Aprile – 2022

L’IMMAGINE DI COPERTINA: “Santuario”, olio su tela di Paul Bond.

Ognuno di noi ha un suo santuario personale. Può essere un amante, un figlio o un genitore, la casa, Dio o una combinazione di tutto. Un luogo dove siamo al sicuro per essere il nostro vero io senza giudizio e dove siamo liberi di crescere e di fiorire. Per me questo dipinto si riferisce anche alla relazione con mia moglie, che è apparsa magicamente come la mia isola personale dove rifugiarmi durante una traversata dell’oceano particolarmente pesante. https://paulbondart.com/

L’ARTE DI STUPIRSI – Paul Bond

L’attore e musicista Tom Waits afferma: “Ora tutto è spiegato. Viviamo in un’epoca in cui se per caso dici a una persona ‘Che storia c’è dietro’? lei corre al pc e nel giro di 5 secondi ti dice tutto. Va bene, ma a volte mi piacerebbe continuare a chiedermi le cose. Al momento tutti soffriamo di un deficit di stupore”.          

Se ci fosse una parola che userei per descrivere il tema principale che attraversa la mia arte, il Realismo Magico sarebbe “stupore”. Io  voglio che le persone che vedono la mia arte impegnino la loro immaginazione su ciò che ogni particolare opera potrebbe significare.

Da quando ho iniziato a creare arte visiva ho usato il disegno e la pittura per raccontare una storia. Le immagini sono diventate il mio linguaggio simbolico per condividere ciò che pensavo e provavo in un dato momento su di me e sul mondo in generale. Io uso l’allegoria per tradurre quelle emozioni nei miei dipinti che diventano vignette o istantanee di una narrazione più ampia che si sta svolgendo.

Io sono nato in Messico, dove la tradizione letteraria del Realismo Magico è prevalente e quindi attribuisco la mia ricca immaginazione alla lettura di quei romanzi oltre al fatto che ho divorato ogni libro di fantasy e di fantascienza che ho potuto trovare mentre crescevo. Leggendo di personaggi e scene che non esistono, sono stato costretto a immaginare come sarebbero potute apparire. Sono convinto che il nostro terzo occhio interno è un muscolo e più lo usiamo, più forte lui diventa.

All’inizio il mio lavoro tendeva a riflettere temi sociali e politici, ma ultimamente la mia ispirazione è la metafisica, la spiritualità, la vita come un sogno lucido, la malleabilità del nostro universo; ecco le cose che mi interessano a livello profondo.

Non credo che le nostre vite siano preassemblate o dettate dai capricci di un creatore divino (anche se io ho la mia versione di Dio) né che ciò che ci accade è casuale. Le nostre esperienze personali si svolgono in base alle nostre credenze, desideri e aspettative. Noi fummo creati per essere creatori – a immagine del Divino – e la realtà fisica come struttura è progettata perché noi plasmiamo e diamo forma a ogni cosa di cui scegliamo di fare esperienza in ogni singolo momento. Ora la fisica sta dimostrando che molti di questi concetti metafisici sono veri e il mio percorso è padroneggiare in modo consapevole questo modo di essere e naturalmente queste idee emergono nella mia arte.

Io uso spesso uccelli, piume, nuvole ed elementi fluttuanti insieme a paesaggi e pietre come metafore per il cielo contro la terra, il fisico contro lo spirituale e la vita della veglia contro quella del sogno. Il coraggio, la gioia, la giocosità e il vivere una vita appagata sono tutti temi predominanti. Alan Watts l’ha espresso bene: “L’uomo soffre solo quando prende sul serio ciò che gli dèi hanno creato per divertimento”. Questo sentimento è il punto di partenza per quasi tutte le mie opere.

Anche mia moglie è anche un elemento ricorrente come modello e modella nelle mie opere. Lei è responsabile del mio ritorno alla pittura dopo una lunga pausa e del mio tentativo il diventare un artista di successo a tempo pieno. Lei è la mia musa nel vero senso della parola. È splendida e graziosa e io adoro guardarla e così è diventata la mia scelta naturale (e poco costosa) come modella. È lei la modella dell’immagine di copertina “Sanctuary” proprio come l’altro dipinto presente in questo articolo e intitolato “Morpho”.

