MAGGIO 2023

M I S S I ONE   COMPIUTA – di Geoffrey Hoppe

Non riesco a pensare a un altro argomento che abbia toccato i cuori e le anime degli Shaumbra come i Lavoratori del Reame. Ciò mi ha colto di sorpresa, forse perché non ne facevo parte. Di certo non me lo aspettavo. Adamus me ne ha parlato alcune volte alla fine del 2022 e poi mi ha chiesto di scrivere un articolo al riguardo per il Magazine Shaumbra di febbraio 2023. Da allora per Shaumbra è stato un argomento davvero scottante.

La pagina Facebook del Crimson Circle è stata più attiva del solito, in parte per l’arrivo di nuove persone e in gran parte a causa degli incredibili post sulla vita come Lavoratore del Reame. Nei recenti seminari dal vivo tenuti a marzo e ad aprile qui a Kona, nelle Hawaii, oltre l’80% dei partecipanti si è identificato come Operatore del Reame e con Adamus abbiamo avuto alcune affascinanti chiacchierate sul loro ‘rientro’.

Per molti Shaumbra che in tutto il mondo e per molti anni si sono chiesti cosa stessero facendo per influenzare la coscienza sul pianeta, l’idea del lavoro del Reame ha messo insieme i pezzi

Una delle caratteristiche di un Lavoratore del Reame è condurre una vita relativamente tranquilla, lontano dalla frenesia della normale esistenza umana. I Lavoratori del Reame erano troppo occupati per assumere ruoli familiari o professionali impegnativi e spesso si sentivano come se una parte di loro fosse altrove, ma non sapevano perché. Nelle loro vite umane molti erano fisicamente stanchi per ragioni inspiegabili. Bingo. Per molti, l’idea del lavoro reale ha messo insieme gli ultimi pezzi del puzzle. Al recente seminario ‘Restare nella Grazia’ Adamus ha spiegato: “Il vostro lavoro del Reame è stato un elemento importante per arrivare alla Croce del Cielo. Alcuni di voi lo hanno fatto per 30 anni o più. Nell’ultima riunione qualcuno mi ha contestato perché lo definisco il lavoro del Reame e dice, “Beh, no, non è un vero lavoro. Lo facciamo per un motivo, ed è tutta gioia e felicità”. Voi potete chiamarlo come volete, ma per l’umano era un lavoro che a chi tra voi lo stava facendo ha richiesto un prezzo, proprio perché una parte della vostra coscienza umana era letteralmente negli altri reami a fare il lavoro. Ci sono stati molti sacrifici da parte del vostro sé umano”.

Durante i recenti seminari è emersa una domanda: Il lavoro nel reame può essere solo una scusa per un cattivo comportamento o per non realizzare molto nella vita? Sì, potrebbe essere così, ma per gli Shaumbra con cui ho parlato e per i post che ho visto sui social media è una spiegazione profondamente valida e non certo una scusa. Quasi tutte le reazioni sono state più del tipo: “Wow, finalmente ho capito!” oppure “Devo essere stato un Lavoratore del Reame, perché la mia vita è un disastro”. A parte qualche piccola eccezione, non ho notato alcun makyo legato al lavoro del Reame perché o lo capisci e ti identifichi o non accade. Adamus ha posto la domanda retorica: “Perché non abbiamo parlato dei Lavoratori del Regno cinque o dieci anni fa?” La sua risposta è stata: “È un lavoro molto, molto impegnativo e solitario. Quando siete ancora qui sulla Terra voi non ve ne rendete conto. Non era un tema di cui potevamo parlare prima perché avrebbe alterato l’equilibrio. Se ne avessimo abbiamo parlato cinque anni fa, tutti avrebbero dichiarato di essere un Lavoratore del Reame. C’era un accordo per non rivelarlo, un accordo per cui avreste svolto il lavoro in silenzio negli altri reami e avreste cercato di vivere una vita qui, su questo pianeta. Lo stress emotivo e la confusione erano enormi, ma voi siete un gruppo di persone di cuore e avete detto: “Io posso farcela. Io posso farcela, non è un problema. È ciò per cui mi sono preparato per molte vite””.

Adamus ha parlato in modo più dettagliato di ciò che i Lavoratori del Reame hanno fatto in tutti questi anni. “Il concetto generale era piuttosto semplice. Si trattava dell’equivalente di un essere un umano seduto su una panchina che irradia la sua luce, ma i Lavoratori del Reame sono entrati nella coscienza di massa. La coscienza di massa è come una grande nuvola che circonda la Terra ed è formata da ogni pensiero umano e da ogni esperienza umana – è tutto nella coscienza di massa.

Voi ci siete andati come Lavoratori del Reame e l’idea era stare in mezzo alla coscienza di massa. Voi ci siete entrati, ci avete parcheggiato il vostro sedere e avete irradiato la vostra luce. È molto semplice. Voglio dire, chi non riuscirebbe farlo?! È piuttosto semplice finché nella coscienza di massa non iniziate a sentire tutto. La coscienza di massa si amplia e cresce e diventa ancora più densa. Non è che lassù c’è una macchina che la pulisce e la sputa fuori sotto forma di energia pulita e di certo voi riuscite ad immaginare che nel corso di miliardi di anni gli esseri umani che hanno vissuto sulla Terra hanno dato forma alla nuvola, al cloud della coscienza di massa.

“Voi avete iniziato a capire quanto era densa. Era un vero peso e allora cosa avete fatto? Invece di fare benching e irradiare la vostra luce, voi avete iniziato ad assorbire quelle energie come se fossero le vostre. Avete sentito che, per svolgere il vostro lavoro in modo efficace era importante che vi immergeste in quelle energie che in realtà non erano vostre, che si trattasse delle energie della mancanza di abbondanza o di problemi di salute o semplicemente di lotta ai demoni – voi dovevate immergervi e allo stesso tempo far risplendere la vostra luce. Tutto ciò può essere sconvolgente.

È diverso quando riconoscete che: “Questa è un’energia esterna a me. Questa non è roba mia”. Invece quando iniziate a entrare nel gioco in cui vi permettete di immergervi e credete che sia roba vostra – anche solo in minima parte – a quel punto uscirne è davvero difficile perché vi accollate le cose come se fossero vostre”.

Adamus ha proseguito: “Eccoci qui, circa un mese dopo la Croce del Cielo. Dopo il loro profondo lavoro, molti lavoratori del Reame sono stanchi e si chiedono se abbia avuto un qualche impatto, perché non vedono cambiamenti immediati nel mondo. Ciò che non vedono ancora è che la nuova luce ha attivato il seme della coscienza cristica che è stata piantata sulla Terra più di 2000 anni fa. Il seme è rimasto in profondità nella coscienza di massa e ora inizierà a germogliare e poi un giorno – molto presto boom! – il seme buca la superficie e tutto cambia”.

