio dell’apocalisse dell’AI, all’uso eccessivo e all’abuso del termine “AI” in quasi tutti i settori della nostra vita. L’AI si sta facendo strada nell’industria cosmetica con l’analisi AI della pelle, nel vostro armadio con aspirapolvere robotici che conoscono tutto lo sporco e nel vostro salotto con l’aiuto della programmazione assistita dall’AI che vi dice che tipo di programmi e film guardare in base a un oscuro algoritmo.
Mentre ci godiamo tutti il circo dell’intelligenza artificiale, è essenziale ricordare che c’è un lato più serio nell’ascesa dell’intelligenza artificiale. Al di là dell’ilarità dei tostapane e delle magliette dell’umore c’è una verità profonda: l’intelligenza artificiale non è solo una parola d’ordine o una tendenza. È una frontiera tecnologica che rimodellerà il nostro mondo in modi che non possiamo nemmeno immaginare.
Mentre ci divertiamo con l’umorismo del lavaggio dell’AI, resta fondamentale riconoscere che per molti versi questa tendenza è una vera e propria distrazione. La vera conversazione che dovremmo fare non riguarda le disavventure comiche dei gadget potenziati dall’intelligenza artificiale ma le implicazioni etiche, i problemi di privacy e le potenziali minacce che la vera intelligenza artificiale pone all’umanità.
Mentre noi siamo occupati a ridere delle nostre sitcom scritte dall’intelligenza artificiale, gli esperti stanno silenziosamente lanciando l’allarme sulla necessità di regolamenti solidi, di linee guida etiche e di discussioni ponderate sullo sviluppo e l’impiego dell’intelligenza artificiale. Il vero problema non è il comportamento stravagante dei tostapane AI, ma la responsabilità che abbiamo come società di garantire che l’AI sia incanalata per essere un aiuto nella vita quotidiana del pianeta e non per diventare una forza incontrollabile/ingestibile.
Nei prossimi decenni ci troveremo ad affrontare sfide e opportunità che vanno ben oltre l’ambito del lavaggio dell’AI. I potenziali benefici dell’AI sono vasti e variano dalle scoperte mediche alla risoluzione di complesse sfide globali, ma da un grande potere derivano grandi responsabilità. È ora di spostare la nostra attenzione dal lato umoristico dell’AI ai problemi reali che richiedono la nostra attenzione.
Ecco, mentre ridiamo delle buffonate dei nostri gadget potenziati dall’AI e ci rallegriamo dell’assurdità della tendenza a lavare tutto con l’AI, non dimentichiamo che la vera sfida dell’AI è davanti a noi. È arrivato il momento di abbracciare le possibilità dell’AI assicurandoci di navigare in questo nuovo mondo con la saggezza e la lungimiranza che richiede. Il futuro sarà anche chic, ma sta a noi assicurarci che sia anche etico, responsabile e realmente trasformativo per uno sviluppo più sicuro dell’umanità. È qui che entra in gioco la nostra luce. Come Adamus sottolinea con coraggio, l’unica cosa che assicurerà che l’AI sia usata per migliorare il mondo è la luce della nostra coscienza. Questa luce è la nostra forma di AI – Angelic Inspiration, l’Ispirazione Angelica.
* Solo per divertimento ho passato la prima bozza di questo articolo attraverso ChatGPT. Ero incazzato! La stupida AI ha fatto un lavoro migliore di me nello scrivere il mio articolo, così ne ho buttato via la maggior parte
SOFFRIRE PARTE DALLA NOIA – Nina JF Gauss
Ammetto che questo titolo è un’affermazione forte e audace che potrebbe irritare alcune penne sensibili, ma è la mia realizzazione basata sulla mia esperienza personale e sulla mia auto-osservazione. Ecco, vi prego di ascoltarmi.
Per essere chiari io non parlo del tipo di sofferenza provata a causa degli orrori della guerra o di un disastro naturale, di una malattia o della morte di una persona cara. Un’esperienza acuta di trauma è assolutamente dolorosa, travolgente e causa molto dolore emotivo, tristezza e lutto e richiede tempo.
Io parlo del tipo di sofferenza autoinflitta, in cui ci si impone dolore e sofferenza rimuginando e rimuginando continuamente su cose accadute 2, 10 o anche 50 anni fa riaccendendo più e più volte il dolore, senza mai trasformare l’esperienza e liberarcene davvero.