Quando corteggiavo mia moglie ho creato una playlist musicale per mostrarle il grande gusto che avevo. Una delle canzoni era una cover di Sting dal titolo “She Walks this Earth/Lei Cammina su questa Terra” e c’è un verso che dice: “Quando lei passa vedo un’onda di colore/che si muove come un angelo/che trascina farfalle.” Ora quel verso è diventato uno dei temi della nostra relazione e da allora ho sempre voluto dipingere la mia interpretazione di quei versi.

Dopo 14 anni abbiamo una seconda casa in Costa Rica dove le farfalle Blue Morpho fluttuano nel nostro patio e dove cresce la Guaria Morada, l’orchidea nazionale del paese. Nel tempo in cui siamo stati insieme l’ho vista trasformare, guarire ed evolvere in modi profondamente belli è ciò che venuto fuori da tutti quegli elementi.

Tendo anche a esplorare i temi dell’innocenza e dello stupore infantile, del perché lo perdiamo e di come possiamo conservarla da adulti. Il mio dipinto “La Partenza Dolceamara di McKena dalla’Isola della Felicità” è uno dei dipinti che parla di questo concetto ed ecco la narrazione scritta che l’accompagna:

Il Re Scimmia, con una triste consapevolezza nella sua voce parlò con dolcezza all’orecchio di McKena. “È arrivato il momento che tu ci lasci, bambina”. McKena con i suoi occhi già fissi sulla barca che veniva a portarla nel paese dei grandi disse con fare distratto: “Tornerò presto, va bene?”. “Forse”, rispose il re, ma sapeva che sarebbero passati molti anni prima che lei tornasse, se mai fosse accaduto.

Nel nuovo mondo per lei ci sarebbe stato uno scopo, ,a quando si dimentica di giocare e di usare il dono dell’immaginazione è probabile che il cammino diventi difficile. “Basta che ti ricordi che noi saremo sempre qui. Quando il giorno in cui le opinioni degli altri diventano più importanti delle tue e la tristezza di vivere una vita in cui la magia ha cessato di esistere diventa troppo pesante e le risate scarseggiano, questa stessa barca ti riporterà indietro”.

Gli altri abitanti dell’isola che avevano sentito milioni di volte l’addio di Monkey King, nel sentire quelle parole non riuscivano ad evitare di piangere non per la loro perdita, ma per la sua. Non importava che sapessero nei loro sogni avrebbero ancora giocato insieme e forse un giorno, forse guardando un figlio suo che si riempiva come una vela della sua stessa gioia, McKena sarebbe stata una delle poche a tornare. Forse.

Spesso il mio lavoro è ispirato dagli scritti di altri come nel caso de “La Ragazza che Circumnavigò il Mondo in un Sogno Creato da Lei” è ispirato dal poeta Patrick Overton: “Quando camminiamo fino al bordo di tutta la luce che abbiamo e facciamo un passo nell’oscurità dello sconosciuto, dobbiamo credere che accadrà una di queste due cose. Ci sarà qualcosa di solido su cui stare in piedi oppure ci verrà insegnato a volare”.

Io stesso sono scrittore e poeta e ci sono anche opere che nascono in collaborazione con la mia prosa. Sono una persona che ha lavorato nelle case di cura ed è stato anche presente a molti delle transizioni dei membri della mia famiglia e ho sempre avuto un’acuta consapevolezza della mia mortalità fisica. Personalmente sento che ciò aggiunge molto al mio apprezzamento della mia vita e di coloro con i quali sono in relazione.

Ho scritto una poesia sulla morte immaginaria di un partner e quella poesia è diventata anche un dipinto con lo stesso titolo che potrete vedere nella prossima pagina.

TRA QUI E NON QUI – Paul Bond

Se tu dovessi morire prima di me

troverei un pezzo di terra

tra il cielo e la terra,

tra qui e non qui

e ci costruirei una casetta

come i rifugi che gli escursionisti usano sui lunghi sentieri di montagna.

Un posto dove trascorrere insieme le notti

e dove, se ne hai voglia,

potresti cullare la mia tristezza appena nata.

Fuori dalla tempesta del mio dolore

mi racconteresti delle storie

e non mi importerebbe se esagerassi

sul perché non dovrei avere fretta di seguirti.

Mi nutriresti con le parole sapienti

che va tutto bene, che tutto è divino e

che te ne sei andata con tutto ciò per cui sei venuta e anche di più.

Mi ringrazieresti

con dolci baci al sapore di caffè

e rimarresti fino a quando l’alba fosse certa,

finché la notte non avesse esaurito l’ultima delle sue tenebre.

