FEBBRAIO 2024

CNVIM:I GIOCHI CHE FACCIAMO – Geoffrey Hoppe

Ultimamente mi sento fuori controllo, fuori equilibrio. Mi sento scombussolato e quindi ho fatto ciò che Shaumbra sa fare meglio – mi sono chiesto ripetutamente: “Cosa non va in me?”. Il gioco del CNVIM è facile da iniziare e faticoso da abbandonare. Può occupare enormi quantità di tempo e di energia psichica.

Penso che Shaumbra dovrebbe inventare il gioco da tavolo “Cosa non va in me” – simile al Monopoli, ma invece di viaggiare intorno al tabellone alla ricerca di proprietà immobiliari si tratterebbe di acquisire problemi, fobie e gravi preoccupazioni. Invece della casella “Vai in prigione”, ci sarebbe lo spazio “Ora vedi Adamus”. Si vince quando ci si fa carico dei problemi degli altri.

Ho provato a fare molte autodiagnosi – è una parte essenziale del gioco CNVIM. Inizio con le basi: è stato qualcosa che ho mangiato? Forse ho assorbito la cattiva energia di qualcuno al negozio di ferramenta? Forse non ho dormito abbastanza? Probabilmente sono disidratato. Dovrei davvero bere più acqua, ma non l’acqua del rubinetto piena di sostanze cancerogene. Deve essere acqua pura di ghiacciaio a pH bilanciato.

Quando si gioca a CNVIM i fondamentali non bastano. La mente mi porta volentieri al livello successivo dell’autodiagnosi. Forse sto perdendo la testa? Dopo tutto ho trascorso un totale di 20 ore nella Camera del Re nella Grande Piramide. Si dice che Napoleone vi abbia trascorso meno di un’ora e abbia avuto un esaurimento nervoso. Forse ho una malattia incurabile o una malattia che ancora non conoscono?

Forse sono ai primi stadi del Disturbo Dissociativo dell’Identità? Ho sentito dire che è comune tra i canalizzatori. Oggi mi tremano un po’ le mani o ho bevuto troppo caffè (ma và?) o ho il morbo di Parkinson. Mi chiedo spesso cosa significhi avere una malattia che porta il tuo nome. James Parkinson si sentiva bene quando il morbo di Parkinson portava il suo nome? Mi chiedo se ho il Disturbo di Hoppe, una rara condizione che porta una persona a porsi un numero eccessivo di domande ridicole senza ottenere risposte ragionevoli.

Alla fine, ho deciso che era arrivato il momento di vedere un medico (sigh). Io non sono molto propenso ad andare dal medico, ma mi trovavo in un ginepraio tale da ritenere che fosse la mia unica via d’uscita. Molti altri Shaumbra vanno dallo stesso medico e lo sanno o forse no: si tratta del famigerato dottor Agon – il Dr-agon. Mi è venuto da ridere perché l’anno 2024 è l’anno del drago, che cosa appropriata. Quanto è malato/sick nel senso di come i giovani intendono il termine “malato” al giorno d’oggi – molto bravo, figo, impressionante. Quanto è malata la nostra gioventù che dice “malato” e intende “figo”? Figo.

Sono rimasto seduto nella sala d’attesa del buon Dr. Agon per almeno 30 minuti e ho osservato i bizzarri dipinti appesi alle pareti – La persistenza della memoria di Salvador Dalì, Le delizie terrestri di Hieronymus Bosch e L’urlo di Edvard Munch, per citarne alcuni. Sì, quei dipinti hanno catturato in pieno il mio stato d’animo.

Alla fine, una voce di donna è uscita dal nulla: “Signor Hope, ora il dottore la riceverà”. Le persone hanno sempre pronunciato male il mio nome, ma a me piace il suono di Mr. Hope. Aprii la porta con il simbolo di un drago infuocato inciso nel legno e mi ritrovai nel grande studio del medico. L’arredamento sembrava uscito da un film steampunk, Le avventure del Barone di Munchausen. C’erano strani orologi a perdita d’occhio, divani e sedie in pelle verde imbottiti e strani oggetti d’arte con ingranaggi che giravano.

Il Dr. Agon era in piedi accanto a un grande pannello luminoso montato sulla parete, circondato da radio in stile retrò, antenne a spirale e indicatori rotanti. “Signor Hope, venga qui per favore”. Aveva un forte accento austriaco e sopra la camicia e la cravatta indossava un lungo camice bianco da laboratorio. Non era esattamente un tipo amichevole e infatti non si è mai degnato di guardarmi. “Qual è il suo problema oggi?”.

