SHOUD 2 – THE ART OF BENCHING

SHOUD 2 – Presentato al Crimson Circle il 6 novembre 2021

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Io Sono quello che Sono,  Adamus del Dominio Sovrano.

Benvenuti alla Casa di Shaumbra, cari Shaumbra. Benvenuti alla Casa e non importa dove siete voi o dove sono io, noi siamo nella Casa.

Al momento tutte le energie sono focalizzate su questa Casa, su Shaumbra, su voi e sul vostro viaggio. Tutta la coscienza è qui. Noi siamo tutti qui per un altro  Shoud. Hm.

A prescindere da dove siete, a prescindere da chi siete e da cosa state facendo proprio ora, è appropriato che siate qui. È una cosa che avete scelto. Non c’è stato alcun errore. Anche se siete in fondo alla sala o sbirciate da dietro la porta della Casa di Shaumbra, è molto opportuno che siate qui.

Tutto ciò fu scelto, avvenne grazie un codice energetico affinché tutti voi foste qui, ma il codice non dice esattamente come ci sareste arrivati. Il codice dice solo “Voi sarete qui.” Non è un errore che Cauldre sia qui e trasmetta questi messaggi da parte mia. Non è un errore che la cara Linda of Eesa sia seduta qui al mio fianco. Non è un errore che il team del Crimson Circle e lo staff siano qui a sostenere il servizio a Shaumbra e non è una sorpresa che voi siate qui. Non è un errore. Non possono esserci errori punto non è neanche una coincidenza. Anche se pensate di essere solo all’esterno di tutto ciò e solo una volta ogni tanto date un’occhiata da dietro la porta, non è affatto così. Tutto ciò, cioè il fatto che siete qui avviene in base a un codice e a un progetto.

Ora abbiamo delle cose da fare, delle cose molto specifiche. Come vi ho detto un po’ di tempo fa non si tratta solo della vostra Realizzazione. Quello è un dato di fatto ed ecco perché non mi concentro più su quel punto. Sì, ogni tanto ve lo ricordo e voi fate un respiro profondo e lo permettete, ma sarebbe accaduto in ogni caso. Proprio ora noi siamo qui sul pianeta come gruppo che si definisce Shaumbra e in ogni caso è un gran bel termine. In effetti Shaumbra è diventata una vera entità. Non è un essere con l’anima, ma è un’entità vera e propria per tutto ciò che voi e che noi abbiamo fatto in questi anni. Non è certo un errore se siete qui.

Spesso sento che pensate o dite tra voi e voi, “Non so cosa dovrei fare. Non so perché sono qui. Qual è il mio scopo? Com’è che non ho un lavoro che mi appassiona? Come mai non provo passione per molte cose? Come mai non sono affatto interessato a stare con le altre persone? Perché a volte sento di essere una barca senza un timone” è perché avete aspettato molto per arrivare fino a qui. Avete aspettato molto perché la società, la coscienza di massa e tutti gli elementi facessero le loro cose proprio per arrivare qui al Tempo delle Macchine, per arrivare a vivere nel periodo della nuova specie degli umani sul pianeta.

Ecco perché siete qui. L’avete scelto voi. Noi non vi abbiamo trascinato (Adamus ridacchia) fuori dal letto perché veniste con noi. Voi avete scelto di essere qui in questo momento. So che ci sono momenti in cui la mente saltella avanti e indietro e si fa domande e riflette e dubita e tutto il resto. Va bene così. È ciò che fa la mente, ma forse ora potremmo iniziare a cambiarlo.

Proprio ora sentite dentro di voi la vostra scelta, il vostro – potreste dire così – destino dell’anima, un destino che sì, avreste potuto lasciare in ogni momento. Alcuni Shaumbra l’hanno fatto e non sono tornati. Molti sono tornati perché si sono resi conto che non si tratta di apprendere delle lezioni e neanche di insegnare. Non si tratta di dover osservare tutto ciò che facciamo, di dover partecipare a ogni seminario, Shoud, Cloud Class o  il resto. È perché noi siamo qui con un legame comune che è quello di restare su questo pianeta proprio ora come Maestri. Non come umani bisognosi, non come umani non appagati ma come Maestri. Che ve ne rendiate conto o no, ognuno di voi è un Maestro. Forse c’è ancora una parte di voi dubita e fa dei giochetti, ma voi lo siete davvero. Lo siete o voi non sareste qui e io non sarei qui.

Per un attimo sentite dentro di voi il motivo per cui avete scelto di tornare, il motivo per cui avete scelto di essere qui in questo periodo. Sentite il sentiero che vi ha portato fino a qui. A volte è stato molto lungo e difficile, ma il fatto è che avete le vostre storie. Voi avete moltissime storie.

Sentite dentro di voi tutto il destino dell’anima che vi ha portato fino a qui. Di certo non cercheremo di convertire il pianeta. Non cercheremo di cambiare proprio nessuno. Non ce n’è alcun bisogno né lo desideriamo. Ah, La vera definizione di compassione e accettare tutto ciò che c’è, compreso  gli altri e permettere loro di fare ciò che scelgono di fare proprio come a voi è stato permesso di fare ciò che avete scelto di fare. A volte è qualcosa di avventuroso, a volte è molto triste, deprimente e doloroso. Altre volte è bello e pieno di gioia, ma voi avete scelto di farlo per voi e quindi noi permettiamo che tutti gli altri lo facciano. È il vero, il vero segno della compassione.

Noi non andiamo in giro a consegnare i libri alle persone dicendo loro che devono leggere tutte le sacre frasi o cose del genere. Noi siamo qui per fare benching, per irradiare la nostra luce e per illuminare perché esistono moltissimi potenziali che gli umani non riescono ancora a vedere. Vivono in una realtà molto limitata e molto costretta e non li vedono ancora ma sapete, quando la luce si accende, quando la vostra luce irradia il mondo li vedono. A quel punto dipende da loro se sceglierli non sceglierli e non importa. Noi siamo qui solo per restare seduti al parco su una panchina o nel mio caso su uno sgabello da bar e vere un po’ di caffè, del mio caso dell’ottimo caffè.

Ecco, facciamo respiro profondo per tutto ciò.

Si amplificano? Si amplificano? Sento che la cara Linda dice che le cose si stanno amplificando. In questi giorni sento dire che dopo aver fatto un seminario o un corso o una Cloud Class, le persone dicono che proprio ora tutto si amplifica, diventa molto intenso e molto veloce. Sì, è proprio così. Tutto si amplifica. Noi teniamo  il passo – siamo leggermente in anticipo – rispetto all’umanità e in questo momento l’umanità è amplificata in tutti i sensi e spesso sembra essere confusa, scombussolata e del tutto incasinata, ma  non è così. Non è affatto così. Sta solo cambiando. Il fatto è che quando tutto cambia a velocità quantistica le persone fanno fatica a farsene una ragione, a capirlo. La loro testa scoppia e non riescono a capirlo e non trovano Le parole per descriverlo. A loro mancano i qualia, cioè  le associazioni con qualcosa che è avvenuto in passato a cui collegare ciò che sta accadendo. Il fatto è che tutto sta andando dannatamente in fretta e crea una grande confusione.

In tutto il mondo ci sono persone che urlano contro le ingiustizie e certo, ce ne sono molte e continueranno a esserci. Le ingiustizie e in qualche modo l’abisso, la divisione tra chi ha e chi non, tra chi lo vuole e chi non lo vuole, la divisione diventerà ancora più profonda. Il fatto è che tutto questo casino, tutta questa agitazione serve a un certo scopo. È proprio così.

Voi cosa potete fare voi? Beh, voi potete fare un bel respiro profondo e rendervi conto che siete riusciti ad arrivare fino a qui. Riconoscetevi il merito di averlo fatto. Siete arrivati fino a qui. Voi dite, “Cosa dovrei fare proprio ora?” Nulla. Voi avete fatto tutto ciò che avevate bisogno di fare. Voi avete fatto il vostro fare. Potreste scriverlo sulla homepage come citazione del giorno. Voi avete fatto tutto ciò che avevate bisogno di fare e ora siete qui e di fatto è arrivato il momento di unirvi agli altri Maestri Ascesi che ora si trovano sul pianeta e godervi la vita e irradiare la vostra luce. Fate le cose che non avete fatto per voi. Siate audaci e osate. Uscite dallo stampo. Fate le cose che non avete mai fatto per voi. Voi dite, “Sì, ma ora io dovrei essere qui e irradiare la mia luce sul pianeta.” Sì e ciò accade quando fate le cose per voi, quando vi godete la vita e quando mettete fine alla vostra sofferenza personale.

