Non importa quanto in fretta corriamo o con quanto coraggio cerchiamo di batterla con la furbizia, la morte finirà per trovarci sempre. Nonostante tutti i nostri disperati tentativi di evitarla, in realtà la morte è una parte molto importante della vita – e non c’è proprio nulla di cui avere paura.
C’è un’enorme quantità di confusione, disinformazione e paura riguardo alla morte e agli altri reami. Alle persone non piace parlarne, ma è qualcosa a cui tutti pensano durante la loro vita. Nella società molte persone sono bloccate nei vecchi concetti di paradiso e inferno o semplicemente credere che la vita s’interrompe quando muore. Tenetevi stretti alla vostra sedia, perché Adamus Saint-Germain ha alcune informazioni profonde e di grande trasformazione – non offerte dal pulpito in una chiesa o trovate nei testi sacri – su ciò che accade quando ti lasci dietro il tuo corpo fisico.
Nel DreamWalker Morte, Adamus Saint-Germain spiega i molti diversi livelli o ambiti dei reami non fisici che includono i Reami Vicini alla Terra (noti anche come i Reami Astrali), i Cristallini, il Ponte dei Fiori e i reami Angelici Alti. Nella morte, quasi tutti gli umani finiscono direttamente nei reami Vicini alla Terra che sono vasti ogni oltre comprensione, pieni di vita e ciò di cui facciamo esperienza dipende del tutto dalle credenze che abbiamo in quel momento.
Nel DreamWalker Morte imparerai a fare il DreamWalk a qualcuno che sta per morire o che è transitato di recente.
In questa Scuola, Adamus ti guiderà anche a fare un vero e proprio DreamWalk con una persona che ti è cara e che è già transitata. Ti sentirai attraversare i vari reami fino al Ponte dei Fiori. Quest’esperienza significativa ed indimenticabile ti libererà dalla paura della morte, ti farà apprezzare in modo del tutto nuovo la vita e ti permetterà di fare l’esperienza dell’assenza del tempo del tuo vero essere.
STEVE JOBS SULLA MORTE
A 17 anni ho letto una frase che diceva più o meno:
“Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi avrai ragione.”
Mi colpì molto e da allora per gli ultimi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che sto per fare?” ogni volta che per troppi giorni di fila la risposta è “no”, capisco che c’è qualcosa che devo cambiare.
Ricordarmi che morirò è lo strumento più importante che abbia mai trovato per fare le grandi scelte della mia vita, perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative, tutto l’orgoglio, tutti gli imbarazzanti timori di fallire – alla sola idea della morte spariscono e resta solo ciò che è importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che conosco per evitare di cadere nella trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Voi siete già nudi; non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.
Nessuno vuole morire: anche chi vuole andare in paradiso non vuole morire per andarci, ma nonostante tutto la morte è la destinazione che noi tutti condividiamo. Nessuno è mai sfuggito alla morte ed è così che deve essere, perché con tutta probabilità la morte è la più grande invenzione della vita.
La morte è l’agente di cambiamento della vita: spazza via il vecchio per far posto al nuovo.
Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro.
IL DREAMWALKER MORTE: L’APOTEOSI DELLA VITA
di Patrizia Massi, DreamWalker
La Scuola della Morte è un percorso strano; strano è un eufemismo, sta a indicare un cammino che si compie dentro e fuori di noi, ed è un cammino che una volta intrapreso porta in luoghi di consapevolezza che non saranno mai abbandonati.
La preparazione avviene già nel momento stesso in cui si manifesta la scelta di farla, anche se ancora non si sa bene dove si andrà a parare. Ma la scelta è già l’inizio di questo cammino. Come sempre è solo interiore, si sviluppa dentro di noi un allargamento di orizzonti difficile a descrivere, si sviluppano comprensioni, suggerimenti dell’anima, sensazioni nuove, attimi che pervadono l’essere. Tutto questo è soggettivo, certo, ma chi giunge a questa scelta è sicuramente sul percorso della scoperta della propria anima, quindi è l’anima stessa che conduce.
All’individuo resta il compito di destreggiarsi alla bell’e meglio nel periodo che intercorre tra la scelta e l’inizio della Scuola vera e propria. L’insegnante sa dare giusti suggerimenti sul perché accadono determinate cose, sul significato delle sensazioni che si provano, anche su ciò che il fisico manifesta, poiché nulla è isolato e siamo tutto ciò che ci compone.
Mi rendo conto che detta così può essere vaga, ma mica devo fare l’insegnante qui, devo comunicare le mie esperienze.
