Dicembre 2016

RAGGI E LINEE DI VITA

di Jean Tinder

Che mese è stato. Mai avevo fatto tanta pratica nello stare dietro il muretto, nello scegliere la compassione e nel lasciar andare, lasciar andare e ancora lasciar andare.

Come quasi tutto il mondo, la mattina dopo le elezioni USA mi sono svegliata affamata di notizie; non avevo fatto la notte in bianco a guardare gli sviluppi della situazione dal vivo perché c’era troppo dramma e non m’interessava e in ogni caso mi sarei depressa a prescindere dal risultato… ma dopo un’altra notte di beata ignoranza la realtà mi colpì e con essa arrivò il disgusto, la delusione e la disperazione.  Troppa roba per stare dietro il muretto!

Sono rimasta incastrata nell’isteria proprio come il resto del mondo, almeno per un po’. La cosa interessante su questo sentiero di Realizzazione è che più tempo passi connessa al tuo Sé meno tempo ti resta per vivere lontano e fuori dalla risonanza, quindi ho cercato un modo per fare pace con ciò che stava accadendo e come al solito ho trovato alcuni aspetti molto infelici. C’erano parti di me che si erano attaccate davvero all’idea che il mondo stesse cambiando – in meglio! Per decenni abbiamo creduto che la coscienza st espandesse, che le persone si stessero svegliando e che le pratiche e le credenze barbariche non prendessero più piede nel mondo “moderno” ma soprattutto mi consolavo con il fatto che noi stiamo facendo la differenza – una bella differenza – e poi ho cercato con ostinazione una prova di tutto ciò. Sì, avevo il mio secondo fine, la mia agenda. Proprio io che ho sempre abbracciato con cavalleria ogni esortazione da parte di Tobias e di Adamus mi sono ritrovata a voler ancora salvare il mondo e dannazione, non sembra proprio che il mondo voglia essere salvato!

Se le persone si stanno svegliando davvero, com’è possibile che facciano le scelte che fanno? Se Shaumbra e i Lavoratori della Luce e altri irradiano da anni, com’è possibile che la gente non colga la follia dei vecchi modi? Come possono ancora demonizzare così facilmente i loro compagni umani? Oh, oltre le elezioni c’è molto altro. In tutto il mondo vedo gente che sceglie Ia barbarie e non la gentilezza, la paura e non la compassione. Com’è può essere?

La mia mancanza di compassione, cioè la mia riluttanza ad onorare le scelte degli altri è diventata gloriosamente ovvia e dopo essermi data un’occhiata allo specchio ho trovato una gang di aspetti già armati di tutto punto che urlavano, “Non vedi che sta accadendo di nuovo?  Ti ricordi di Atlantide? E di tutte le altre volte? Ci hai detto che questa volta le cose sarebbero state diverse!”  Definivano stronzate i miei secondi fini molto ben nascosti – ma pienamente giustificati.

A quel punto ho fatto un bel respiro profondo, più di uno e mi sono ricordata che questa volta, che in questa vita non si tratta più di salvare il mondo. Certo, mi piacerebbe che tutti si riunissero in beatitudine ma solo perché io sono qui per la mia Realizzazione non significa che anche gli altri lo siano. Prima di arrivare a questa conclusione ho dovuto affrontare parecchie stronzate ridicole e allora come posso rosicare se lo fanno anche gli altri?

Ormai è chiaro che molti umani investono ancora molto nel gioco della dualità e forse per me è arrivato il momento di lasciare che vadano a divertirsi e cosa ancora più importante mi libero dai miei (aspetti) credenze sulla dualità.

La chiarezza cristallina è che questo pianeta prezioso, la Terra è il nostro teatro e non ha bisogno di essere salvato proprio come un set cinematografico di una vecchia cittadina polverosa non ha bisogno di essere salvato durante uno scontro a fuoco. La Terra fu costruita proprio per questa ragione: permettere agli esseri di mettere in scena i loro problemi di fondo e la dualità finché lo vogliono; ogni tanto qualcuno di noi capisce il gioco, fa un inchino, fa le valigie e va oltre ma il fatto che non vogliamo più giocare non significa che anche tutti gli altri siano pronti a smettere di giocare.

Certo, vorrei che molte cose fossero diverse (compreso il risultato delle elezioni) ma sono anche grata per la consapevolezza espansa e per l’opportunità di liberarmi da un’agenda a cui non mi rendevo conto di restare attaccata e ciò mi porta al prossimo punto: lasciare andare.

Sembra che questo sia stato il mio tema non programmato degli ultimi due mesi: lasciar andare ed è quasi divertente perché sembrava che scrivessi per il mio sé ‘futuro’. Nel corso delle ultime settimane c’è stata una situazione personale che ha coinvolto un lasciar andare molto profondo ed inatteso. I dettagli non sono importanti ma il fatto è che è un addio che non mi aspettavo, è una disconnessione che pensavo non fosse necessaria e mentre liberarmi di idee astratte come “salvare il mondo” può presentare qualche sfida, lasciar andare qualcuno che ti è vicino e caro richiede un livello di fiducia del tutto diverso.           