“Mi sento fuori forma. Negli ultimi giorni non sono più me stesso. Penso che potrei avere…”. Il dottor Agon mi ha interrotto a metà dell’autodiagnosi e mi ha posizionato davanti al pannello illuminato. “Ecco, beva questo”, disse porgendomi un grande bicchiere. Io chiesi, “Cosa c’è dentro?” “Acqua. Lei è disidratato”. Ah! L’avevo capito fin dall’inizio.

Poi disse con voce stizzita, “Ora stia fermo mentre attivo il mio Dispositivo di Rilevamento dell’Energia di Assistenza”. Il Dottore premette alcuni pulsanti e il pannello prese vita. Gli indicatori cominciarono letteralmente a emettere vapore. I congegni radio emettevano rumori statici. Mi trovavo di fronte al pannello luminoso e fui quasi accecato dall’intenso cambiamento di colori. A causa delle cariche elettromagnetiche i pantaloni cominciarono ad aderire alle gambe e mi fecero rizzare anche i capelli. Tutto ciò proseguì per cinque lunghi minuti, finché il dottor Agon non abbassò una grande leva di ottone e tutto iniziò a calare. Il Dottore premette un altro pulsante posto sulla sua grande console e all’improvviso da una stampante uscirono una decina di fogli di carta – apparentemente la mia diagnosi. Il Dr. Agon si sedette sulla sua sedia da laboratorio.

“Hmmmm, ummm, humpt”, ha detto il Dottore. Il suono non mi è piaciuto. Scommetto che ho una malattia incurabile o forse sono costipato a causa della disidratazione? In un modo o nell’altro i suoi grugniti e gemiti non mi facevano sentire meglio.

“Ha permesso ultimamente?”, mi chiese mentre si toglieva gli occhiali da lettura e finalmente mi guardava. “Sì, ultimamente sto facendo un’enorme quantità di permettere”, risposi. “Adamus Saint-Germain – sono certo che lo conosce – insiste che tutti gli Shaumbra permettano. Io permetto ogni sera prima di andare a dormire e ogni volta che mi trovo in difficoltà”.

“Ultimamente sta permettendo più del solito?”. La sua domanda sembrava molto accusatoria, come se avessi bevuto quantità eccessive di vino o praticato troppo Aliyah. Io dissi con voce colpevole, “Beh, a gennaio ho avuto un’agenda incredibilmente piena. Shoud, Keahak, Cloud Class, interviste, riprese del nuovo Love 2.0 e poi un incontro molto intenso con i manager. Mi sono spinto al limite. Ho dovuto permettere molto solo per restare in piedi”.

Ho capito subito che al Doc non importava nulla della mia agenda fitta di impegni. Di certo non mi avrebbe prescritto una bottiglia di Fuckitall.  “Guardi queste cartelle”, mi ha detto battendo le dita sulle carte. “È tutto qui!”. Ho abbassato lo sguardo sui numerosi fogli di carta pieni di simboli, schemi e linee ondulate, ma senza parole. Non avevo idea di cosa significasse.

Ha battuto con impazienza sul foglio “Proprio qui. È la sua Zona Aerotheon”. Pensavo che avesse detto Zona Erogena, finché non mi ricordai della nuova parola di Adamus, Aerotheon che significa la gravità che si contrae e si espande allo stesso tempo. Il grafico mostrava forti linee colorate che confluivano in un prisma e linee grigie molto deboli che uscivano. “È una cosa seria, Doc? Sopravviverò?”.

Il Dr. Agon si è seduto sulla sedia e sul suo volto saggio è comparso un sorriso. “Buon uomo, ecco il suo problema”, disse evidenziando l’area in questione. “Lei ha portato nel suo Sé un’enorme quantità di luce che ora è intrappolata nella struttura cristallina del suo corpo/mente/spirito”. In quel momento mi ha preso il panico. Sembrava la storia di Adamus che era rimasto intrappolato in un cristallo per 100000 anni. Io non volevo restare bloccato in una prigione di cristallo, tanto meno per un periodo vicino all’eternità.

Il Dottore ha continuato. “Sì, sì, consentire la propria luce è una buona cosa, ma bisogna anche lasciarla fluire dentro e attraverso di lei. Lei sta lasciando che la gravità la trattenga e invece deve fluire dentro e fuori. La gravità trattiene le cose, ma le espande anche. Questo è il senso dell’Aerotheon. Lei deve solo lasciare che l’altro lato della gravità lavori per lei e non essere solo il lato verso il basso, ma anche quello verso l’alto”.

Beh, dopo tutto non stavo per morire. Alla faccia dell’autodiagnosi e sì, ero stitico, ma solo con la mia luce e quindi ho chiesto, “Dunque, come faccio a far espandere la mia luce?”.

Doc rispose, “Faccia l’inverso del permettere”.

“Vuol dire che non dovrei permettere e che dovrei oppormi?”.