Al mio risveglio,

l’odore di te sulle nostre lenzuola avrebbe confermato

che non era solo un sogno,

ma che mi stavi aspettando

nel rifugio che ho costruito

tra qui e non qui.

L’AMORE CON IL TAGLIAERBA – Marike Shauf

La mia amica Shaumbra mi ha detto che desidera più magia nella sua vita e che vorrebbe essere più aperta agli spiriti della natura e agli altri livelli della realtà, ma quando l’ha detto ho avuto l’impressione che lo stesse cercando nel posto sbagliato, per così dire. Mi è venuta subito in mente un’esperienza della mia vita e le ho raccontato la storia del mio amato tagliaerba. Mi ha detto che l’ha aiutata davvero e quindi vorrei condividere la mia storia anche con voi.

Nella mia ultima casa a Worpswede, nel nord della Germania avevo un enorme giardino che era condividevo con la mia vicina Marion che viveva nell’altra piccola casa della proprietà. Quando mi sono trasferita lì nel 2011 Marion si era offerta di lasciarmi usare il suo tagliaerba. La prima estate l’ho rotto la prima estate e il ricambio che ho comprato è durato un anno. Probabilmente insieme abbiamo comprato altri 3 o 4 tagliaerba, ma nessuno è durato più di un anno o due. L’area del prato era davvero molto grande, ma i tagliaerba erano prodotte in modo molto economico con parti per lo più in plastica.

Quando l’ultimo tagliaerba condiviso si è rotto non eravamo più amiche e così ognuno di noi ne ha avuto uno tutto suo. Per la prima volta il mio era un tagliaerba a benzina e non elettrico, un tosaerba che il mio ultimo ragazzo mi dato come regalo d’addio, per così dire, perché una settimana dopo la relazione era finita. Il tagliaerba doveva avere circa dieci anni, ma l’ho amato fin dall’inizio. Il

La prima cosa che ho fatto è stata renderlo scintillante e pulito; ho comprato dell’olio nuovo e un affilatore per il mio trapano in modo da poter affilare la lama da sola. Il tagliaerba emetteva un rumore molto forte e dopo un attimo di imbarazzo in realtà l’ho trovato abbastanza appropriato perché mi rendeva impossibile nascondermi ancora come tendevo a fare senza sosta. Da quel momento in poi, quando fosse arrivato il momento di tagliare tutta la via avrebbe saputo: “Mareike sta tagliando il prato”. Inoltre il tagliaerba puzzava come un trattore e mi ritrovavo sempre immersa in una densa nuvola di fumo, ma niente di tutto ciò mi dava fastidio. Al contrario, io pensavo: “Questo è un VERO tagliaerba, non un elettrodomestico per smidollati!”. Ero proprio contenta che i giorni dei tagliaerba elettrici di merda fossero finiti.

Così, ho falciato il mio grande giardino un paio di volte ed ero pieno di beatitudine. Un giorno all’improvviso il tagliaerba si è spento e non ha più detto una parola. Semplicemente non è più partito. Riuscite a immaginare quanto sia stato frustrante per me? Pensavo che il problema del tagliaerba fosse finalmente alle mie spalle e ora questo! Non potevo più chiedere al mio ex-ragazzo cosa potessi fare e non avevo assolutamente alcuna conoscenza dei tagliaerba, sia elettrici sia a benzina. All’improvviso mi sono sentita stanca da morire e ho pensato: “Come può essere così incredibilmente faticosa la vita?! Non posso proprio fare affidamento su nulla. Anche se ora porto il tosaerba in un’officina, la prossima volta potrebbe rompersi di nuovo “. Le ore che avevo sprecato su tosaerba rotti avevano superato di gran lunga il mio livello di tolleranza. Inoltre sapevo che non avrei vissuto ancora a lungo in quel luogo e quindi avrei dovuto comprare un nuovo tosaerba solo per

Il mio corpo ha reagito immediatamente a quella spiacevole situazione con un terribile dolore. In me tutto urlava “NO!!”. Io volevo solo nascondermi nel mio letto e non alzarmi mai più e sentivo che sarebbe stato meglio lasciare quella vira infinita ed estenuante.