Il tema dei Lavoratori del Reame potrebbe essere un affascinante film di fantascienza e fantasy. Gli attori principali (Shaumbra) conducono una doppia vita – una come esseri umani che si realizzano sulla Terra e l’altra in cui lasciano risplendere la loro luce nelle profondità nella coscienza di massa e negli altri reami per contribuire a realizzare l’Apocalisse. Di giorno conducono una vita relativamente tranquilla e interiore tra i babbani, ma di notte indossano le loro ali e si avventurano negli altri reami dove lasciano che la loro luce brilli in alcuni dei luoghi più difficili fino a fingere che si tratti della loro realtà per contribuire a trasmutare le vecchie energie.

La scena conclusiva del film mostra i personaggi che all’alba di un certo giorno tornano a casa e osservano il loro io umano ancora profondamente addormentato nel letto. Presto l’umano si sveglierà per vivere un nuovo giorno, ma il Lavoratore del Reame sa che oggi sarà diverso. Il lavoro è finito ora. È solo una questione di tempo prima che la nuova luce inizi a cambiare tutto sul pianeta. Il Lavoratore del Reame sorride perché sa che l’umano non si rende ancora conto dell’impatto di ciò che è stato fatto. L’umano è ancora molto stanco e disorientato per il lungo calvario, ma il Lavoratore del Regno sa che presto passerà. Nella scena finale il Lavoratore del Reame si toglie le ali e invece di appenderle al solito gancio all’ingresso, spazzola via la polvere dalle ali, le ripone con cura in un contenitore che chiude con un nastro adesivo. Poi incolla un’etichetta sulla scatola: “Missione compiuta”, prima di infilarsi nel letto con il suo personaggio umano.


MEMORiE DI UNO SHAUMBRA RINATO  – Joep Claessens

“In questo momento voi siete sul pianeta per godervi la vita per voi, per mostrare agli altri che la vita può essere piena di gioia e di amore e in questo momento voi siete sulla Terra per gli umani che vogliono saperne di più”.

Ecco le parole pronunciate da Tobias nell’aprile 2008 che hanno parlato al mio cuore. Sì! Mi iscrivo, ricordo di aver pensato. Per anni quelle parole – riscritte in prima persona singolare – hanno abbellito il mio profilo Facebook e io pensavo che in qualche modo ciò avrebbe contribuito a farle diventare realtà. Non è stato così. Io non ho mai sentito di essere all’altezza di quel motto, nonostante tutti gli “aspetti” che ho integrato nel corso degli anni, per non parlare del fatto che ho praticato Aliyah fino a riportare a casa le vacche – metafora per ripristinare la gioia di vivere, come diceva Tobias – ma nessuna mucca si è mai presentata alla mia porta. Così a un certo punto ho lasciato perdere tutto e ho tagliato tutte le carote che i fantasmi continuavano a farmi penzolare davanti e ho fatto la torta di carote. Solo allora e finalmente le cose hanno iniziato a cambiare.

Prima di arrivare alla parte migliore, torniamo un po’ indietro al febbraio di quest’anno, quando sulla rivista Shaumbra è apparso l’articolo di Geoff sui Lavoratori del Reame.

La lettura di quell’articolo è stato il mio momento di “coming-to-Jesus”, come si dice e poi c’è stato la più recente canalizzazione “I Lavoratori del Regno – Chiamata al Ritorno” in cui Adamus ha approfondito l’argomento.

Soprattutto la lettura dell’articolo di Geoff mi ha colpito come una tonnellata di mattoni. È stato come se per tutta la vita avessi brancolato nel buio e all’improvviso qualcuno avesse acceso la luce. Di colpo nella mia vita moltissime cose hanno avuto un senso, cose con cui ho lottato e su cui mi sono interrogato per tutta la vita. In quel momento la mia prospettiva su chi ero e su ciò che avevo fatto per tutta la vita è cambiata del tutto.

Ora aveva perfettamente senso che la pratica di Aliyah non facesse per me, perché richiede la presenza. La pratica rafforza quell’aspetto e vi ancora sempre di più al vostro corpo fisico. Il motivo per cui molte persone oppongono resistenza a questa pratica è che non vogliono stare nel loro corpo dove sono immagazzinati troppi ricordi dolorosi o addirittura traumatici! Nel mio caso, mi avrebbe reso inutile come Lavoratore del Reame e mi sarei radicato troppo in questa realtà. Se solo l’avessi saputo, all’epoca mi sarei risparmiato un sacco di frustrazioni!

Adamus ha indicato tutte le caratteristiche personali di un Lavoratore del Reame io le ho quasi tutte: vivere una vita molto tranquilla; avere bisogno di passare molto tempo da soli; dormire, sonnecchiare e sognare ad occhi aperti sono i miei passatempi preferiti; sono introverso e contemplativo; non sono molto interessato alla famiglia, alla carriera o alle attività sociali; sono sensibile alla durezza del mondo tridimensionale; sono un avido lettore; amo una bella escursione nella natura; ho troppo talento e non sono mai riuscito a trovare un modo per esprimerlo e non avevo la più pallida di idea di cosa stessi facendo sulla Terra né dello scopo della mia presenza qui (tranne che mi stavo preparando a partire per sempre e almeno quello l’ho capito grazie ad Adamus).

Permettetemi di spiegarmi meglio, in modo che possiate farvi un’idea.

Io provengo da una stirpe di persone che fanno sonnellini (o dovrei dire di cadetti spaziali?). Mio nonno paterno, a prescindere da quanti dei suoi dodici figli e degli innumerevoli nipoti andassero a trovare lui e la mia cara nonna, in quelle pigre domeniche pomeriggio e seduto sulla sua poltrona in mezzo a tutto questo, quando si stufava di tutto, spegneva il suo apparecchio acustico, chiudeva gli occhi e se ne andava, del tutto ignaro del trambusto che lo circondava. Poi c’era mio padre, famoso per essere in grado di sonnecchiare a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi posizione: sdraiato, seduto o in piedi. Prima di avviare un’attività in proprio, per un breve periodo ha lavorato come minatore e quando c’era la pausa si sedeva al tavolo, appoggiava la testa sulle braccia e faceva un pisolino.

Io credo di essere stato destinato a seguire le loro orme. Ricordo che quando ero studente universitario un giorno, nei primi anni Ottanta verso le cinque del pomeriggio tornai a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di lezioni e mi coricai per fare un pisolino – mi svegliai alle nove del mattino del giorno successivo. Per quanto ne so doveva essere il nostro campo di addestramento dei Lavoratori del Reame e mi sono svegliato esausto, mi sono girato e mi sono appisolato di nuovo fino a mezzogiorno per poter finalmente riposare.

Più di recente, durante la pandemia di COVID ho stabilito un nuovo record personale con tre sonnellini in un giorno: uno dopo colazione, uno dopo pranzo e uno dopo cena – per poi concludere con una bella dormita di otto ore. Di certo in quel momento negli altri reami dovevamo aver dato gli ultimi ritocchi a una cosa o a un’altra.