Proprio ora voi siete qui per vostra scelta e siete qui con altri che la vedono allo stesso modo. Voi non siete legati in una comunità ristretta e costretta o in una comune o in unità o cose del genere. Voi siete qui con gli altri per la compagnia e per la amicizia che vi lega a loro, ai vostri vecchi amici.* Quando dico vecchi intendo proprio vecchi, vecchissimi tipo dai tempi di Atlantide, dai tempi di Joshua e delle Scuole Misteriche. Voi siete qui con i vostri vecchi amici e ora arrivato il momento. Voi vi siete guadagnati il diritto di mettervi comodi, di bere una tazza di caffè o un bicchiere di vino, come preferite. Voi non avete bisogno di fare più nulla. Voi avete fatto tutto ciò che dovevate fare e ora si tratta solo di stare qui.

* Si riferisce alla canzone “Old Friends” suonata prima della canalizzazione

Mentre diamo inizio a questo Shoud riuscite a prendervi un attimo per accettarlo e permetterlo? Avete fatto tutto ciò che avevate bisogno di fare. Ora siete arrivati. Ora è arrivato il momento di assaporare tutto ciò nella vostra maestria. Oh, imparerete sempre di più e farete sempre più esperienza della vostra energia che vi serve.

Potete permettervi di essere solo un Maestro qui al Tempo delle Macchine, un Maestro che fa esattamente ciò che è venuto a fare e cioè accendere la luce? Non serve molto lavoro. Accendete la luce, vi mettete comodi e poi osservate e guardate. Una cosa che dovreste fare, se proprio volete ‘fare delle cose’ è osservare. Proprio ora è affascinante osservare tutto da dietro il muretto. È affascinante da osservare.

Oggi con voi farò la merabh del benching merabh perché si tratta solo di fare  benching. Voglio dire, è piuttosto semplice. Non avete bisogno di un grande addestramento né dovete andare a scuola. Si tratta solo di fare benching: appoggiate il culo sulla panchina o sulla sedia, come preferite voi, afferrate la vostra bevanda preferita o un piccolo snack e fate benching, cioè lasciate che la vostra luce illumini il mondo. È piuttosto semplice e poi osservate cosa succede.

Osservate ciò che accade nel mondo, diciamo in un periodo piuttosto breve dopo che avremmo fatto la merabh del benching nella casa di Shaumbra. Osservate cosa accadrà nei prossimi, direi nel giro dei prossimi 15 giorni o due settimane, ma potrebbe accadere prima o forse dopo. Potreste dire, “Beh, qualcosa sarebbe accaduto comunque.” Voi iniziate a osservare cosa accadde, cercate un vero cambiamento o un grande cambiamento. Ogni mese, mentre proseguiamo con il nostro merabhing e il nostro benching  al parco, iniziate a notare i modelli e ciò che accade nel mondo dopo ogni volta.

Ve lo ripeto, noi non cerchiamo di cambiare il mondo. È un gioco tosto da fare perché il mondo vi salterà addosso. Se dite, “Io cercherò di cambiare il mondo,” il mondo vi dirà, “Dai, giochiamo! Tu cerchi di cambiare me e quindi io cerco di cambiare te. Inizia il gioco. Vediamo. Vediamo chi vince.” Nooo. Non è ciò che facciamo noi. Voi prendete la vostra bevanda preferita e vi sedete sulla vostra panchina preferita al parco. Mi dispiace molto per quelli di voi che – in alcuni paesi  la serie del benching corrisponde all’inizio dell’inverno, ma indossate qualcosa di caldo o sedetevi in un bar o se volete restate seduti a casa vostra o mettetevi in macchina e fate benching lì. Accendete il riscaldamento, ma adesso è il momento giusto per irradiare, per far splendere la vostra luce e poi osservate. Se volete proprio fare qualcosa, osservate ciò che accade sul pianeta. Forse là fuori qualcuno inizierà a prendere nota per noi dello Shoud fatto in un certo giorno e di cosa accade dopo.

Per questo facciamo un respiro profondo.

Voi siete qui per una ragione. Non per fare un lavoro importante e neanche per cambiare il mondo né per costruirvi un’enorme identità. Voi se siete qui solo come un Maestro/a. Di suo è già una bella storia, non è solo come siete arrivati qui ma soprattutto è il  “Ora sono arrivato in questo mondo per essere un Maestro/a.  Eccomi qui.”

Per questo facciamo un respiro profondo.

Le cose sono amplificate? Ma certo. Tutto è amplificato e inoltre – cara Linda, oggi hai un aspetto adorabile.

LINDA: Beh, ti ringrazio.

ADAMUS: Wow.

LINDA: Sei sempre affascinante.

ADAMUS: Grazie. Io invece non sono ancora abituato ad indossare queste camicie tipo hawaiano, ma tra un po’ mi abituerò.

LINDA: Sono molto comode.

ADAMUS: Comode. Neppure Mark Twain indossava questo tipo di camicie.

LINDA: Oh.

ADAMUS: No, no. Indossava sempre una cravatta. Sempre una cravatta.

Cara Linda, in ogni caso sappi che negli ultimi  Shoud, eventi e seminari sì, tutto va molto in fretta, ma non così in fretta da travolgerti.

LINDA: No.

ADAMUS: Forse ti influenza. Come ti ha influenzato il seminario Masters in Communication?

LINDA: È stato – di grande espansione e modifica della prospettiva e tu continui a farlo, quindi è come se pensassi che…

ADAMUS: Ecco perché mi danno un mucchio di soldi.

LINDA: Lo so! Ecco – sai, io continuo a pensare ok, adesso che direzione prende? E ce n’è sempre di più!

ADAMUS: Sempre di più. Non rimarresti delusa se fosse solo, “Oh ragazzi, è sempre la stessa storia. In 10 anni non è cambiato?”

LINDA: Non sarei ancora qui.

ADAMUS: Tu non saresti qui. Va bene. Sì, tutto è amplificato e dopo una sessione intensa come quella che abbiamo fatto ieri è stato bello.

LINDA: È stato stupendo.

ADAMUS: A volte influenza il corpo, soprattutto perché noi parlavamo del corpo fisico del corpo di luce. Ve ne  accorgerete e a volte sarà che vi sentirete proprio così, molto stanchi ma davvero, avete solo bisogno di sdraiarvi per un po’ o forse dormire o rilassarvi o smettere di fare ciò che state facendo.

LINDA: Mi stai chiedendo di ammettere che ero stanchissima e solo …

ADAMUS: Io non chiedo nulla (Linda ride), sto solo piantando alcune suggestioni.

LINDA: (ridacchia) Ero davvero stanchissima!

ADAMUS: Oh, tu eri super stanca come moltissimi di quelli che hanno partecipato al Masters in Communication che influenza il corpo e ogni tanto si tratta solo di sedersi a bordo piscina o sdraiarsi sul letto. Non sempre vi consiglio di sdraiarvi sul vostro letto perché contiene una certa impronta energetica. Il vostro letto serve più per dormire che per cambiare, adeguarvi o modificare la coscienza.

LINDA: Io non mi sono infilata sotto le lenzuola, quindi…

ADAMUS: Oh, fa tutta la differenza del mondo.

LINDA: Sì, sì. Sì, oh, certo.

ADAMUS: Ok. Sì, certo.

LINDA: Proprio così. Proprio così (Adamus ride).

ADAMUS: In ogni caso le cose si stanno amplificando, davvero. Stanno procedendo molto in fretta, ma…

LINDA: In un modo figo.

ADAMUS: Io penso che noi tutti saremmo annoiati se non fosse così, se fossimo bloccati e se non accadesse nulla.

LINDA: Non funzionerebbe altrettanto bene.

ADAMUS: Non funzionerebbe altrettanto bene. Ok

Una Storia

Diamo inizio allo Shoud e dio vorrei iniziare con una storiella. Questa è una storia che avviene molto, molto tempo fa ed è la storia di Giuseppe, uno scultore geniale e talentuoso. La storia di Giuseppe.

Giuseppe amava fare sculture in bronzo. Naturalmente il bronzo è una combinazione di rame e alluminio ed è più facile lavorarlo rispetto alla pietra o al marmo, ma Giuseppe amava creare con tutto. Aveva iniziato con piccole sculture, piccole miniature in bronzo che poi erano diventati sempre più grandi. Aveva fatto anche sculture a in scala reale ed era molto noto per essere il più grande scultore di tutti.

Un giorno disse, “Ora voglio scolpire il mio capolavoro. Voglio creare una scultura di Dio che sia fantastica. Una scultura di Dio. Di Dio. Naturalmente in quei tempi tutti consideravano Dio come un uomo anziano e quindi lui preparò la sua scultura che era alta 5 metri. Era molto alta, era la scultura più alta che fosse mai stata fatta nella storia. Trascorse molto tempo lavorando sul progetto di quel Dio che naturalmente aveva le fattezze di un uomo e sapete, da allora le cose non sono cambiate molto perché le persone continuano a pensare a Dio come a un vecchio uomo. Giuseppe creò la sua opera di bellezza facendo molta attenzione a ogni singolo dettaglio fino a diventarne quasi ossessionato e facendo impazzire i suoi aiutanti ogni volta che facevano un piccolo errore o si confondevano un po’ perché voleva che quella scultura fosse una scultura che onorasse Dio e che durasse nel tempo. Inoltre voleva mostrare alle persone che Dio era sempre presente, che non era solo lassù in cielo, ma che Dio era qui sulla Terra sotto forma di scultura.

