Ottobre 2016

2/LA RICERCA SPIRITUALE

di Geoffrey Hoppe

Nell’ultimo numero dello Shaumbra Magazine mi è capitato di leggere l’articolo “Spiritualmente Attaccato al Culo” – scritto dal mio Sé Maestro e presumo che il Maestro stesse parlando di me, dell’umano. Questo mese ho chiesto all’editore di pubblicare la mia versione della storia per darmi la stessa quantità di tempo.

Sapete com’è cercare di stare all’altezza del Maestro in questo viaggio sulla strada spirituale? Il Maestro afferma che gli sto attaccato al culo ma il fatto è che lui guida e attraversa la mia vita come un pazzo assoluto ed io devo fare di tutto per riuscire a vederlo mentre procediamo veloci lungo le strade principali e secondarie della vita. A volte penso proprio che stia cercando di seminarmi! Nello specchietto retrovisore riesco a vedere il suo viso mentre ride da solo ed io per un pelo non manco una curva stretta o devo premere fino in fondo sui freni quando lui arriva ad uno stop improvviso e si ferma per far passare una gallina che attraversa la strada.

Anni fa quando iniziai a svegliarmi il Maestro disse, “Vieni con me,” ed io lo presi alla lettera. Era seduto al posto di guida di un’auto rossa, decapottabile e costosa il cui motore ruggiva come un leone pronto a saltare. Mentre giravo intorno all’auto per salire mi indicò un vecchio mini-van Volkswagen stile anni ’60 completo di fiori psichedelici e slogan con fiori e pace/amore/gioia dipinti su un lato e disse, “Il tuo è quello… è molto più il tuo stile.” Poi premette il pedale del gas della sua auto sportiva e mi lasciò lì in una nuvola di polvere e da allora cerco di raggiungerlo.

Detto tra voi e me, il Maestro non è ciò che pensavo sarebbe stato. Mi ricordo il nostro primo incontro come se fosse ieri. Ero appena rientrato da un ritiro di una settimana all’ashram messicano del mio guru con altre 500 persone dove dormimmo su materassi fatti di fieno in un vecchio fienile. La nostra dieta consisteva di alghe biologiche ed acqua benedetta dal guru per purificare i nostri corpi. Quasi tutti ebbero la diarrea ma il guru ci disse che faceva parte del processo di ripulitura e poi recitavamo mantra e pregavamo per 8 ore al giorno e per altre 4 ore lavoravamo duro aiutando a costruire la nuova residenza del guru. Per $500 comprai un pezzetto di tessuto che il guru aveva indossato una sera durante la sessione di eye-gazing. Devo ammettere che il buio era tale che non sono proprio sicuro se il guru stesse guardando nei miei occhi o dormisse ma io penso che mi guardasse. Penso di aver sentito qualcosa. 

Non appena rientrai dall’ ashram e mi ripresi dalla disidratazione appoggiai il pezzo di tessuto del guru sul mio altare proprio vicino al flauto Magico® dello Sciamano e alla campana di cristallo per il toning che avevo acquistato a Sedona parecchi anni prima. Accesi tutte le mie candele Luci di Potere delle candele degli Arcangeli® e un po’ di incenso Respiro® Hawaiian Kahuna ed iniziai il mio solito rituale serale di 90 minuti di mantra e poi è accadde.

Da qualche parte dietro di me Sentii ridere. Fu una risata gioiosa e allegra come qualcuno che ha appena sentito una gran bella barzelletta. Fu una risata naturale di pancia, come Babbo Natale dopo qualche sorso di cognac; non fu un “ho-ho-ho,” ma piuttosto un “ha-ha-ha-ha-ha.” Non c’era nessun altro nella mia Stanza Sacra Energizzata quindi pensai solo che stavo facendo una vera esperienza spirituale. Afferrai immediatamente la mia Bacchetta Egiziana della Guarigione® e seguendo le istruzioni me la battei nove volte sulla fronte recitando “Yaw-wahzee-doo” dopo ogni colpo. Parecchi mesi prima Perù avevo imparato quel canto sacro durante la cerimonia di una capanna sudatoria in Perù dove un gruppo di noi seguiva un tour in cui aprivamo i portali.”