Quindi, il periodo che precede è intenso, è anche fisicamente coinvolgente poiché ogni apertura di consapevolezza è preceduta da un rilascio, rilascio a molti livelli che consente una visione più ampia nella nuova consapevolezza che diventa sempre più rivelata.
Credo, ho sempre creduto che tutto fosse già qui e che c’è solo da togliere e togliere tutto ciò che ci impedisce di “vedere”. Ogni percorso forte come questo è un percorso iniziatico, che consente di raggiungere sempre più profondamente il nostro nucleo.
Del resto, tutto questo è storia antica: scopriamo l’acqua calda, cose che in passato l’umanità già sapeva ma che per questioni intelligenti sono state poi offuscate (e anche manipolate) poiché la Verità rende l’uomo libero.
La Scuola della Morte porta senza ombra di dubbio a questa libertà.
Ri-conoscere i Reami che esistono al di là del velo, percorrerli, essere in contatto con gli Esseri di Luce che ci accompagnano durante questa Scuola nel profondo Sé è la cosa più Sacra che si possa sperimentare.
Senza calcolare l’apporto di rilassamento e di godereccia visione della vita che si raggiunge una volta vissuto – VISSUTO – ciò che ci aspetta al di là.
Chi giunge fin qui sa bene che la morte – intesa come la intende la maggior parte dell’umanità – non esiste. Sa che si continua, sa che c’è un percorso…davvero? C’è un percorso? E qual è? Come si riconosce? Come si farà a sapere quale percorso ci attende? Come “morire” gioiosamente? E poi, morire???
Quindi la consapevolezza. Come per ogni esperienza diretta il raggiungimento della visione, il risultato è quasi sempre lo stesso: il cambiamento.
Si conoscono i Reami, si giunge al Ponte dei Fiori, si sente la presenza degli Esseri che accompagnano, si fa un viaggio incredibile che poi è un viaggio in noi stessi, si sanno molte più cose. Ma questa è una piccolissima parte.
Le energie che si mettono in movimento, il caos iniziale che è solo apparente, la spirale che si allarga sempre di più coinvolgendo ogni singola parte di noi, il rollare (sì, proprio il rollare) su terreni sconosciuti e impensati…tutte le energie che NOI stessi mettiamo in movimento credendo ambiguamente di essere solo spettatori partecipi di qualcosa riescono a stordire; si passa su dimensioni differenti, dove tutto è qui e tutto è percorribile come se fosse un racconto fantastico. Le energie cui consentiamo di entrare avviluppano, modificano, alzano, risuonano nell’intimo, riconosciute come se fossimo sempre stati lì, come darsi una pacca sulla fronte e dire: “Ma certo, caspita, lo ricordo bene!” e via via una pazza corsa, che alla fine lascia storditi e senza fiato, increduli.
Si finisce e ci si dice: e adesso? Cosa ne farò di tutto questo, adesso?
Come si mette in pratica? Non si mette in pratica. Per niente. SI DIVENTA.
Cosa si diventa?
Ah, questa sì che è una bella domanda e ognuno si darà la propria risposta.
I RIMPIANTI DI CHI MUORE di Bronnie Ware
“Alla fine, tutto si riduce all’amore e alle relazioni. Tutto sommato è ciò che resta nelle settimane finali: l’amore e le relazioni.”
Per molti anni ho lavorato nel settore delle cure palliative. I miei pazienti erano quelli che venivano mandati a casa per morire e insieme abbiamo condiviso momenti davvero incredibili perché io sono stato con loro dalle ultime tre alle ultime dodici settimane delle loro vite.
Quando si trovano ad affrontare la loro mortalità, le persone crescono molto. Ho imparato a non sottovalutare mai la capacità di crescere di una persona. Alcuni cambiamenti sono stati incredibili e con ognuno di loro ho fatto esperienza di molte emozioni diverse come qualcosa che mi aspettavo: il rifiuto, la paura, la rabbia, il rimorso, ancora il rifiuto e alla fine l’accettazione. Ogni singolo paziente ha trovato la sua pace prima di andarsene – ognuno di essi.
Quando ho chiesto ai pazienti se avevano rimpianti o se c’era qualcosa che avrebbero fatto in modo diverso, sono affiorati di continuo temi comuni a tutti. Ecco i cinque più comuni:
1. VORREI AVERE AVUTO IL CORAGGIO DI VIVERE UNA VITA VERA PER ME E NON LA VITA CHE GLI ALTRI SI ASPETTAVANO CHE VIVESSI
Questo è il rimpianto che accomuna proprio tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e si guardano alle spalle con chiarezza, è facile vedere quanti dei loro sogni non si sono realizzati. La maggioranza delle persone non ha onorato nemmeno la metà dei suoi sogni e ha dovuto morire sapendo che c’erano scelte che aveva fatto e altre che non aveva fatto.