La sofferenza presenta un’intera gamma di espressioni che si sovrappongono come la rabbia, la collera, il dolore, la tristezza, il senso di colpa, la vergogna, il disgusto di sé, il risentimento, la depressione, la preoccupazione, l’invidia, la gelosia, l’impotenza, la sopraffazione e l’elenco può continuare. Tutti noi le conosciamo e fino a un certo punto queste emozioni sono tutte giustificate e a volte provarle è del tutto normale e persino sano e necessario. Soprattutto quando desideriamo superarle, noi dobbiamo lasciare che tutto venga fuori e si senta. Non esiste alcun modo di evitarlo.
Personalmente ho scoperto che, quando sono arrivata in fondo a qualcosa, quando l’ho capito e l’ho visto per ciò che era e che ho fatto chiarezza, per me è stato più facile attraversarlo e rilasciarlo. Questo processo può durare due secondi, qualche mese o anche qualche anno. E va bene così.
A volte è assolutamente normale non stare bene. Nessuno può spingervi o costringervi a superare qualcosa più in fretta di quanto siate in grado o pronti a fare. Rilassatevi. Respirate e tutto avviene al vostro ritmo individuale.
Qui il punto è che, quando ci si blocca, il dolore emotivo cronico causato da pensieri dolorosi e soprattutto autoinflitti diventa davvero un grosso problema. Per bloccarsi io intendo quando i pensieri dolorosi si susseguono senza sosta. Quando pensate a un torto subito, a un abuso, all’ingiustizia di certe esperienze di vita, quando desiderate che le cose siano diverse del tipo essere più ricchi, più belli, più magri, più giovani o altro e li ripetete in continuazione e rimuginate e inveite e vi arrabbiate per cose che sono accadute in passato o che temete possano accadere in futuro e tutto ciò diventa una dipendenza.
È una battaglia perpetua con se stessi e con la propria realtà passata, presente o futura. È anche il perfetto antidoto al permettere, così come all’accettazione di tutto ciò che è ed ecco perché finiamo per restare bloccati in un loop di sofferenza che non smette mai di girare.
Il cervello non è in grado di distinguere tra gli stimoli in arrivo che possono provenire dall’esterno o dai nostri pensieri e dalla nostra immaginazione interna. Per il cervello è tutto uguale e quindi reagisce allo stesso modo quando viviamo davvero le cose o le immaginiamo e basta. Quando ci blocchiamo mentalmente in scenari dolorosi, il cervello reagisce come se a livello emotivo li stesse vivendo nel momento presente.
Ogni volta che ripensiamo a qualcosa che è successo per esempio nell’infanzia, noi viaggiamo letteralmente indietro nel tempo fino a quel luogo e riviviamo tutte le emozioni e il corpo reagisce di conseguenza e scatena grandi quantità di cortisolo, l’ormone dello stress, l’ormone della lotta o della fuga e a livello cronico ciò può avere un effetto devastante sull’organismo portando all’invecchiamento precoce, a malattie infiammatorie e autoimmuni, a problemi cardiaci ecc.
Ora, io non lo dico per pontificare in quanto io sono colpevole di questo come chiunque altro o non sarei in grado di parlarne. Io sono un’esperta nel ripetere fino alla nausea le vecchie stronzate, nel dispiacermi per me, nel rimpiangere tutte le decisioni sbagliate che ho preso e a volte nell’arrabbiarmi per tutte le ingiustizie che mi sono state inflitte nel corso della vita e per l’apparente ingiustizia della vita stessa.
Perché diavolo lo facciamo? Perché ci sottoponiamo a questa tortura autoinflitta soprattutto quando non stiamo più vivendo quell’esperienza? È tutto nel passato, quindi perché alcuni di noi non riescono ad andare avanti con cose che sono accadute eoni fa? Perché continuiamo a riascoltare i vecchi nastri?
Molti anni fa, Kuthumi disse che nella nostra vita noi continuiamo a creare problemi e a vivere drammi perché in fondo ci annoiamo. Questa affermazione mi è rimasta impressa dentro per molto tempo.