La risata proseguì e quasi sovrastò il mio “Yah-wah-zee-doos.” Ora sembrava che fosse qualcuno che rideva talmente forte che gli scendevano le lacrime, il tipo di risata isterica che non riesci a bloccare. Di fatto io mi sentivo un po’ irritato; non sentivo che fosse un comportamento appropriato nel mio sancta-sanctorum, tra gli Olii Pleiadiani di Attivazione® e le registrazioni Dolci Canzoni di Lemuria®, ma la risata continuò.

“Chi viene nel mio Tempio dell’Amore Universale?” chiesi e la mia voce salì di due ottave a causa del mio nervosismo. Da quando ero rientrata dall’ashram non avevo usato la mia Nebbia di Protezione dalla Materia Oscura e non sapevo se un’entità negative aveva penetrato il campo di forza.

“Sono io, il tuo Sé Maestro Self,” fu la risposta tra una risata fragorosa e l’altra.

 “Nel nome dello Spirito Antico Padre/Madre, di cosa ridi?” chiesi un po’ nervoso.

“Tu! Cioè, noi. Bene…in effetti TU.”

Ci fu una lunga pausa prima che chiedessi, “Compiaccio gli dei con i miei riti santi?”

“No, ma mi fai morire con il tuo makyo!”

Makyo? Non avevo mai sentito quella parola; dev’essere un termine sanscrito per riverenza e devozione. “Ascolta ragazzo,” disse il Maestro, “non otterrai nessun punto per l’ascensione con le tue sacrosante attività. L’idea è buona ma stai andando nella direzione sbagliata. È come cercare di cantare usando il tuo culo per soffiare l’aria calda…”

“Scusa?!” Mi mancò il fiato e proprio in quel preciso momento scoreggiai. Sono certo che fosse solo una coincidenza dovuta al mio recente attacco della vendetta di Montezuma. La risata del Maestro riempì le Quattro Direzioni della mia stanza sacra come un certo odore piuttosto sgradevole.

“Diamoci un taglio, matricola. Tu vuoi al tuo fianco il tuo angelo dorato e divino, giusto?”

 “Sì, più di tutto,” risposi quasi in lacrime.

Beh, sono qui, amico,” disse il Maestro imitando la voce di Jack Nicholson ma ora la voce era un po’ più compassionevole. “Io sono il tuo Sé Maestro, l’illuminazione incarnata di te. Non vengo dal futuro e non sono un angelo. Sono sempre stato qui, spettavo solo che tu te ne rendessi conto.”

“Perché vieni ora, Maestro?” gli chiesi. “Ho ottenuto il diploma per il 14° Livello del mio Ordine dei Semi Stellari Benevolenti®?”

“Sì, certo,” disse il Maestro con un tono sarcastico che in quel momento mi sfuggì. “In realtà il mio corpo di luce mi fa talmente male dal ridere che non ce la faccio più. Ragazzo, così mi uccidi. Io voglio entrare e godermi la vita con te ma tra te che ci provi tanto ed io che rido altrettanto non completeremo la storia dell’integrazione come avevamo concordato. Tu sei talmente preoccupato a dare la caccia agli arcobaleni e agli unicorni che ti sei scordato ciò su cui ci siamo accordati in questa vita: Rilassati nell’illuminazione incarnata.”

“Beh, certo che ci provo!” urlai pieno di indignazione. “Sai quanti soldi ho speso per tutti quei corsi e per i tour sacri?!”

“Bene, molto bene. Con ciò che hai speso avremmo potuto comprarci uno yacht e girare il mondo e divertirci molto più che mangiare alghe in un finto ashram. Ragazzo, io voglio vivere e non soffrire. Nelle vite passate abbiamo sofferto abbastanza. Ora è arrivato il momento del to rock ‘n roll. Che ne dici di andare a giocare a bowling domani pomeriggio? Qualche birra, qualche sigaro? Puoi invitare qualche tuo amico (pausa). Ah, già, tu non hai amici (risate). Bene, mi porterò dietro qualche Maestro Asceso.

“Oh, conosci dei Maestri Ascesi?” chiesi ad occhi spalancati.

“IO SONO un Maestro Asceso, Battan-san.”

