MEMORIE DI UNA STUDENTESSA – Victoria Lyons
Avevo tutte le intenzioni di iniziare il mio articolo in modo divertente e brillante e invece non mi vengono le parole e il mio cervello è entrato di colpo in modalità sonno. Allora forse è meglio se vado dritta al punto: dopo centinaia di Shoud, di materiale gratuito, dopo la SES e l’ASP di colpo mi sono resa conto che amo essere una studentessa.
Ecco cos’è. L’ho detto.
Mi piace imparare e lo faccio da quando sono davvero molto piccola. Non dubito che alcuni Shaumbra veterani saranno orripilati dalle mie parole, ma è la verità ed è onesta e in ogni caso io me ne sono resa conto proprio alla fine della scuola di Aspettologia.
Ero molto emozionata ed eccitata alla prospettiva di mostrarmi finalmente in tutta la mia “fottuta gloria” (come la chiamo in questi giorni) senza dovermi scusare, ma c’è stato un breve momento in cui mi sono chiesta “E adesso?”
Ora sono una Maestra? Ora sono integrata? Se è così non voglio esserlo. Io voglio essere una di quelle bambine che non vedono l’ora di frequentare un altro corso. Io voglio sentire nel mio corpo l’eccitazione e l’agitazione di qualcosa che porterà la mia mente ad espandersi e il mio cuore a sciogliersi. Io voglio collegarmi online con tutti i miei amici e raccontare loro storielle su come questo nuovo corso mi sta cambiando ma sul serio, fuori e dentro.
Bla, bla, bla. Lo so, io parlo in modo smielato ma è la verità, è la mia verità. Se devo essere una Shaumbra, allora voglio poterlo dire così.
La prima volta che mi sono imbattuta nel Crimson Circle e cioè uno zilione di anni fa ho scaricato subito il magazine mensile ma non l’ho mai aperto.
In qualche modo avevo sempre avuto l’impressione che questa cosa detta Shaumbra fosse uno strano culto in arrivo da un luogo africano dove tutti tentavano di essere del tutto spirituali. Immaginavo uomini con la barba vestiti con tuniche bianche e con i capelli grigi e tutti si riunivano per parlare della vita. Naturalmente c’erano anche le signore vestite in modo spirituale che parlavano con grande eleganza delle questioni del cuore, di cibo sano e cose del genere. grazie ma anche no.
Io continuavo a pensare, “Per nessuna ragione intendo indossare le tuniche bianche e soprattutto non voglio essere del tutto saggia ed elegante.”
Ora tutto ciò mi diverte molto, ma mi mostra anche come già allora rifiutassi l’idea di essere una degli “adulti.” Avrei preferito essere lo studente della vita che va in giro alla ricerca di un altro brivido, di un’altra spinta alla mia anima piena di dubbi.
Il modo in cui la vita ti cambia è strano.
Io sono nata sapendo di essere una Maestra. Da bambina avevo la sensazione di avere viaggiato fino a molto, molto lontano e sapevo di più, molto di più di tutti gli adulti idioti che mi stavano intorno. Io non mi fidavo di nessuno perché nessuno sapeva le cose meglio di me, ma provavo moltissima gioia quando parlavo con loro, soprattutto quando mi ascoltavano con gli occhi spalancati dalla sorpresa e dallo sconcerto. “Ma chi è questa bambina? Come fa a sapere tante cose?” Pensavo sempre che volessero farmi delle domande, soprattutto quando raccontavo loro qualcosa delle loro vite, cose che neppure loro sapevano.
Amavo aiutare gli altri e fare in modo che sentissero di più, che fossero di più. Questa cosa riempiva molti di terrore e quindi i miei genitori mi portarono da un prete. “È normale?” gli chiesero e lui non disse molto, forse sperando che nessuno in quella stanza avrebbe notato il suo amore segreto.
Alla fine arrivò il giorno in cui essere normale e cioè quando io dissi al mio sé maestro di andarsene così che io potessi infilarmi in ogni casino che organizzavo. Fu allora che il mio sé studente deve aver fatto la sua prima apparizione. Il resto è storia.