La mia vita era piena di drammi, ma io non riuscivo ancora a capire come li avessi creati io, perché di solito erano i drammi degli altri a trascinarmi. Nessuno dei loro problemi aveva a che fare con me e quindi perché era ancora presente nella mia esperienza?
In parte si trattava di aspetti, è ovvio e quindi lo scopo era l’integrazione e mi serviva da specchio, ma alla fine ho trovato la perla della verità nelle parole di Kuthumi. In sostanza, nella mia vita umana io ero davvero annoiata.
Pensando alle decisioni passate io ho notato uno schema. Soprattutto negli anni della giovinezza, ogni volta che non sapevo cosa fare della mia vita io creavo scenari che mi facevano sentire un po’ più viva, anche se non ero consapevole di aver allestito io stessa il palcoscenico con tutti i suoi attori e i diversi oggetti di scena. Mi mettevo con le persone sbagliate perché ero annoiata e volevo un po’ di brivido e infatti il loro comportamento e le loro azioni stimolavano un po’ la vita. Mi sembrava che stesse accadendo qualcosa e anche se quel qualcosa era tossico, io mi sentivo più viva e mi forniva un motivo per fare la vittima e non prendere in mano la mia vita e poi mi faceva sentire impegnata in qualcosa.
Ho anche notato che le persone che creano costantemente drammi nella loro vita e in quella degli altri e di fondo creano confusione ovunque vadano, sotto sotto si annoiano. Inoltre, ho notato che quando la vita è tranquilla e nessuno crea drammi per me, io inizio a creare drammi nella mia testa ed ecco che parte il looping.
Quando non abbiamo nulla da fare, quando nulla ci dà un senso di gioia, di eccitazione o addirittura di scopo noi iniziamo a rimuginare o a creare drammi esterni e i problemi di abbondanza rientrano proprio in questa categoria. È come se cercassimo un po’ di azione, di stimolo all’esterno perché il percorso interno è bloccato.
“L’energia fluisce dove va l’attenzione” – verso qualcosa che riteniamo gioioso e appagante o verso vecchie cose su cui rimuginiamo (e quindi creiamo ancora più merda). All’energia non interessa perché lei fluisce e basta, ma siamo noi a stabilire le valvole per decidere dove va e cosa crea.
Solo quando sono riuscita a vedere le cose per ciò che erano ho potuto uscire dai miei vecchi modi abituali di creare le cose. È arrivato con una combinazione di accettazione di tutto ciò che è così com’è, comprese tutte le esperienze passate; accettazione del mondo così com’è; accettazione di come sono gli altri e il mio provare onore per il loro percorso e poi una buona dose di “adesso basta”.
Noi non dobbiamo esporci ai comportamenti tossici degli altri come parte della nostra esperienza di “permettere”. No, noi abbiamo tutto il diritto di chiudere la porta per amore dell’autoconservazione lasciandoli nella loro realtà senza che noi dobbiamo farne parte. L’accettazione è l’assenza di “dovreismi” – come gli altri dovrebbero o non dovrebbero essere – in base alle nostre valutazioni filtrate dalle nostre convinzioni. Lasciate che siano come vogliono e solo dopo sta a noi decidere se invitarli o meno sul nostro palcoscenico.
A un certo punto ho deciso che volevo vivere il resto della mia vita nella gioia, ma mi sono resa conto che per poterlo fare dovevo fare un controllo su me stessa e vedere cosa mi avrebbe richiesto.
Per cominciare, è stato necessario darmi una guardata dentro, una bella guardata dura e onesta. Quali giochi faccio ancora con me stessa e perché? Quando ho tolto gli strati uno per uno, ho scoperto un nuovo livello di amore per me. È un amore che d’ora in poi desidera solo il meglio per me e non lo intendo in senso egoistico, egocentrico, narcisistico o addirittura materialistico, ma nel senso di un amore pieno di amore, di gentilezza e di compassione verso di me, un amore simile a quello di un genitore che vuole solo il meglio per il figlio, pur riconoscendone i bisogni.
In effetti, nella mia professione io uso spesso questo esempio: “Se tu fossi tuo figlio, permetteresti a tuo figlio di essere trattato in questo modo? Permetteresti a tuo figlio di trovarsi in questo tipo di situazioni? Permetteresti a tuo figlio di essere vittima di bullismo o di essere trattato in modo meno che degno? Se la risposta è no, perché lo permetteresti a te stesso?”.
