Marzo 2017

FARSI DOMANDE SULLE DOMANDE di Geoffrey Hoppe 

(Un articolo lingua-in-guancia, cioè ironico)

Lingua-in-guancia è un modo di dire americano usato per implicare che una certa affermazione è umoristica o comunque priva di intenti seri e non si dovrebbe prendere troppo come tale. In origine la frase serviva per esprimere disprezzo infilando la lingua nella guancia puntandola verso la persona da offendere.  Dal 1842 la frase ha acquisito il suo significato contemporaneo, indica cioè che una certa frase non si deve prendere sul serio. 

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Quante domande vi fate ogni giorno? Comprese le domande che fate agli altri e le domande che vi ponete. “Come sarà il tempo oggi?”, “Cosa prepariamo per cena?”, “Quanto mi ci vorrà per diventare un Maestro realizzato?”, “Come farò a pagare l’affitto questo mese?” e “Cosa dovrei fare con la mia vita?”

Ho stimato che grossomodo il 33% della nostra attività quotidiana è legata alle domande. Mi domando se è una percentuale accurata o forse me la sto inventando?Ooops – ecco che lo rifaccio; aggiungo un’altra domanda alla lunga lita di domande che oggi mi sono già fatto.

Nella vita quotidiana le domande sono una necessità. Una domanda è una frase posta in termini per esprimere o sollecitare un’informazione. “Come ti chiami?” “A che ora si cena?”, “Chi ha bevuto tutto il vino?”, “Dov’è il bagno?” Sono tutte domande rilevante, ma forse non abbiamo esagerato con tutte le nostre domande? Mi chiedo se l’ultima frase doveva essere una domanda o un’affermazione?? Capite come le domande possono farvi confondere del tutto nel cervello?

Io affermo che nella società moderna la proliferazione delle domande causa un alto tasso di inquinamento mentale e in fondo contribuisce alla depressione e all’ansia. In origine le domande servivano come semplice strumento di comunicazione e ai tempi di Lemuria per poter sopravvivere. (“Oggi qualcuno ha visto in giro un dinosauro carnivoro?”), oggi sembra invece che le domande siano usate al posto del pensiero chiaro e concreto e di certo hanno soffocato l’uso della nostra intuizione.

Esistono le domande esterne – quelle che facciamo agli altri e in origine a questo servivano le domande: fai una domanda, ottieni una risposta. “Vai a prendere il latte?”, “Come stai?”, “A che ora inizia la riunione?”  Ora invece esistono moltissimi altri tipi di domande, al punto che la ‘classica’ domanda ha perso il suo impatto. Capite cosa intendo? Decisamente troppe domande.

Avete mai sentito parlare della domanda retorica? Una domanda retorica è un tipo di discorso posto in forma di domanda e che si fa per fare il punto e non per sollecitare una risposta.  Sebbene una domanda retorica non richieda una risposta diretta, in molti casi si può usare per dare inizio a una conversazione o almeno ad ottenere un riconoscimento che l’ascoltatore capisce il messaggio. I vostri genitori possono avervi fatto domande retoriche del tipo, “Non riesci proprio a fare bene qualcosa?”“Tu questo lo chiami pulire la tua stanza?”e“Con questi voti pensi che andrai all’università?”Le loro domande non erano fatte per chiedere delle vostre capacità ma piuttosto per insinuare che vi mancano certe qualità. Anche se a volte sono divertenti e forse anche piene di humor, raramente le domande retoriche sono fatte solo per ottenere un effetto comico. State cogliendo il mio punto sull’uso eccessivo delle domande?

Le domande che mi preoccupano di più sono le domande che ci facciamo; le auto-domande e il farsi le domande da soli. Si tratta delle figliastre del Dubbio; sono quasi tutte inutili e superflue. “Quest’articolo è abbastanza buono?” potrei chiedermi mentre scrivo sulla tastiera. “È importante?”In altre parole, “Dove mi porta questa autodomanda?”Di certo non farà di me uno scrittore migliore e non convincerò altre persone a leggerlo. È solo ronzio mentale, come un pelucco nell’ombelico: non serve nessuno scopo.