Trent’anni dopo ci sono solo io e me stessa ed è un luogo dove fa paura restare e ciò valer per tutti, soprattutto quando ve ne rendete conto durante una pandemia globale.
Era una mattina di aprile dell’anno scorso quando durante il primo lockdown ho sentito qualcuno proprio di fianco a me. Erano un paio di ombre che sembravano alieni in una strana sfumatura di rosso, come se avessero appena lasciato il set di Guerre Stellari e mi galleggiavano intorno.
Quel pomeriggio aprii per la prima volta lo Shaumbra Magazine nella speranza di trovare un modo di far andar via quello stupido. Allora non sapevo in cosa stessi per imbarcarmi.
Intendo dire che le persone del Crimson Circle erano davvero tutte strane! Dicevano parolacce, bevevano vino, indossavano costumi folli – sicuramente erano un culto, ma ogni giorno io continuavo a leggere gli Shoud finché un giorno mi sentii proprio come mi sentivo quando ero la Maestra. Ero tornata a casa, ma non mi ricordavo nessuno della mia famiglia. Anch’io ero una di quelle persone strane e lo ero stata per molto tempo, ma diversamente da me loro sembravano davvero molto sovrani. Continuavano a parlare di maestria e di essere anche Dio. Cosa intendevano dire? A me sembravano un mucchio di persone stravaganti che forse erano rimaste bloccate agli anni ’60.
Mi è servito un po’ di tempo prima di avere il mio primo contatto su Facebook e temevo che quei Maestri avrebbero fatto a pezzi la mia sé studentessa eterna con le mie domande odiose e i miei molti dubbi. Per fortuna tutti si dimostrarono pieni di clemenza e lentamente iniziai a ricordare.
Ricordai da dove era venuta la Maestra e da bambina spesso sentivo una grande nostalgia e mi sentivo fuori posto. “Ma dove c***o sono?” Allora ricordo di essermelo chiesta spesso e ciò che mi stupisce è che io non vedo davvero la ragazzina che ero una volta. Io riesco a vedere solo un ragazzino che spesso provava la stessa tristezza.
Essere Shaumbra non è per tutti e credo che non dovrebbe esserlo. Non c’è spazio per la tipica autoindulgenza spirituale del martirio e dell’ossessione di rendere carina la vita. Ci sei solo tu e te stesso. Non c’è un Dio che verrà a salvarti quando vivrai una giornata di merda e non tenterai neppure di incolpare la tua famiglia o il resto del mondo.
Ora, immaginate il mio sgomento quando subito prima di Aspettologia capii che in realtà non volevo affatto liberarmi da nessuno dei miei aspetti. “Col cavolo, io ho lavorato duro per essere così incasinata!” Ecco l’unica cosa che avevo in testa prima che iniziasse il corso. “Io ho investito tutto il mio sé per creare questa storia fantastica e ora devo liberarmene? Ma figurati!”
In effetti per un po’ piansi molto perché non riuscivo a credere alla mia testardaggine e anche perché mi sentivo molto triste. Liberarsi dalla storia molto semplice, ma non è mai facile.
Avevo immaginato che dopo aver frequentato SES e ASP avrei voluto svuotare il mio bagaglio di tutto ciò che avevo accumulato durante le mie molte vite per mostrarmi finalmente come la Maestra che ero sempre stata. Ciò che mi meraviglia è che so che dipende totalmente da me e in un certo senso quella consapevolezza mi fa sentire estremamente libera. Potrei prendermela con il fatto che resisto a tutto e a tutti, ma è roba mia e poiché l’ho creata posso discrearla!
Ciò mantiene aperto il mio cuore e mi permette di scegliere la vita, a prescindere da come mi sento da un momento all’altro.
Io sono una & Io sono molte e non ho mai sentito niente che fosse più reale.
Mentre scrivo queste parole mi rendo conto che ho sempre sentito che la vita è solo un’avventura incredibile. Anche nei momenti più bui riuscivo a sentire la mia eccitazione per il solo fatto di essere qui. Ogni lacrima mi portava a un sorriso e a una nuova saggezza. Il fatto è che per paura che mi chiudessero in manicomio non riuscivo proprio a parlarne con gli altri.