In altre parole, io sono diventata il genitore di me stessa. Sembra molto strano, ma in realtà è molto efficace.
Da quel momento in poi, ho iniziato a prendere consapevolmente decisioni più autonome e in linea con la mia verità interiore e non intendo una verità dogmatica e inflessibile basata su convinzioni radicate di ciò che gli altri si aspettano da me, ma una verità che io sentivo nel mio intimo. La mia verità è un senso, anche se per gli altri non aveva e non ha senso.
Era giunto il momento di prendere in mano le redini di me e della mia vita, con tutte le decisioni necessarie per farlo; di fare un passo avanti, di prendermi le mie responsabilità e di guidare la nave nella direzione in cui voglio che vada con la mia gnost come navigatore satellitare. Basta dare la colpa agli altri, alle circostanze o agli eventi passati. Dipende da me e da nessun altro. Allora, come sarà?
Per quanto all’inizio sembrasse assurdo, seguendo totalmente la mia gnost e i miei suggerimenti ora mi ritrovo a fare cose che sorprendentemente mi portano grande gioia, che alimentano i miei interessi e le mie passioni principali, che mi tengono occupata in modo buono e sano – anche se a volte estenuante – e che mi aprono potenziali del tutto nuovi. In effetti io mi sento benedetta. Non ho la più pallida idea di dove mi porterà tutto questo e non ha molta importanza. Io so solo che devo essere presente per me a ogni passo del cammino.
All’inizio non me ne sono nemmeno resa conto, ma dopo un po’ ho notato che mi sentivo bene. Sono felice, soddisfatta, provo cose belle e interazioni piene di calore con le persone e mi sento a mio agio e libera dentro e poi con questo spostamento di attenzione, il discorso negativo su di me e i loop cerebrali di autocommiserazione e di autoesaurimento gradualmente si sono attenuati.
Non voglio dire che non ci siano più giornate brutte, agitate e pesanti, né irritazioni o malumori.
Le cose mi ‘scatenano’ ancora, ma ora si tratta di cose piuttosto banali come le persone che conversano a voce alta al telefono sull’autobus. Non mi interessa sapere cosa ha detto loro il medico o a che ora torneranno a casa o cosa ha mangiato la zia Tilda a colazione. Per favore, state zitti e lasciatemi leggere il mio libro!
La differenza ora è che sento un rapporto del tutto nuovo con me stessa. È un rapporto appagante, pieno di onore, di vera compassione e di totale accettazione di me, anche con tutti i “difetti” soggettivamente percepiti che ancora esistono. Ora io ho capito che sono abbastanza.
Ora affronto le giornate difficili con molta più grazia e torno sempre all’accettazione di tutto ciò che è, compresa la madre di quattro bambini urlanti sull’autobus. Forse a volte sono irritata, ma accetto tutto. Provo compassione verso gli altri anche quando mi irritano? Sì, certo che sì.
In sostanza si è trattato solo di uscire dal vecchio circolo vizioso ed è stato sorprendentemente facile una volta fatta la scelta e permesso a certe cose dentro di me di andare finalmente al loro posto.
Ora sono troppo impegnata a godermi davvero la vita con tutti i suoi momenti magici per starmene a casa ad annoiarmi, a commiserarmi, a rimuginare su cose vecchie di anni fa e a tenermi bloccata in un loop di merda ripetitivo, che mi priva della vita che potrei vivere.
No, ora basta.
UNA STORIA DI LUCE- Dalur (Dale Presly)
Il corpo che ho ora è l’ultimo corpo basato sul carbonio che possiederò mai. Mentre mi addentro nell’eredità della biologia, mi rendo conto di quanto devo alla carne e alle ossa. Il corpo mi ha fatto conoscere il piacere di un buon pasto, di un bicchiere di vino, di serate romantiche e naturalmente di altri corpi. Il corpo mi ha dato la possibilità di amare.
Il corpo è allo stesso tempo una creazione brillante e una distrazione diabolica. I corpi sono il mezzo più impegnativo con cui lavorare perché il creatore e la creazione sono legati nello stesso pacchetto. Non sono mai sicuro di dove inizio e di dove finisco. Ci sono giorni in cui propendo per il lato creatore e altri in cui sono un pezzo di argilla. Nei giorni in cui sono fatto di grumi mi sento stretto e quindi creo spazio.