Molti anni fa Tobias fece riferimento alla Domanda delle Domande e disse che ogni volta che fate una domanda inviate una “sonda” nell’ universo finché non trova la risposta che a volte arriva in fretta, (“Stasera ceniamo alle 19”),ma altre voltele domande sondano l’universo per molte vite alla ricerca di una risposta (“Qual è il significato della vita?”).Ne Il Viaggio degli Angeli Tobias parla del nostro peccato originale – grrr – la nostra domanda originale dopo il Muro di Fuoco: “Chi sono?” Quell’ unica, semplice domanda ci lanciò in un’infinita serie di esperienze e vite e tutte alla ricerca della risposta a quella domanda. (Nota: La risposta a quella domanda è “Io Sono Quello Che Sono”. Ora potete smettere di cercare.)

Certo, col tempo molte domande ottengono una risposta, ma riuscite ad immaginare quante domande sono ancora là fuori alla ricerca di are risposte? Di notte la ricerca entra nei vostri sogni, con le “sonde” che esplorano il passato e il futuro per avere un significato. Nel vostro stato di veglia le domande senza risposta cercano la risoluzione mentre voi vivete la vostra giornata. Le sonde sono un tipo di Aspetto programmato per cercare e cercare e cercare finché trovano la risposta. Riuscite ad immaginare quanto ciò influenza la vostra chiarezza, senza parlare di una buona notte di sonno?

Le domande sono diventate come intessute nelle nostre vite non ci rendiamo conto che non ci servono le domande per renderci conto delle risposte. Confusi?

Usiamo come esempio una domanda tipica di Shaumbra: “Di cosa ho bisogno per diventare un Maestro incarnato?”Quando dentro ci si fa questa domanda, parte una sonda che cerca una risposta e lo fa nelle banche dati della vostra memoria e poiché lì non la trova ed esce nell’universo che naturalmente non ha la risposta quindi raggiunge il cosmo. Il cosmo è davvero molto grande, quindi è ancora là fuori e cerca. Voi, il creatore della domanda provate una sensazione d’insicurezza perché la domanda continua a rimbalzare nel cosmo. È la sensazione di essere “incompleto.”

Unitele con i milioni e milioni di altre domande senza risposta e molto presto vi sentite travolti. Vi rendete conto che ciò vi porta all’esaurimento, all’ansia e alla depressione?

Cosa fare?  Semplice. Non fatevi la #$@%&; domanda! Invece di chiedervi di cosa avete bisogno per diventare un Maestro incarnato – SIATE il Maestro e basta. Non serve nessuna domanda perché la risposta è già dentro di voi. Nel momento in cui avete fatto la domanda, una sonda è uscita per trovare la risposta ma certo, non c’era bisogno di una domanda perché voi siete già un Maestro… siete sempre stati un Maestro. Nessun altro ha la risposta, neppure l’universo. È l’Atto di Coscienza di cui parla Adamus: Agiscicome un Maestro invece di chiederticom’è essere un Maestro.

Non fatevi la domanda; permettete che il vostro sé si realizzi. All’inizio è un po’ difficile perché siamo abituati a fare domande.  La vostra mente insisterà quasi nello strutturare una domanda, ma fate un bel respiro profondo e “diventate” il Maestro, tutto qui. La vostra mente si farà domande sulla legittimità di “realizzare” invece di “mette in dubbio, fare domande” perché, beh, la mente ama mettere tutto in dubbio. Sapevate che le domande sono la passione del cervello?

Non tutte le domande sono cattive. Ho appena chiesto a Linda cosa vuole per il suo compleanno.  (1° marzo). Lei ha sorriso dolcemente e ha risposto, “Solo te,” ma io conoscevo la risposta prima di fare la domanda (avevo già deciso cosa comprarle), quindi credo non sia una vera domanda. Io affermo che possiamo ridurre in modo drastico il numero delle domande che ci facciamo ogni giorno, specialmente le domande interiori come “Dov’è la mia illuminazione?”