Arrivò il giorno in cui dovevano versare il bronzo fuso nello stampo. Sapete cos’è uno stampo e tu, cara Linda hai lavorato con il metallo. Arrivò quel giorno e quindi in un grandissimo, enorme tino prepararono il bronzo fuso. Il fuoco era altissimo, il bronzo si liquefece a causa di quel fuoco e iniziò a sobbollire; tutto era pronto per essere colato nella prima parte dello stampo.

A quel punto Giuseppe, molto attento a ogni piccolo dettaglio voleva conoscere con esattezza la consistenza del bronzo fuso in quel momento, quale fosse la temperatura giusta e che tutto procedesse bene e con i colori giusti che erano stati aggiunti per ottenere un effetto. Stava controllando tutto e quindi si avvicinò al calderone del bronzo infusione e poi – (Linda trattiene il respiro) – ci guardò dentro e fece un passo di troppo.

LINDA: Oh!

ADAMUS: Cadde dell’enorme tino pieno di bronzo fuso.

Voi pensate che sia la fine della storia ma naturalmente non è così, no. Questa è una storia di Adamus e quindi la storia prosegue

Nel momento in cui il suo corpo toccò il bronzo bollente e liquido, si fuse. Non bruciò ma si fuse e immediatamente dentro quel bronzo si trasformò in piccoli cristalli. Si cristallizzò e la cosa divertente è che voi vi aspettereste che il povero Giuseppe morisse o finisse fritto, ma non fu così. Ora si trovava nel bronzo fuso, ma riusciva ancora a sentirsi. Riusciva a sentirsi, ad ascoltarsi ed era consapevole. Il calore non gli bruciò la pelle perché non ne era rimasta in quanto si era cristallizzato del tutto, ma viveva l’esperienza di essere liquefatto in ciò che presto sarebbe stato Dio e lui era proprio lì dentro.

I suoi aiutanti erano molto occupati e distratti perché avevano parecchie cose da fare. Giuseppe aveva dato loro moltissime istruzioni in anticipo e cioè come dovevano rispettare i tempi giusti e come dovevano fare le cose nel modo giusto. Ecco perché senza occuparsi di dove fosse Giuseppe – pensavano fosse uscito o forse fosse andato in bagno –  versarono nello stampo il bronzo fuso e poi aggiunsero la seconda parte e lasciarono che si raffreddasse. A quel punto Giuseppe era inserito nella sua stessa scultura.

Il bronzo si raffreddò e poi rimossero lo stampo per ammirare la bellezza di quella grande scultura di Dio, una scultura molto alta e rimasero stupiti dal suo aspetto perché non sembrava solo una forma, ma sembrava proprio che avesse una vita propria. Era davvero molto alta e aveva un aspetto molto potente, molto compresa nella sua autorità e del suo potere.

Tutti erano molto occupati a rifinire la statua e a smussare gli angoli troppo appuntiti e a sistemare qui e là e nessuno si chiese dove fosse Giuseppe. La statua rimase al suo posto per qualche giorno prima di essere trasportata a braccia dagli uomini del villaggio nella piazza principale dove fu posta su un piedestallo e  Giuseppe era ancora dentro la statua, letteralmente fuso nel bronzo. Riusciva a sentire se stesso e gli altri e si chiedeva, “Come mai nessuno chiede, ‘Dov’è Giuseppe? Dov’è Giuseppe?’” Beh, in città tutti sapevano che lui amava molto le donne e quindi pensarono che se ne fosse andato con qualche ragazza e che forse non sarebbe più tornato. Il loro compito era completare quella bella scultura e lo fecero appunto.

Ora la scultura di Dio si ergeva sul villaggio con Giuseppe incastonato dentro, bloccato lì dentro senza alcuna possibilità di uscirne. Tentò di urlare, ma nessuno riuscì a sentirlo e tentò anche di spingere per uscire ma il bronzo era davvero molto duro. Non ci riuscì in nessun modo e continuava a chiedersi, “Cosa accadrà dopo? Cosa accadrà a Giuseppe?”

Non passò molto tempo prima che le persone si dimenticassero di lui. Diedero per certo che avesse lasciato la città con qualcuno o con qualcosa o chissà che altro e molto presto gli abitanti del villaggio si riunirono ogni giorno per onorare la statua di quel Dio senza sapere che Giuseppe li  guardava e riusciva a sentirli e a vederli.

Una generazione dopo l’altra le persone continuarono ad ammirare quella statua di Dio. Le persone arrivavano da lontano per vedere quell’opera d’arte e molto presto si dimenticarono di chi fosse l’autore, l’artista che l’aveva creata. Molto presto iniziarono a girare delle storie secondo cui la statua era apparsa di colpo un giorno e aveva alcune caratteristiche molto particolari. Anche se era fatta di bronzo sembrava quasi che a volte fosse viva e alcuni dicevano che di notte risplendeva anche un po’ mentre altri erano sicuri di aver sentito delle voci che provenivano proprio dalla statua.

Una generazione dopo l’altra  molte persone si misero in fila davanti alla statua di quel Dio e per tutto quel tempo Giuseppe le guardava e si chiedeva se sarebbe mai uscito da quella statua.

Dopo un po’ fu talmente integrato in quella statua da diventare la statua stessa. In realtà Giuseppe non esisteva più; c’era solo la statua. Giuseppe dimenticò chi fosse e dopo un po’ dimenticò anche il suo nome. Ora era solo la statua che rimase lì giorno dopo giorno perché tutti l’ammirassero e tutti l’adorassero.

Passò molto tempo e poi la statua iniziò a risentire dell’opera degli elementi naturali – il vento, le piogge, le tempeste e soprattutto i piccioni e lentamente, molto lentamente la statua di Dio creata da Giuseppe iniziò a usurarsi. Molto presto non ebbe più lo stesso fascino di 100 anni prima, quando era nuova ma iniziò a invecchiare e a sporcarsi. Le persone smisero di venire a vederla dai villaggi vicini per adorarla o per chiedere che le loro preghiere fossero realizzate. Molto presto tutto fu dimenticato e gli arbusti iniziarono a crescere intorno alla statua e gli alberi diventarono più alti di lei e molto presto tutto fu dimenticato mentre Giuseppe restava chiuso in quella statua.

Poi un giorno, 1000 anni dopo o forse più la statua di Dio era ancora in quel villaggio, ma quasi tutti l’avevano dimenticata e un giorno arrivò una grande tempesta che si presentò all’orizzonte sotto forma di un grande tornado che attraversò il villaggio e si diresse dritto verso la statua di Dio fatta da Giuseppe. In quel momento la statua era già molto consumata,  piena di buchi e aveva perso gran parte dei suoi dettagli e dei suoi colori e in fondo non era rimasto molto. Era piuttosto insignificante e il tornado si diresse proprio verso la statua, la gettò a terra e si ruppe in migliaia di pezzi.

A quel punto tutta quell’agitazione risvegliò Giuseppe. Dopo oltre 1000 anni in cui era rimasto bloccato nella sua stessa statua il tornado lo svegliò. Dopo il suo risveglio non si rese conto di chi fosse ma sapevo di essere rimasto intrappolato per molto, molto tempo in quella scultura. Subito dopo il suo risveglio si ritrovò pieno di una specie di paura, “Chi sono io ora? Io non sono più questa statua. Io non sono più la statua di Dio. Chi sono io? Io sono libero, ma cosa significa? Cosa faccio della mia libertà? Non sono più incastonato nella statua. Ora la statua è in pezzi, sparsa qui e là ma io chi sono? Non ho più un’identità.”

Allora Giuseppe sentì una specie di voce che veniva da dentro, una voce che disse, “Beh, tu sei Dio. Heh!  Hai recitato quel ruolo per oltre 1000 anni come statua, ora esci e vivi quello che sei. Tu sei Dio.” Giuseppe disse, “Beh, in effetti non ho molte altre scelte perché non ricordo chi fossi prima. Non ho più alcun senso della mia identità. Sono rimasta bloccato in quella statua, ho dimenticato chi fossi e quindi ora posso andarmene. Non so cosa significa la libertà. Io so di essere libero, ma cosa significa ?”

Proprio come Kuthumi, Giuseppe iniziò a camminare. Iniziò a fare esperienze e molto lentamente alcuni dei suoi ricordi come Giuseppe iniziarono a ritornare, ricordi che in un secondo momento capì che erano le sue vite passate. Molto lentamente iniziò a rendersi conto di essersi fuso e plasmato nella sua identità come della sua identità come Giuseppe, il famoso scultore. Si era incastonato in un’identità estremamente ristretta e aveva dimenticato di essere libero e di potersi esprimere. Aveva dimenticato di potersi creare ogni volta come voleva ed era rimasto bloccato dentro di sé, nella sua espressione come il grande scultore al punto che ciò si era trasformato letteralmente nel fatto che era rimasto intrappolato nella sua stessa scultura.

