APRILE 2024

ZAMPE DA MAESTRO – Belle

Stento a credere che siano passati tre anni dal mio ultimo articolo sulla rivista Shaumbra. Molti lettori hanno pensato che fosse uno scherzo perché è stato pubblicato il 1° aprile 2021 (Pesce d’Aprile), ma era reale come la mia coda che scodinzola.

Il mio Maestro – in questa vita è conosciuto come Geoff, ma io lo chiamo Cauldre – è quasi esausto dopo un mese di marzo molto impegnativo e intenso qui a Villa Ahmyo a Kona. Oggi si è seduto per scrivere il suo articolo e riusciva a malapena a mettere insieme due frasi. A quel punto gli ho dato una gomitata con il naso e gli ho detto: “Ehi, amico Maestro, l’articolo lo faccio io! Tu siediti e canalizzami”. Era proprio contento! La mia buona azione mi ha fatto guadagnare un biscotto in più e quindi, eccoci qui:

Io amo gli esseri umani. Grazie a Cauldre li ho frequentati per molte vite. Avete mai visto il film “Lo Scopo di un Cane”? Ecco, più o meno è così. Il vostro animale domestico preferito può tornare una vita dopo l’altra. Non c’è bisogno che ci cerchiate, perché saremo noi a trovare voi. Gli esseri umani hanno un odore inconfondibile e la loro energia ha un certo aroma anche quando non sono in forma umana. Non importa quale sia l’aspetto dell’umano, dove viva sul pianeta e dove vada quando muore; a noi animali domestici basta mettere il naso al lavoro per trovarlo. Noi scherziamo sul fatto che possiamo trovare il vostro vecchio sedere stanco ovunque voi siate, grazie al vostro odore ricco e permeante.

Il rapporto del cane con l’uomo ha origini lontane. Il ruolo originario, conferitoci da Gaia fu quello di fare amicizia con gli umani e guadagnarsi la loro fiducia e ciò costituiva un buon ponte tra gli esseri umani e il regno animale. Gli esseri umani si sono resi conto che non tutti gli animali li considerano come un gustoso antipasto. Il nostro scopo è quello di servire l’umano come amico e compagno anche quando vi comportate come teste di legno. La nostra durata di vita è intenzionalmente più breve di quella degli umani perché il nostro compito finale è quello di arrivare all’aldilà prima di voi. Siamo noi che vi “salutiamo” quando passate nell’aldilà, proprio così… noi dovremmo essere lì per voi subito dopo l’esperienza della “luce bianca” che si verifica quando morite.

Oh, dovreste vedere cosa si prova quando un umano arriva nell’aldilà! Quasi tutti sono disorientati dal viaggio negli altri regni. Alcuni sono molto smarriti o spaventati e si chiedono: “Andrò all’inferno? Dove posso trovare Gesù? Come mai nessuno a casa sulla Terra mi sente? Dov’è il mio cellulare? Ho lasciato i fornelli accesi?”.

È qui che entriamo in gioco noi che vi abbiamo aspettato pazientemente dall’altra parte. Una volta percepito il vostro odore, noi corriamo da voi proprio come abbiamo fatto sulla Terra. Le nostre orecchie si agitano e le nostre code scodinzolano, poi facciamo un grande salto e atterriamo ai vostri piedi (o a quelli che erano i vostri piedi). Prima che possiate dire una parola iniziamo a leccarvi il viso e a volte siamo così eccitati che facciamo un po’ di pipì. Non vi abbiamo visto per anni o addirittura decenni e quindi la nostra eccitazione è quasi fuori controllo. Ci siete mancati!

È qui che entra in gioco il nostro addestramento speciale. Voi siete in un momento di vulnerabilità e avete bisogno di un volto fidato e familiare e di qualcosa che vi faccia sorridere. Probabilmente siete preoccupati per i vostri cari che avete lasciato sulla Terra o per ciò che vi aspetta nell’aldilà. Il nostro compito è ricordarvi come ci si sente ad essere amati senza condizioni e farvi sapere che, anche se noi siamo morti e ora anche voi siete morti, lo spirito continua a vivere. Voi potete ancora vivere l’esperienza del corpo fisico senza la densità e il dolore di un corpo. Voi potete ancora sentire le nostre leccate, ascoltare il nostro gioioso abbaiare e sentire la nostra calda e morbida pelliccia.