Quando non ci poniamo la domanda e permettiamo la realizzazione, di colpo noi diventiamo il Maestro. La ricerca si ferma e poi il Maestro esce dalle ombre del Io Sono e si fa avanti.           

Vi chiedete cosa regalerò a Linda per il suo compleanno? Spero che avrete presto la risposta grazie a una foto su Facebook, quindi potete riportare a casa la domanda-sonda. 

IL PIU’ GRANDE DI TUTTI di Jean Tinder

Immagina per un momento… stai vivendo sulla Terra in un altro periodo e dal giorno in cui sei nato hai vissuto la tua vita in una caverna sotterranea. È l’unico mondo che tu e la tua comunità avete mai conosciuto e i tuoi sensi si sono abituati a quel luogo.  Il tuo udito è acuto come il tuo senso dell’odorato, il gusto e il tatto funzionano molto bene ma poiché nella caverna la luce naturale manca, i tuoi occhi tendono a restare chiusi e il tuo senso della vista è quasi inattivo.

In quella comunità una delle comodità più preziose sono piccole candele che forniscono un’esperienza visuale di grande valore. Custodite da poche persone selezionate, le piccole candele si riservano per occasioni molto speciali e si usano in condizioni particolari. L’esperienza della vista è così rara che qualcuno non apre mai gli occhi e non crede che esista, ma c’è chi sa che esiste e ogni tanto riesce persino ad ottenere un

 po’ di cera e uno stoppino e sgattaiola via per assaporare per pochi preziosi momenti lo squisito senso della vista.

Vedere! Oh, entrano moltissime informazioni nuove! Ti permette di fare esperienza degli amici, dei dintorni e anche di te in un modo del tutto nuovo. I vecchi sensi familiari ci sono ancora, tutto è com’era prima ma quando puoi vedere, anche solo per un attimo, tutto sembra molto diverso!

Se in questo mondo sotterraneo sei così fortunato da trovare un pezzo di candela lo nascondi bene e lo condividi solo con i tuoi amici più fedeli o forse no. Non vuoi che ti rimproverino perché hai un po’ di luce e non vuoi che te la portino via o la distruggano; nascondi il tuo prezioso bene e pensi che sia proprio la candela a creare l’esperienza stupenda e rara della vista.

Un giorno qualcosa cambia. È quasi impercettibile e non sei neppure sicuro di cosa sta accadendo, ma lentamente ti rendi conto che puoi VEDERE anche senza accendere una candela! Tutto è ancora scuro e non riesci a fare molto, ma èilluminato e tu inizi a percepire le cose in un modo nuovo – il chiarore ti mostra il tuo villaggio sotterraneo, le vaghe forme dei tuoi amici che si muovono – ed è meraviglioso!

Quasi tutti hanno ancora gli occhi chiusi e non si rendono neanche conto che c’è una ragione per aprirli e pensano che tu sia pazzo. “Di cosa parli?” ti prendono in giro. “Riesci a vedereil nostro villaggio? Ma cosa significa? Vivi con ciò che senti e odori e gusti e tocchi – tutto il resto è solo la tua immaginazione.” Qualcun altro ha aperto gli occhi e sa di cosa parli e poi ci sono i custodi delle candele, quelli che mantengono e controllano la luce, che la tengono per sé e solo di rado la condividono.  Essi sanno bene che se una luce più grande illuminasse la caverna il loro lavoro, la loro stessa identità come i custodi delle candele diventerebbe obsoleta, quindi le loro voci sono più alte delle altre nel dirti che ti stai ingannando.

Pazzo o non pazzo, anche con gli occhi chiusi tu saiciò che hai visto. Tu saiche c’è altro, un modo del tutto nuovo di percepire la realtà e non hai più bisogno che qualcuno ti aiuti a vederla. Non puoi tornare indietro. Non puoi negare il tuo senso della vista che infatti ti sta guidando con lentezza ma anche con fermezza a lasciare la caverna per entrare nel sole.  Alla fine, dopo una vita vissuta nel buio tu emergi nell’esperienza della vista più stupenda che ci sia! Forse all’inizio gli occhi ti fanno male ma che grande, magnifica esperienza VEDERE finalmente il mondo!