È ovvio che la pandemia è stata una benedizione per i lavoratori del Reame. Ci sono stati i lockdown, il distanziamento sociale, le mascherine e il lavoro da casa: il sogno bagnato degli introversi è diventato realtà! Mi piace definire la pandemia “La vendetta degli introversi” (a parte le vittime, ovviamente, che non sono state opera nostra).

Finalmente il mondo ha marciato al nostro ritmo, tanto per cambiare. Invece di costringerci a vivere alla maniera degli estroversi, per un po’ loro hanno dovuto vivere alla nostra maniera, per non parlare del fatto che ci ha liberato per portare a termine gli ultimi preparativi per la Croce del Cielo.

Un’altra cosa che mi capitava, fin dall’infanzia, era che a volte semplicemente non ero presente nel mio corpo e accadeva anche durante le ore di veglia. Accadeva di tanto in tanto e di solito si protraeva per alcuni giorni prima che mi facessi vedere di nuovo. Io andavo in giro, ma non c’era nessuno che rispondesse al telefono per i miei partner, i due con cui ho avuto una relazione a lungo termine è stato difficile. Entrambi l’hanno presa piuttosto sul personale e certo, non l’hanno presa bene. Dopo aver frequentato la Scuola delle Energie Sessuali mi sentivo in colpa e mi chiedevo se fosse una specie di gioco legato al nutrimento energetico e per fare in modo che mi corressero dietro – era proprio ciò che facevo.

Ora so il perché, ma allora non lo sapevo ma ecco cosa avrei dovuto dire loro: “Tesoro, io vado a lavorare. Sto costruendo un ponte per il paradiso e quindi non aspettarmi!”

Poi la solitudine o meglio, la gioia di stare da solo. Sono sempre stato molto felice della mia compagnia, anche da bambino. Scambiavo il tempo trascorso con i miei amici di quartiere per strada con un sacco di tempo da solo a casa e leggere un libro o semplicemente a sognare a occhi aperti. Mia madre era preoccupata per me, perché ero un bambino timido e socialmente impacciato e durante l’adolescenza, quando gli altri ragazzi iniziarono a uscire, io restai in camera mia con la mia musica, i miei libri e la mia piccola tv in bianco e nero.

Quando ero più giovane non mi ha mai dato fastidio né preoccupato. Era semplicemente ciò che facevo e solo più tardi ho iniziato a chiedermi: c’era qualcosa di sbagliato in me?

Per molto tempo ho invidiato altre persone che sembravano molto più presenti; avevano uno scopo, qualcosa nella loro vita in cui potevano incanalare la loro energia. Io ho cercato di trovare qualcosa di simile. Da bambino una volta ho detto a mia madre che volevo fare il ballerino ed è venuta fuori dal nulla, perché non conoscevo nessuno che fosse un ballerino e non avevo mai ballato. Solo quando sono andato all’università ho iniziato a ballare, ma solo per divertimento e per esprimermi e lo faccio ancora oggi e per questo Lavoratore del Reame è stato sicuramente un toccasana – il modo perfetto per mantenere la mia energia in movimento e uscire dalla testa!

Inoltre, la musica è sempre stata presente nella mia vita; io mi sono cimentato in diversi strumenti, ho ascoltato molta musica e in seguito ho cantato con la mia voce. Tutti gli insegnanti con cui ho lavorato mi hanno detto che avevo talento, ma non sono mai riuscito a trasformarlo in qualcosa di duraturo.

Una volta un astrologo mi disse che in base alla mia carta io sarei stato un ottimo terapeuta e quindi ho cercato di farlo, ma senza successo. Alla fine, ho sempre saputo d’istinto che non era destino, almeno non come carriera e non ne capivo il motivo. La cosa certa era che io non avevo idea di cosa fare della mia vita.

Quando ho iniziato a lavorare, la mia carriera era praticamente inesistente. Ho rifiutato promozioni solo perché non mi interessavano gli orari di lavoro e la pressione che comportavano le posizioni offerte. Ho sempre pensato che ciò che facevo fosse al di sotto delle mie capacità, ma non ero proprio interessato a fare uno sforzo per cercare di ottenere qualcosa di più stimolante e che mettesse a frutto ciò che sapevo di saper fare.

Poi c’era la mia famiglia biologica. Io non sono mai stato un uomo di famiglia; mi sono sempre sentito come il piccolo del cuculo nella mia stessa famiglia, abbandonato in un nido a caso tra estranei che non mi assomigliavano né mi ‘sentivano’. Quando ho messo su famiglia, dopo dieci anni di matrimonio sono andato a vivere di nuovo per conto mio e abbiamo trasformato la nostra relazione in una convivenza. I nostri figli stavano con me metà della settimana e l’altra metà con la madre e i fine settimana li passavamo insieme. All’inizio degli anni Novanta è stata una salvezza quando il mio lavoro nel reame ha iniziato ad aumentare. All’epoca lavoravo solo quattro giorni alla settimana, avevo tutti i venerdì per me e trascorrevo i fine settimana con mia moglie e i miei figli.

Non rimpiango di aver creato una famiglia, di aver avuto dei figli e di aver fatto un lavoro nella 3D ed è stato ciò che mi ha tenuto ancorato a questa realtà, che mi ha tenuto con i piedi per terra e che mi ha portato gioia in molti modi, ma a volte è stato difficile navigare nel mio personale viaggio di risveglio cercando di vivere una “vita normale”.

L’unico inconveniente era che questa volta io non ero venuto al mondo per avere una vita normale e quindi nel mio percorso di risveglio sono arrivato al punto in cui ho dovuto lasciare tutto. È stato allora che ho deciso di trasferirmi dall’altra parte dell’Atlantico lasciandomi alle spalle la mia famiglia, il mio lavoro, la mia “vita normale” per concentrarmi completamente sulla mia realizzazione con il mio nuovo amore Shaumbra, ma anche questo non è durato perché intorno al 2015/16 – quando, secondo Adamus, abbiamo aumentato di qualche tacca il lavoro del Regno – anche quell’amore ha iniziato a crollare. Per un paio d’anni ho finito per vivere nella mia auto e viaggiare mentre cercavo di trovare un terreno solido senza un partner a cui appoggiarmi. Dopo oltre 35 anni di relazioni di co-dipendenza, finalmente era arrivato il momento di diventare sovrano. Alcune volte, durante quegli anni sono arrivato al punto di essere pronto a gettare la spugna e dopo la mia ultima notte oscura dell’anima – particolarmente impegnativa – il piccolo me ha detto a tutto me stesso che io ero pronto a farla finita. Se le cose non fossero cambiate presto in meglio, avrei preferito andarmene e fu allora che ricevetti un numero – 2023 – e dentro di me ho sentito la luce alla fine del tunnel. Non mi furono forniti ulteriori dettagli, ma a quel punto il 2023 era lontano solo un paio d’anni e quindi accettai di restare per vedere cosa mi avrebbe portato.