Oh, dovreste vedere alcuni dei ricongiungimenti che avvengono quando un umano muore e viene accolto dal suo animale domestico! Qualcuno dovrebbe farci un film intitolato “Morire per incontrarti”. A volte i nostri padroni si siedono e piangono tenendoci in braccio perché pensavano che fossimo andati via per sempre. Mentre li lecchiamo e ci rotoliamo sulla schiena per farci accarezzare, per un momento dimenticano di essere appena morti. Ciò che di solito non vedono è che tutti gli altri cani sullo sfondo hanno le lacrime agli occhi perché sentono la mancanza dei loro padroni e non vedono l’ora di riunirsi con loro.

A un certo punto vi diamo una gomitata con il naso perché è arrivato il momento di andare avanti. Nella vostra forma di spirito ci sono funerali a cui partecipare, persone a cui dire addio, vecchie case in cui avete vissuto da visitare un’ultima volta e ricordi della vostra vita recente. Di solito tutto ciò avviene nel giro di poche settimane e noi siamo al vostro fianco in ogni momento. Voi non siete mai soli e poi noi saremo con voi mentre vi farete strada attraverso i Reami Vicini alla Terra e oltre.

I cani sono qui anche per servire gli esseri umani mentre sono in vita. Penso che i cani lo facciano meglio di qualsiasi altro animale, senza offesa per i gatti, i cavalli o i pesci rossi. Quanti gatti vedete con un giubbotto da animale di servizio? Noi siamo noti per il nostro lavoro energetico negli ospedali, negli aeroporti e nei centri di consulenza e ora ci arruolano anche per il servizio alle persone anziane e depresse, per aiutare i bambini autistici a non allontanarsi e per assistere le persone con problemi di udito.

In questo momento il mio servizio speciale nel corpo è salutare gli Shaumbra che vengono a Villa Ahmyo per i seminari. Spesso sono stanchi per il lungo viaggio o forse sono nervosi per il fatto di incontrare Adamus per la prima volta. Ogni mattina prima del seminario io faccio il giro per dare il benvenuto a tutti, per farmi riempire di carezze e poi mi sdraio ai piedi di Cauldre mentre canalizza Adamus. Adoro questa parte perché posso vedere Adamus che cammina per la stanza mentre Geoff verbalizza il suo messaggio. A volte Adamus dice a Linda chi chiamare, soprattutto se non vuole essere chiamato. Quando inizia la merabh mi piace rotolarmi sulla schiena, mettere le gambe in aria e lasciare che Adamus mi massaggi la pancia.

Proprio come il vostro cane, io lascerò il pianeta prima di Cauldre. Io so che lui sarà molto triste, ma poi sarò lì per lui dall’altra parte quando arriverà e questa volta sarà molto diversa dalle altre riunioni post-morte che abbiamo avuto. Sarà l’ultima volta che faremo questa riunione perché questa è la sua ultima vita sulla Terra. Cauldre non tornerà per un’altra vita e io non dovrò ritrovarlo nella vita di un altro cane. Da quel momento in poi io sarò con lui per sempre come parte della sua anima. Non vedo l’ora di vedere com’è il Club dei Maestri Ascesi! Probabilmente mi sentirete abbaiare di gioia fino alla Terra. 

Ricordate, il Cane Vi Ama. Attenti a Dio… il dio umano che è. (gioco di parole tra dog/cane e God/dio – Dio Vi Ama. Attenti al Cane…😊  

Chi ride, dura nel tempoNatalie Harmon

Io ho la tendenza a ridere – molto. Se inciampo non posso fare a meno di ridacchiare per il modo in cui il mio corpo si contorce durante la discesa e per la potenziale ilarità del mio aspetto. Se qualcun altro cade mi affretto ad assicurarmi che stia bene, ma è un’impresa erculea reprimere una risatina spontanea. Non si tratta di malizia, semplicemente trovo la vita intrinsecamente assurda.

Ogni giorno trovo il banale assolutamente divertente. Il modo in cui i nostri corpi si muovono per svolgere compiti semplici come camminare o mangiare, le posizioni particolari che assumiamo quando parliamo con gli altri, i suoni curiosi che le persone emettono mentre sono immerse nel loro mondo (in particolare durante una delle merabh di Adamus), persino le abitudini particolari degli automobilisti che pensano che nessuno li stia guardando. Tutto questo mi affascina e non manca mai di suscitare in me una risata.

Ecco cos’hanno detto gli SHAUMBRA

“La tua risata è brutta ma piacevole”. 

“Io sono vegetariano ma a volte no”.

“Cos’è un taco?”

“Quanti anni hai? Sembri giovane e ti comporti come se fossi molto giovane, ma hai le rughe”.