Ora immaginati di nuovo qui dove tutti i tuoi sensi, compresa la vista, funzionano bene. Hai dimenticato la cecità dei tuoi antenati e infatti la vista è diventata il senso più grande, perché moltissime informazioni ed esperienze entrano in quel modo. Ora esiste un senso diverso di cui fare scorta e da gestire. Le persone tentano in ogni modo di ottenerlo per sé e si attaccano a chi li aiuta ad attivarlo e per farlo le regole sono pressoché infinite. Questo senso è difficile da descrivere a chi non l’ha mai provato ma quando ne hai fatto l’esperienza, tutto è diverso. I vecchi dintorni famigliari e i compagni ci sono ancora, ma li percepisci in un modo talmente diverso che è quasi come una nuova realtà.

Per quanto ne so, ogni senso richiede una condizione specifica per “attivarsi.” Il senso della vista richiede la luce di una candela o del sole; il senso del tocco richiede una pressione, anche se minima; il nuovo senso richiede che tu ti senta al sicuro. In qualche occasione puoi incontrare qualcuno il cui spazio sacro si accorda con il tuo ed ecco che quel senso si risveglia e tutto il mondo s’illumina. A volte le persone cercano di attivare quel senso senza lo spazio sicuro – ma non è mai lo stesso – e a volte restano attaccati alle persone con cui si sentono al sicuro e pensano che siano loro la causa di ciò che sentono, ma in verità questo senso non ha mai riguardato nessun altro.

È piuttosto un modo di percepire la realtàe tu puoi usarlo tutto per te e da solo.

Ora potresti dirmi che sto parlando del senso dell’amore e proprio come la vista esiste con o senza la candela, anche l’amore si può provare con o senza un’altra persona. Gli altri possono aiutarci a permettere che quel senso si risvegli, ma non sono loro a crearlo.  L’amore c’è sempre stato e la presenza di un altro non è richiesta.

Alcuni Shaumbra (e forse anch’io) sono rimasti un po’ delusi quando di recente Adamus ha parlato dell’amore, perché non ha detto nulla sul fatto di scoprire il nostro vero amore. Dopotutto noi amiamol’amore e chi non vuole avere qualcuno con cui farne l’esperienza? Non possiamo finalmente trovare quello giusto,
neanche se per farlo dobbiamo andare a Theos? No, noi parlavamo di trovare il vero amore su Theos, ma lui non ha mai menzionato che lì incontreremo qualcuno.

Vi confesso che a quest’età e in questo periodo della mia vita una parte di me crede che io abbia chiuso con l’amore, che non esista qualcuno di speciale solo per me e che devo essere contenta da sola ma poi, dopo il ProGnost, la Ferita di Adamo e lo Shoud di febbraio c’è stato un momento ‘eureka’. “Ci sono! Ci sono!” ho urlato, “E losento!”

Di colpo tutto è tornato al suo posto. Vedete, se l’amore è un senso ciò significa che per esistere non ha bisogno di una persona speciale, proprio come io non ho bisogno di una certa candela per vedere!

All’inizio questa realizzazione può sembrare opaca e deludente, ma vi assicuro che è tutto tranne questo. Piuttosto dell’eccitante piccolo barlume della luce della candela dell’amore che condividiamo solo con poche persone speciali, possiamo scegliere di uscire nella luce solare piena che avvolge tutto – L’AMORE. Noi pensavamo che riguardasse qualcun altro –  chi ami, i genitori, i figli e gli amici – ma essi sono stati solo la candela e non la vista. Proprio come il sé che viveva nella caverna poteva aprire gli occhi e vedere barlumi di una realtà del tutto nuova, questo sé può aprire il cuore-occhi a una realtà della vita del tutto nuova! L’amore – solido e durevole, che può scuotere la terra, il vero l’amore che ti fa battere il cuore – c’è sempre, sempre stato ma in un certo senso avevamo scordato come funzionava.