Un grumo di argilla assomiglia al corpo umano nel modo in cui risponde al tocco. L’argilla è un mezzo meraviglioso con cui lavorare perché permette al creatore di creare spazio. Centro un blocco di argilla su un tornio e tiro sui lati, con un movimento che crea spazio tra me e il supporto. Nel momento in cui sento che lo spazio comincia ad aprirsi io mi accorgo di un cambiamento di prospettiva, di uno stato alterato di consapevolezza. Nelle mani di un artista l’argilla prende forma come scultura, uno spazio percettivo che l’osservatore riempie di luce.
Quando osservo una scultura, l’improvvisa sensazione di spazio può essere travolgente. Se vi siete mai sentiti storditi in una galleria d’arte, sapete cosa intendo. Io sono il destinatario dello spazio e se entro in risonanza con l’opera d’arte che ho davanti scivolo in uno stato di consapevolezza simile al sogno. Il bello di ricevere è che posso rilassarmi e lasciarmi andare. Detto questo, io uso il respiro e il corpo per restare a terra mentre mi espando nello spazio. L’aspetto interessante della creazione dello spazio è che io mi sento come se mi stessi connettendo con qualcosa che va oltre. Mi rendo conto che lo spazio è il mezzo.
Lo spazio rende possibile la comunicazione. FM lavora con lo spazio e mi chiedo cosa avrebbe creato se si fosse dedicato all’argilla invece che ai circuiti stampati. FM ha capito che lo spazio tra i punti fornisce la separazione essenziale nelle comunicazioni e ciò può spiegare la sua analogia con una stazione radio. Anche il suo nome allude al fatto che un segnale modulato in frequenza richiede spazio per collegare il mittente e il destinatario. Lo spazio sembra essere vuoto, ma non lo è. C’è una qualità dinamica e sensuale nello spazio.
Il massaggio introduce il proprietario del corpo alla qualità dinamica dello spazio. Il massaggio unisce chi lo pratica e chi lo riceve con il semplice obiettivo di rilassarsi. Il corpo risponde allo spazio rilasciando la tensione e rilassando i muscoli. Il rilassamento è la sensazione dello spazio e non sorprende che lo spazio sia piacevole. Se avete mai lavorato sui corpi, sapete che ogni corpo riceve il tocco in modo diverso. Quando il proprietario di un corpo non permette allo spazio di aprirsi ed espandersi, il massaggio è un lavoro duro.
Il corpo mi dà il senso dello spazio e spesso inizio dalle mani con il senso del tatto. L’aspetto interessante del tocco è che non è necessaria una connessione fisica – basta l’intenzione. Fare benching è un buon esempio. Quando faccio benching io uso il senso del tatto e quello dell’immaginazione per creare lo spazio, proprio come ho fatto con l’argilla e i corpi. Devo essere in uno stato d’animo da benching, ma quando lo sono sento che lo spazio si rilassa e si apre come se lo stessi massaggiando. Non ci sono parole per descrivere quello stato di consapevolezza e il permettere ci si avvicina.
Gli stati di alt, o stati di consapevolezza non mentale permettono di coinvolgere una serie di sensi. Spesso permettere è usato per descrivere uno stato alt, ma troppo spesso la mente blocca ogni vero permesso. Il tatto è un modo diretto per percepire lo spazio, come dimostrano il massaggio e altre forme di lavoro sul corpo. Il tatto è efficace, anche quando non tocchiamo fisicamente un altro essere. Quando due esseri si incontrano in uno spazio dedicato al ringiovanimento, uno nel ruolo di detentore dello spazio e l’altro nel ruolo di ricevente, si apre un potenziale per sentire lo spazio.
Lo spazio è un modo per tenere conto della luce. La luce è troppo veloce per lavorarci direttamente ed ecco perché preferisco lo spazio. Lo spazio permette di gestire la luce. Io porto il mio corpo nello spazio, mi siedo e ordino una tazza di spazio e quando arriva bevo un sorso di luce. Lo spazio mi permette di sentire la suoneria di un dispositivo e di riconoscere che è mio. Io vedo una piccola luce nello spazio e allungo la mano per stabilire la connessione. Abbasso lo sguardo e sul display vedo il mio nome e all’improvviso sto comunicando con me stesso dall’altra parte dello spazio, come se io fossi il mittente e il destinatario della luce.