Quando sfreccio con la mia quattro ruote da un punto A ad un punto B, spesso mi capita di salutare volti che conosco, ma quasi tutti sono immersi nei loro pensieri o stanno usando il pilota automatico ignari del mondo che li circonda e i miei saluti passano inosservati. Io non posso fare a meno di interrogarmi sui loro sogni a occhi aperti e per scherzo io mi invento alcuni scenari. “A me piace andare piano, ma se Dave prova a passare io vado più veloce. Lui non va più veloce di me”. Sì, a volte sembra che le persone parlino come dei cavernicoli e lo ammetto, è piuttosto comico.

In verità io ho una profonda ammirazione per le persone, anche se spesso preferisco osservarle da una certa distanza. Nelle occasioni di incontri sociali mi capita di immergermi nei vari gruppi, tra cui svolazzo come una farfalla sociale, ma uno dei miei passatempi preferiti è stare da sola e dedicarmi all’osservazione silenziosa. Sia che assapori un drink, sia che mi appoggi casualmente a un muro o che mi rannicchi su un accogliente divano, trovo immensa soddisfazione nell’osservare l’umanità e spesso indosso un sottile sorriso complice.

Avete mai osservato le persone che ballano? Quando si ha il privilegio di assistere a quei rari individui che si immergono con tutto il cuore nella gioia sfrenata della musica, quelli che ballano con assoluto abbandono, è una delizia assoluta. È come se ognuno di loro sentisse una melodia diversa, fonte di infinito divertimento.

Di tanto in tanto, quando qualcuno mi dimostra qualcosa di nuovo io non posso fare a meno di ridere. Non è per offendere, è solo una reazione ai gesti e alle espressioni sottili che le persone fanno quando spiegano le cose.

PENSIERI DI PASSAGGIO MENTRE LA TELECAMERA FILMAVA ADAMUS:

 “Stai calma, UMANA!”

“Avrei dovuto indossare le mutande”.

“È quasi finita. È QUASI finita…”

“Ma non sta MAI zitto??”

“Mi sta guardando, riesce leggere i miei pensieri, pensa a cose buone STA GUARDANDO NELLA MIA ANIMA!”.

“No, non può leggere i miei pensieri…”.

“Mi chiedo cosa abbia preparato Vanessa per dessert”.

“Uff, oggi non è andata così male” *improvvisi crampi allo stomaco*.

“Stiamo andando molto bene…” BOOM, CRASH! * un altro cameraman sviene*

Vi è mai capitato di beccare qualcuno che vi fissa e rispondere mostrandogli tutti i denti? La vita può essere affascinante e io ho scelto di vederla attraverso la lente dell’umorismo.

Rido troppo? Forse. A volte mi fa male persino la faccia. Per il benessere degli altri io ho cercato di abbassare i toni, ma non mi piace. Sopprimere le mie risate mi scatena l’ansia perché mi sembra non autentico e quindi rido anche di questo. È il mio modo preferito di muovere l’energia.

Vedete, la risata è il mio meccanismo di coping e anche la mia forma di terapia preferita, ma ciò non significa che io non sia capace di essere sensibile o seria quando l’occasione lo richiede. Mi capita di provare rabbia e momenti di profonda disperazione e ho molti testimoni, ma la risata e la gioia trovano sempre la strada per tornare da me e rendono la mia vita sopportabile e facilitano la mia sopravvivenza. In parole povere, mi permettono di durare nel tempo!

Sono onesta, è inquietantemente facile soccombere alle profondità abissali dell’infelicità.

Quando avevo tre anni, al mio padre biologico furono affidati gli ultimi soldi per comprare le medicine, ma lui tornò con la birra e quindi mia madre se ne andò e fu l’ultima volta che lo vidi. Questo evento scatenò in me un immenso desiderio di casa. La vita sulla Terra non si era svolta come avevo immaginato; mi chiedevo se sarei potuta tornare e ricominciare da capo.

Il mio padre adottivo riempì rapidamente il vuoto lasciato dal mio padre biologico, ma la sua scomparsa durante la mia prima adolescenza mi fece sentire ancora una volta abbandonata. Anche lui fu sostituito, ma questa volta da una persona con profondi disturbi emotivi. Quando mia madre diede alla luce la mia sorellastra, mi disse chiaramente che nella sua “nuova famiglia” io non ero la benvenuta.

Iniziai a manifestare fisicamente il mio dolore interiore, cercando sfoghi per la mia sofferenza. In una notte particolarmente buia dell’anima mi diedi un ultimatum: se nella vita non c’era altro, con la vita io avevo chiuso.

Ecco come si sente il servizio di parcheggio di Villa Ahmyo con gli Shaumbra:

“Ci hanno detto di parcheggiare stretti, senza spazi vuoti!”.