Camminò molto, incontrò le persone e resistette sempre al crearsi una identità definita. Si permise di godersi la sua espressione, ma resistette a restare di nuovo intrappolato in un’unica identità. Oh, no, non dopo quei 1000 anni trascorsi nella scultura di Dio.

Poi si rese conto di quanto fosse divertente. Un giorno poteva essere qualcuno, il giorno dopo poteva essere qualcun altro. Un giorno poteva essere un panettiere e il giorno dopo un’artista e il giorno dopo ancora un politico. Poteva essere tutto quello che voleva. Poteva essere un semplice essere che passava da villaggio a villaggio godendosi la vita e parlando con le altre persone. Si rese conto che era molto facile restare intrappolati in un’identità quando il vero Dio interiore dice, “Tu sei tutte le identità, tutto quello che vuoi essere e sì, puoi tuffarti in profondità in una di loro e puoi restarci intrappolato dentro come in una scultura ma sei sempre libero, sei sempre libero di creare per te ogni nuova identità che vuoi.”

Questa è la storia di  Giuseppe lo scultore. Non è bella come la mia storia,  (Linda sbuffa) quella in cui sono rimasto intrappolato – sapevi che ne avrei parlato (Linda ridacchia). Non e bella come la mia storia in cui sono rimasto intrappolato in una prigione di cristallo ma è una variazione, quella che oggi ci porta alla nostra chiacchierata.

 L’Identità

Scoprirete che una delle cose che vi accadrà – o vi sta già accadendo – è che il senso di identità a cui avete dato forma e creato e scolpito per voi e fuso per voi e in cui poi siete rimasti bloccati, ora si sta spezzando. Ora sta invecchiando. È stato soggetto a molta pioggia, al vento, alle tempeste, alle altre persone, alla noia, alla depressione e ad altro. Quella vecchia scultura, la vostra statua sta iniziando a usurarsi e a qualcuno fa paura, fa molta paura. Voi avete vissuto moltissimo tempo in quella statua, nel corpo e nella mente fisiche e nella vostra identità. Voi avete paura! So che alcuni di voi a livello intellettuale dicono, “Oh, no. Va tutto alla grande,” ma in fondo in fondo c’è un po’ di paura. “Cosa accade se tutta la mia identità cade a pezzi?” e a quel punto resistete.

Voi cercate di proteggerla e in ogni caso non funziona. La tempesta, il tornado vi troverà perché è voi. È la vostra anima che dice – e lo dice anche il drago – dicono, “Ah, no, no. No, no, no. È arrivato il momento della vera libertà. È arrivato il momento di renderti conto che tu non sei solo questa identità. Intendo dire che questa identità va benissimo fino a un certo punto, ma tu sei molto più di questo. Se dobbiamo farla pezzi, se dobbiamo frammentarla per farti uscire dalla statua, dalla scultura in cui ti sei infilato a forza va bene, perché noi sappiamo che in fondo – in fondo –  tu vuoi essere un essere davvero libero che ha la capacità di modificare la sua identità, di modificare la sua espressione e come si relaziona agli altri in ogni singolo momento. Ecco cos’è il Mago/a.  Il Mago/a, il Merlino/a non intrappolato in un’unica identità se non presumibilmente quella dell’Io Sono quello che Sono, ma Io Sono quello che Sono non è una definizione. È la coscienza. Non è una statua. È aria aperta che fluisce.

Lo dico perché io lavoro con voi e vi osservo e naturalmente anche  Kuthumi lavora molto al vostro fianco –  almeno una volta la settimana noi parliamo, “Come sta Shaumbra? Cosa fanno? Kuthumi, qual è la tua percezione? A che punto sono?” Entrambi ci rendiamo conto che al momento moltissimo di ciò che riguarda l’identità si sta dissolvendo, cade a pezzi e ciò vi terrorizza. A quel punto cercate di restarci aggrappati e di rinforzare la vostra identità ma non dovete farlo. Voi fate solo un respiro profondo e lasciate andare. Ciò non significa che  è morta, significa solo che ora siete aperti a moltissime altre forme di espressione, a molte altre diversi tipi di identità senza preoccuparvi della confusione di tutti gli aspetti o cose del genere. Ora vi esprimete e cambiate e siete liberi di identificarvi di nuovo o di identificarvi in due modi diversi.

Al momento sul pianeta sento spesso questa espressione, le persone parlano di identificarsi con questo e quello, di identificarsi con un transgender o con un soldato o con altro. Ora noi siamo qui e apriamo le identificazioni. Perché avere una sola identità? Perché creare un’identità che si basa su falsi dei? Perché creare un’identità basata su cose che forse per un po’ vi hanno divertito come esperienza? Ora è arrivato il momento di liberarvene e di essere davvero liberi.

È un cambiamento molto importante e da parte di molti di voi noi riusciamo a sentire la resistenza a bi-identificarsi o a re-identificarsi perché la vecchia identità cade a pezzi. Il drago è stato molto utile nell’aiutarvi con tutto, nel farla a pezzi ma voi vi rendete conto che il drago è qui anche – il drago siete voi –  ma ora voi potete essere moltissime cose – il Merlino/a, l’umano sul pianeta, da molti punti di vista un bambino, un’artista o tutto quello volete essere – e voi potete essere tutte quelle cose. Questa è la bellezza di essere il Merlino/a sul pianeta. Voi non siete bloccati in una sola forma di identificazione.

Il vostro nome non è più molto importante se non quando dovete fornire la vostra patente al poliziotto che ve la chiede. Il nome non è più importante. La lista di ciò che avete portato a termine, i vostri diplomi, i vostri fallimenti o le cose che hanno dato forma alla vostra identità non sono più importanti. Tutte hanno contribuito a dare forma alla vostra identità e a inserirla in una specie di bronzo spirituale, ma ora è arrivato il momento che ve ne liberiate per poter essere davvero liberi come Giuseppe che si liberò dalla sua scultura.

Fate un bel respiro profondo e sentite dentro di voi la bellezza dell’identità che avete creato, la bellezza che avete scolpito. Ammiratene la bellezza. Ammirate il fatto che è anche Dio, ma proprio come Giuseppe non restiamo intrappolati in quella scultura, in quell’identità che è solo una. Ora il punto è che avete più identità e all’inizio vi sembra un po’ strano. Vi sentite come se voleste trovare il vostro terreno, la vostra base per quanto riguarda cose del tipo, “Dov’è il punto di equilibrio?” Non preoccupatevi. Al punto in cui siete ora con il vostro corpo, la vostra mente, il vostro spirito e la vostra anima tutto si risolve.

Se c’è un punto su cui ora posso incoraggiare Shaumbra – ho cercato di farlo in moltissimi modi diversi – smettetela di cercare di dare forma e di cesellare le sculture anche di voi come Maestro/a. Alcuni di voi dicono ancora, oh, voi cercate di farlo. Voi cercate di dire, “Cos’è un Maestro/a? Definiamolo e poi inseriamolo nel bronzo come Maestro/a.” Non è così. Il Maestro/a è molto fluido. Il Maestro/a viaggia nel tempo. Il Maestro/a esiste oltre lo spazio. Il Maestro/a non ha bisogno di definirsi. Solo il  “Io Sono, Io Esisto” è sufficiente per il Maestro/a. Ora non ha bisogno di definirsi in base a cosa indossa o a come parla o cose del genere. Il Maestro/a è sans definition.

Voi potete giovarci, potete divertirvi, potete vivere giorni in cui vi travestite, potete viaggiare verso luoghi diversi e fare cose diverse.  Ora non fate come Giuseppe che resta intrappolato nella vostra definizione personale perché sta cambiando. Non lavorate su una nuova definizione. Non lavorate su una nuova identità di voi. Non ne avete bisogno. L’identità si evolve e  splendono da sole . Se ora c’è qualcosa che potete fare è solo fare esperienza. A volte significa uscire dal letto e uscire di casa. Ora iniziate a fare l’esperienza del nuovo voi, delle vostre nuove identi al plurale che state creando. Andate e fate l’esperienza.

Facciamo un respiro profondo e sentitelo. Non è qualcosa su cui dovete lavorare. Io riporto solo a voi ciò che vi sta accadendo nelle vostre vite, perché vi sentite come vi sentite, perché a volte sentite di volervi liberare dalla vecchia  statua in cui avete vissuto e quasi sperate che arrivi quel tornado. Intendo dire che quasi quasi vi augurate che arrivi davvero. Mi spingerò fino a dire che state creando che quel tornado entri nella vostra vita. Dopo aver vissuto a lungo bloccati in quella vecchia statua ora state creando – sapete, solo gli elementi come il vento e la pioggia non erano abbastanza forti e veloci da riuscirci. Ecco perché ora dite, “Che arrivi quel tornado. Ora sono pronto a uscire dalla vecchia identità umana.”