Lungo il cammino è davvero importante cercare di onorare almeno alcuni dei vostri sogni. Dal momento in cui perdete la salute, è troppo tardi. La salute si porta dietro una libertà di cui pochi si rendono conto finché non ce l’hanno più.
2. VORREI NON AVER LAVORATO TANTO
Questo rimpianto accomuna tutti i pazienti maschi di cui mi sono occupata; a tutti manca il fatto di essersi goduti l’infanzia dei figli e la compagnia della partner. Anche le donne provano questo tipo di rimpianto ma poiché la maggioranza di loro appartiene a una generazione più anziana, molte delle pazienti di sesso femminile non erano capofamiglia, non erano loro a portare a casa il pane. Tutti gli uomini di cui mi sono occupata erano davvero molto rammaricati di aver trascorso gran parte delle loro vite nella routine di una vita lavorativa.
Semplificare il vostro stile di vita e fare scelte coscienti lungo il percorso significa anche la possibilità di non avere bisogno delle entrate di cui pensate di aver bisogno. Creando più spazio nella vostra vita diventate più felici e più aperti alle nuove opportunità, quelle che si adattano meglio al vostro nuovo stile di vita.
3. VORREI AVER AVUTO IL CORAGGIO DI ESPRIMERE I MIEI SENTIMENTI
Molte persone hanno represso i loro sentimenti per mantenere la pace tra loro e gli altri ma, come risultato, hanno vissuto un’esistenza mediocre senza diventare mai ciò che sarebbero stati in grado di diventare. Come risultato di quest’attitudine, molte persone hanno sviluppato malattie legate proprio all’amarezza e al risentimento.
Non possiamo controllare le reazioni degli altri, ma se all’inizio le persone possono reagire quando cambiate e parlate in modo onesto, alla fine ciò porta la relazione a un livello del tutto nuovo e molto più sano. O ciò accade, o quella relazione insana esce dalla vostra vita. In entrambi i casi, vincete voi.
4. VORREI ESSERE RIMASTO IN CONTATTO CON I MIEI AMICI
Spesso le persone non si rendono conto dei grandi benefici di avere vecchi amici finché non arrivano le ultime settimane di vita e a quel punto non sempre è possibile ritrovarli. Molte persone sono rimaste così intrappolate nelle loro vite da abbandonare queste amicizie che con l’andar del tempo valgono oro. Ci sono spesso profondi rimorsi per non aver dedicato all’amicizia e agli amici il tempo e gli sforzi che meritavano. Quando s’invecchia, a tutti mancano i propri amici.
È comune a chi abbia una vita piena di cose da fare lasciar scivolare via le amicizie, ma quando si ritrovano ad affrontare la morte i dettagli fisici della vita smettono di essere importanti. Se possibile le persone vogliono mettere in ordine i loro affari, ma non è certo il denaro o lo status sociale ciò che importa loro davvero; spesso vogliono mettere in ordine le cose più che altro a vantaggio dei loro cari, ma di solito a quel punto sono o troppo ammalati o stanchi per portare a termine quel compito.
In fondo, tutto si riduce all’amore e alle relazioni. Ecco che cosa resta nelle settimane finali: l’amore e le relazioni.
5. VORREI ESSERMI PERMESSO DI ESSERE PIÙ FELICE
Ecco un rimpianto molto comune e piuttosto sorprendente. Fino alla fine molte persone non si rendono conto che la felicità è una scelta perché sono rimasti bloccati in vecchi modelli e abitudini e ciò che si definisce ‘comodità’ o familiarità si è riversata nelle loro emozioni proprio come nelle loro vite fisiche. La paura di cambiare ha fatto sì che fingessero con gli altri – e anche con se stessi – di essere felici o farsi una bella risata e ritrovare un po’ di follia nella loro vita.
Quando vi trovate sul letto di morte ciò che gli altri pensano di voi è molto, molto lontano dalla vostra mente. Che meraviglia è riuscire a lasciare andare e a sorridere di nuovo, molto prima di finire su quel letto.
La vita è una scelta. Si tratta della VOSTRA vita. Scegliete con coscienza, scegliete in modo saggio, scegliete con onestà. Scegliete la felicità.