Devo ancora decidere (spero che Adamus apprezzi la grande attenzione con cui ho evitato di dire, “Non lo so!”) quando permetterò la mia Realizzazione. Potrebbe volerci un po’ prima che la mia sé maestra ritorni in scena al 100 percento. Potrebbe accadere presto o mai, ma non importa. Ciò che importa a me è che sono qui in questo momento davvero fantastico e spaventoso e sono viva. Mentre intorno a me il mondo impazzisce, io sono consapevole che niente di tutta quella follia deve essere roba mia. Ora riesco a vedere quasi sempre che ho creato ogni piccola parte della mia vita e ciò che accadeva intorno a me non era importante.
Il bello e il brutto di tutto è tutta la mia creazione e ragazzi, è stato così divertente!
IL BATTITO DEL CUORE SHUAMBRA – Jean Tinder
IO SONO IL DRAGO – UNA STORIA UMANA
Nathan ribolliva dentro. Dopo un numero infinito di seminari e di corsi non si sentiva affatto meglio rispetto a 10 anni prima, quando aveva iniziato il suo viaggio spirituale e sicuramente non si sentiva più vicino all’illuminazione. Certo, ogni tanto aveva vissuto qualche esperienza magica, c’erano stati dei momenti in cui aveva sentito che finalmente “c’era arrivato”, ma poi la vita era sempre ritornata a essere la solita vita, la solita routine impegnativa.
Oggi aveva appena assistito a una lezione sul drago, una creatura mitica che poteva arrivare e farlo a pezzi. Ma di cosa parlavano? Da bambino era sempre stato affascinato dai draghi, ma da adulto Nathan sapeva che erano reali proprio come Babbo Natale – e come il Maestro. A parte tutto, cos’era? Da quando aveva sentito la prima “Storie da Maestro”, Nathan aveva atteso e cercato un essere pieno di maestria che arrivasse a impartirgli la grande saggezza in modo che finalmente riuscisse a rimettere in ordine la sua vita. Fino a questo momento, però, ogni persona che aveva incontrato era talmente umana da irritarlo.
Dopo avere assorbito nel corso di un decennio quanti più possibili “insegnamenti sull’illuminazione”, la vita di Nathan era piena di guai. Nessuna entrata di denaro, quasi tutti i suoi amici erano spariti, la sua famiglia faceva fatica a parlare con lui e il suo corpo soffriva continuamente di forti dolori. In alcuni giorni dubitava anche della sua sanità mentale. Singhiozzava e cercava di allontanare da sé l’irritazione pensando all’ultimo seminario a cui aveva partecipato. Sembrava che tutti gli altri studenti l’avessero capito; perché lui incontrava tutte quelle difficoltà?
Nell’appartamento tetro in cui viveva, di fronte a dove si sedeva di solito c’era un vecchio specchio decrepito. Era già lì quando si era trasferito e la strana posizione di quello specchio sembrava rifletterlo quando era nella sua situazione peggiore e ora, con il suo umore imbronciato Nathan decise che era arrivato il momento di buttarlo via. Fece per alzarsi, ma fu colpito da un’ondata di nausea e quindi si sedette di nuovo e subito dopo l’immagine nello specchio si fece confusa. “Dannazione, devo riuscire a dormire un po’,” bisbigliò sfregandosi gli occhi. Si rimise a sedere mentre una strana sensazione di nebbia lo riempì e poi sentì una voce. Nello specchio l’immagine stava parlando!
La voce disse, “Nathan, fai un respiro profondo e lascia andare. Tu lavori e lotti moltissimo, ma non ti sei mai offerto la possibilità di sentire la saggezza. Lei è proprio qui, vedi?” Come in un sogno Nathan si ricordò di un libro che aveva faticato a leggere e all’improvviso comprese il significato dietro le parole e tutto ebbe un senso e riuscì a sentirlo davvero.
Il “sogno” cambiò. Ora vedeva una prospettiva della sua vita attuale da una “visione più ampia”. Sì, da molti punti di vista era solo ma ora capiva la situazione. Lui non aveva incasinato la sua vita e nessuno lo aveva abbandonato; quello era un periodo di solitudine prezioso ed estremamente necessario. Il sogno continuava a cambiare, apparivano momenti della sua vita che però ora erano permeati dalla saggezza che finora gli era mancata. Affascinato osservò le scene che cambiavano finché lo spettacolo svanì.