In realtà è una necessità. In questo momento nell’evoluzione della specie umana e per come la state affrontando uscire da quella statua è una necessità ed è fondamentale che  cada  a pezzi. Non deve essere doloroso. Può essere gioioso, ma è quasi una necessità uscirne per iniziare a sperimentarsi su più livelli. Sì, in questo momento voi potete creare più identità, giocarci e divertirvi  ma non fonderle nel bronzo.

Facciamo un respiro profondo in tutto quello che siete, nelle molte identità che siete e per iniziare a farne l’esperienza.

Sì, quando uscite e state con le persone, quando andate per negozi o avete qualche progetto creativo o altre cose, voi iniziate a capire  che la vostra vecchia identità non aveva bisogno di essere così bloccata.

Alcune persone hanno molta paura di non avere un’identità. Voglio dire che in questo momento per quasi tutti gli esseri umani sarebbe difficile se noi dicessimo: “Ok, domenica prossima toglieremo l’identità a tutti”. Andrebbero fuori di testa, come dite voi, perché sono molto identificati con la loro identità. Ci sono immersi dentro ed è ciò con cui si associano. È ciò a cui si connettono quando si alzano la mattina ed è ciò a cui restano connessi tutto il giorno. Se ne lamentano e si lamentano, ma senza un’identità si sentirebbero persi.

Shaumbra, voi non avete bisogno di un’identità. Voi potete divertirvi con loro, ma non ne avete più bisogno. È solo: “Io Sono quello che Sono. Ora, cosa scelgo di essere in questo momento?”.

Facciamo un bel respiro profondo.

In questo momento molti di voi affrontano ciò e continuerà fino a quando quella statua sarà rotta e come Giuseppe voi vi liberate, ma poi c’è quel momento di libertà in cui dite: “Io non so cosa fare con la libertà”, e volete saltare di nuovo dentro quella statua, ma non potete. Ecco, voi vi rendete conto che è tutto perfetto compresa la perdita della vecchia identità umana e quindi potete realizzare tutto quello che siete davvero.

Ok, andiamo avanti. Facciamo un respiro profondo, diamoci un momento per lasciare che si stabilizzi. Un bel respiro profondo e una tazza di caffè (Adamus sorseggia il caffè). Ah! 

La Coscienza contro il Pensiero

Il prossimo punto in programma. In questo momento gira una grande domanda: “Qual è la differenza tra la coscienza e il pensiero?” In uno dei recenti incontri a Villa Ahmyo ne abbiamo discusso. Qual è la differenza tra la coscienza e il pensiero? È una domanda difficile da affrontare e Linda potrebbe scriverla sulla lavagna, in alto, come un titolo: “La Coscienza contro il pensiero”.

LINDA: Ok.

ADAMUS: È un po’ difficile perché sono strettamente allineati ma sono molto, molto diversi. Ora voglio aiutarvi a capire la differenza.

Molto spesso si annodano l’uno con l’altro e poi voi categorizzate tutto come un pensiero e reagite in modo diverso ai pensieri rispetto alla coscienza.

Allora, qual è la differenza tra la coscienza e il pensiero? Io l’ho ridotta a questo ed è molto, molto semplice, è molto facile da ricordare. Mi piace fare cose che sono facili da ricordare. Cara Linda, ti ricordi come abbiamo fatto ‘il-facile-da-ricordare’ nell’ultimo seminario e non vuoi usare le parole. Le parole possono essere molto limitanti perché ora comunicate con l’energia.  Ecco, mi è venuto in mente un meraviglioso piccolo detto facile da ricordare a memoria per non dover definire tutto a parole e quel piccolo detto era – ti ricordi qual era?

Sì che te lo ricordi. Non vuole dirlo. Le parole possono essere pezzi di merda.

LINDA: Non voglio dirlo (Adamus ridacchia).

ADAMUS: È molto semplice.

LINDA: Non voglio dirlo.

ADAMUS: No, Le parole possono essere pezzi di merda e quando …

LINDA: Non voglio dirlo.

ADAMUS: Ho spiegato che in greco antico è un termine che significa un po’ incasinato e non… Cosa? Cosa?

LINDA: Te lo sei inventato.

ADAMUS: Esatto, me lo sono inventato ma come ho detto ai partecipanti di quel seminario, non ve lo dimenticherete quando direte, “Oh, è molto complicato non usare parole quando sono in comunicazione energetica e la mia mente scivola nelle parole e io scivolo nelle parole.” Eh sì, allora io dico, “In effetti non avete bisogno di usare le parole.” Le parole possono essere pezzi di merda perché possono bloccare l’espressione naturale e aperta, ma non è il tema che volevo trattare ora.

Riconoscere la differenza tra la coscienza e i pensieri è molto semplice – l’ellisse o ellissi. L’ellissi è composta da quattro punti – uno, due, tre e quattro. Per favore scrivi sulla lavagna quattro bei punti. Quattro punti.

Di solito l’ellisse – Linda lo scriverà tra un attimo – di solito l’ellisse è formata da tre punti, ma noi ne useremo quattro per ricordarci di noi e per differenziarla dall’ellisse. Vuoi scrivere la parola “ellissi” al plurale?

LINDA: Ellissi, ok.

ADAMUS: O puoi scriverle entrambe – “ellissi” …

LINDA: Qui sotto?

ADAMUS: Si. Ellisse ed ellissi, la parola inglese che significa che alla fine di una frase ci sono alcuni punti. Di solito sono tre, ma noi ne usiamo quattro. Ecco come capiamo la differenza tra (Linda sospira e cerca di scriverlo in modo corretto) la coscienza e il pensiero. Va bene, è una parola difficile da scrivere con due elle. Ecco, ellisse ed ellissi e io continuerò non appena Linda lo capirà.

LINDA: Vuoi “ses” o “sis.”

ADAMUS: S-e-s,  già di suo è una battuta. L’ellisse di solito prevede tre punti; noi ne usiamo quattro e quindi diventa ellissi. Passiamo alla pagina successiva, grazie.

Un aiuto per capire la differenza tra la coscienza e il pensiero. Qui c’è la coscienza, “Io Sono quello che Sono….”Scrivi sulla lavagna, “Io Sono quello che Sono con quattro punti, quella è la coscienza. Intendo dire che uso le parole ma non sono troppo definite e i quattro punti alla fine significano che ora passate all’esperienza e non è definita, il finale è aperto. È la sensazione che potete entrare in qualcosa e fare l’esperienza. Può passare  in un pensiero.  “Io Sono quello che Sono” seguito da quattro punti.

Il pensiero può essere molte cose. Se doveste inserirlo in una categoria e dire – ok, questo è un pensiero e tu non hai bisogno di scriverlo ma il pensiero è – “Non sono sicuro di chi sono.” Quello è un pensiero e anche, “Io sono Giuseppe lo scultore, ” e un altro pensiero è, “Ho 66 anni e sto bene.” Sono pensieri e come tale ogni pensiero finisce con punto, un solo punto. “Io sono un umano su questo pianeta.” Punto. Va bene così, punto e non c’è niente di sbagliato, ma la coscienza ha un finale aperto tipo “Io Sono quello che Sono…” seguito dall’ellissi.

È una specie di coscienza.

La differenza tra la coscienza e il pensiero è la differenza tra un’ellissi e un solo punto a fine frase.

Ce ne sono molti altri. “Io Esisto….” se vuoi scriverlo sulla lavagna –con quattro punti – è coscienza. “Io Esisto….” è una sensazione che non ha bisogno di molta definizione.

LINDA: Ellissi?

ADAMUS: Sì, non ha bisogno di una grande definizione. È solo coscienza. “Io Esisto….” se dovesse diventare un pensiero potrebbe essere variare tra “Mi chiedo, cosa sto facendo qui ?” o “Io mi sento nel corpo umano,” o ancora, “Mi chiedo per quanto tempo esisterò.”

Quelli sono i pensieri.

Cogliete la differenza energetica. “Io Esisto….” È una coscienza, è una consapevolezza. “Io Esisto….” Invece un pensiero sarebbe, “Mi chiedo a quanti anni morirò.” È un pensiero e non è una cosa cattiva, niente del genere ma per capire la differenza tra la coscienza e il pensiero è necessario capire la differenza tra voi in quanto Maestro/a e voi in quanto umano.

Un altro da scrivere sulla lavagna. “È una bella giornata…. è una bella giornata….” è coscienza e quindi è seguita dall’ ellissi. “È una bella giornata….” La mattina vi alzate, uscite di casa  e nella forma più alta non avete neanche bisogno di dire quelle parole. Io le uso perché sono qui, ma voi potreste usare anche solo l’ellissi. Potreste fare un respiro profondo per iniziare la giornata – ellissi punto, punto, punto, punto. Continua. Arriverà altro. Da vivere. “È una bella giornata….”