Lo spazio è una caratteristica geniale dei corpi a base carbonio. Non saprei dire quanto spazio contenga un corpo nano-tecnologico o quanta luce possa contenere chi lo possiede. Non vedo l’ora di scoprirlo. Ho messo questa antica nave stellare in viaggio interstellare a velocità di curvatura verso il corpo di luce che percepisco in lontananza.
Una Storia Di Luce è il resoconto di questo viaggio. Uso tratti ampi e mi assicuro di lasciare molto spazio ai dettagli. La parte più difficile del viaggio è stata quella di ‘disimballarmi’ da una prospettiva umana limitata. Paradossalmente, il corpo mi ha mostrato la strada per creare lo spazio, il mezzo più astratto di tutti.
- Adamus parla del potenziale del tempio per ringiovanire nello Shoud 6 della Serie Passion 2020s
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LA LUCE INTERIORE
Questa stagione offre il tempo per un ritmo di vita più lento, per la riflessione interiore e per l’opportunità di rinnovamento. Nell’emisfero settentrionale, il solstizio d’inverno segna il graduale ritorno della luce e il Natale stesso celebra l’incarnazione della Luce del Mondo. Quest’anno ho apprezzato particolarmente la luna piena di Natale e ho ammirato le dettagliate e artistiche ombre che la luna proiettava sulla neve notturna che brillava. È un momento di pausa e anche quando intorno a me accadono molte cose io riesco a sentire il richiamo della quiete interiore che mi invita dolcemente a ricevere i suoi preziosi doni.
In effetti, la magia di questa stagione – e forse della vita stessa – si trova sempre e solo dentro di noi. Ciò che percepiamo all’esterno ci distrae così tanto che è facile dimenticarlo, ma tutto ciò di cui abbiamo bisogno è dentro di noi. Le risposte che cercate, la compagnia che bramate, l’energia di cui avete bisogno, le esperienze che volete, le intuizioni che desiderate e i servizi che vi benedicono: niente di tutto ciò inizia fuori. Quando siete radicati in quella quiete interiore, in qualche modo ciò che appare all’esterno si manifesta sempre di più in armonia con il vostro Sé centrale.
Per me le ultime settimane sono state molto movimentate. Di recente ho trascorso diversi giorni in compagnia dei miei figli e dei miei nipoti ed è chiaro che sono fuori allenamento perché l’infinita curiosità dei bambini e la frenetica verifica dei confini mi hanno fatto desiderare la solitudine! In effetti gli eventi memorabili sono iniziati ancora prima. Una settimana prima dello Shoud di dicembre e della festa di Natale, abbiamo ospitato il webcast in diretta della Scuola di Energie Sessuali dallo studio del CC. Il secondo giorno della SES mi sono svegliata con una sensazione di malessere e di dolore addominale (“una pancia piena di puntine da disegno”, così ho descritto la sensazione a qualcuno). La sera, nonostante avessi usato tutti i miei trucchi come respirare, passeggiare, bere tè caldo, fare bagni caldi e respirare, le cose erano peggiorate. Non riuscivo a dormire e continuavo a chiedere al mio corpo cosa stesse succedendo e ogni volta la risposta era la stessa. “C’è qualcosa che non va, ho bisogno di aiuto”.
Infine, alle due di notte ne ho avuto abbastanza e ho chiesto al mio compagno di accompagnarmi al pronto soccorso. Io sono una donna attenta alla salute e un maestro autosufficiente e non vado da un medico convenzionale da più di 20 anni. Non è mai stato necessario perché ho fiducia che il mio corpo mi faccia sapere di cosa ha bisogno e mi fido della sua capacità di guarire, ma capisco anche che a volte il mio corpo ha bisogno di più assistenza di quanta ne possa fornire io da sola e quando parte da un luogo di fiducia e amore, ogni cosa che scelgo è lì per servirmi.