“No, lei deve permettere che la sua luce raggiunga l’altra parte della gravità. Lei ha permesso alla gravità di metterla a fuoco, ma ora deve permettere all’altro lato della gravità di espandere la sua luce. In questo momento è tutta impastata dentro di lei e la fa sentire fiacco e disorientato. Il suo livello generale di luce è eccellente, ma ora lei deve aprirsi. È un miracolo che con questa massa di luce bloccata lei sia ancora in piedi”. Il Dottore mi ha scritto alcuni appunti sulle carte. Uno degli scarabocchi sembrava una faccina sorridente, ma i miei occhi non si erano ancora adattati alla luce intensa del pannello.

Ho chiesto, “Come faccio ad attivare questo, ah, permettere in tutte le direzioni?”. 

Mentre mi guardava, il Dr. Agon ha sollevato un sopracciglio. “È evidente che lei ha dei problemi a consentire il Permettere. La indirizzerò da uno specialista”. Ha scarabocchiato alcune note sul retro del suo biglietto da visita e me l’ha porto. Ho avuto bisogno di un attimo perché i miei occhi si adattassero, ma alla fine sono riuscito a leggerlo:

Richiesta del Dr. Agon a:

Mahatma Koot Hoomi, alias Kuthumi

Continua…

Vai con le tue paure- Patricia Eberlin

È il 24 dicembre e mi sto preparando per la Vigilia di Natale e alle 18 e30 arriverà la mia famiglia. Verso le 14 con tutto sotto controllo e in perfetto orario, assaporo un momento di pausa. All’improvviso mi vengono nausea e vertigini, tanto da dovermi sdraiare sul divano. Le vertigini peggiorano e anche il malessere e il mio umano inizia a dare di matto. Infarto? Ictus? Ovviamente l’Umano pensa subito al peggio, mentre il mio Merlino interiore rimane calmo e ciò mi rassicura.

Ok, non è niente di grave, ma allora cos’è? Avverto una risposta non verbale che potrebbe essere tradotta come “qualcosa di nuovo che al momento è impossibile da definire”. Prendo nota e chiedo all’umano di stare zitto per favore e osservo. Improvvisamente sento freddo nelle ossa. Mi dico che ho un sacco di tempo prima che arrivino gli ospiti e quindi mi rannicchio sotto il piumone nel mio letto.

Vivo un momento molto strano, mi sento a disagio per qualcosa di sconosciuto. Non è un vero e proprio dolore, è più una stranezza quantistica che mi destabilizza perché non riesco a identificarla. Poi l’Umano ricomincia. Forse sto morendo? Oh, nooooo, sarebbe sciocco morire alla Vigilia di Natale. Immagino che la mia porta non sia chiusa a chiave e quindi non dovranno sfondarla, ma comunque che strana sorpresa per la mia famiglia trovarmi morta nel mio letto, soprattutto oggi! Allo stesso tempo penso che, se morire è questo, è perfettamente accettabile. Non mi fa paura, sono solo incuriosita da ciò che mi sta succedendo. Più accetto la situazione e meno dolorosa diventa.

Al mio fianco Merlino è paziente e aspetta che gli chieda la sua opinione. Quando lo faccio mi assicura che non sto morendo, ma che sto sperimentando “alcune cose cosmiche”. Inoltre, sto ricordando la mia ferma intenzione di esplorare il pianeta come Maestro incarnato per qualche secolo, se tutto va bene e quindi NO, assolutamente no, non sto morendo!

Faccio un respiro profondo, lascio andare tutte le mie paure e mi godo l’esperienza. È psichedelico; vedo frattali che mi fanno venire le vertigini. Le immagini scorrono sul mio schermo interiore in un’accozzaglia senza apparente coesione né significato. Lascio che accada, è piuttosto divertente. A un certo punto, mi sento pensare che “sono su un altro pianeta”. Sono estremamente lucida e presente nel mio corpo fisico, sento il piumino sulla pelle, il calore del materasso sulla schiena e “sento” il nuovo pianeta senza visualizzarlo. È una specie di nebbia bianca e lattiginosa, ma in quella strana cantilena sto catturando un mondo intero. È intenso come andare sulle montagne russe e dopo aver abbandonato la paura, è molto eccitante! Una corsa sensuale impossibile da tradurre in parole, la vivo in pieno e mi osservo dal mio letto. Sbalorditivo!

Poi mi addormento. Quando mi sveglio, mi sembra che tutto vada avanti da ore. Sto per agitarmi per finire di preparare la cena della Vigilia e invece no, è passata solo un’ora. Sono fresca come se avessi fatto un buon sonno da neonato, perfettamente dritta e allineata. Sono tornata alla “normalità”  al punto che quasi dubito dell’intensità di ciò che ho appena vissuto e se dovessi descriverlo probabilmente direi che è stato un piccolo viaggio in un’altra dimensione attraverso la Croce del Cielo.