SERIE DEL RITORNO – SHOUD 10
DOMANDA DA SHAUMBRA 4 (una donna al microfono): Salve Tobias. Ho avuto un anno molto duro. Mio figlio aveva 23 anni ed è stato ucciso circa un anno fa; io sono passata attraverso un’enorme ricerca dell’anima nel tentativo di dare un senso a qualcosa che non ne ha. In fondo, ho vissuto una forma di pazzia spirituale.
Tu lo sai, io voglio credere che esista una vita dopo la morte ma non ci riesco. Non mi sto connettendo con niente, on vedo nessun segno. La mia domanda a te é: perché… sai, perché è morto così giovane quando nella sua vita c’erano tante cose che voleva fare? Cosa sta facendo ora se sta in qualche altro posto? Tu lo sai, ti sto chiedendo se la morte è tutto o se oltre la morte c’è altro.
TOBIAS: Certo. Permettimi di riportare una parte del fatto su di te. Perché pensi…no, perché senti, perché sai che lui se n’è andato come ha fatto?
SHAUMBRA 4: Non lo so.
TOBIAS: Incidente o scelta?
SHAUMBRA 4: Beh, è stato un incidente.
TOBIAS: Lo è stato?
SHAUMBRA 4: Sì.
TOBIAS: Davvero?
SHAUMBRA 4: Per quanto ne so.
TOBIAS: Ti chiedo di dare un’occhiata non solo a ciò che appare in superficie, ma a ciò che viene dall’anima. Mentre lo dicevamo lui – a livello di anima- ha cercato di avere un contatto con te, ma proprio il tuo dolore e la tua rabbia stanno interferendo e stai anche cercando di vederlo come lo vedevi prima, ma lui ora è diverso.
É stata una scelta, una scelta assoluta – per varie ragioni. Non c’è stato nessun errore e non è stato un incidente. Ora la tua vera sfida é: puoi accettarlo? Puoi accettare che un’anima potrebbe aver fatto quella scelta?
Sai, a livello dell’anima – o a livello divino o come vuoi definirlo – a livello umano tutta quell’agitazione non fa molta differenza. L’anima sa molto bene che oltre alla vita o alla morte c’è qualcos’altro e fra l’una e l’altra non c’è differenza – è proprio così. L’umano percepisce ‘la morte’ quando lascia il corpo fisico e in generale torna alla sua forma più naturale, la forma non fisica. L’anima non la considera vita o morte: la considera solo come esperienza.
Gli umani tendono a vederla come vita e morte, come infelicità e difficoltà perché – forse non ti piacerà sentirlo e può darsi che non piaccia neanche ad altri Shaumbra – perché è dramma, perché è un gioco e farlo è divertente. Tutti quei giochi, compresi la depressione, la rabbia e la violenza – non mi riferisco a te, è chiaro, ma all’umanità in generale – ricordano agli umani che sono vivi, ma in modo strano e contorto.
Per gli umani la depressione, il dolore e l’angoscia sono modi per ricordarsi che sono vivi e sono qui proprio come l’allegria, la felicità e l’espansione. Purtroppo – beh non purtroppo, suppongo che sia questo il modo – molti umani permettono cose come il dramma solo per potersi sentire vivi.
Qui non c’è stato nessun errore e non importa ciò senti in superficie. La morte non esiste e in realtà non esiste nemmeno la vita, almeno come la definiresti tu. Lui ti è stato intorno a lungo mentre tu ti guardavi indietro e infatti ora lo stai cercando nel luogo sbagliato. Lui vuole condividere la bellezza della sua esperienza con te e di fatto l’ha condivisa con te, ma tu non vuoi vederla. Ecco, in questo momento lui ed io ti stiamo chiedendo: “Perché continui così? Perché lo fai con l’angoscia e l’infelicità?” Di fatto, lui sente molto quel peso su di sè, ma vede la cosa in modo diverso da te.
Di nuovo… Cauldre si sente molto a disagio con questo tipo di discorsi, ma va bene; quello è il suo gioco, non il mio…
Proprio ora tuo figlio sta ridendo. È qui con te, perché questa è una delle prime opportunità di avere una connessione con te. Lui ti sorride, ride e tu dici: “Ma come puoi farlo, come puoi ridere della morte e di un evento così traumatico?” Non è stato traumatico, è stata una sua scelta. Puoi accettarlo? Puoi accettare che stia bene – davvero bene? Puoi accettarlo?
SHAUMBRA 4: Questa è la parte difficile (ride nervosamente).
TOBIAS: Quella è la parte difficile, ma almeno stai ridendo.
SHAUMBRA 4: Grazie.
TOBIAS: Grazie a te. Lascia che entri e parli con te.