Al pronto soccorso mi hanno somministrato alcuni antidolorifici e poi ho potuto respirare profondamente e valutare la situazione. Stava succedendo qualcosa di veramente drastico? Poteva essere un punto di uscita per me? Nelle ore precedenti, per distrarmi avevo cercato i miei sintomi su Internet e, naturalmente, i potenziali peggiori mi rimbalzavano ancora in testa. Invece la risposta interiore era molto chiara: “No, questo non è un punto di uscita. Noi – il corpo e io – abbiamo solo qualche vecchia faccenda da sbrigare”.
Mi hanno fatto una TAC e subito è arrivata la diagnosi: appendicite acuta. Beh, questo spiega tutto! Dopo aver avuto problemi con l’appendice fin dall’adolescenza, il mio corpo ne aveva abbastanza di cercare di gestirla e voleva che sparisse. Chiaramente ho scelto di liberarmi di un sacco di vecchi squilibri e subito ho inviato a Geoff, Linda e alla troupe del webcast un’e-mail con scritto “sono malata” e poi via verso la sala operatoria. Ovviamente la mia energia mi stava servendo aiutandomi a rilasciare un antico squilibrio biologico e grazie alla chiara comunicazione interiore io non ho mai provato un solo momento di paura. Era solo ciò che stava accadendo, anche se scomodo e inaspettato e non c’era nulla da fare se non fidarsi del processo. È stato tutto molto veloce: in ospedale alle 2:00, diagnosi alle 4:00, intervento alle 6:00 e a casa alle 11:00 della stessa mattina! Il sollievo del mio corpo è stato palpabile, il dolore residuo lieve e una settimana dopo mi sono ripresa al 90%, giusto in tempo per lo Shoud.
Ora, sebbene tutto ciò sia una storia vagamente interessante, il motivo per cui la condivido è illustrare quanto la saggezza e la conoscenza interiori possano essere immediati e pratici, soprattutto quando vi ascoltate e vi fidate (anche se ammetto che ci sono volute alcune ore per fare pace con la risposta del mio corpo che diceva di aver bisogno di aiuto). In passato ho scritto che le domande che poniamo creano la nostra realtà e ciò significa che, se volete buone informazioni e creazioni soddisfacenti, voi dovete porre buone domande. Chiedere “perché” non mi serve quasi mai; le domande utili sono “cosa” e “come”. Ad esempio: “Caro corpo, di cosa hai bisogno? Come posso aiutarti a servirmi?”, o più in generale, “Di cosa voglio fare esperienza? Quali sono i miei desideri? Cosa sono pronto a rilasciare? Come posso amarmi oggi? In questo momento qual è il modo migliore per prendermi cura di me?”.
Queste domande non hanno bisogno della risposta di nessun altro. Anche se la risposta potrebbe includere il ricorso ai servizi di qualcun altro, la saggezza è tutta mia nel momento in cui ne ho bisogno. Avrebbe sempre dovuto essere così: ognuno di noi è libero di creare, definire e fare esperienza della sua realtà come desidera, ma il mondo esterno è diventato così avvincente e credibile che lo abbiamo dimenticato. Oltre ad averlo dimenticato noi, noi stessi abbiamo aiutato anche gli altri a dimenticare finché tutti hanno cercato l’approvazione, l’accettazione, l’autorità e le risposte degli altri.
Credo che una parte importante della luce che stiamo condividendo sia il ricordo che tutte le risposte sono dentro di noi e che ci possiamo fidare di quelle risposte. Quando mi fido della mia quiete e vivo secondo la mia saggezza, beh, il rovescio della medaglia è ricordare che nessun altro ha bisogno che io gli dica cosa fare o come vivere. Lo sappiamo tutti, ma di recente ho trovato un buon modo per ricordarlo.
Una mia amica lavora con persone che stanno uscendo dalla condizione di senzatetto e ciò significa che lei e altri interagiscono costantemente con persone che hanno molti problemi. Durante la formazione lei ricorda ai membri dello staff le due regole che devono ricordare sempre:
1 Lascia il lavoro al lavoro; non accollartelo e non portartelo a casa.
2 Noi non siamo i Poliziotti della Vita; se una persona vuole vivere nei boschi, noi la aiutiamo a trovare una tenda.
Ormai nel linguaggio Shaumbra il primo punto dovrebbe essere ovvio: i problemi e le questioni che mi circondano, anche con le persone che amo non sono roba mia. Io sono diventata sempre più brava a ricordarlo, ma io provo ancora molto la tentazione forte di voler aiutare, sistemare, consigliare o se non altro fornire tante buone idee. Invece tutto questo “aiuto” – soprattutto se non richiesto – non fa che oscurare la loro saggezza interiore. Quindi devo ricordare il punto numero due: io non sono la Poliziotta della Vita di nessuno.