Ho vissuto la realizzazione prima ancora di imparare a guidare. Sebbene all’inizio mi abbia cambiato la vita e sia stato euforico, con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni ha determinato nel mio essere umano una sensazione soffocante di claustrofobia. Io ero armata della verità, ma a volte mi sentivo come se il mio vero io fosse costretto e limitato da un repellente contenitore di carne.

Mi sono data all’alcol e alle droghe ricreative e mi sono ficcata in situazioni precarie di cui ho approfittato e poi un giorno, alla bella età di 18 anni ho avuto un’epifania. Ho scoperto il significato della vita: fare esperienza e godere.

Fare ESPERIENZA e provare GIOIA!

È stato molto semplice, ma anche profondo. Mi sono resa conto che nulla aveva veramente importanza e quel senso di libertà mi ha dato un’immensa calma e a quel punto io ho fatto della gioia la mia priorità.

I momenti di sofferenza come qualche anno dopo la perdita della mia sorellastra di sette anni che fu portata via da questa terra quando suo padre scelse di non affrontare la morte da solo mi resero difficile trovare una parvenza di gioia nell’essere umana. Tuttavia, con il tempo ho iniziato a ricordare cosa si prova a essere felici e mi sono permessa di abbracciare la felicità.

Vedete, voi potete annegare nel dolore o scegliere di fare esperienza e guarire. Ciò non cancella il dolore né ne diminuisce l’importanza, ma per me la seconda scelta sembra migliore.

Ridere mi riallinea con il mio vero io. Ecco, io indosso i miei costumi – a proposito, quel costume da taco occupa un bel po’ di spazio nel mio armadio – rido da sola e salto come se fossi un comico su un palcoscenico eterno. Non è una cosa personale, è solo il mio modo di essere.

È una sensazione liberatoria e dopo aver sopportato troppi decenni senza ridere, ora mi rifiuto di tornare in quel luogo buio e umido e voi non potete costringermi! (Sì, posso anche essere piuttosto drammatica, nel caso non l’abbiate notato).

Ho persino creato alcuni fumetti per mostrare le assurdità della mia vita lavorativa. “Ecco cosa hanno detto gli Shaumbra” è ispirato a eventi reali e alle cose che la gente mi ha detto mentre lavoravo, di solito in servizio come la vera Maestra che sono. Sì, certo che l’ho abbellito! Senza il mio spiccato senso dell’umorismo (ancora non si è alzato nessun sopracciglio?) mi sarei sentita insultata o avrei versato una lacrima, ma io SCELGO di ridere.

Ora ho realizzato qualcosa di tangibile e non solo per me, ma anche per gli amici. Questo è uno dei tanti motivi per cui sono qui: per ricordarvi di mollare, di non prenderla sul personale e di rendervi conto che è tutto incredibilmente ridicolo. Forse io sono una specie di reality check umano.

Il mio consiglio non richiesto? Forse l’avete indovinato (inserite il rullo di tamburi o il suono che pensate avvenga quando il cielo si separa):

Non fidatevi mai di una scoreggia.

Scherzo! Ecco il mio vero consiglio: Ridete di più. Tutti abbiamo questa possibilità e può aiutarvi a cambiare prospettiva.

Trovate il divertimento dovunque potete e di tanto in tanto lasciatevi andare a una bella risata di pancia. Fate cose ridicole solo perché vi danno gioia. Uscite dalla vostra strada e per favore, vi imploro, uscite dalla vostra dannata testa! Quando siete soli sperimentate diverse risate: perché accontentarsi di una sola? Dopotutto la risata è adatta a tutti.

Se sono nelle vicinanze, probabilmente prima di vedermi mi sentirete ridere. Spero di far ridere anche voi, anche se a mie spese o a spese di Marko. A proposito, sapete che ha pubblicato un libro? Lo sappiamo tutti e se non lo sapete, lui farà in modo di dirvelo.

Per concludere la mia tirata, vi do un’idea di ciò che sto facendo.

A volte è difficile da vedere la Nuova Energia, perché la mente tende a tornare indietro e a cercare di vedere come sono state gestite le cose in precedenza. Voi fermatevi un attimo, fate un respiro profondo e ridete ad alta voce. Fate un respiro profondo e poi ridete e quando ridete, ridete proprio di quell’energia ed è solo allora che diventa divertente e diventa intrigante.

In questo momento è molto, molto facile restare bloccati. È molto facile. È come camminare in un labirinto molto difficile o in una trappola, è molto facile restarci impigliati e voi cosa fate? Voi respirate e ridete un po’.