Ed eccoci qui, con la Croce del Cielo nel sacco e il mio lavoro di Lavoratore del Reame finito. I miei giorni da ninja sono finiti! Non mi sono mai sentito tanto in sintonia con l’etichetta di pirata che ora ha perfettamente senso. Ero uno di quelli furtivi, che lavoravano sotto la copertura delle tenebre. Non mi avete mai visto, non mi vedevate arrivare e non sapevate mai dove vi avrei colpito! Io entravo e uscivo prima che voi poteste fare un bel respiro profondo.

La Croce del Cielo mi ha dato un incredibile senso di completamento, di sollievo e un sentimento di grande orgoglio per ciò che abbiamo realizzato. Ah, la consapevolezza che nessuno dovrà mai affrontare ciò che abbiamo vissuto noi Lavoratori del Reame (almeno non su questa Terra). Inoltre sono anche eccitato e non vedo l’ora di assistere a ciò che accadrà quando tutta la creatività bloccata di centinaia di migliaia di Lavoratori del Reame sarà finalmente messa a frutto su questa vecchia Terra.

Io mi concederò tutto il tempo necessario per abituarmi all’idea che sono stato liberato dai miei doveri e che finalmente è arrivato il momento di incarnarmi davvero – probabilmente per la prima volta in assoluto e anche per l’ultima volta – e di decidere cosa significhi davvero per me godermi la vita sulla Terra. Ho ancora un sacco di torta di carote per andare avanti e quindi va bene così – non c’è fretta – ma di certo non vedo l’ora di arrivare al punto in cui potrò essere all’altezza delle parole di Tobias e imparare di più su quale fosse il nostro ruolo di Lavoratori del Reame e riportare sulla Terra la saggezza che ho raccolto negli altri reami facendo questo lavoro; andare là fuori di nuovo, ma ora portandomi dietro il me umano in modo consapevole e forse anche insegnare ad altri come navigare in quei reami.

Tutto sommato, io sono abbastanza sicuro di non aver visto ancora nulla!

“In questo momento voi siete sul pianeta per godervi la vita per voi, per mostrare agli altri che la vita può essere piena di gioia e di amore e in questo momento voi siete sulla Terra per gli umani che vogliono saperne di più … e quando troveremo ciò che stiamo cercando, lasceremo cadere le borse e non cercheremo più. Quando saremo a casa ci sentiremo in paradiso “. Il paradiso quando saremo a casa – The Wailin’ Jennys.

 

CONFESSIONI DI UN LAVORATORE DEL REAME – Jerry Sweeten
Questo articolo ha diverse storie da raccontare. È un po’ tortuoso, ma spera che alla fine si possa arrivare a un punto d’incontro.

A 14 anni sapevo che c’era qualcosa in ballo e dentro di me sentivo una bussola interiore che era vera. La direzione era quella che sentivo, non quella della mente. Mi inginocchiai a lungo (come dovrebbe fare un bravo ragazzo cattolico), abbassai la testa sulle mani e mi impegnai a seguire quella bussola, ma non c’era nessuno con cui parlarne. Io riuscivo a vedere le auree e potevo osservarle cambiare mentre una persona parlava; io vedevo l’energia che si alimentava come flussi energetici, ma non sapevo assolutamente cosa fare di quelle informazioni e quindi le misi da parte e cercai di adattarmi.

Poi sono successe un sacco di altre cose e mi sono ritrovato al Crimson Circle il 22 marzo 2023 – e tutto è cambiato. Il mio io quattordicenne si è sentito molto sollevato perché il desiderio che derivava da quella bussola interiore che mi indicava la strada di casa era finalmente soddisfatto.

I SOGNI

Nel corso degli ultimi dodici anni, ho preso coscienza di una serie di sogni che sono culminati con quello del 20 marzo. L’intera sequenza di sogni aveva immagini che portavano a un risultato bellissimo e incantato.

C’era un edificio che aveva superato il suo massimo splendore. Un tempo forse era stato un palazzo, ma aveva bisogno di essere ristrutturato. Ricordo sogni in cui mi trovavo in un vasto scantinato che non finiva mai dove c’erano elmetti, fari da lavoro e la gettata di un nuovo pavimento con tanto di puntellamento delle fondamenta. Nello stato di sogno sentivo che la mia consapevolezza di un certo pezzo fondamentale era coinvolta nella sua creazione e così, anche durante il giorno io trattenevo quell’energia e quando tornavo nello stato di sogno, quel pezzo si era manifestato.

Mentre trattengo energeticamente un pezzo fondamentale durante le ore di veglia, posso sembrare distratto o perso nei sogni. Ebbene, negli ultimi giorni mi sono reso conto che faccio questo tipo di cose da quando il me quattordicenne ha detto sì.

È qui che arriva la confessione. (Beh, non è proprio una confessione, ma solo un aggancio per indurvi a leggere). A tutte le squadre di baseball della mia giovinezza che mi hanno messo all’esterno destro, grazie. I miei genitori mi definivano imperturbabile, ma in realtà non lo ero.

Ho sentito Marilyn Harper parlare con Lee Carroll dell’essere un walk-in. Per me aveva senso perché io mi sentivo spesso un “walk-out”. Socialmente imbarazzante, insomma diverso.

Io ero sempre orientato a livello spirituale. Io sentivo che per me quel camminare dentro e fuori era un indizio, ma non riuscivo a metterlo insieme. Io non avevo ricordato l’antico codice che era stato attivato (e questo è un bene). Mi sono ritrovato ad aspettare qualcosa che sapevo stava accadendo, ma io non avevo parole per descriverlo.

I sogni proseguivano. All’inizio alcune ali della villa facevano un po’ paura, ma quel vecchio edificio gigantesco aveva buone ossa e noi trovammo pallet di materiali coperti di stoffa che potemmo usare per iniziare la ristrutturazione. Quei sogni si sono verificati nel corso di tutta la mia vita, ma nel corso degli ultimi 12 anni si sono fatti più intensi. A volte la “ristrutturazione” di una stanza comprendeva lo sgombero di una congestione energetica; di fatto c’era qualcosa che riguardava il flusso in ogni stanza,  come se fossero carrozze energetiche attraverso il velo.

Alcune notti ho maneggiato fogli di lavoro codificati a colori e io usavo i colori per indicare la priorità dei compiti e li distribuivo agli altri. In quelle notti io ero come un supervisore o un appaltatore e c’era un senso di urgenza durante alcuni di quegli impegni, anche se quei “compiti” erano di natura energetica.

E sì, io ho cresciuto una famiglia e ho creato un’attività che è durata 25 anni, ma non ho mai avuto voglia di creare una grande azienda. Ho avuto l’opportunità di farlo, ma sono rimasto a un livello che mi ha permesso di viaggiare e di mantenere il lavoro energetico dell’anima. Di recente ho capito che nel mio stato di veglia mentre mantengo lo schema energetico io permetto alla mia anima di accedere al pianeta 3D in modo energetico. La mia mente umana non era sicura di cosa si trattasse perché non riesce a contenere la vastità, la piena essenza di sé, ma in quei momenti la bussola mi sembrava vera e quindi ho fatto ciò che mi sembrava naturale. Non capivo perché anche gli altri non fossero costretti ad effettuare il trattenimento consapevole delle energie.