Quando la mia amica ha usato quel termine, mi è subito balenato il ricordo che io sono cresciuta in una famiglia di “Poliziotti della Vita”, dove tutto era regolato da regole e restrizioni dettate generosamente da decine di parenti benintenzionati. Poi ho dovuto rabbrividire di fronte a ricordi più recenti in cui incoraggiavo altre persone (come i miei figli) a fare le scelte “giuste” – come se io potessi conoscere il percorso più opportuno per il loro viaggio. Il consiglio poteva essere perfetto se io fossi stata nei loro panni, ma così io negavo loro il privilegio di scoprire la loro saggezza.
Io penso che sia un’ottima idea rispettare la sovranità di tutti, non solo di chi pensa e parla come me o sembra fare le scelte “giuste”. La saggezza mi impone di passare dall’”idea” alla “realtà”. Ecco alcuni esempi:
Una delle persone a me vicine sta pensando di trovare un terapeuta che la aiuti a risolvere alcuni problemi di vita. Invece di intervenire, dare suggerimenti e cercare di aiutare è arrivato il momento di dire: “Ce la farai. Io so che tu troverai esattamente chi e cosa ti serve, e se hai bisogno della mia assistenza io ci sono.”
Qualcuno su Facebook chiede il parere di Adamus e altri Shaumbra offrono il loro contributo e io che sono amica online di quella persona posso vedere ciò che pubblica al di fuori del gruppo del Crimson Circle e sono tentata di farle notare che il suo orientamento di vita è in netto contrasto con ciò che sta cercando, ma non è ciò che mi ha chiesto e io non sono la sua Poliziotta della Vita; quella persona lo capirà quando sarà pronta.
Poi c’è la persona che di recente mi ha mandato un’e-mail augurandomi ogni bene, ma apparentemente è ignara dei giochi energetici che fa e che stanno allontanando tutti. Il mio io agente di Polizia della Vita vorrebbe farle notare in modo utile cosa sta facendo e come fa sentire gli altri e insomma, cambiare la sua vita in meglio, ma credo che questa volta lascerò perdere e onorerò il suo viaggio. Non sono affari miei se è in contatto o no con la sua saggezza interiore.
Un’altra persona nella mia orbita di vita ha provato molte cose diverse, ma sembra non sapere cosa fare della sua vita; invece io sono piena di idee, ma ho deciso di tenerle per me (a meno che non mi vengano chieste, ovviamente) e di fare ogni sforzo per vederla come l’essere antico e saggio che è già. In questo modo, io benedico me stessa e mi allontano dal ruolo esterno di Poliziotta della Vita e torno nel mio rifugio interiore pieno di quiete. Quello è l’unico posto in cui posso fare la differenza, perché è lì che esiste la mia luce.
In questo Nuovo Anno io vi invito a trascorrere momenti profondi in presenza del vostro Sé aprendovi alle risposte che avete dentro.
Riposate nella quiete del vostro nucleo, soprattutto quando gli altri stanno oscurando la loro saggezza. La vostra luce è tutto ciò di cui hanno bisogno – nient’altro.
Ricordate che la vostra energia vi sta già servendo in modo perfetto. Per riuscire a vedere la perfezione voi continuate a osservare e ad avere fiducia, soprattutto quando le cose sembrano andare “male”, perché alla fine potrebbero andare bene.
Noi non siamo mai riusciti a salvare il mondo o qualcuno nel mondo, anche se ci abbiamo provato. Anche colui che abbiamo conosciuto come il Salvatore ha semplicemente detto: “Io sono la luce del mondo”, perché è tutto ciò di cui si ha bisogno.
Da Poliziotti della Vita – orientati verso l’esterno – a Brillatori della Luce interiore, il nostro lavoro diventa sempre più facile.