Mentre sbadigliava Nathan disse, “Che strano sogno. Devo essermi addormentato per qualche minuto.” La sua vista era ancora un po’ offuscata e quindi strizzò gli occhi irritato perché lo specchio gli rifletteva in faccia una luce solare accecante (non gli venne in mente che il sole era nascosto dietro la collina). Non si sentiva ancora bene e le orecchie iniziarono a fischiare. Aspetta, non era quello. Sentiva una specie di voce cristallina che tintinnava ed era anche profonda.
“Amata espressione di me…” le parole si dissolsero in una musica eterea che fece tintinnare ogni singola cellula del suo corpo. In qualche modo quella luce accecante stava comunicando con lui! Nathan aveva sentito parlare di visite da parte di esseri angelici e si chiedeva in modo un po’ vago cosa stesse accadendo. Non importava, era stupendo.
Alla fine la luce scemò e Nathan riuscì di nuovo a sentire il solito rumore provenire dalla strada. “Penso sia stato solo un sogno,” pensò, anche se era stato il sogno migliore che avesse fatto da un’eternità. “Che pomeriggio strano.” Mentre guardava lo specchio si sentì sollevato di essere tornato alla normalità…beh, una specie di normalità. Allo specchio i suoi occhi non avevano l’aspetto di sempre perché lo fissavano con un’intensità enorme che lui non aveva mai provato. Subito dopo lo specchio iniziò a sciogliersi.
Nathan fissò un’immagine che iniziò a formarsi chiaramente; era cangiante e vorticava. Occhi d’oro pieni di fierezza lo fissavano quasi come se volessero sfidarlo a scappare via. Raggelato da un misto di soggezione di paura, Nathan tentò di spostare lo sguardo ma fu impossibile. Riusciva a sentire quello sguardo fisso che cercava nei luoghi più bui della sua anima illuminando cose che aveva scordato e azioni che aveva nascosto persino a se stesso. Aveva fatto moltissime scelte stupide, aveva perso molte vite a soffrire e aveva avuto molte ottime intenzioni che erano finite molto male – tutto ciò era stato esposto. Nathan riusciva a respirare a stento mentre una vergogna incandescente gli bloccò la gola e gli bruciò gli occhi.
Il drago non aveva ancora detto una parola, ma il suo silenzio era assordante. La sua chiarezza bruciante non lasciò niente di non visto e Nathan capì che quella era la fine. Tutti i suoi giochetti erano finiti e la sua infinita ricerca era annullata. Non era rimasto nulla, nessuna lotta, nessuna luce e nessuna grazia. Neppure la morte gli avrebbe fornito un po’ di sollievo. Chiuse gli occhi e rinunciò.
Nathan non seppe mai per quanto tempo era rimasto lì. Potevano essere stati 10 minuti, ma gli erano sembrate vite intere.
Alla fine, con il cuore che gli faceva male Nathan fece un respiro. Aprì gli occhi. Lo specchio era completamente trasparente. Fece un respiro mentre osservava la sua voce che rompeva il silenzio.
“Io sono il Maestro.”
Il riflesso si mosse con una luce soffusa e sentì una voce cristallina.
“Io sono l’Angelo.”
Per un attimo quegli occhi che vedevano tutto si fissarono nei suoi.
“Io sono il Drago,” sussurrò.
Alla fine comprese.
Nathan riprese la sua vita, ma smise di sperare di incontrare il Maestro all’angolo di una strada. La sera si addormentava ma non sperava più che la sua anima non fosse così lontana e quando si parlava del drago, di certo non lo prendeva in giro.
Alla fine Nathan si rese conto che tutte quelle erano solo parti del suo stesso sé e non esseri esterni a lui e di certo non erano lontani da lui. Alla fine capì che tutto ciò che aveva mai voluto, di cui aveva mai avuto bisogno o di cui aveva fatto esperienza era solo e sempre dentro di lui. Tutta l’energia era sua; lui giocava a nascondino con se stesso.
Nulla era cambiato, ma tutto era diverso.