Energeticamente, ciò che veniva trattenuto negli altri reami veniva ancorato da un umano sulla Terra. Radicamento è una parola buona, ma abusata. Io ho permesso al mio sé divino di accedere al mondo attraverso questo umano semplicemente essendo consapevole del modello energetico e mantenendolo nel mio corpo. Per me questo è il motivo per cui gli umani sono stati richiesti per la ricostruzione del palazzo.

La costruzione si stava rivelando non solo una villa, ma un palazzo di cui un aristocratico francese sarebbe stato orgoglioso. Bello, elegante e dotato di grandi giardini con piscine riflettenti. Fiori e piante si estendevano in modo piacevole fino all’orizzonte. Di certo non ero stato il solo a lavorarci e infatti alcuni altri li ho riconosciuti a livello energetico e ho sentito un legame con tutti – uno scopo comune.

Quello che segue è un sogno che ho fatto sull’oceano nel marzo del 2023, intervallato da una breve storia della mia infanzia. Al mio risveglio il sogno sull’oceano si è presentato come una sorta di poesia.

Ricordo che da bambino costruivo fortini di sabbia contro la marea in arrivo. Con alcuni secchi di sabbia scavavo una bella buca e creavo un muro contro la marea. Un giorno mentre ero seduto nella mia buca, mi sono reso conto che il nido che avevo creato per me stava per essere sommerso da un’onda che aveva risalito il muro ma poi è tornata giù. Ah! Il muro ha retto! Mentre la mia attenzione era rivolta in avanti, da dietro il mare ha inviato un’onda e io mi sono ritrovato a galleggiare nella mia piccola piscina. L’acqua era calda e invitante. Il mio castello si scioglieva onda dopo onda e quindi mi sono sdraiato lasciando che le dolci onde riempissero il mio costume da bagno di sabbia e il mio cuore di gioia.

L’ULTIMO SOGNO

L’ultimo sogno è avvenuto due giorni prima dell’inaugurazione, il 22 marzo. In quel sogno si stavano apportando gli ultimi ritocchi a quella dimora, a quel palazzo, a quella porta, a quello svelamento. Mi trovo nel grande salone dove le porte sono spalancate ed entra la luce. Nei giardini ci sono moltissimi fiori intorno a una lunga vasca che riflette la luce. La vasca e l’acqua proseguono verso una distanza inesplorata mentre io sono in piedi davanti a un pianoforte appena installato. Sebbene il pianoforte sia stato accordato dopo l’installazione, mi trovo con una donna che sta controllando il posizionamento e l’accordatura. La presenza di questa donna è straordinaria e bellissima; è un essere evoluto della musica e soprattutto dei pianoforti e aveva un orecchio perfetto per verificare che tutto fosse perfetto. Sono stato molto sollevato quando ha annuito con la testa per indicare che tutto era a posto e il mio cuore si è rallegrato perché quello era l’ultimo dettaglio di cui ero responsabile. Solo oggi, 25 marzo mi sono reso conto che il tema musicale scelto per la Croce del Cielo comprendeva un pianoforte che era una rappresentazione energetica della musica che ascoltavamo, musica pura per unirsi al flusso energetico e mentre lo ricordo io provo una dolcezza infinita.

Dopo quel sogno ho sentito che la prova generale degli abiti per il grande evento era avvenuta, che il set era del tutto pronto e che l’immagine del più grande di tutti gli atti unici era pronta per iniziare. Il vasto pubblico stava trovando posto in quel magnifico teatro. Poi le luci della sala hanno iniziato ad abbassarsi e io ho trovato il mio posto nella galleria vasta e raffinata.

Il 22 marzo il mio io vagabondo si è imbattuto in una foresta nazionale all’ombra di un vulcano senza altri esseri umani per chilometri e dove il terreno è ricoperto di ceneri nere dovute a un’eruzione avvenuta molto tempo fa e inoltre nessun’altra compagnia oltre ai cedri e ai conigli. La singola barra di servizio del mio cellulare forniva una connettività appena sufficiente per ricevere l’evento in diretta streaming.

Durante l’evento, quando siamo tornati sul pianeta io ho pianto e poi mi sono sdraiato sulle ceneri riscaldate dal sole. Ho affondato le mani nelle ceneri e ho pianto e poi mi sono sentito tornare dentro. Sono molto felice di essere tornato in questo corpo che ho un po’ trascurato.) Ho provato un profondo sollievo. Sì, è reale e sì, io ho davvero partecipato all’evento a cui mi ero iscritto durante la creazione dell’Ordine dell’Arco. Ho provato davvero un grande sollievo.

Proprio ora viaggiare negli altri reami non è il mio desiderio del cuore. Tutto a suo tempo. Ora mi trovo a guardare questo mondo in modo diverso; la mia percezione di chi sono sul pianeta Terra si è liberata in un modo che la mia mente umana non può ancora comprendere e le mie scelte sembrano avere un significato che non è collegato a nient’altro. Quando mi guardo intorno tutto mi è familiare, ma è del tutto nuovo e questo è un chiaro senso del pensionamento da un giogo che io stesso ho scelto.

Il completamento di tutte le vite di lavoro genera un senso di completezza che le mie parole non riescono ad esprimere in pieno. Ora io cerco di stare in questo corpo su questa Terra in un modo che non è mai stato possibile prima e mi aspetto che ogni giorno si svolga in modo magico e senza la saggezza acquisita in tutte le 1231 vite che ho vissuto, ciò che sta accadendo ora non sarebbe possibile.

Questo evento, questa apertura non è solo il lavoro di questa vita, ma anche di tutte quelle vite di ricerca, di ricerca e sì, di sofferenza – anche questo è il lavoro delle vite. Tante vite vissute nei monasteri, in meditazione e vite in cui ho mantenuto le frequenze ancorando le energie del divino. Lemuria, Atlantide, le vite sottoterra, la vita con Yeshua e molte altre. Tempi di dolorosa solitudine e di tranquilla gioia. Mentre mi siedo e scrivo, sento le corde invisibili di tutte quelle vite che tirano il loro sospiro di sollievo perché io sono quello che sono. Io apro le braccia a tutti i sé che si stanno crogiolando nel bagliore di un’anima infinitamente compassionevole e saggia. Sì, l’abbiamo fatto e sì, è solo ciò che sentivo di dover fare non per qualcun altro, ma io potevo “fare questo lavoro” perché ho rivendicato il mio posto al banchetto nella mia sovranità – perché al tavolo del banchetto quel posto ha un cartellino con il mio nome scritto proprio da me.