– Kuthumi (“Mangia l’Elefante”, Serie Il Ritorno – Shoud 7, 7 febbraio 2009 – guarda il  video)

SULLE ALI DELLA LIBERTÀIlaria Berenice

Tutti noi vogliamo vivere la nostra vita ideale, ma spesso non accade perché aspettiamo che qualcosa funzioni. La mia vita ideale? Il suono delle onde del mare come sveglia invece del suono insopportabile del telefono. Beh, io ho realizzato il mio sogno senza aspettare di vincere alla lotteria.

Dall’età di 18 anni ho girovagato tutta felice tra l’Italia, la Spagna e il Brasile con un budget che avrebbe fatto inorridire qualsiasi consulente finanziario. A me importava solo la libertà. Fin dall’adolescenza la mia vita è consistita nell’allontanarmi dalla famiglia e dal sistema e andare a conoscere il mondo e non vivere in un ufficio grigio per pagare l’affitto grigio di un appartamento grigio.

In Spagna la mia carriera di musicista di strada non ha mai toccato alti livelli Spotify, ma io suonavo con una passione che avrebbe sfidato ogni rockstar, sia da sola che con altri musicisti (io suonavo con chiunque). In Brasile mi sono dedicata all’arte dell’uncinetto e ho creato pezzi fashion su commissione – bikini, cappelli e borse – restando sdraiata su un’amaca all’ombra delle palme tra i frequentatori della spiaggia. Chi ha detto che hai bisogno di essere ricco per goderti la vita?

Anche se nella mia attuale visione della vita mi piace molto il comfort e vivere nell’abbondanza, il concetto di felicità si trasforma con i cambiamenti delle prospettive e degli equilibri personali. Gli anni di vita nomade, libera come il vento mi hanno aperto al mondo e alle persone. Il distacco dalla mia famiglia biologica mi ha permesso di guardare dentro di me con una prospettiva più ampia e mi ha aiutato a scoprire chi fossi veramente.

Una volta tornata in Italia, mi sono trovata in una sorta di crisi d’identità. Mi sentivo spagnola e brasiliana, mentre l’italiano mi sembrava una lingua estranea. La mia nuova visione della vita era caratterizzata dalla ricerca di radici e stabilità. La civiltà richiedeva un po’ di sforzi: attraversare la strada guardando le macchine invece che i semafori è un’abitudine che ho ancora, un piccolo segno di ribellione civica.

Ho reimparato cose basilari come l’uso del computer e dopo molti anni di assenza ho affrontato di nuovo i problemi familiari, questa volta senza scappare. Mi sono anche lasciata influenzare dalla costante preoccupazione per il futuro che è tipica degli italiani, mentre fino a quel momento avevo semplicemente vissuto giorno per giorno.

In altre parole, mi sono reintegrata nel sistema; ho affittato una casa a Milano, ho svolto i classici lavori di office al computer (che cambiavano con la frequenza di un abbonamento a Netflix), accogliendo ogni nuovo lavoro con l’entusiasmo di un lunedì mattina e nel tempo libero ho dipinto.

Tuttavia, dopo anni di libertà Milano è stata anche una fase di crescita interiore, un periodo di riflessione sul significato di “casa”. Ho scoperto che casa è il luogo in cui trovo la pace con me stessa, anche se sognavo di scappare ogni volta che vedevo un aereo nel cielo.

Ora vivo in Piemonte, immersa nella natura dove la mia ricerca di libertà e il mio desiderio di stabilità si fondono in modo armonioso. Io non mi lascio influenzare dalle aspettative degli altri o dalle preoccupazioni per il futuro. La natura, con la sua infinita bellezza ispira la mia arte e mi mette in contatto con me stessa. La mia vita ideale è diventata un equilibrio tra avventura e serenità, un viaggio continuo tra interno ed esterno. Vivo nel presente e lavoro solo per me.

I miei incontri con gli uccelli in giardino sono diventati momenti di puro divertimento e riflessione. Chi avrebbe mai pensato che il birdwatching sarebbe diventato un’attività da salotto? Eppure, eccomi qui ad ammirare dalla finestra un’upupa con l’atteggiamento di chi sa di essere al centro dell’universo. Gli uccelli rappresentano la libertà, l’anima, un’espressione della mia divinità interiore senza intermediari.

Cos’è l’anima? È una parola astratta, una cosa intangibile, eppure è la mia fonte di ispirazione quotidiana. È la vita stessa, è la connessione con la natura, è l’integrazione di tutte le parti di me, il grande volto che riunisce le infinite facce della mia umanità. È un diamante dalle infinite sfaccettature. È il cielo profondo che fa da sfondo alle stelle.