Abbiamo trascorso una bella Vigilia di Natale con la mia famiglia e qualche giorno dopo ho avvertito un piccolo mal di denti. Si tratta di una piccola infezione che il mio dentista ha individuato da poco e mi ha spiegato che per il momento non avrebbe fatto nulla perché è già in corso un canale radicolare e curarla significherebbe un progetto dentale importante, forse catastrofico. Tutto ciò che devo fare è tenerlo d’occhio. Così inizio a curarlo come al solito, metà con farmaci tradizionali e metà con pozioni da strega, tenendo d’occhio il dolore per assicurarmi che non peggiori. Dopo due giorni non è molto forte, ma è ancora presente. L’Umano si rimette al lavoro: “Sei pazza! Devi andare al pronto soccorso, un’infezione al cranio non è cosa da poco. Ti farai male, soffrirai, devi fare qualcosa!”. Rispondo che le emergenze dentali di domenica 31 dicembre sono troppo drammatiche e scomode. Non lo faremo. NO WAY! 

Nella mia vita non voglio più soffrire. Ne ho già avute troppe in questa vita e quindi anche un po’ di dolore è diventato intollerabile. Invoco Merlino con tutto il mio essere e anche Adamus, Kuthumi e tutti coloro che desiderano rispondere al mio SOS. Ho bisogno di una guarigione istantanea 2.0. Chiamo il mio corpo di luce e chiedo che prenda il suo posto nella mia biologia. Se mai c’è stato un momento per farlo, quel momento è arrivato! Vedo subito una mano che tiene una sfera di geometria sacra, come un fiore della vita, una specie di strumento galattico in luce fluorescente viola che si muove verso la mia guancia vicino al dente infetto. Il dolore si attenua immediatamente. Continuo la visualizzazione per accogliere il mio corpo di luce e chiedergli di creare una rete di luce per drenare l’infezione. Funziona abbastanza bene, ma la preoccupazione persiste: la gravità della programmazione della biologia umana si oppone fermamente al Nuovo.

Adamus mi ricorda che quelle sono tutte energie mie e che mi servono. Cambio il mio pensiero: l’infezione, il dolore, sono tutti al mio servizio! Per cosa? Non ne ho idea e non ha importanza. Se accetto che mi sta servendo, dove mi porta? Sollievo immediato. Non sto più combattendo un’infezione, ma la accolgo e osservo ciò che sta facendo per me. Poi sento la mia biologia che mi dice: “Vedi, sta funzionando! Volevi una guarigione magica, ti sta servendo. Ciò che tu chiami dolore è la sensazione della nuova circolazione di energia nei tuoi denti. L’infezione se ne sta andando, la senti passare. Abbi fiducia nel processo, è un rinnovamento”.

Ancora per qualche giorno ho preso del paracetamolo, solo per rassicurare l’umano che non poteva essere rassicurato in altro modo. Ogni volta che dimenticavo di considerare il Nuovo, il dolore ansioso – o l’ansia dolorosa – ritornava. Finché mantenevo la visione del mio corpo di luce al lavoro per installare un nuovo sistema, la mia biologia era più fluida e il disagio fisico diventava piacevole e confermava la presenza del Nuovo dentro di me. In passato, quando immaginavo le nostre profetizzate capacità di guarigione magica io pensavo al tocco di una bacchetta magica che trasformava all’istante un corpo invecchiato in una giovinezza rigenerata. Poof, hocus pocus, alzati e cammina! Devo ammettere che in questo modo è molto più divertente vivere ogni momento della trasformazione.

Trovo che la parte più difficile di tutto questo sia tenere a bada la mente, ignorare ciò che è noto dall’alba dei tempi per ascoltare la voce interiore e seguire il percorso della Nuova Energia e poiché è NUOVA non c’è nulla con cui confrontarla, nessun riferimento, nessuna sicurezza, solo il Nuovo a cui adattarsi. Il trucco è andare avanti – con un senso di squilibrio, di nausea e di vertigine – andare avanti e basta e soprattutto non cercare di controllare nulla, ma cavalcare l’onda.

Immagino i grandi scivoli dei parchi acquatici. Si sa che sono progettati per evitare incidenti, ma fanno comunque paura! Se si cerca di controllare la velocità o la traiettoria una volta iniziato, è garantito che ci si ritrova con lividi e dolori e zero divertimento! Ho capito che d’ora in poi devo vivere la Nuova Energia come uno di quegli slittini: osare e viverla appieno, prendere per mano le mie paure verso il salto quantico, mollare del tutto il controllo e urlare di piacere! Capisco anche che non scivolerò due volte nello stesso modo e quindi mi limiterò a scoprire e a godere appieno di ogni scivolo.