Ero completamente confuso perché stavo ascoltando il Maestro che Ride, che afferma di essere me e afferma anche di essere un Maestro Asceso e domani vuole andare a giocare a bowling. Tra il fatto di non avere denaro per pagare l’affitto in quanto dovevo andare all’ashram del guru e riprendermi dal Tuono Là Sotto e ora parlavo con un Maestro irreverente che rideva, io scoppiai a piangere come un bambino. Solo più tardi imparai che era esattamente ciò che il Maestro voleva perché per me era il momento di rilasciare e permettere.

Un’ora più tardi mi ritrovai immerso nella mia vasca da bagno senza avere la minima idea di come ci fossi arrivato.  Sullo sgabello vicino alla vasca trovai un asciugamano bianco fresco di bucato e un accappatoio e sul lavandino vidi un biglietto scritto a mano: “Ci vediamo domani alle 18 al Big K’s Bowling Emporium. Non fare tardi. PDLP (portati dietro le palle) – il Maestro.”

“Io non ho le palle,” pensai. EHI, ASPETTA! Lui voleva che io lo dicessi a me stesso! Accidenti a lui!

Fui allora che lo incontrai davvero, il Maestro. Il miglior amico che avrai mai e l’Essere più irritante che abbia mai conosciuto e che mi ha spinto fino ai miei (nostri) limiti, fuori dalla mia zona di comodo e oltre ciò che pensavo fosse possibile. Da solo mi ha forzato nella Vita stessa con me che scalciavo e urlavo per quasi tutta la strada. Lui mi ha fatto respirare come non avevo mai respirato prima e mi ha fatto ridere anche quando non ne avevo voglia. Mi ha fatto mangiare in bei ristoranti, dormire in begli hotel e addirittura viaggiare in prima classe in aereo.  Mi ha fatto cantare e ballare e ascoltare bella musica. Forse non dovrei dirlo su questa rivista, ma mi ha fatto toccare il mio corpo.

Il Maestro mi ha fatto parlate per strada a perfetti sconosciuti, mi ha fatto sorridere a gente che faceva jogging mentre facevo lunghe passeggiate e mi ha fatto pagare il caffè alla signora in fila dietro di me da Starbucks e me ne sono andato prima che lo scoprisse e mi ha fatto salutare dal finestrino un’altra auto che passava…beh, mi ha portato nella Vita.

Comunque il giorno dopo lo incontrai al Big K’s Bowling Emporium e sembrava proprio un personaggio preso dal film Il Grande Lebowski e infatti indossava una camicia da bowling in poliestere e sulla sua schiena le lettere stile anni ’50 componevano la scritta “Il Club dei Maestri Ascesi,” come se fosse lo sponsor della sua squadra.  Il disegno ricamato mostrava i birilli da bowling che volavano in aria e le piccole lettere più sotto formavano la scritta, “Ogni palla uno strike” e sul davanti ricamato sul cuore c’era il nome “Il Ragazzo.”

Dopo aver infilato 300 punti consecutivi mentre io mi fermavo a 100 punti ha cenato con due bacon cheeseburger deluxe e 6 lattine di birra Heineken mentre io spiluccavo la mia insalata e beveva un frullato naturale di frutta, dopodiché mi ha invitato a fare un giro, un giro che continua fino ad oggi.

 “Vieni con me,” mi ha detto con un sorriso.  Non appena è salito sulla sua auto costosa e decapottabile il motore ha iniziato a fare le fusa con i suoi 400 hp sotto il cofano. Mentre mi dirigevo verso il posto del passeggero per entrare in auto lui mi ha indicato il già menzionato minibus Volkswagen dietro di me. “Ecco il tuo,” urlò, “È molto più il tuo stile, almeno finché non ti rilassi nella tua (nostra) illuminazione,” poi la sua auto sportiva ha sgasato e mi ha lasciato lì in una nuvola di polvere di fate.

Lui non è il Maestro che mi ero immaginato nei primi giorni del mio risveglio spirituale. Io stavo cercando un guru e pensavo che la spiritualità riguardasse solo la devozione, la venerazione e i rituali. Ora mi guardo indietro e rido se penso a quanto ero diventato noioso mentre il vero nucleo dell’illuminazione incarnata è vivere ed è esattamente ciò che il Maestro voleva fare mentre era l’opposto di ciò che io stavo facendo. Io di solito pensavo che un grande angelo dorato sarebbe venuto a cullarmi mentre io piangevo sul suo petto lamentandomi delle difficoltà della mia vita e invece mi sono beccato un Maestro vivente che non è restato incastrato nei problemi del passato ma ha vissuto in pieno nel Presente. Io ho un Maestro che ha amato la vita in un modo che non avevo mai visto prima e non aveva paura di vivere perché il Maestro sapeva che la morte non esiste. Io ho un Maestro che non mi ha lavato i piedi con oli sacri ma piuttosto mi ha mostrato il dito medio dal finestrino della sua piccola macchina sportiva bollente e mi ha rivoltato mentre io cercavo di stargli dietro nel mio vecchio minibus Volkswagen. Ecco il Maestro che ho – il Maestro di Vita.