Durante l’evento c’erano le cose da inserire nella ciotola d’oro e io le sto ancora offrendo via via che si presentano. Inoltre, mi è piaciuta molto l’immagine del grande calice (ok, diciamo che sono le mie radici cattoliche) che mi ha rassicurato molto perché inserire tutti i fardelli nella ciotola e permettere che siano portati alla saggezza è l’elisir più potente che io riesca a immaginare – il vero Santo Graal.

Mentre mi guardo indietro e osservo questa vita attraverso a nuova lente di sé, molte cose diventano chiare. Vedo le scelte e il modo in cui si sono svolte in un modo nuovo. Per gran parte della mia vita io ho pensato di essere rotto e di aver bisogno di un’inafferrabile riparazione cosmica. Non mi sono mai adattato; sono sempre stato concentrato verso l’interno e ora so perché.

Prima dell’evento, negli altri reami c’è stata una grande festa a cui siamo arrivati in pullman. L’intrattenimento della serata comprendeva scenette in costume; quattro persone per gruppo si sono esibite in una scenetta davanti a una folla rumorosa. Per lo più si trattava di commedie e anche molte barzellette piuttosto sconce e volgari. Io conversavo con l’anima di un cliente umano e quindi mi sono perso l’esibizione del mio gruppo, ma un altro gruppo mi ha raccolto e mi sono reso conto che non avevo il tempo per entrare nel mio costume e quindi ho girato la camicia al rovescio e mi sono trasformato in un umano sprovveduto. Ho ricevuto molte risate.

Molti ballavano ed erano felici e allegri. È stato un evento pieno di felicità.

Sì, c’è stato un po’ di disorientamento. Una perdita di scopo, forse? Eh. Io ho barato e ho fatto una prova nella mia vita 3D. Ho chiuso la mia attività durata 25 anni, ho rinunciato a un edificio che è stato la mia casa e ho abbandonato le identità che vi erano associate. Non sono più il proprietario di un’azienda, un venditore, un cliente o un capo e sì, il mio io umano ha vissuto un anno di disorientamento. L’angoscia e il disorientamento sono stati portati alla saggezza dalla mia anima e quindi dispongo della fonte di saggezza a cui il mio umano sta attingendo ora. È come abbandonare l’identità di Lavoratore del Reame, un’identità di cui fortunatamente ero ignaro. Come umano non ne avevo proprio idea e in questo rilascio e completamento c’è una grande libertà.

La mia vita umana è una metafora di ciò che sta accadendo con l’apertura. A febbraio io ho messo le cose in un magazzino e ho caricato il resto su Angel, il mio camper.  Ogni giorno mi sono svegliato e ho chiesto: “Cosa c’è dopo?”, poi mi sono dato una risposta e l’ho fatto.

Questi ultimi mesi sono stati un flusso magico. Ho incontrato persone meravigliose. Sembra strano, ma io continuo a innamorarmi di loro perché in loro vedo uno specchio divino. Con alcune ho trascorso un po’ di tempo e con altre gli incontri sono stati brevi e mentre viaggio mi chiedo se è di me che mi sto innamorando.

Uno dei miei ultimi insegnamenti è che la consapevolezza di questo evento, di questo cambiamento energetico nella coscienza vive dentro di me. Sono pochi gli eletti con i quali posso comunicare molto con un semplice cenno della testa e sono grato di averlo fatto con gli altri in modo consapevole. Non c’è altra conferma oltre a ciò che ho nel cuore e alla mia semplice presenza nel mondo. Io non ho bisogno di altro. Io sono completo. Io Esisto. Io Sono quello che Sono.

Sto scrivendo questo articolo nel deserto, vicino al confine tra Stati Uniti e Messico. Qui fa caldo e non c’è neve. Angel se l’è cavata bene con la neve (e con il ghiaccio nel tunnel, ma questa è un’altra storia), ma io non volevo fermarmi dove fa freddo. Il semplice piacere del sole sul viso e del cioccolato nel caffè. Il prossimo passo è spegnere la connessione e restare qui per un po’.

I miei più sentiti auguri a tutti in questi tempi apocalittici.

 

LA REALIZZAZIONE DI UNA MANAGER DI MEDIO LIVELLO – Kemila Zsange

Era un’altra domenica mattina impegnativa. Mentre mi muovevo per la casa, la mia mente si era già messa in moto e quello era un momento in cui il mio partner aveva imparato a non iniziare alcuna conversazione. Lui restava nel suo spazio e mi lasciava in pace finché all’ingresso non ero pronta ad annunciare che stavo per uscire e lui sarebbe venuto a darmi un bacio.

Avevo pronto il mio sacchetto per il pranzo, avevo trovato le chiavi della porta, avevo indossato la giacca e mi ero chinata per allacciarmi i lacci delle scarpe. Poi ho provato una strana sensazione allo stomaco. No, non ero malata; sembrava quasi un deja-vu e la mia mente ha immediatamente collegato a quella sensazione le scene di un film.

All’inizio di Rude Awakening, Jonathan Kray ripete quei movimenti per quattro volte: si alza di scatto al suono dalla sveglia, infila a fatica i piedi nelle pantofole, si lava i denti, si veste e prima di uscire con la valigetta raddrizza il distintivo di “manager di medio livello” appuntato sul colletto della giacca. Ecco un altro giorno della marmotta nel percorso lineare dell’essere umano moderno.

Sto vivendo un momento Jonathan? Non può essere. Io sono molto diversa! Quasi un po’ infastidita, ma soprattutto confusa chiamai il mio partner per dirgli “Sto uscendo”, gli diedi un bacio senza pensare e mentre lui chiudeva lentamente la porta dietro di me, io premetti il pulsante dell’ascensore cercando di scrollarmi di dosso quella strana sensazione. Io sono diversa non perché indosso una borsa a tracolla anziché una valigetta; io sono diversa non perché non indosso un tailleur, ma normalmente indosso una camicetta decente ma comoda e modesta (come terapeuta, non voglio che i miei vestiti risultino eccessivi). Io sono diversa perché lavoro per me; non sono un manager di medio livello che lavora per un’azienda con un capo irragionevole.  Io sto molto meglio!

Nel centro di Vancouver di domenica il traffico è meno intenso. L’aria sembra più fresca, le strade sono più tranquille e riesco a muovermi più liberamente sulle strisce pedonali.

Forse c’è una piccola somiglianza tra me e il personaggio immaginario di Jonathan. Si suppone che entrambi andiamo in ufficio a piedi. Per fortuna durante la mia passeggiata di 20 minuti non c’è stata nessuna auto scintillante del futuro che mi è passata sopra a tutta velocità in mezzo alla strada, né la mia futura Maestra che scendeva da quell’auto dimenando i fianchi e scuotendo la testa. Subito dopo fui colpita da una voce cinica che mi attraversò la mente: Non si ha un solo capo per cui lavorare – oggi hai solo quattro capi!