Ricevere la perfezione  INVISIBiLE- Kemila Zsange

In un precedente articolo ho scritto di essere caduta da una parete rocciosa alta 4 metri Nel parcheggio di Mauna Kea, alle Hawaii, nel buio pesto della notte. Dopo l’accaduto, anche se l’osservazione delle stelle è diventata un’attività incompiuta, mi sentivo bene. Durante il viaggio di ritorno ero persino impegnato in una conversazione profonda e significativa con il nostro ospite del B&B, il mio nuovo amico Scott. Solo la mattina dopo ho iniziato ad avvertire un dolore all’interno del ginocchio destro, anche se era il lato sinistro del corpo ad essere caduto sul cemento.

Per escludere la presenza di ossa rotte io e il mio compagno decidemmo di recarci al pronto soccorso del Kona Community Hospital. Mentre lui guidava io ho attivato il servizio di roaming del mio telefono e ho chiamato l’assicurazione medica della mia carta di credito per avviare una richiesta di risarcimento.

L’ospedale ha preso i miei dati e mi ha dato il numero della mia compagnia di assicurazione. Per me si trattava di un’esperienza nuova per quanto riguardava l’ospedale e l’assicurazione di viaggio. Ho pensato di seguire le istruzioni passo dopo passo.

Tornata in Canada ho continuato a seguire i diversi passi compilando i moduli, spedendo i documenti e osservando le due fatture dell’ospedale: una del pronto soccorso e una dello studio medico. Ho trascorso circa due ore in ospedale, principalmente nella sala d’attesa. Mi hanno fatto una radiografia ma non mi hanno curato perché non avevo ossa rotte, ma le fatture erano di migliaia di dollari ciascuna. È quello che è. Il processo è stato molto tosto e ha richiesto molto tempo. C’era una vecchia abitudine di resistenza interiore e di lamentela per la complicazione “non necessaria” di ciò che dovrebbe essere semplice, ma questa volta non è riuscita a emergere completamente e a prendere il sopravvento. Al suo posto in quei giorni uno spazio di quiete interiore è diventato sempre più silenzioso. Io sapevo di saperne di più, giusto?

Era come se l’io Maestro non volesse più entrare in una storia drammatica. Ne ho avuto abbastanza. Ora resto presente e faccio ciò che faccio mentre lo faccio, in modo da non fare ciò che non faccio quando non lo faccio. Per citare Jean Tinder: “La mia ricetta per la perfezione della vita? Ricevere tutto com’è, partecipare secondo le necessità e osservare come si svolge”.

Poi ho ricevuto una mail dalla compagnia assicurativa che mi chiedeva di presentare un altro documento – la prova dell’acquisto del viaggio.

Certo, nessun problema. Ho cercato tra le mie vecchie e-mail per trovare i biglietti elettronici, ma non c’erano. Ho ripercorso gli estratti conto della carta di credito mese per mese e niente. La prova non si trovava da nessuna parte.

Io però ho pagato il volo, no?

Ulteriori ricerche hanno svelato il mistero. È emerso che avevo pagato quel viaggio con una carta Mastercard della compagnia aerea, l’unica volta che l’ho fatto nella storia della mia esistenza. Avevo richiesto quella carta 10 mesi prima per un’altra cosa che poi non è mai accaduta. Per viaggiare io ho sempre usato la mia carta Visa per i punti e soprattutto per l’assicurazione di viaggio e l’unica volta che si è presentata l’esigenza dell’assicurazione è stata l’unica volta in cui non l’ho addebitata su quella carta.

Aspetta, ma la Mastercard non mi dà anche l’assicurazione di viaggio? Devo ricominciare tutto da capo? L’idea era piuttosto sgradevole, ma quando ho letto le clausole del certificato di assicurazione ho capito che non avrei potuto farlo nemmeno se avessi voluto. Durante il lungo iter burocratico dell’assicurazione Visa avevo perso la finestra di tempo per presentare un reclamo all’assicurazione Mastercard.

Tutto ciò che poteva andare storto era andato storto o almeno così sembrava. Non riuscivo a capacitarmi di come fossi riuscita a commettere errori così semplici ma imperdonabili. Quante probabilità ci sono! Viaggio molte volte all’anno e non ho mai avuto bisogno di fare una richiesta di risarcimento all’assicurazione. L’unica volta che ne ho avuto bisogno ho scelto la carta sbagliata per acquistare i biglietti aerei e mentre andavo all’ospedale ho scelto il numero sbagliato da chiamare e poi ho perso la finestra temporale per presentare una richiesta di risarcimento.