È coscienza, è una sensazione.

Il pensiero è, “C’è un gran bel sole.” Il pensiero è, “Mi chiedo cosa farò per il resto della giornata.” Il pensiero è, “Mi chiedo se arriverà una tempesta.” Il pensiero è, “Oh, oggi farà molto caldo.” Questi sono i pensieri e va bene così oppure “È una bella giornata. Farò qualcosa per me.”

“È una bella giornata…” –  è coscienza. “Farò qualcosa per me.” – è un pensiero. Funziona così. La differenza tra la coscienza il pensiero è la differenza tra l’ellissi – finale aperto punto, punto, punto, punto – e un unico punto alla fine della frase.

I pensieri sono strutturati. I pensieri sono temporanei. I pensieri sono come sculture o statue e quindi sono definiti e alla fine c’è sempre un punto che  è davvero la fine. È la fine.

Ogni giorno nel vostro cervello girano molti pensieri e non smettono mai. Sono pensieri –  anche ora mentre parliamo – pensieri del tipo, “Lo capirò? Voglio capirlo?” Sono pensieri del tipo, “Oh, Adamus, che cosa intelligente.” Quelli sono tutti pensieri.

In fondo la coscienza è davvero – non servono neppure parole come “È una bella giornata….”. Alla coscienza basterebbe solo il, “È….” punto, punto, punto, punto –  scrivilo sulla lavagna, “È….” –  a cui non cercate di aggiungere nulla. Sapete, qualcosina in più  va bene. “È una bella giornata.…”  va bene, è una cosa cosciente ma in fondo è solo il, “È…. È….” e poi lo sentite e ne fate esperienza. Voi fate esperienza della sensazione e a quel punto potete farne l’esperienza in una forma fisica e mentale.

“È….” per ora potete anche inserire un paio di parole extra del tipo, “È una bella giornata….” Fate un respiro profondo lo sentite. È coscienza. È consapevolezza.

Ne parlo perché molto spesso risulta difficile discernere tra cos’è la coscienza e cos’è il pensiero. “Quale parte di me è coscienza? La coscienza è qualcosa che attraversa la corteccia celebrale del cervello e da lì parte e si collega e comunica con tutte le altre parti di me?” No. Quello è un pensiero – eh! – e no, non inizia nella corteccia celebrale del cervello. Quella è la parte del cervello che prende la coscienza e – (bang!) –  l’appiattisce, cioè la inserisce nei pensieri e nelle parole.

Dov’è la coscienza? La coscienza è dappertutto. È dove siete voi, altrimenti non ci sarebbe nient’altro. Se non ci foste voi non ci sarebbe per nulla. Ecco, la coscienza è dappertutto e non è solo nel cervello o solo nel corpo. È presente in entrambi, ma la coscienza è dappertutto. La coscienza non occupa spazio e non è sincronizzata con una qualsiasi forma di tempo. Lei c’è e basta. La coscienza. “È…. Io Sono….”

Diversamente i pensieri sono definiti, spesso sono giudicanti o messi in parole per poterli comunicare in modo più efficace, almeno in apparenza. I pensieri sono ciò che costituisce un’identità. Vorrei che lo scrivessi su un altro foglio. “I pensieri sono ciò che costruisce la vostra identità.” La coscienza non costruisce le identità; i pensieri costruiscono le identità e vi rendono ciò che siete. Su questo pianeta i pensieri vi rendono un individuo davvero unico e una forma di essere molto complessa.

Parlo di tutti i pensieri – il pensiero, “Ho una certa età,” il pensiero, “Oh, oggi non mi sento bene,” il pensiero, “Ho moltissime cose da fare,” il pensiero, “Non vedo l’ora del prossimo Shoud.” – quelli sono tutti pensieri e alcuni sono buoni e altri meno.  Voi siete abituati al fatto che i pensieri vi circolano senza sosta nella testa e pensate che siano la coscienza. Voi pensate che sia ciò che siete, ma non è così. Quelli sono solo pensieri. Sono solo pensieri e in questo momento ci sono fin troppi pensieri che vi attraversano di corsa il cervello.

Voi siete coscienza. Voi siete coscienza. “Io Sono quello che Sono…. È una bella giornata…. Amo il gusto del cibo che mangio.” È la coscienza. È la consapevolezza e poi spesso passa nel pensiero, “Questi pomodori sono proprio freschi. Il condimento è davvero buono. Il dolce è buono, è delizioso.”

Quelli sono i pensieri, ma la coscienza è, “Amo essere così connesso all’energia del mio cibo….” È la coscienza seguita da quattro punti. Come ho detto è e basta. “Io Sono…. È….” È la coscienza ma, eh, gli umani hanno bisogno di più parole.

Ora sentite la vostra coscienza. Non si trova in un luogo specifico e non viene dal vostro cervello e non sono i pensieri. È il “È…. Io Sono…. È….” È la consapevolezza.

Di suo la coscienza non creerà mai un’identità. Non crea nessuna identità. È molto aperta e fluisce. È il punto, punto, punto, punto alla fine di una frase. Continua, prosegue. Fluisce. Potreste dire che un senso di coscienza fluisce in un altro, una consapevolezza fluisce in un’altra consapevolezza. È un finale molto, molto aperto. Voi siete coscienza.

La coscienza non vi dice affatto cosa fare. La coscienza è solo essere consapevoli di ciò che state facendo. La coscienza non crea un’identità.

La coscienza è il vero voi. Non pensa. Non ha bisogno di pensare. È il semplice “Io Sono quello che Sono….” La coscienza è la vera risposta interiore, quella che c’è dentro di voi. I pensieri che vi corrono per tutto il cervello, soprattutto quando tentate di capire qualcosa e poi avete pensieri in conflitto tra loro ecco, quelli sono solo i pensieri.

Tornate alla vostra coscienza, “Io Sono quello che Sono….”  che significa “Io Sono quello che Sono…. ora ci salto dentro e faccio l’esperienza,” ma diversamente da Giuseppe noi non ci restiamo bloccati dentro. Tuffiamoci nei pensieri. Tuffiamoci nell’esperienza. Se volete tuffiamoci nella gioia o se volete tuffiamoci nella sofferenza. Non importa. Tuffiamoci e basta ma è l’ellissi, è la continuazione.

Si potreste dire che i pensieri proseguono senza sosta ma sono una serie di pensieri, di frasi che finiscono con un punto e quindi sono definite e strutturate come la mente.

È la mente che genera i pensieri. In un certo un senso la mente percepisce la coscienza ma in un modo molto limitato e poi sistema i pensieri che plasmano la vostra identità. Per un po’ va bene finché non ci restate incastonati dentro.

I pensieri nella mente  –  una cosa interessante che riguarda la mente ed è molto importante mentre proseguiamo – parlo di tutto ciò perché la vostra mente sta cambiando. Voi state tornando a una realtà più orientata verso la coscienza rispetto a una realtà strutturata che si basa sul pensiero mentale. Voi state tornando ad avere più coscienza e vi identificate di più con Tutto Quello che Siete e non più con il piccolo che siete.

La mente è molto strutturata. La mente è come una statua fusa che si blocca in una certa espressione e non si muove più. La mente è come un ta-ta-ta-ta-ta-tah ma una cosa sulla mente, soprattutto in questo momento è che la mente obbedisce. Linda, vuoi scriverlo più in basso? Sono frasi geniali, davvero geniali. La mente obbedisce.

LINDA: (sussurra) Ok.

ADAMUS: La mente fa ciò che le hanno detto di fare – avere dei pensieri, dare forma a una realtà e restare in quell’identità. Una parte di voi le ha detto di farlo e lei è molto, molto obbediente. Lei farà esattamente ciò che le hanno detto di fare e lo farà fino al punto più estremo, cioè fino a farne un’ossessione.

LINDA: Punto o ellisse?

ADAMUS: Non c’è bisogno di nulla. Non c’è bisogno di nulla.

La mente è molto obbediente. Ora accade che la mente, proprio perché la vostra coscienza sta entrando più nella consapevolezza, la mente inizia ad obbedire e dice, “È arrivato il momento che modifichiamo un po’ tutto il modo in cui strutturiamo i nostri pensieri e la realtà. È arrivato il momento in cui la coscienza entra ed è una grande luce, è il grande quadro generale. I pensieri saltano dentro per contribuire a dare forma alla realtà senza definirla all’eccesso. Al momento la mente è davvero molto obbediente e anche se sente un po’ di resistenza dice, “Sono pronta per il cambiamento.”

Volete sentirlo per un attimo, volete sentire il vostro cervello, la vostra mente? Sapete, ora si sono accesi centinaia di miliardi di neuroni, sono davvero tanti anche da immaginare, forse troppi ma la mente è solo un meccanismo di risposta. È solo un computer che è programmato per fare ciò che volete. In questo caso la cosa grossa che sta arrivando è dire, “Io mi rendo conto che tutto è la mia energia e che è qui per servirmi,” e poi si tratta di permetterlo mentre in passato era, “Tutta l’energia appartiene a qualcun altro e io devo ottenere la mia parte.”