Da quel momento in poi continuo a cercare di stare dietro al suo insaziabile desiderio di vivere.  Pensavo di essere sul punto di “lasciare” questo pianeta e mi chiedevo se restare o andarmene, ma ora mi rendo conto che il Maestro ed io siamo entrati “del tutto” nella vita. Questa è la vita migliore che avrei mai potuto immaginare ed il Maestro più eccentrico ed amorevole che avrei potuto chiedere e la cosa migliore è che… è tutto me.

LASCIATE ANDARE

di Jean Tinder

Dal momento in cui è iniziata questa vita per noi si è trattato di connettersi e attaccarsi ad altre persone, cose, credenze e situazioni. Di fatto dal momento in cui abbiamo iniziato ad incarnarci sulla Terra è sempre stato così – connettersi, attaccarsi, restare attaccati e proteggere.  È stato un lungo viaggio di scoperta di noi attraverso “gli altri.” Per eoni ed eoni abbiamo definito “chi sono” dal “cosa ho” che può essere di tutto: dagli oggetti agli animali, dalle persone all’accettazione da parte della tribù, dalle idee brillanti alle credenze corrette e ad altre cose intangibili. È stato un modo molto efficace per immergerci nell’esperienza della Terra a ora che siamo pronti ad andare avanti è arrivato il mento di iniziare il processo contrario: disconnettersi e lasciar andare. Suona bene ma non è sempre molto facile da fare. Come si molla una vita di amori, odi, gineprai, paure, speranze e aspettative? A un certo punto diventa la realizzazione della battura di Kuthumi – “Sulla via per l’illuminazione ho perso tutto” – ma arrivarci è la vera sfida.

Il mese scorso ho condiviso il mio abbandonare tutte le regole che seguivo, soprattutto quelle su ciò che dovevo o non dovevo mangiare, sul quando e il quanto e il perché e il dove. È stato (ed è ancora) liberatorio, ma per le parti di me la cui unica ragione di esistere era quella di mantenere attive quelle regole ciò ha generato confusione ed è stato impegnativo. Con il Maestro a casa, i servi non la fanno più franca con tutte le loro micro-gestioni e non tutti sono contenti.

Naturalmente questo viaggio comprende anche il liberarsi dalle vecchie credenze ed ideologie religiose; cose come il senso di colpa e il peccato originale, considerare santi alcuni giorni e dover compiacere un dio vendicativo e insicuro e implorare il suo perdono ora mi sembra grottesco. In ogni caso a un certo punto mi sono servite e le vecchie credenze appiccicose possono essere sorprendentemente tenaci. Poi è toccato al ‘salvare il mondo’, una delle cose più toste da rilasciare perché l’amiamo davvero molto. Può essere dura vedere la mancanza di coscienza dell’umanità nei confronti di Gaia, ma è il momento di superare anche questo poiché altri si svegliano e si attivano per prendersi cura della Terra e collegata a questa c’è anche il ‘salvare gli altri’. Riesco ancora a sorprendermi mentre cerco di aiutare gli altri ad andare d’accordo, a sbloccarsi e a non fare scelte stupide – che siano interessati meno al mio aiuto! Oops…

Ci sono poi le cose centrali e personali di cui ci stiamo liberando e può diventare molto complicato!  È facile citare Tobias che dice che non importa cosa mangi; tutt’altra storia è applicarlo a ogni pasto con fiducia assoluta. È una figata quando Adamus dice che il male è una bugia; la sfida è liberarsi dalle offese e dai tradimenti personali. Sappiamo che la morte è un’illusione, ma ciò non allevia lo shock quando di colpo qualcuno non c’è più. Liberarsi dalle aspettative è una gran bella idea, ma è tutta un’altra storia quando il comportamento di qualcuno te le manda in frantumi. Diciamocelo con franchezza, potrebbe andare diversamente? Il sentiero spirituale è disseminato di luoghi comuni disincarnati e cliché eterici ma prima o poi devono diventare reali.  La nostra roba interiore affiora e domanda: “Ora sei pronta a mollarla?”