Ultimamente la mia mente ha imparato a usare la mia arguzia contro di me. Cosa sta succedendo? Fa parte dell’effetto post-Croce del Cielo? Come faccio a consolidare tutte le narrazioni abituali, i sentimenti e ora i nuovi pensieri e le sensazioni? Per oltre dieci anni sono stata abituata a misurare il mio successo guardando il mio calendario pieno di appuntamenti. È storicamente documentato che per molti anni di fila io sono stata molto occupata. Sul calendario sembra proprio che io vada eccezionalmente bene e ciò è stato molto significativo per una persona che ha avuto difficoltà a credere in se stessa per quasi tutta la sua vita. Ora sto facendo ciò che amo fare. Ho trovato la mia vocazione che è appagante e appassionante. Sto vivendo il mio scopo e presumibilmente sono felice. Ho persino inventato una battuta autocelebrativa: “Dopo la pensione io ipnotizzerò le persone”. Ciò significa che io non andrò mai in pensione – o si può dire che anche se lavoro ancora, io mi sento già in pensione. Che differenza c’è? Non si dice che il lavoro fatto con amore non sembra affatto un lavoro?

E allora da dove proveniva quella sensazione allo stomaco? Anziché il solito percorso verso il mio ufficio decisi di percorrere nuovi sentieri in direzione est e nord e mentre camminavo respiravo fino allo stomaco. Lentamente, mentre mettevo un piede davanti all’altro è nato in me un profondo desiderio di me che mi diceva che io non posso continuare a essere soddisfatta dei miei “successi”. Scansionai rapidamente l’attuale panorama della vita che stavo vivendo e capii che della mia “carriera di successo” ero riuscita a diventare un manager di medio livello.

Sconfortata e allo stesso tempo maledettamente eccitata da questa consapevolezza, arrivai al mio ufficio. Era il 26 marzo 2023, quattro giorni dopo la Croce del Cielo e per me non erano stati quattro giorni facili. Prima della Croce del Cielo, Adamus aveva detto che se non avessimo lasciato andare tutto – tutta la spazzatura, tutto il bagaglio e tutte le schifezze – ci avrebbe fatto molto male.

Quella domenica mattina dentro di me qualcosa stava soffrendo in silenzio e il mio successo teorico non riusciva a placarlo e a gestirlo. Per oltre dieci anni la mia mente mi aveva raccontato le stesse storie e aveva controllato tutte le “fasi di successo della carriera”, pianificando, arrancando, temendo e calcolando. Io sono sempre stata consapevole della mia mente abitudinaria e calcolatrice messa continuamente alla prova dalla percezione della perdita – delle opportunità, di tipo finanziario e di status – accumulate in altre vite e anche se la mente non era del tutto disposta a riconoscerlo, io sentivo che la mente calcolatrice mi aveva mantenuto piccola – che ironia!

Sul pavimento silenzioso del mio ufficio – dopotutto era domenica – mi presi qualche momento per continuare a sedermi con quella sensazione sempre attiva nello stomaco. Io dissi al mio respiro più profondo “Se tu mi guiderai, io sono disposta a rinunciare a ciò che penso di sapere e a seguirti”. L’aspetto sempre presente e persistente che io definisco ‘calcolatore’ mi ha creato non poche ristrettezze e sofferenze nel suo tentativo di capire le cose e di superare i problemi, ma sento che c’è qualcosa che il “calcolatore” non conosce: il quadro completo. Cos’è? Dimmelo, mostramelo. La mia mente potrebbe non essere convinta, ma in questo momento io, come mente sono disposta a restare in silenzio. So che il solito successo teorico può portarmi solo fino a un certo punto. Ora sii tu la mia guida”.

Ho bisogno di te. Una piccola voce ferma è partita dal mio stomaco.

È così? Pensavo davvero che avrei ricevuto una risposta più “apocalittica”.

Sì. Tu, tutto di te lascia andare le vecchie definizioni, compresa quella del successo e goditi la vita. Ricordi quanto ti sei sentita sollevata quando hai sentito Adamus dire che il resto della tua permanenza su questo pianeta consiste nel piacere di essere qui?

Mi stai chiedendo di lavorare meno?

Ecco un altro calcolo mentale. Mia cara, non si tratta di più o meno – vai oltre – ed è anche più semplice di così.

La mia mente era molto confusa. La parola “semplice” non le è mai piaciuta e nel frattempo avevo strane lacrime agli occhi. Che cosa sono tutte queste sensazioni? Il Post Croce del Cielo, forse sono le cose strane che accadono. Ho usato alcuni fazzolettini morbidi per asciugare le lacrime prima che rovinassero il trucco e ho respirato ancora un po’.

La mia guida è che tu accetti ogni cosa che ti capita in ogni momento. Ammorbidisci tutti gli spigoli, in modo da poter seguire il flusso che è sempre qui.

Aspetta un momento! Qualche giorno fa sui miei social media ho scritto una frase: “Nella mia vita cambio accettando il cambiamento che avviene nella mia vita”. Forse è venuta da te che forse mi hai sempre guidato. Forse non ho sempre bisogno di quella strana sensazione allo stomaco per capirlo. Vedremo.

Tirai fuori i fascicoli dei clienti della giornata. Proprio mentre scendevo per incontrare il primo cliente, la mia terza cliente mi inviò un messaggio per dirmi che si era svegliata con un po’ di mal di gola e una leggera tosse quindi voleva rimandare l’appuntamento. Le mie dita hanno digitato rapidamente un sì prima di andare a salutare il primo cliente.

Tra il primo e il secondo cliente ho avuto un po’ di tempo per cercare di anticipare il mio ultimo cliente per riempire il posto appena creato. Lui ha risposto dicendo che avrebbe voluto venire mezz’ora più tardi e ciò mi ha dato l’opportunità di proporgli di spostare l’appuntamento a una data successiva.

Così ecco che una persona che di solito odiava i cambi di appuntamento all’ultimo minuto, in questa particolare ultima domenica di marzo ha inaspettatamente terminato molto prima il suo lavoro. Non ero ancora sicura di come classificare questo giorno particolare e non mi importava.

Mentre camminavo verso casa – a disagio e incerta – mi ricordai che già a vent’anni il mio ragazzo di allora mi diceva che gli piacevo perché avevo un certo stupore infantile. Forse era arrivato il momento di godere ancora una volta del grande mistero della vita…

Restando fedele a ciò che sentivo, ma soprattutto senza alcuna attività mentale, mi sono data tranquillamente il permesso di attraversare il cielo.

 

IL CUORE SHAUMBRA – Jean Tinder

IL MIO SECCHIO  

A volte “capisco” qualcosa a un livello di sensazione così profondo che cercare di spiegarlo a parole sembra ridicolo, proprio come setacciare l’oceano una tazza alla volta o contare i fiocchi di neve durante una bufera. È molto più facile che la piena consapevolezza pervada il mio essere piuttosto che cercare di comprimerla in una stringa lineare che poi posso leggere, ma io sono qui per questo e quindi ci provo.