Ora è diverso, la mente si sta adattando. Vi ha sentito, ha sentito che dicevate, “Sì, ora il gioco è questo. Io sono pronto perché l’energia mi serva. Ci vuole un po’ di tempo, ma la mente inizierà ad adattarsi e vi obbedirà. La mente dice, “Ora ci apriremo a concetti che prima non ci erano familiari ma ci apriremo e ci adatteremo e ci apriremo all’energia che in effetti è nostra,” e poi la mente si adatterà di conseguenza. La mente dice, “Non c’è bisogno che io mantenga un’unica identità di me. Io Sono Tutto quello che Sono.”

Beh, all’inizio la mente è un po’ strutturata ma obbedisce e quindi dice, “Ok, non abbiamo bisogno di identità. Prima mi avevi detto che avevamo bisogno di un’identità e ne ho fatta una. Ora mi dici che non abbiamo bisogno di un’identità. Va bene, sarò molto fluida, molto aperta e flessibile.”

Proprio ora la vostra mente, il vostro cervello si sta adattando e tarando. Voi non dovete lavorarci sopra. Non dovete forzare nulla. Non dovete fare esercizi mentali o cose del genere. Si sta adattando. Sta diventando – è sempre stato così – ma ora la mente obbedisce al Maestro e il Maestro siete voi.

Facciamo un bel respiro profondo.

I cambiamenti che state affrontando –  io condivido con voi solo ciò che state affrontando; siete voi che lo fate, non io –  i cambiamenti che state affrontando riguardano il crollo del bisogno di avere un’identità strutturata e scolpita. Voi non siete più una statua. Proprio ora capire la differenza tra la coscienza e i pensieri è facile. La coscienza è una sensazione. È un finale aperto. È l’ellissi punto. È il punto, punto, punto, punto, “Io Esisto…. Io Esisto…. È una bella giornata…. Mi piace essere qui al Tempo delle Macchine….” Potreste dire, “Beh, è coscienza o pensiero?” Voi lo portate nella coscienza e così è.

Il pensiero sarebbe, “Non pensavo proprio che sarei arrivato fino a qui.” Il pensiero è, “Non e ciò che mi aspettavo.” Il pensiero è, “Cos’è davvero il Tempo delle Macchine?” La coscienza è, “Io Sono Qui….” E non ha bisogno di un pensiero.

La coscienza è chi siete davvero. I pensieri sono solo i modi con cui ne fate esperienza e con cui li mettete in scena, ma non incastoniamoli nel bronzo.

Facciamo un respiro profondo.

La vostra mente sta cambiando. Ora state iniziando a capire la differenza tra la pura coscienza –  che è la consapevolezza – e tutto il resto che sono i pensieri.

Dove andate quando scegliete qualcosa? Dove andate quando siete pronti per fare un’esperienza? Dove andate quando siete pronti per cambiare? Voi andate nella coscienza.

“Io Scelgo tutto quello che sono…. Io scelgo la gioia….” È la coscienza. Potreste affermare che è un pensiero, ma in fondo alla fine è un’ellissi – “Io scelgo la gioia…” e così diventa – o “Io scelgo la gioia.” Punto, con un punto alla fine. Ecco il tipo di differenza.

Facciamo un respiro profondo per questa transizione, per la comprensione di cos’è la vostra coscienza, per capire che ora non avete più bisogno di costruire un’identità. Ora siete liberi di essere tutto quello che siete davvero e non siete più bloccati in una statua. Sentiamolo dentro per un attimo.

(pausa)

Ah! Alcuni di voi stanno diventando molto creativi. Sì, una collana con un’ellissi, quattro diamanti in fila. Oh, è stata Linda (ridono). Pensateci in termini molto semplici. Non pensateci sopra troppo, “Cos’ha appena detto?” La differenza è l’ellissi, punto, punto, punto, punto. Quella è la coscienza, mentre alla fine di un pensiero c’è un punto. È molto semplice.

La Merabh del Far Risplendere la Nostra Luce

Ok. Proseguiamo. Abbiamo del lavoro da fare che è il vero motivo per cui ora siamo qui sul pianeta, faremo un po’ di benching insieme. Riuniamo tutte le nostre energie. Mettiamo un po’ di musica e facciamo ciò che siamo venuti qui a fare.

Naturalmente voi potete fare benching da soli quando volete. Spero proprio che lo facciate, ma non dovrebbe essere una disciplina né una sofferenza. A un certo punto  della giornata dovrebbe essere qualcosa con cui vi prendete una pausa…

(parte la musica)

… e voi dite, “È arrivato il momento di fare benching. È arrivato il momento che la mia luce splenda, tutto qui. Ecco cosa sono venuto a fare qui, su questo pianeta in questo periodo incredibile.”

La bellezza di fare benching è che non tentate in alcun modo di infliggere il cambiamento. Voi non cercate di visualizzare la pace del mondo e alcuni direbbero, “Beh, sì ma non è una cosa buona?” Fino a un certo punto sì, ma io dico che la compassione è più importante.

La compassione è l’accettazione che ognuno sta facendo il suo viaggio. Sì, qualcuno sceglie la sofferenza, qualcuno di loro sceglie l’abuso, le droghe, l’alcol o altro ma è una loro scelta. Quando saranno pronti verranno da voi, torneranno da loro stessi e saranno influenzati dalla vostra luce. Se non sarà così, alzate le mani e lasciate che facciano l’esperienza di ciò che stanno scegliendo. Questa è la compassione.

Dunque,  stavamo facendo benching. Fare benching. Ah! una tazza di caffè e forse qualcosa da mangiare.

Fare benching non significa meditare. Fare benching non è meditare.

Moltissime persone meditano per cercare di calmare le loro menti. Per favore! Oof!  Buona fortuna finché capirete la differenza tra la coscienza e il pensiero.

Fare Benching è dire, “Io sono arrivato qui. Io Sono Qui.  Su questo pianeta io sono un Maestro io lascio che l’energia mi serva. Ora resterò seduto qui e lascerò che la mia luce risplenda. Per un attimo fermerò tutte le attività in corso. Per un attimo mi fermerò e lascerò solo che la mia luce risplenda.

“Prima di tutto lascio che risplenda su di me, sul mio corpo,” oggi non abbiamo neanche toccato il tema corpo e ciò che sta affrontando mentre entra nel corpo di luce.

“Io farò risplendere la mia luce sulla mia mente. La mente obbediente che si trova nella mia testa e chi mi ha obbedito per molto tempo è stata solo una statua. Ora io sono molto chiaro nella mia coscienza e quindi la mente obbedisce e si aprirà.”

La mente è molto obbediente ed è molto flessibile. A volte le due cose non procedono mano nella mano, ma la mente è molto flessibile.

Io lo so, io so che voi dite, “Adamus, tu sei stato molto duro con la mente.” Sì, lo sono stato e sapete, a volte lavorare con Shaumbra è come parlare a un mucchio di statue. Io ho dovuto attirare la vostra attenzione. Io ho dovuto comportarmi un po’ come il tornado che si è abbattuto su quella statua ma ora che l’identità, che la statua sta cadendo a pezzi, ora la mente è libera di obbedire al voi Maestro.

Ora la mente è libera di portare dentro l’energia in modo diverso. La mente è libera di comunicare con se stessa in un modo diverso senza doversi affidare solo ai neuroni.

La gente è libera di adattarsi e di adeguarsi a ciò che accadrà dopo.

Non ha bisogno di un complesso sistema di comunicazioni fatto di attività neuronale nevrotica. Non ne ha bisogno.

Prima di tutto lasciate che la vostra luce risplenda su di voi, sul vostro corpo senza tentare di cambiare qualcosa, ma piuttosto permettete l’evoluzione naturale.

Lasciate che risplenda sulla vostra mente e non cercate di scolpire la mente e non tentate di trasformarla in una specie di statua, ma piuttosto lasciate che la vostra luce risplenda e dica, “Cara mente, ci sono moltissimi altri potenziali. Usiamo quelli.”

Voi lasciate che la vostra luce risplenda su tutta la vostra vita senza cercare di fare qualcosa; voi non fate proprio nulla. Lasciate che la vostra luce risplenda.

Dopotutto cos’è la luce? La luce è coscienza, è consapevolezza, è l’ellissi, punto, punto, punto, punto.

Proprio attraverso la vostra luce personale voi state diventando più consapevoli di voi, più consapevoli di tutto quello che siete davvero e più consapevoli che voi non siete quella statua.

Ora lasciate che la vostra luce risplenda su questo mondo, su questo pianeta, sul pianeta fisico Gaia – che se ne sta andando ma continua a fare il suo lavoro – sulla natura che è una cosa molto bella. È molto bella.