Ora non sapevo davvero dove sarei andata a parare e cosa ciò avrebbe comportato. Ancora stordita dalla sincronicità negativa, io non sapevo se ridere o piangere. Non riuscivo a vedere alcuna perfezione in quel momento, ma forse il motivo è che non avevo bisogno di vederla. Dal mio punto di vista potevo vedere solo ciò che vedevo e forse era sufficiente. Senza definirlo perfetto, mi è bastato per decidere la linea d’azione da seguire in quel momento. Non potevo presentare la prova d’acquisto come richiesto e quindi non c’era più nulla da fare.

Senza nulla da gestire e senza la necessità di far accadere le cose, non avevo certo intenzione di invitare di nuovo il vecchio amico di nome Preoccupazione. Qual è il segreto per vivere di nuovo la perfezione della vita? Giusto, vivere ogni momento della vita così com’è ma in quel momento io stentavo a crederlo.

Per fortuna ho imparato a non dare importanza a ciò che credo. La vita gira intorno all’essere presente e all’usare le risorse che mi vengono date in quel momento. Ricevere significa vedere tutto ciò che mi viene dato in ogni momento come una risorsa da utilizzare. Nel linguaggio di Adamus, “Tutto è qui per servirmi,” “Le energie sono tutte mie,” e “Io ricevo la mia luce”. Pur sentendomi a disagio io mi sono rilassata.

Qualche settimana dopo, l’ospedale di Kona mi ha rispedito il conto del pronto soccorso. Essendo la vita un po’ così, ho seguito le loro istruzioni e ho pagato il conto online, grata di essere riuscita a farlo.

Avevo intenzione di cancellare la Visa perché avevo richiesto un’altra carta di credito, ma visto che mi aspettavo di ricevere un’altra fattura dallo studio medico, ho deciso di lasciare che la carta restasse in vigore per un altro anno e pagare la quota annuale senza usarla. Visto il momento, mi è sembrata la cosa più semplice da fare.

Mi sono chiesta quanto tempo ci sarebbe voluto perché lo studio medico scoprisse che la mia assicurazione non pagava la fattura e che avrebbe dovuto reindirizzarla al mio indirizzo. Nel frattempo, la compagnia assicurativa continuava gentilmente a ricordarmi di presentare i documenti che non avevo, ma io non ho fatto nulla perché non c’era nulla da fare.

Nell’ultima parte dell’estate sono volata nei Paesi Bassi dove sono stata un mese. Tornata a casa, nella pila della posta non ho trovato la fattura del medico bensì una busta dell’ospedale di Kona. L’ho aperta. L’ospedale mi aveva rimborsato ogni centesimo pagato per il pronto soccorso.

Sembrava che la compagnia assicurativa avesse perso la pazienza di aspettare l’arrivo dei miei documenti e dato che la carta era ancora in regola aveva deciso di procedere e pagare tutti i conti in sospeso.

Tutto si svolge perfettamente, anche quando non ci credo o non capisco come sia possibile. Senza forzarmi a credere, questo evento mi ha insegnato di nuovo a presentarmi in ogni momento con pienezza e senza cercare di gestire le cose. Ricevere significa accogliere ogni momento così com’è, senza pretendere di saperne di più perché io – la piccola me – non ne so nulla.

Non bisogna lavorarci su. Nessuna analisi. Mentre ricevo il flusso naturale della mia energia, di certo la piccola me sapeva come ricevere con gratitudine quel rimborso.

Nota finale: per professione io aiuto e incoraggia le persone che si rivolgono al mio studio privato a vivere in modo pieno e anch’io vivo le mie sfide. Ho scritto questo articolo nel settembre 2023, ma è rimasto “dimenticato” nel mio computer portatile perché io sono stata riportata nel mio guscio gravitazionale familiare “accogliente” e “sicuro” dopo averlo valutato “troppo personale e troppo banale”  per il pubblico più vasto dello Shaumbra Magazine. Grazie al costante sostegno del Crimson Circle che si manifesta in molti modi, eccomi qui il mio secondo articolo.

Il Battito del Cuore Shaumbra- J.Tinder 

Una breve storia d’amore

L’amore. È complicato.

È complicato soprattutto l’amore come lo abbiamo conosciuto finora e che potremmo definire l’Amore 1.0. Ora Adamus parla di Amore 2.0, che è simile ma in realtà è molto diverso. Per esempio, quando cerco la differenza tra questi termini nel software, 2.0 indica un cambiamento completo e un allontanamento dalla versione precedente, mentre un leggero miglioramento sarebbe semplicemente 1.1, 1.2, ecc. In effetti, ho trovato questa citazione sul software abbastanza applicabile all’argomento: “Se continuate a sviluppare partendo dalla 1.0, allora la 2.0 dovrebbe essere un bivio. Apportare modifiche alla 1.0 dopo il bivio vi farà a pezzi…”. In altre parole, non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di una riprogettazione completa.