Il vero senso dell’amore richiede uno spazio sicuro, ma di rado s’incontra un umano con cui ci si sente sempre al sicuro al 100%. Quando la sicurezza se n’è andata, che sia per un momento o per una vita sembra che anche l’amore se ne sia andato, perché noi pensiamo che dipendesse dalla presenza dell’altro ma in realtà ci hanno solo aiutato a permettere che il nostro senso personale dell’amore si svegliasse e ora, invece di aver bisogno della sicurezza di un altro noi abbiamo Theos, uno spazio profondamente sicuro dove finalmente il cuore-occhi può spalancarsi. All’inizio può fare un po’ male, come la luce brillante del sole che brucia dopo una vita vissuta nel buio e quindi ce la prendiamo con calma e con dolcezza ci arrampichiamo verso l’uscita della caverna del nostro amore disperato e ci meravigliamo della luce che aumenta e sappiamo che noi non torneremo mai più nel buio.

Cari amici, io riesco a vederlo. Riesco a sentirlo. Io pensavo che la mia storia recente riguardasse l’amore perduto, ma è come pensare che quando chiudo gli occhi sono cieca!

È possibile che colui su cui avevo ‘appuntato’ il mio amore abbia dovuto andarsene in modo che io tornassi ai miei sensi? L’amore non è legato a qualcun altro; è un modo di percepire il vostro mondo e quando vi aprite a lui, tuttocambia. Anno dopo anno ho incontrato molte teorie sull’amore – che è un principio, una qualità, un’emozione effimera, nient’altro che voglia e desiderio, l’ideale più alto, platonico, erotico ecc. Alla fine ero arrivata a pensare che l’amore fosse qualcosa che costruivi, che condividevi e nutrivi con qualcun altro e forse, nelle giornate buone con te stesso. Io davo per certo che dovesse essere presentequalcuno perché esistesse l’amore, ma ora lo capisco in un modo del tutto diverso.

Io posso scegliere di tenere gli occhi aperti sapendo che è la mia vista,a cui dò un valore maggiore rispetto a ciò che vedo.  Io posso scegliere di tenere aperto il mio cuore sapendo che è il mio amoreil mio vero tesoro molto più delle persone con cui condivido la mia vita.

Cos’è l’amore? Come ti fa sentire? Dove vive? Io posso solo cercare di condividere ciò di cui ho fatto esperienza (anche se è difficile descriverlo a parole). È una squisita sorta di “pressione” nel petto, un calore che mi circonda il cuore, un chiarore che tocca ogni altra percezione. Io posso distrarmi e attaccarmi a pensieri e storie e vecchie aspettative, posso chiudere gli occhi per non vedere qualcosa di brutto ma quando mi ricordo l’amore posso fare un respiro profondo ed è proprio lì che aspetta solo di percepire il mio mondo. I miei occhi percepiscono la luce; le mie orecchie percepiscono i suoni; il mio amore percepisce…come faccio a spiegarvi cosa percepisce l’amore? A questo punto non ci sono più parole. Brucia un po’ come il sole che bruciava i miei occhi dopo aver vissuto nel buio, quindi me la prendo con calma ma non è la vistal’amoreche fanno male; è che per molto tempo l’abbiamo mantenuto limitato.

Cosa accadrà quando sposterete su di voi la percezione dell’amore? Cosa sentirete guardando voi attraverso gli occhi dell’amore? Secondo Adamus, Iside se n’è andata per un po’ nello spazio sicuro di Theos per aprirsi all’amore dentro di sé e quando lo riporterà ad Adamo qui, sulla Terra… beh, se pensate che innamorarvi della vostra anima gemella è stupendo, non avete ancora visto nulla!

“Ora tre cose restano: la fede, la speranza e l’amore – ma il più grande di tutto è l’amore.” (1° lettera ai Corinti. 13:13) 

La fede…ci fa andare avanti nelle caverne più oscure della vita.

La speranza…accende le candele per evitare che ci disperiamo.

L’amore… eccoperché siamo qui.