Come sapete bene, questa vita è diversa da tutte le altre. A prescindere da quali scelte fa il nostro sé umano, in fondo la nostra vita è guidata da un raggio talmente insistente che alla fine tutte le altre distrazioni perdono la loro parvenza di certezza. È il raggio dell’innato sapere interiore di ciò che siamo venuti a fare qui e persino quando l’umano manifesta ignoranza e confusione l’anima ci chiama a proseguire, a tenere la lampada del sapere abbastanza alta e vicina a noi, tanto da illuminare il passo successivo. Quella lampada è un faretto e ciò senza dubbio è una benedizione. Mentre l’umano pensa che forse preferirebbe un riflettore che mostra il sentiero a un chilometro di distanza, senza dubbio la vera realtà ci sbatterebbe in un angolo senza fiato e anche se il prossimo passo può essere l’unica cosa visibile, forse è abbastanza se è accompagnato da passi di fiducia e da un cuore che permette.

Ecco un modo di vederla. Immaginate una ruota o una sfera con i raggi che s’irradiano in tutte le direzioni ma invece di seguire linee ordinate e chiare, i raggi ondeggiano in tutte le direzioni, sono contorti e tortuosi e poi ci sono infinite altre linee più piccole che si estendono e formano modelli ancora più complessi. Il centro radiante di questa sfera è l’anima, l’Io Sono e ogni ramo tortuoso è una sua espressione. Ora immaginate che il sé umano sia un piccolo bip luminoso di coscienza che naviga tutto solo lungo la linea che attualmente è visibile e cerca di fare del suo meglio per trovare il modo di tornare a casa. Forse si sente perso, ma in realtà ogni bip di coscienza è sulla via per tornare al centro e c’è già arrivato, proprio come la punta del mio dito è distante dal mio cuore ma è comunque me.

La guida dell’anima è il sapere assoluto che c’è già e l‘ignoranza del bip è che lui si concentra su una sola linea. Il Sé collettivo contiene già tutti i piccoli bip in un abbraccio eterno di riunione e cioè ogni vita è comunque ancora governata dal sapere al centro e non importa quanto confusa e involuta sia.  Ne consegue che a prescindere da quanto bene (pensiamo) di aver pianificato il viaggio o da quanto esso s’intersechi con la vita di un altro, alla fine tutta la vita ci riporta solo al Sé. Alla fine tutto il resto svanisce; per questo la compassione verso l’umano è davvero essenziale perché nonostante le sue migliori intenzioni al mio sé umano non piace cambiare, soprattutto se il cambio riguarda il lasciar andare e quindi lei resiste e ritarda, lotta contro l’inevitabile e piange per il dolore.

Ci sono poi altri aspetti che offrono un’intera gamma di resistenza: temono di perdersi e di essere dimenticati o di aver frainteso di nuovo, eppure l’anima infinita e paziente sorride e illumina il passo successivo e poi quello dopo e quello dopo ancora. Ogni tanto, quando l’umano ricorda che è lei che comanda davvero allora lei può fare un respiro profondo e riposare nella comodità radiante del sapere interiore piuttosto che nel dolore e nella paura di cambiare e solo allora finalmente lei può permettere – permettere il dolore, permettere l’eccitazione, permettere gli aspetti, permettere l’umano, permettere l’anima e permettere il cambiamento. Allora lei ricorda che il dolore è solo il frutto del restare disperatamente attaccati a qualcosa.

Ciò che cerco di dirvi è che tutto è davvero bene anche quando ce lo dimentichiamo; anche quando non riusciamo a vedere il terreno sotto i piedi; anche quando il sentiero fa curve e controcurve che non ci aspettavamo e per cui non ci sentiamo preparati; anche quando le scelte degli altri si scontrano con i nostri stessi desideri e anche quando il mondo sembra essersi scordato di sé.

Tutto è bene, anche se non sembra proprio.

Tutto è beneperché più vi allontanate dal Sé, più dolce sarà la riunione quando tornerete. Ecco, quando osservate il caos nel mondo e vi chiedete come la gente può essere così, immaginate piuttosto il glorioso rientro a casa che ogni anima sta preparando.

Poi, negli inevitabili momenti in cui vi scordate tutto, quando l’umano non riesce più a sopportare un altro dolore, ho trovato un po’ di cose che aiutano:


• Cercate la vita – Annotatevi i modi e i luoghi dove la vita abbonda, perché ce ne sono sempre.

• Godetevi le piccole cose – C’è sempre qualcosa da cui trarre piacere – i colori dell’erba, un pezzo di toast caldo, un momento di sole, la vostra canzone preferita, un bel viso.  Godetevi la vita dovunque la trovate.

• Fate esperienza dell’esperienza – Qualsiasi cosa sentite, sentitela davvero
fin negli alluci, fin dentro le ossa – perché questa è la passione dell’anima.  

• Lettere d’amore – Quando avete una buona giornata scrivete al vostro sé un biglietto che leggerete in una brutta giornata, un promemoria che tutto è bene. Sarete felici di averlo fatto.

• Amoreggiate con il Maestro – Non vi piace farvi le coccole con chi vi è caro, con un bimbo o con un animale? Raggomitolatevi con il vostro sé Maestro e immaginate le sue braccia intorno a voi, il suo respiro sul vostro collo e il battito del suo cuore contro il vostro. Poi sentite le sue braccia intorno all’umano che lei ama moltissimo.

E ricordatevi che se vi sentite impauriti, terrorizzati e se provate dolore o tristezza, quello non è il vero voi: è uno di quei preziosi piccoli blip che arranca lungo una certa linea pensando di dover ritrovare la via di casa. Permettete che quella parte di voi esista e fate un bel respiro profondo e solo dopo tenete ben in alto il raggio del sapere interiore.

Troverete la strada per tornare da voi. È inevitabile: ci siete già.