Ha a che fare con il lasciar andare, un argomento ancora fresco nella mia mente dopo i recenti webcast relativi alla Croce del Cielo e allo Shoud di aprile. Per entrambi gli eventi, il punto focale sul palco era la grande coppa o calice che Adamus ha usato per rappresentare la rinuncia a tutto per l’anima. Adamus ha parlato molto di quanto sia importante rilasciare tutto ciò che potrebbe ancora trattenerci e ci ha invitato a lasciar andare tutte le cose in modo che la nostra anima possa trasformarle in saggezza. In realtà l’invito era più un requisito da parte del Sé per poter iniziare a ricevere i doni della Croce del Cielo. Dopotutto, se qualcuno vi offre un bel regalo ma voi avete le mani piene di spazzatura, ricevere quel regalo diventa difficile!

Ecco il quadro generale che a parole è difficile da spiegare: è emerso che tutto ciò a cui mi aggrappo è spazzatura. Il calice, la ciotola della mia anima non serve solo per lasciare andare le “cose brutte” e quelle che non voglio più nella mia vita. È lì per ricordarmi di lasciare tutto e di fidarmi del flusso. Si tratta di lasciare andare e lasciare che il mio Dio si prenda cura di tutto.

Questo livello di lasciar andare è una sfida perché contrasta in modo netto con la natura umana. Il mio io umano sta cercando di liberarsi da eoni interi e una grande parte di lei è ancora convinta che se io credo nella cosa giusta, compio le azioni giuste e compiaccio il Dio giusto nel modo giusto, forse alla fine ci riuscirò. La me umana crede che un giorno potrà andare oltre la speranza del paradiso e vivere un’esperienza reale e si aggrappa disperatamente a ogni piccolo scorcio o assaggio di quel paradiso. Io riesco a vedere che sta ancora inseguendo la carota d’oro quindi si adatta fedelmente a ogni nuova informazione e inoltre ordina le esperienze, le espressioni, le sensazioni e le – tutto ciò che la riguarda – in secchiate di “Sì” e “No” – buoni e cattivi, desiderati e rifiutati. Ora che sente quanto il paradiso sia davvero vicino, ora più che mai vuole fare le cose per bene.

Per fortuna esiste anche la parte saggia di me – la Maestra – e io continuo a ricordare alla mia umana che tutti gli sforzi che fa sono l’opposto del permettere. La dualità di “questo ma non quello” è l’opposto dell’integrazione. La lotta è l’opposto della liberazione e la perseveranza – il suo forte! – è l’opposto del lasciar andare. Per lo più, gli ammonimenti funzionano e lei è abbastanza brava a restare in disparte, ma di recente ho deciso di darle una piccola spinta.

La metafora di Adamus della ciotola, della coppa – il “Santo Graal” che sta sull’altare dell’anima – per me è diventata un potente simbolo di fiducia, ma per quanto santa sia, volevo anche che fosse divertente e personale. Io volevo una coppa, una ciotola  tutta mia che mi ricordasse il “Lascialo andare”, “Non riprenderlo più!” e a volte “Sì, tesoro, lascia andare anche questo”.

Così sono andata a fare shopping, ho trovato una bella ciotola che ho posizionato su un bel tavolo di vetro nella mia stanza preferita e ogni singolo giorno mi ricorda ciò che posso fare. La cosa buffa è che la sua efficacia è dovuta soprattutto al nome che le ho dato; il nome del mio elegante secchio dorato è Fuck It/Fanculo.

Come faccio a lasciare andare una cosa? Diamine, come faccio a lasciar andare tutto? Io ricordo che tutta la cernita che facevo prima non ha più importanza, perché adesso c’è un solo secchio in cui va tutto.

Ho un momento di dubbio in cui mi disprezzo? Fanculo.

Desidero che una parte di me – la super mamma – se ne faccia una ragione, in modo che i figli adulti possano andare avanti? Fanculo.

Ho problemi con la dissonanza cognitiva di odiare le persone ricche mentre vorrei avere l’abbondanza? Fanculo. Mi sento sopraffatta dalla pace, dalla contentezza e dalla gioia – e mi chiedo come faccio a mantenerle? Fanculo.

Sono delusa perché oggi provo dolore? Fanculo.

Sono preoccupata di come andrà a finire un certo progetto o un certo sogno? Fanculo.

Certo, all’inizio può essere un gioco mentale come ripetere in continuazione “io ho l’abbondanza e la salute” senza crederci davvero, ma quando mi ricordo che nulla ha importanza come pensavo, continuare a lasciare andare è facile. La mente è ancora un po’ scontrosa perché a lei piace molto avere problemi da risolvere, ma i “problemi” e le “soluzioni” sono due dei vecchi secchi che non uso più e quindi fornisco alla mente altre cose con cui giocherellare. A quel punto la cara mente prova un altro approccio e mi chiede: “Come posso vivere una vita serena e piena di grazia senza risolvere i problemi che chiaramente mi ostacolano? Come potrò mai risolverli se li lascio andare?”.

A quel punto guardo il mio Secchio del Fanculo e ricordo alla mia mente che è tutta una questione di flusso, di fiducia, di permettere e di tutte le altre cose belle e sapete che c’è? C’è che funziona!

Mi è utile ricordare che la mia energia è come l’acqua e quando la lascio fluire è come rimuovere la spazzatura da un fiume. Quel bellissimo flusso si snoda attraverso la mia realtà e porta tutto alla vita e porta la vita in tutto. Invece quando metto le cose nei vecchi secchi, è come un costruttore miope che pensa di sapere meglio del fiume dove e come dovrebbe scorrere e se smette di gestire tutto, forse alcuni dei suoi preziosi progetti edilizi verranno sommersi e distrutti. Al contrario, se lascia che il fiume scorra e basta nascerà un nuovo giardino rigoglioso e verdeggiante, pieno di tutto ciò di cui il costruttore ha bisogno.

Quando lavoro con il mio flusso naturale invece di temerlo, nel mio paesaggio reale finalmente tutto può riallinearsi e riorientarsi a ciò che voglio davvero e tutto ciò accade senza che io debba preoccuparmi di gestire il flusso. È sempre ciò che voglio davvero e tutto accade senza alcuno sforzo da parte mia! Una volta gettati nel bellissimo secchio d’oro del Fanculo tutti i secchi della gestione il flusso si occupa e si prende cura di tutto.

In effetti è proprio ciò che sta accadendo nella mia vita. Certo, a volte resto ancora invischiata nella spirale problema/soluzione, nelle credenze futuro/passato come la paura e il rimpianto, nel pensiero del tipo come “odio ciò che sta facendo quella persona” – ma poi vedo la mia piccola ciotola, il mio secchio che sostituisce tutti i secchi e mi ricordo cosa fare. Una semplice frase mi ricorda che il flusso è sempre perfetto – e quindi lo è – sempre.