Dovreste proprio vedere alcuni dei giardini che ci sono su alcune Nuove Terre, giardini che sono stati creati in base alla natura di questo pianeta. Moltissimi di voi che hanno lasciato questo pianeta hanno raggiunto le Nuove Terre e hanno voluto portarsi dietro la bellezza della natura e quei giardini sono davvero fantastici. Hanno preso il concetto di fondo della natura presente su questo pianeta e l’hanno inserito nella vita delle Nuove Terre.

Voi pensate di avere alcune gran belle foto della natura sui vostri telefonini, ma aspettate di arrivare sulle Nuove Terre se vi capiterà di andare a visitarle.

Lasciare risplendere la nostra luce sul mondo e renderci conto che ora gli umani stanno facendo ciò che stanno scegliendo di fare.

Sì, io so che molti dicono di sentirsi persi o che soffrono, ma invece di tentare di salvarli noi diciamo solo, “Beh, esiste un altro potenziale. Ecco qualcos’altro che potete fare. Non avete bisogno di sentirvi persi. Non avete bisogno di soffrire. Non avete bisogno di essere vampiri energetici. Non avete bisogno di fare i commercianti di potere. Ecco una luce che vi mostra cos’altro potete fare.”

Ora lasciamo che la nostra luce risplenda su ogni essere umano su questo pianeta. Noi non infliggiamo niente a nessuno e non abbiamo secondi fini; noi lasciamo solo che la nostra luce risplenda.

Non è un rimedio per salvare qualcuno. Non è un giudizio. Si tratta solo di dire, “C’è una luce che potete vedere, se scegliete di vederla.”

(pausa)

Eccoci riuniti qui nella Casa di Shaumbra, naturalmente all’aperto e la nostra luce risplende sull’umanità.

Quale servizio può essere più grande di ciò che stiamo facendo proprio ora? Quale servizio può avere una maggiore importanza?

(pausa)

Altri umani vi hanno sostituito quando avete abbandonato il lavoro  energetico precedente – tenere l’energia sul pianeta e lavorare per le cause. Ora sono loro che si occupano dei poveri e dei bisognosi e sì, ce n’è bisogno.

Altri umani hanno preso il vostro posto come quelli che tengono l’energia e mantengono collegamenti molto importanti tra questo reame e gli altri reami, tra l’umano e il divino. Esistono da sempre e per molto, molto tempo hanno vissuto da reclusi da qualche parte mantenendo quel legame e mantenendolo in vita.

In passato, in vite passate molti di voi hanno servito tenendo l’energia e lavorando per le cause ma ora – ora voi venite qui, in questa vita per fare ciò che avete pianificato da molto tempo, cioè essere un Maestro, un Maestro illuminato.

Ora noi lasciamo che la nostra luce risplenda sulla natura, nei cieli e sul pianeta.

Davvero, per il pianeta non esiste un dono più grande,  per l’umanità non esiste un dono più grande.

Noi non siamo missionari e non siamo emissari. Eh, che interessanti i missionari, così convinti di essere nel giusto quando fanno il loro lavoro e cioè portare la parola di Dio e di Gesù a tutti, anche a quelli che non la vogliono. C’è un gran senso di rettitudine nel lavoro missionario: “Ecco, leggi questo libro.”

Sarebbe stato diverso se i missionari fossero andati dalle persone e avessero detto, “Sai, se mai cercassi un cambiamento, e già qui.” Invece si portarono dietro i libri, le regole, i regolamenti e molta violenza.

No, noi non siamo missionari. Noi non siamo emissari. Noi siamo solo Maestri seduti sulla panchina al parco e lasciamo che la nostra luce risplenda in modo che gli altri forse possano vedere i loro grandi potenziali personali, ora o in futuro.

Io amo questo lavoro. Io amo davvero ciò che stiamo facendo ora. È un po’ più facile rispetto a tutti quegli anni di chiacchierate, di lezioni e di tutto il resto. Mi piace proprio stare seduto qui con voi sulla panchina al parco. 

Vedete, non è molto difficile far risplendere la vostra luce, soprattutto quando sapete cos’è la vostra luce. È la vostra coscienza e quando conoscete la differenza tra la vostra luce e i vostri pensieri, tra la vostra coscienza e la vostra attività cerebrale diventa molto più facile.

Vi dirò che la prossima volta vorrei un cappuccino e non solo il caffè con la crema e anche un croissant, ma io sarò sempre qui e continuerò a lavorare con voi, a far risplendere la nostra luce.

Sapete, mi fa star bene quando potete sentirvi così al sicuro da aprirvi e far risplendere la vostra luce senza preoccuparvi che qualcuno s’intrometta perché non accadrà. Perché? Perché voi non cercate di cambiare qualcosa. Voi lasciate solo che una luce risplenda.

Se mai ci fosse una reazione a voi che lasciate risplendere la vostra luce sul mondo sarebbe che il mondo lascia risplendere la sua luce su di voi. È molto diverso da quando cercate di cambiare qualcosa, perché a quel punto in modo naturale l’energia cercherà di cambiare voi.

Voi pensate “È un lavoretto piuttosto facile restare seduti sulla panchina al parco.” Ora ricordatevi tutto ciò che avete affrontato per arrivare fino a qui. Ricordatevi le difficoltà, i problemi, le esperienze, le direzioni che sembravano sbagliate con le persone sbagliate. Vi è servito un po’ per arrivare fino a qui.

Sì, adesso è semplice ma oh, ma voi portate l’umano medio al parco seduto su una panchina e l’umano medio troverà il modo per incasinare tutto e rendere tutto difficile.

Facciamo un respiro profondo. Voi lasciate che la vostra luce risplenda.

Sapete, irradiare in questo modo vi fornisce un apprezzamento del tutto nuovo quando osservate la natura o anche le altre persone.

Vi fornisce un’impressione di voi nuova e diversa.

Accade perché la mente non scappa più via con i pensieri cercando di aggiungere a tutto quell’unico punto finale.

C’è più apertura, c’è più sensualità perché ora viene dalla coscienza – “Io Sono quello che Sono….” – e perché alla fine c’è un’ellissi con quattro punti e non un solo punto.

Siate anche l’osservatore, l’osservatore. Non subito, ma nelle prossime due settimane. Cosa accadrà sul pianeta?  Cosa cambierà?

All’inizio direte, “Beh, non ha nulla a che fare con noi. Era qualcosa che doveva accadere.”  Se facciamo questo tipo di cose insieme e se le fate da soli inizierete a dire, “Qualcosa sta cambiando davvero.”

Quando nei notiziari sentirete dire, “Oggi è accaduta una cosa del tutto  inattesa, una cosa che non ha seguito i modelli normali, una cosa arrivata dal niente,” voi potrete sorridere e direte, “È possibile che la nostra luce abbia avuto un effetto, abbia determinato qualche cambiamento.”

Sentirete parlare di una meravigliosa nuova scoperta scientifica e diranno, “Accidenti, nessuno se lo sarebbe aspettato. È una cosa fuori scala, del tutto inattesa che sfida il pensiero convenzionale.”

Quando sentirete dire cose del tipo, “È tutto nuovo, inaspettato,” voi potrete sorridere, darvi una bella pacca sulla spalla e dire, “Ecco cosa accade quando la luce risplende, quando la luce illumina,” che si tratti di uno scienziato che cerca una risposta o di alcuni cambiamenti in una vecchia struttura sociale o di un’apertura di altro tipo.

Quando inizierete a sentire le parole, “inatteso,” “senza precedenti,” “venuto dal nulla,” “del tutto diverso,” “cambiamento quantistico,” in quel momento iniziate a sorridere. Tutto questo lavoro di benching  – pfui!  – tutto questo sudare su una panchina e guarda cosa sta facendo al pianeta.

Ecco cosa siete venuti a fare ora.

Vi rendete conto che non si tratta più di lavorare su di voi. Non ne avete bisogno. È comunque un dolore.

È come lo scultore che continua a lavorare sulla statua. Smettetela. Fate a pezzi quella statua. Voi siete qui per essere un Maestro, per permettere che la vostra energia vi serva e per far risplendere la vostra luce. È molto semplice.

Bene, oggi è stato divertente. Ora me ne vado, raggiungo il Club dei Maestri Ascesi e voglio guardare nella mia sfera di cristallo. Voglio vedere gli effetti di ciò che abbiamo fatto oggi, il nostro gruppo di Shaumbra che fa benching. Voglio vedere che effetto fa e voglio vedere come stanno cambiando le energie, se lo stanno facendo.

Fate lo stesso con voi. Tenete aperti gli occhi e le orecchie.

Facciamo insieme un respiro profondo e  ricordatevi sempre che tutto è bene in tutta la creazione, soprattutto quando c’è la vostra luce.

Miei cari amici, detto questo Io Sono Adamus del Dominio Sovrano. Grazie.