Di recente mi sono immersa nel materiale del DreamWalker Nascita e anche ne La Vita da Maestro, Parte 3: L’Incarnazione.  Sono entrambi stupendi e inaspettatamente coerenti. Fino a poco tempo fa Il DreamWalker Nascita non mi era molto famigliare, ma l’immersione nel materiale mi ha fatto rendere conto quanto sia rilevante ri-nascere nella maestria. Naturalmente Adamus mi ha aiutato a rendermene conto dicendolo ma anche attraverso i suoi profondi viaggi ed esperienze. A quel punto è diventato interessante.   

Ho iniziato a sentire un’energia nuova (per me), un’energia che sapeva di soffice e nutriente (rispetto al mio solito stato mentale “avanti a tutta forza”) Dopo qualche giorno di questa delicatezza, alla fine mi sono resa conto che sentivo l’energia di Eesa, l’ordine angelico che sostiene la nascita! Eesa è intessuta in profondità nel DreamWalker Nascita ed è disponibile per tutti nel processo della nascita – o ri-nascita – e si porta dietro una compassione e un sostegno immensi. 

I parallelismi tra la nascita e la ri-nascita sono significativi. Entrambi sono due processi del tutto naturali, nessuno di due si può forzare o accelerare ed entrambi richiedono che la persona molli del tutto.  In entrambi i casi, il modo migliore per affrontare il processo è rilassarsi, tutto qui e lasciare che la natura segua il suo corso. In un certo senso Adamus è il nostro coach della nascita. Lui ci è passato, lui conosce il processo e ora noi dobbiamo solo respirare e fidarci del processo. In realtà l’incarnazione è già avvenuta, proprio come il bambino è già completo nel grembo della madre; ora noi permettiamo solo che il nostro nuovo sé si manifesti in questa realtà. Tutto ciò che dobbiamo fare è lasciar andare.

Quando le cose si fanno dure e il “travaglio” si fa più intenso ecco, quello è il momento di abbandonare tutte le distrazioni, i bagagli e gli attaccamenti – non ne avete più bisogno. È il momento di nutrirvi con delicatezza e di “farvi da madre” a prescindere dal genere perché siete chi dà la nascita e chi nasce.   Se avete bisogno di sostegno, chiamate qui la bella energia di Eesa e lei vi assisterà con gioia e poi mollate, mollate, lasciate andare. 

Avete speranze o aspettative su ciò che dovrebbe accadere? Su come dovrebbero comportarsi le persone? Vi ricordate i fallimenti passati? Temete il futuro? Ci sono cose che proprio non riuscite a fare? Il mondo vi dà sui nervi? La gente vi irrita a morte? Voi vi irritate? (fidatevi, posso rispondere sì a quasi tutte queste domande) L’unica cosa da fare è lasciare andare tutto. Resistendo non fate altro che trattenervi.

Forse il mese prossimo scriverò ancora de La Vita da Maestro, Parte 3: L’Incarnazione ma c’è già qualcosa che ne ho tratto. Nell’incarnazione, alla fine vi ritroverete nel nulla. Tutto se ne sarà andato – le speranze, i sogni, le paure, i desideri, le identità, le storie, le emozioni e i rimpianti – tutto, proprio tutto.  Da quel nulla totale emergerà il vostro nuovo Sé…ma prima dovrete esserci. Somiglia molto alla morte, persino nella sua certezza ma se non cercate di portarvi dietro qualcosa non c’è nulla da temere. Nel frattempo godetevi la vita davvero molto, fino in fondo; assaporate ogni momento, anche quelli orribili e poi mollate, mollate e mollate ancora.

Secondo un vecchio modo di dire, ‘Se tieni in mano qualcosa non puoi ricevere niente di nuovo’. Quando nascete non portate nulla con voi; quando ri-nascete non ti portate via nulla. Se provate dolore, chiedetevi solo: “A cosa resto ancora attaccato? Sono pronto a mollarlo?” Poi fate un respiro profondo e andate oltre.

Quando meno ve l’aspettate, tutto cambierà.