Se un tempo cercavo la libertà vagando per il mondo, ora la trovo nel mio giardino, tra gli uccelli dell’aria e le intuizioni dell’anima. Chi l’avrebbe mai detto? Il mio stile di vita ideale non riguarda più un luogo fisico, ma piuttosto uno stato d’animo e io lo trovo in compagnia della mia libertà e di un’upupa piuttosto presuntuosa. Con le sue esibizioni quotidiane, questa compagna piumata mi ricorda che non è necessario viaggiare per il mondo per trovare le meraviglie; a volte basta aprire la finestra o uscire dalla porta di casa. La mia vita, un tempo definita dai timbri sul passaporto, ora trova un significato nei cicli delle stagioni, nel volo degli uccelli e nel lento mutare delle nuvole.

Ecco, io mi siedo nel mio giardino e osservo la natura che si dispiega nella sua indifferenza e maestosità e mi rendo conto che la vera libertà è questa: vivere nel presente, apprezzare le piccole cose e trovare la pace dove meno te l’aspetti. Io non ho più bisogno di fuggire; ho costruito la mia personale utopia proprio qui, sulle colline del Piemonte, con un’upupa come musa e la natura come palcoscenico.

E così il mio viaggio continua, non più alla ricerca di un luogo ma alla scoperta di momenti di pura felicità perché, in definitiva il mio stile di vita ideale non riguarda dove sono, ma chi sono. Sono esattamente dove voglio essere: libera, presente e incredibilmente, inaspettatamente felice. Il mio stile di vita ideale? È qui e ora.

Permettere o piangersi addosso? – T. Grecea

Permettere o piangersi addosso… potato, potahto?

Io amo lo spirito di Shaumbra e a volte mi sembra che la testardaggine che sento che tutti noi condividiamo ci causi più dolore di tutti i fatti difficili della vita in 3D messi insieme. Per quanto mi riguarda io mi ci sono proprio dedicata, del tipo “tutto quello che serve” che mi ha fatto uscire dalla coscienza di massa e più volte mi ha fatto rientrare nel mio essere. Dentro di me c’era un fuoco che bruciava più per la libertà che per qualsiasi altra cosa, eppure quando iniziai ad avvicinarmi a quella libertà, non sempre la mia mente la riconobbe e cercò addirittura di distruggerla sminuendola, ignorandola e concentrandosi (sempre) su ciò che mancava.

Quando nel conto in banca i soldi erano pochi, ma io avevo tutto il tempo del mondo per me, la mia attenzione andava alla mancanza. Quando il mio corpo faceva male, anche se sapevo di essere nel mezzo di una bellissima trasformazione io consideravo solo il dolore. Quando in una relazione c’era un conflitto, i miei pensieri giravano in tondo fino a farmi impazzire e non tenevo conto dell’appagamento che traevo da altre parti della vita.

Nella mia passione per la libertà, spesso confondevo la libertà con la mancanza di disagio e poi lasciavo che la mia mente facesse i capricci per ogni ostacolo che non si adattava alle sue immagini di una vita da maestra. Io lasciavo che la mia mente mi deprimesse, mi ossessionasse, mi spaventasse, mi giudicasse, mi compatisse e fosse cattiva ogni volta che le cose non andavano esattamente come voleva lei.

Probabilmente nella mia vita, la mia più grande fortuna è stata quella di avere un modello, una persona che era già illuminata e allo stesso tempo ancora completamente umano. Una persona che soffriva ancora, che dubitava ancora, che aveva ancora domande su come funziona la vita – e su tutte le altre cose che la mia mente, nelle sue rosee aspettative di libertà voleva cancellare – ma che si percepiva già come un Maestro. Io ho visto che le due cose possono convivere senza che ciò diminuisca la purezza della propria sovranità o la gioia di essere vivi, ma ho avuto bisogno di anni per accettarlo in modo pieno.

Io non so come facciano gli altri senza quel costante richiamo perché la fuga verso la libertà, la fuga dal dolore passato è molto seducente rispetto alla crescita nella libertà e all’assorbimento di tutto ciò che la vita si porta dietro.

Sì, quando diventiamo consapevoli di essere abbastanza grandi da abbracciare e godere della vita proprio com’è, tutto diventa immensamente più facile, ma di solito non nel modo in cui la mente ha immaginato.