Naturalmente, tutti noi abbiamo avuto esperienze con la vecchia versione dell’amore e quindi alcune delle mie storie potrebbero risultare familiari.

Durante l’adolescenza avevo un’immaginazione ricca e vivida, mentre lavavo i piatti vivevo avventure lunghe e dettagliate, viaggiavo nell’auto di famiglia, facevo una passeggiata o facevo quasi tutto. Suppongo che fosse il mio modo di sfuggire alla realtà, o forse era solo il mio divertimento. Quelle fughe interiori riguardavano quasi sempre l’amore e avevano due temi molto comuni: essere “trovata” dal mio unico vero amore e poi “mettere alla prova” in tutti i modi il nostro amore. Mi sono trovata ad affrontare così tante sfide complicate e perfino dei colpi al cuore che, quando piangevo o celebravo l’ultima avventura interiore, le lacrime erano molto reali.

Io non sono cresciuta con le favole (a meno che non consideriate la Bibbia) perché in casa nostra la narrativa non era ammessa. Ecco, l’idea di incontrare il principe dei miei sogni e di vivere per sempre felice e contenta – naturalmente dopo aver dimostrato la sua lealtà – era già qualcosa che avevo dentro di me. Immagino che dopo tante vite di stanchezza e di lotta non si possa fare a meno di cercare quell’insidioso punto luminoso che è l’amore come lo abbiamo conosciuto. Per non parlare del fascino di essere “salvati” da una vita squallida e trasportati nel paese dei balocchi. Le uniche storie d’amore a cui ricordo di essere stata esposta sono state quelle della Bibbia e la maggior parte erano terribilmente malsane, almeno per gli standard odierni di maturità emotiva. Io non vedevo l’ora di sperimentare l’amore e pregavo persino che Gesù ritardasse la sua imminente Seconda Venuta per non perdermelo!

Ricordo che chiesi a mio padre come avrei trovato la persona giusta e lui mi rispose: “Dio te la porterà, ma assicurati di farlo nel modo giusto, perché puoi dare via il tuo cuore solo una volta”. Così, il primo ragazzo che “Dio mi portò” finì per diventare mio marito per i successivi 10 anni, anche se non eravamo affatto adatti l’uno all’altra. Avevo appena 18 anni, ero piena di ormoni impazziti (che io interpretavo come amore) e beh, la vita accade.

Da adulta, ho sperimentato molte variazioni dell’amore. A dire il vero, l’innocente spinta biologica a procreare ha funzionato molto diversamente nella vita reale rispetto alle mie prime fantasie amorose. Pieno di aspettative inconsce e di una fornitura apparentemente infinita di ferite corrispondenti era un amore basato sul bisogno reciproco, sulla codipendenza e sulla mancanza di consapevolezza. Eppure, quella prima relazione ha dato il via al mio lungo viaggio di guarigione, che alla fine mi avrebbe portato all’amore 2.0, vero ed eterno.

Ma prima di allora… dopo la fine del mio primo matrimonio, il fascino ossessivo di un amico diventato amante mi ha permesso di sperimentare la natura irresistibile del karma. Erano i primi tempi della mia esplorazione spirituale e mi feci leggere le vite passate da una veggente del posto che mi raccontò la storia di una vita condivisa con questa persona e finita in una tragedia amorosa. Fu una relazione breve e furtiva in questa vita, ma imparai molto su come le energie si muovono e si risolvono tra le persone.

Nel corso degli anni ho avuto altre relazioni a lungo termine con diversi gradi di salute ed equilibrio. Se le anime gemelle fossero reali, una di queste si sarebbe certamente qualificata; il nostro legame era molto intenso. Chiaramente ci eravamo riuniti per risolvere le cose con un sostegno reciproco (e questa volta senza ucciderci a vicenda). C’è stata molta passione e dramma (ancora una volta, quelle ferite corrispondenti), ma è stato anche un periodo di maggiore crescita e maturazione. Un altro partner era chiaramente un vecchio amico, ma il legame gentile che condividevamo a volte sfociava nell’apatia e nel fastidio e quando le dinamiche squilibrate e i bisogni non soddisfatti si sono evoluti, la relazione non ha più funzionato.

Poi c’è stata l’affiliazione invisibile, il collegamento e l’interazione con una persona che la mia anima conosceva dall’eternità, ma che raramente era vicino a me fisicamente. Non doveva essere una relazione terrena, ma le intense esperienze interiori erano altrettanto reali di quelle della mia giovinezza… e a volte erano condivise.

Chiaramente, l’Amore 1.0 si è manifestato per gli esseri umani in innumerevoli variazioni e nonostante il mio sogno iniziale di trovare la persona giusta e vivere per sempre felice e contenta, la mia anima aveva altre idee su chi potesse essere.