Sono rimasta sdraiata lì nel dolore per molto tempo – frustrata, depressa, esausta e incapace di muovermi – finché all’improvviso mi è venuta in mente una cosa. Mi sono ricordata di una canalizzazione con Sam (Tobias) dove aveva parlato di una vecchia auto d’epoca polverosa che aveva scoperto nel capannone di un vicino. Aveva avuto il permesso di tenere quell’auto e l’aveva rimessa in ottima forma – senza sapere nulla di  automobili – perché aveva imparato a comunicare con quell’auto che continuava a dirgli di cosa aveva bisogno e passo dopo passo gli aveva mostrato come ripararla.

Quando mi è venuta in mente quella storia, all’improvviso ho pensato: “Sam non ha più capacità di me e quindi anch’io devo essere in grado di farlo!” Mi sono immersa nel silenzio e mi sono rivolta interiormente al mio amato tagliaerba. La prima cosa che volevo sapere da lui se avessi torto e se era diventato troppo vecchio per riuscire a lavorare ancora per me. Volevo sapere se il nostro tempo insieme era già finito.

La risposta è arrivata all’istante: “NO! Il nostro tempo non è ancora finito! Io voglio stare con te e servirti! Mi hai sistemato molto bene e mi piace che tu mi piaccia così tanto!”.

Ho tirato un sospiro di sollievo, perché ora cresceva in me una flebile speranza per una soluzione che mi avrebbe fatto sentire molto bene e continuavo a chiedergli: “Perché non funzioni più?

Cosa posso fare? Di cosa hai bisogno?”. Poi mi è venuta in mente solo una parola: CANDELA D’ACCESIONE. Era così chiara e distinta che quasi mi spaventava. Il mio ex-ragazzo mi aveva spiegato brevemente come funzionava il tagliaerba e quindi sapevo che esisteva una cosa chiamato “candela”, dove si trovava e come pulirla. Così ho comprato una chiave per la candela, ho svitato la candela e ho notato un sacco di roba nera attaccata alla punta. L’ho pulita con una spazzola metallica, l’ho riavvitata e…il tagliaerba è partito e ha ruggito in perfetta salute con il suo assordante rumore sferragliante!

Ero molto felice e dopo quell’esperienza mi sono sentita molto più potente per la mia vita! Ora sapevo che avrei potuto potevo risolvere molti più problemi di prima e che non avrei dovuto trovare e pagare un professionista per ogni piccola cosa. Sapevo che nel mio mondo potevo “entrare in comunione” con ogni cosa in quel modo – proprio come Sam.

Più tardi mi fu chiaro perché la candela fosse così piena di fuliggine. A volte il motore funzionava in modo molto irregolare e sembrava proprio che se stesse per morire e un attimo dopo funzionava di nuovo bene. Durante quei periodi di funzionamento irregolare, sulla candela restavano bloccati l’olio o la fuliggine o altro.

Grazie alla comunicazione ho capito che il problema era incredibilmente banale: se il serbatoio non era del tutto pieno, a volte il motore non riusciva ad aspirare la benzina quando il tagliaerba non era perfettamente orizzontale e infatti era quasi sempre ad angolo perché la proprietà era su un pendio ai margini di una foresta e il terreno era molto accidentato.

Con la mia bella storia d’amore con il tagliaerba voglio mostrarvi quando segue: non cercate fate e folletti colorati e soffici che si aggirano misteriosamente davanti al vostro naso. La vostra energia è ovunque – in ogni albero, in ogni foglia, in ogni tavolo, in ogni mattone e persino in ogni tosaerba. Non ha un volto che potete vedere con gli occhi, ma potete sentire che tutte quelle cose sono veri e proprio esseri e soprattutto non sono esseri separati da voi, ma sono l’essere che VOI SIETE.

Quando ve lo ricordate, la comunicazione diventa facile.

IL BATTITO DEL CUORE SHAUMBRAJean Tinder

ASCOLTATE

In questi giorni la comunicazione chiara sembra piuttosto importante in quanto mi rendo conto che (come energia) compone tutto nella nostra realtà ed è un elemento critico della pace, poiché senza comunicazione il conflitto non si può risolvere. Ho esplorato questo tema e vorrei condividere un paio di cose.

Ho osservato che la maggior parte degli umani non tende ad ascoltare molto bene. Noi trascorriamo molto molto tempo a comporre una risposta nella nostra testa e cerchiamo la possibilità di esprimerla o semplicemente interrompiamo l’altro con una cosa qualsiasi (mi sento troppo colpevole di questo).

Ecco cosa dice sulla comunicazione l’Istituto degli Stati Uniti per la Pace (usip.org): “La comunicazione efficace consiste nel parlare e nell’ascoltare. L’ascolto attivo è un modo di ascoltare e di rispondere a un’altra persona e ciò migliora la comprensione reciproca”.