Per me è diventato più facile stare da sola con me stessa e stare in mezzo alla gente; non avere soldi e averli e spenderli; avere un’agenda piena e una vuota; stare nel mio spazio quando è in disordine, accettare che non ho la forza di pulire e farlo con gioia quando le mie risorse fisiche tornano in linea. È diventato più facile lasciare andare le persone e accoglierle nella mia vita; osservarle attraversare esperienze difficili e piangere il mio stesso dolore quando ciò mi ferisce.

Ogni volta che mi libero dalle aspettative su come dovrebbe essere la mia vita, io provo un enorme senso di sollievo. Ogni volta che mi deludo, dopo essere uscita dal mio ego ferito e aver accolto l’umiltà nella mia saggezza, le mie ali sono molto più grandi. Io capisco che ho appena abbandonato un’altra illusione su chi pensavo di voler essere piuttosto che su chi sono.

Essere testardi è una risorsa per il viaggio verso la consapevolezza della nostra Anima, ma quando portiamo la testardaggine nella relazione con la nostra Anima, allora diventa tossica.

Forse la maledizione degli Shaumbra sta nel lottare per gestire il passaggio dalla ricerca e dall’incontro con le nostre anime al vero e proprio goderci le nostre anime mentre viviamo le nostre vite movimentate sulla Terra. Così noi finiamo per crogiolarci nella rabbia, nella paura e nel dubbio anziché permettere. Spesso noi confondiamo le due cose.

Dopo aver preso coscienza della magica bellezza che esiste dentro di noi, più ci ostiniamo a controllare la vita più la vita diventa frustrante.

Non avveleniamo la bellezza della nostra luce cercando di lottare per superarla o di manipolarla in una “maestria fatta con lo stampino”. La nostra ardente volontà di uscire da ciò che ognuno di noi ha passato ha già fatto la sua parte. Noi siamo fuori, anche se non è come pensavamo e anche se è tutt’altro che perfetto. Noi siamo fuori e quindi non abbiamo bisogno di continuare a cercare cose da aggiustare o da cui proteggerci. Noi abbiamo tutto il buon senso di cui abbiamo bisogno per affrontare con dignità ogni cosa che la vita ci presenterà da qui in avanti.

Più resistiamo a fonderci con la nostra anima saggia e consapevole, più ci sentiamo bloccati. Non c’è più alcun motivo per lottare, se non quello di capire che ce l’abbiamo fatta.

Il Battito del Cuore Shaumbra – Jean Tinder

UNA PALLA DI NEVE IN PARADISO

Di recente ho avuto il privilegio di partecipare a un seminario a Villa Ahmyo, nelle Hawaii, intitolato Esplorare la Nuova Luce. Adamus ama definire la dinamica energetica complessiva dei piccoli gruppi che partecipano agli eventi di persona e per il nostro si trattava di una sensazione di grande impegno e determinazione per una svolta. Ogni persona aveva i propri desideri specifici ed è stato il tema comune. La svolta che desidero di più?

Beh, io voglio galleggiare. Nell’aria.  

Mi rendo conto che suona sciocco come il mio sogno adolescenziale di diventare astronauta probabilmente suonava agli adulti intorno a me, ma il desiderio è altrettanto reale, appassionato e (apparentemente) impossibile. Qualcuno una volta mi ha detto che sono diventata davvero un astronauta; sto solo esplorando i mondi interiori piuttosto che lo spazio esterno. Anche se questa affermazione non avrebbe mai soddisfatto la mia io adolescente, posso vedervi un barlume di verità, ma che dire del fluttuare? Ho sentito parlare di monaci tibetani e sciamani africani che riescono a levitare e comunque questa realtà è un’illusione e quindi perché non potrebbe essere possibile? Dopo averne parlato di fronte a tutti gli “adulti” presenti al seminario io mi sono sentita un po’ sciocca.

Un paio di giorni dopo, durante una merabh particolarmente profonda con Adamus io ho avuto un’esperienza molto personale con ciò che lui definisce “La Nuova Luce”. Non entrerò nei dettagli perché è impossibile da descrivere e molto personale, ma a un certo punto ho iniziato a sentire una nuova “essenza di luce” che entrava nella mia consapevolezza. Invece di essere dura e luminosa come la luce del sole, la sentivo morbida e viscosa come miele o olio illuminato e sembrava che scintillasse. Nella mia realtà interiore ed esteriore quella “luce liquida” soffondeva ogni cosa, persino il mio corpo e io riuscivo quasi a sentire in modo tangibile come influenzava e cambiava tutto.