Negli ultimi anni, sembrava che le relazioni avessero fatto il loro corso. Di nuovo single, ho provato a conoscere persone online, ma era come cercare un diamante in una miniera di ferro. Alla fine, mi sono arresa e ho chiuso i miei account di incontri, consapevole del fatto che in fondo ero molto felice solo con il mio Sé. Certo, sarebbe stato bello avere un corpo caldo con cui accoccolarsi nelle fredde sere d’inverno o qualcuno con cui fare escursioni e ridere insieme, ma per quasi tutte quelle cose avevo un sacco di amici. Finalmente ero in pace da sola.

(Anche se c’è stato un giorno in cui, in un momento in cui mi sentivo dispiaciuta per me stessa per quello stato di solitudine, ho chiesto ai miei amici invisibili se avrei mai provato di nuovo l’amore. Di solito tendono a offrire risposte utili, ma questa volta ho sentito solo risate. Almeno qualcuno aveva trovato divertente la mia situazione).

Col tempo è diventato chiaro che io non volevo un’altra relazione! “Troppi problemi”, mi dicevo. “Ci sono già stata, l’ho fatto e ne ho avuto abbastanza,” ma una ragione più profonda era che non volevo alcuna intrusione nell’amore che stava nascendo dentro di me. Molte volte mi sono fermata a riprendere fiato, sopraffatta dal calore dell’amore che mi attraversava il cuore e il corpo. Come potevo sentirmi così innamorata quando non c’era nessun amante esterno nella mia realtà?

Man mano che questo amore travolgente, onnicomprensivo e a livello dell’anima diventava sempre più presente si portava dietro un livello di gioia che non avevo mai conosciuto prima. La vita è diventata facile, magica, appagante e divertente. L’ora di andare a letto è diventata il mio momento preferito della giornata e non perché fossi stanca, ma perché tutta la mia attenzione poteva ancora una volta essere rivolta all’incredibile bagliore presente nel mio cuore e alla sensazione di amore che scorreva tra me e ME. Non mi mancava niente e nessuno.

Poi un giorno notai un barlume dell’incredibile realtà interiore riflessa all’esterno. Una persona che conoscevo da diversi anni cominciò ad apparirmi sotto una nuova luce. Eravamo diventati amici con grande facilità, ma poi iniziai a notare la gentilezza, la fermezza nelle tempeste che passavano, il Maestro dietro il travestimento e l’amore per il Sé sotto tutto questo. Per quanto fosse intrigante, ignorai il mio interesse per quella persona perché non volevo accettare la più remota possibilità di danneggiare l’amicizia che già condividevamo. A volte, però, la vita richiede un salto di fede o almeno un passo oltre il bordo dell’abisso e in alcune conversazioni incerte, qualcosa di nuovo e meraviglioso si è aperto tra noi.

Proprio lì, davanti a me c’era l’incarnazione dell’Amore 2.0. No, non era un’altra persona; era semplicemente un riflesso dell’amore che già fioriva dentro di me. Vedete, anche la sua prima direttiva interiore era l’amore per se stesso. Anche lui non voleva che niente o nessuno lo sminuisse e non si aspettava più di trovare l’amore, ma questa volta, invece di essere attratti insieme da ferite corrispondenti, karma incompiuto o bisogni non soddisfatti, abbiamo scoperto le priorità corrispondenti di un Maestro: Io sono la mia priorità. Io condivido la mia interezza con te perché è molto divertente!

Questa straordinaria esperienza è sublime nella gioia, nelle risate, nel sostegno e nell’estasi condivisi ed è completamente priva di bisogni, di pretese, di aspettative o di obblighi. Invece di cercare modi per trattenere questo amore, noi continuiamo a liberarlo e a tornare a noi stessi, sicuri della completezza che è già dentro di noi. Ogni momento è una celebrazione di questo “Amore 2.0” interiore che ora si riflette in modo sorprendente in un altro essere.

Cosa desidero che sappiate da tutto questo? Semplicemente che l’Amore 2.0 terreno inizia e finisce con il Sé, l’unico luogo in cui questo profondo desiderio può essere soddisfatto e quando ciò accade si presenta l’opportunità di rifletterlo a voi in modi nuovi. Nella Cloud Class di prossima pubblicazione, Adamus afferma: “Nell’Amore 2.0, tutto si presenta a voi come amore”. Io sono qui solo per assicurarvi che è vero. Qualunque blocco o difficoltà possiate sentire riguardo alla totale accettazione di voi, sappiate che superarli è il dono più grande che possiate fare al vostro Sé e ricevere dal vostro Sé.

“Ciò che avverrà nella vostra vita sarà vivere in ogni momento nella vera coscienza dell’amore e lasciare che tutto rifletta a voi proprio quell’amore”.

– Adamus