Ho l’impressione che l’ascolto attivo sia un elemento fondamentale della comprensione di come l’energia/comunicazione ci serve. Ogni volta che Adamus parla di queste cose, io inizio immediatamente a cercare di capire come far sì che l’energia collabori con me (e spesso dimentico che mi ha già servito con il 100% di precisione). Il mondo è pieno di schemi e di strategie per piegare la vita ai nostri desideri e spesso questa è la prima risposta a ciò che Adamus condivide con noi:  Io mi do molto da fare a dire all’energia cosa dovrebbe fare, ma non ascolto altrettanto ciò che sta succedendo.

Un’altra cosa che ho notato è quanto siamo abituati a vedere le cose in un certo modo e quando è disponibile una nuova prospettiva riesce facile non vederla. In altre parole, “Ora cosa c’è di sbagliato in me?” è il filtro predefinito attraverso cui mi sento di solito, anche se le altre prospettive a cui potrei dare ascolto sono molte!

Mentre scrivo questo articolo, mi sto godendo le morbide brezze tropicali delle Hawaii. Lavorare da Kona per diverse settimane ha rafforzato in me la certezza che ho il miglior lavoro del mondo, ma mi accorgo ancora di quanto sia difficile per il mio caro umano ricevere una tale grazia. Sembra proprio che la sofferenza mi sia talmente familiare che una cosa troppo buona scatena ancora il debole rosicchiamento da parte del senso di colpa.

—-“Non dovrei lavorare di più per meritare tutto ciò?”

(Quindi, anche con tutte queste produzioni da completare tu ti offri anche volontaria per le notti?).

—“Non dovrei avere dolori e cicatrici per dimostrare che mi sono guadagnata questo privilegio?”(Bene, ecco un bel capitombolo sugli scogli. Ti senti più degna ora?)

—-“Davvero dovrei essere così felice?”

(Sì, vola più basso prima di rompere qualcosa. Contenta ora?)

—-“Non sei in vacanza, smettila di giocare tanto!” (Aspetta, questa suona come una voce dal mio passato. Ha, beccata!)

Quindi sì, io ascolto ciò che quelle vocine odiose e sgradevoli hanno da dire, ma quando mi ricordo di ascoltare ciò che è veramente vero, la vita si apre nella meraviglia. Una cosa curiosa da notare è che i commenti maligni avvengono sotto forma di parole, mentre la saggezza lo fa in sensazioni sensoriali. Mentre le parole stanno ancora girando, io ricordo a me stessa di ascoltare più a fondo.

Cosa sente il mio corpo? Che brivido sento quando gli uccelli cantano? Come mi tocca la brezza? Nel mio essere che c’è qualcosa che prova una dolce espansione invece di un’intensa agitazione? Perché è lì che troverò il tesoro.

Di recente ho attraversato un periodo di oscurità. È stato relativamente breve, ma molto buio ed estremamente doloroso. L’ho nascosto bene, così bene  nessuno sapeva delle brutte voci e delle dita gelide che cercavano di artigliarmi e di abbattermi. Per lo più la mia vita è diventata (finalmente) un flusso di facilità e di grazia, un flusso non basato su circostanze esterne ma sulla mia connessione interiore al Sé (che poi ha un modo divertente di ‘levigare’ il mio mondo esterno). Anche con il caos globale che colpisce amici e familiari, l’equilibrio personale è rimasto abbastanza stabile e quindi è stata una sorpresa quando il mio mondo interiore è piombato in un buio frastagliato. Come demoni che sussurrano cose orribili nella mia mente, quelle voci assillanti si prendevano gioco di ogni cosa buona che avevo provato.

Stava diventando difficile da affrontare e non mi aiutava neppure il promemoria che “Questa non è roba mia”. Allo stesso tempo stava succedendo qualcos’altro; una disconnessione tra i miei sentimenti interiori e le mie espressioni esterne. La vecchia abitudine di nascondere la mia luce richiedeva obbedienza – “trattieniti, chiuditi, incollati un sorriso sulla faccia e non scuotere la barca” – e io seguivo in modo impeccabile quelle stupide regole interiori. Mi sembrava fosse un modo per restare “al sicuro”, ma in realtà significava solo che quel dolore me l’ero inflitto tutto da sola. Poi ho ascoltato più a fondo.