Per un momento mi ha fatto pensare alla mia realtà come a una palla di neve secca che viene lentamente riempita e permeata da un liquido scintillante che la illumina, ma la mia “palla di neve” era vasta. Tutto ciò che potevo percepire era al suo interno e quando quella luce lo toccava, interagiva con me nell’amore più grande e profondo che si possa immaginare.

È stata un’esperienza toccante che è ancora in profondità dentro di me. Basta un respiro e io riesco a toccarla di nuovo.

Qualche giorno dopo il workshop, qualcuno mi ha parlato di una domanda che aveva sentito fare da un maestro spirituale: “Dove sono i confini del tuo essere e dov’è il centro di te?”. In quel momento mi è sembrata una domanda importante e io vi invito a prendervi un momento per sentirla dentro di voi.

Chiudete gli occhi e respirate profondamente. Ora, trovate i bordi del vostro Sé. Dove finisce il vostro essere? Riuscite a trovare il confine di voi stessi?

Ora fate un altro respiro. Dove si trova il centro di voi? Siete più lì che altrove? Come lo sapete e chi lo sa?

Mi sono seduta con quelle domande e ho cercato e cercato ancora, poi mi sono sentita dentro e ancora più dentro e ho capito – no, ho fatto l’esperienza –  che io non finisco da nessuna parte! Io sono ovunque. Tutto ciò che percepisco è me ed è dentro di me. Non importa quanto mi spinga verso l’esterno o verso l’interno, io ci sono sempre. Il mio Sé non ha confini.

Ora, è ovvio che noi viviamo in una realtà altamente focalizzata, ma come se la vedessimo attraverso una macchina fotografica, la messa a fuoco potrebbe cambiare e anche molto (anche se abbiamo dimenticato dov’è la manopola). In questo senso di infinito, io ho “visto” il mio vasto Sé come simile a una di quelle sfere di vetro trasparente con un’immagine incisa dentro. È molto chiaro che tutto è nulla finché un’energia focalizzata non porta qualcosa ad esistere. Nei microcosmi cristallini, la focalizzazione avviene tramite raggi laser che creano microfratture per riflettere la luce in modo che noi riusciamo a percepire un’immagine. Nella chiarezza cristallina del mio macrocosmo senza confini, la focalizzazione avviene attraverso la mia attenzione che poi crea luoghi “solidi” nel mio spazio percettivo e causa la realtà di cui faccio esperienza.

Che il mio Sé sia una palla di neve piena di luce liquida o una sfera di vetro incisa all’interno dalla coscienza, i potenziali su cui riflettere sono molti! Cosa c’entra tutto questo con il mio desiderio di fluttuare? Beh, innanzitutto in una realtà liquida di “luce di miele” è molto facile immaginare e persino sentirmi fluttuare, ma questa creazione apparentemente solida mi ricorda anche che, quando cerco di “superare” una cosa che è già incisa nella mia esperienza, in realtà io la convalido con la mia attenzione e la mia concentrazione. Ciò significa che il fatto di credere alla gravità è il “freno a mano energetico” che mi mantiene a terra (o nella mancanza o nella cattiva salute o in qualsiasi altra cosa che non mi piace).

Invece quando mi espando, quando perdo il focus e divento consapevole della chiara totalità di me, allora posso ricentrarmi in un modo del tutto nuovo. No, non ho ancora fluttuato, almeno non nella realtà che condivido con voi, ma sto iniziando a capire la fisica che mi fa credere che fluttuare sia difficile.

Forse è così per tutto: noi cerchiamo di modificare una realtà in cui crediamo piuttosto che rilassarci e allentare il focus che la sta creando. Forse permettere è letteralmente allentare il focus che rende reale una particolare situazione. In effetti, quando il mese scorso ho scritto di disinnestare i freni elettronici interni, fino a poche settimane dopo mi è sfuggita l’ovvia conclusione; allentare il freno è permettere! Ne consegue che cercare di “permettere qualcosa” come l’abbondanza, la salute o altro si basa sulla convinzione della realtà attuale in cui il freno non è affatto allentato!

Noi siamo sempre stati i ‘focalizzatori’ e gli ‘incisori’ della nostra sfera senza confini, ma come una palla di neve riempita d’aria serve un grande sforzo per far accadere qualcosa, per non parlare di cambiare ciò che abbiamo creato. Ora, quando la nuova luce liquida e morbida, piena di saggezza e di amore inizia a riempire il nostro globo beh, il nostro focus può rilassarsi, permettere diventa facile e la percezione crea davvero l’esperienza.

Alla fine, non ho trovato una palla di neve in paradiso; io ho trovato il paradiso dentro la mia palla. Mi sembra più che mai che tutto sia letteralmente possibile….