Dentro di me qualcosa voleva che lo permettessi, che lo sentissi, che lo esprimessi e lo provassi – che almeno lo facessi e così al diavolo il terrore e io ho lasciato uscire un sussurro di quel sé nascosto. Le mie peggiori paure di essere rifiutata, derisa e svergognata non si sono avverati. Al contrario mi sono sentita accolta, compresa e soprattutto accettata – soprattutto dal mio Sé.

Con ogni mio passo nella luce della mia accettazione, l’oscurità interiore si sollevava. Poiché ascoltavo davvero tutto ciò che avevo dentro invece di dividere me e il mio mondo in “giusto” e “sbagliato”, la mia luce ha potuto risplendere di nuovo allontanando l’oscurità e il dolore. La cosa divertente è che tutto ciò è avvenuto proprio nel periodo in cui Adamus ha registrato il Io Sono Luce, la mia Pausa da Maestro preferita di sempre.

Moltissimo del dolore che si affrontate nella vita, il dolore fisico o emotivo si manifesta quando voi trattenete la luce, quando la sopprimete e quando vi voltate dall’altra parte.

È un meccanismo incorporato per dire: “No, apritevi”.

Alla maggior parte delle persone sembra controproducente dire: “No, io ho bisogno di chiudermi ancora di più; solo così non fa tanto male. Ho bisogno di limitare il flusso di luce e di energia”. Invece no, qui si tratta di aprirsi.

Tutto quel dolore – emotivo, fisico – c’è proprio perché vi state trattenendo e non è una cosa questo naturale. Se lo reprimete sarà doloroso e si manifesterà nel vostro corpo e anche nei vostri pensieri.

Si tratta davvero di aprirsi alla luce.

~ Estratto da “Io sono luce”.

A quanto pare, non importava se la roba dentro di me fosse “buona” o “cattiva”, appropriata o meno. Era l’esperienza che stavo sentendo io e quindi era degna della mia luce e della mia espressione. Non appena ho smesso di trattenermi, tutto ha iniziato a fluire di nuovo.

Un’altra esperienza di “ascolto” è avvenuta non molto tempo fa. Sono sicura che anche voi sentite che in questo momento le energie procedono come il caos a velocità di curvatura

É tanta roba da assimilare e mantenere l’equilibrio non è sempre facile. Durante una conversazione mi sono accorta che a livello fisico stavo tremando ed ero instabile. “Accidenti! Cosa c’è di sbagliato in me adesso?” Mi sono chiesta e il mio Sé ha subito risposto con: “Ehm, vuoi davvero che risponda di nuovo a questa domanda?” Ops… dopo decenni di cura di sé e di lavoro interiore, la lente del

“devo aggiustarmi” era diventata la percezione di me di default. Ok, riformulo la domanda. “Allora, cosa sta succedendo? Perché mi sento così instabile?” Ho chiuso gli occhi, ho respirato, ho ascoltato e la risposta è emersa dolcemente. “Non c’è niente di sbagliato, in effetti”. Ero in un posto molto bello e mi stavo godendo la vita così tanto che una piccola parte dentro di me voleva che mi trattenessi poiché temeva di essere allontanata dal centro per il troppo divertimento.

Beh, ho dovuto ridere (e anche piangere un po’). Come dice Adamus in Io Sono Luce, dopo tante vite di dolore, di rifiuto e di sofferenza noi abbiamo “abbassato” la nostra luce quasi a zero. È un po’ come tenere molto ben chiusa l’apertura di una macchina fotografica e quindi la luce non entra quasi più e noi continuiamo a chiudere sempre di più pensando che ci terrà più al sicuro. In quel modo invece di trovare chiarezza, le nostre esperienze diventano una sfocatura confusa e distorta! Suppongo che all’inizio possa essere doloroso per gli abitanti delle caverne interiori, ma rivela così tanta preziosa saggezza che io non riesco proprio a pensare a nessuna dannata ragione per trattenerla più a lungo.

Ascoltate – soprattutto il vostro Sé. Lasciate andare le storie, le scuse e ogni altra cosa che la mente si inventa per spiegare le vostre sensazioni; sentitele e basta.

Ascoltate più a fondo. Date voce a ciò che ha bisogno di essere ascoltato, che sia un’altra persona, il vostro diario o la foresta. Amatevi abbastanza da portarlo alla luce della vostra accettazione.

Basta nascondersi e basta tacere. Ascoltate ogni frammento della vostra energia; ascoltate il suo canto di gratitudine.