Marzo 2020

CI VEDIAMO IN CIMA   di Nina JF Gauss

Tra le persone che conosco ce ne sono parecchie che ora stanno scoprendo la “spiritualità” e alcuni lo fanno come veri fanatici. Non è mia intenzione giudicare in alcun modo, ma io sono sicura che anche molti di noi hanno attraversato quella fase. Di certo io l’ho fatto con la stessa convinzione di avere scoperto qualcosa che l’umanità doveva ancora scoprire. Ecco, sono rimasta quasi sempre compassionevole e solo a volte leggermente irritata. Non c’è dubbio che io ho avuto la mia bella quota di momenti in cui ho irritato gli altri con le mie “verità” appena scoperte come se io fossi la prima a scoprire il burro di noccioline.

Io ho partecipato a innumerevoli ritiri, seminari e corsi, ho comprato tutti i libri, i DVD e le magliette. Ho cercato sciamani di tutte le culture, ho ascoltato insegnanti e guru e mi sono immersa in ogni tipo di visualizzazioni e rituali. Ho vissuto alcune esperienze davvero stupende.

Ora però, mentre siedo a tavola come un vecchio marinaio segnato dalle intemperie e che ha visto di tutto e ascolto le storie dei ritiri spirituali dei miei amici – su come cercano di fissare la realtà attraverso le affermazioni e la ‘mindfulness’ o qualche altra esperienza ‘fuori dal mondo’ che hanno avuto di recente – io riesco solo a stare zitta. 

Mi riconosco in molte delle loro storie e ricordo di avere provato lo stesso livello di eccitazione. Allora mi piaceva saltare avanti e indietro in quelle storie, ma ora mi trovo a non reagire più e non resto impressionata da alcuna storia o fenomeno. In realtà tutto ciò mi annoia perché ora so che è davvero irrilevante per ciò che siamo venuti qui a fare. Non è altro che qualche fiocco colorato gettato in aria per pochi attimi di distrazione.

Sfortunatamente la noia che percepisco non funziona molto bene a livello sociale. Io cerco di essere educata, ogni tanto sorrido e annuisco a intervalli casuali. A volte leggo proprio la delusione nei loro occhi quando non resto affascinata o impressionata dalle storie che condividono.

C’è stato un momento in cui tentavo ancora di offrire qualche suggerimento, ma molto presto ho scoperto che non ha alcun senso. Il suggerimento più sottile da parte mia di solito incontra una forte resistenza o spiegazioni infinite del perché non è possibile che io capisca. Mi dicono “Dovresti almeno provarci. Potrebbe esserti utile,” mentre io penso alle lezioni metafisiche e sconvolgenti di Adamus. A volte mi sono ritrovata davanti lo sguardo vuoto del “Non colgo”, tipico di un robot disfunzionale di “Westworld”.

Il fatto è che quelle persone non rifiutano apposta o non intendono non capire ciò che dico; Il fatto è che non sembrano in grado di sentire. Non riescono letteralmente a riceverlo. Non esiste ancora un software che possa tradurlo, meno che meno punti di riferimento da percepire e quindi nella loro consapevolezza non c’è, almeno non ancora.

In quel momento mi sono resa conto che ciò che non esiste ancora nella coscienza di una persona è impossibile da cogliere, da percepire. Inoltre più una persona diventa consapevole, più le risulta difficile spiegare ciò che sa con un linguaggio che le altre persone che vivono e risiedono in un livello diverso di coscienza possano capire.

Di certo non sta a me illuminare qualcuno, né sta a me dire qualcosa che cambi le loro percezioni. In realtà è un senso di rispetto quello che mi fa stare calma, come se quelle persone mi stessero dicendo, “Per favore, lascia che io faccia la mia esperienza.” In questo viaggio arriva un punto in cui molto semplicemente tutto ciò che resta da fare è restare seduti nella presenza piena di compassione e permettere tutto ciò che è.

Non c’è nulla da fare, nulla da dire, nulla da riparare, nulla da insegnare e nulla da spiegare.

“Sii lo Standard,” continua a ripeterci Adamus. È tutto ciò che dobbiamo fare ora.

Naturalmente tutto ciò è molto difficile per l’ego umano in quanto si sente invisibile. Lui vuole urlare che l’ha già fatto – “Io lo so! Io lo capisco! Io ci sono passata!” È come stare sotto una campana di formaggio e urlare nello spazio vuoto. Per chiudere il cerchio, ora i tuoi nuovi amici esoterici pensano che tu abbia una mentalità chiusa, che sia una stupida incosciente bloccata nella terra di-chi-non-crede e con un bisogno disperato di nuovi pantaloni yoga per risvegliati.

Quanto è perfettamente e profondamente ironico tutto ciò.

Una volta un maestro mi disse che in cima a una montagna c’è molta solitudine. Ora capisco meglio cosa intendesse dire, ma tendo a non essere d’accordo con lui. Le cose sono cambiate. La prima volta che ho incrociato il Crimson Circle, molti anni fa, ho saputo immediatamente che era il luogo dove potevamo diventare reali e farlo davvero! Io ho provato una connessione istantanea. Mi sono sentita molto libera da ogni vecchio insegnamento e sistema di credenza che avevo incontrato in precedenza –e ora finalmente possiamo goderci l’appagamento del nostro cuore senza che l’aureola di qualcuno voli via!

In questi anni, però, non mi ero mai sentita davvero associata a Shaumbra. In altri gruppi avevo fatto esperienza di molta tossicità e di giochi di potere e quindi non riuscivo proprio a vedermi far parte di un gruppo dove c’era quel tipo di dinamiche.

Invece qualche mese dopo l’evento a Bled, la “Magia dei Maestri”, di colpo qualcosa dentro di me si è espanso. Ho iniziato a pensare alla visione di insieme e gradualmente ho realizzato quanto sia profondamente stupendo essere Shaumbra.

Poco dopo quella realizzazione ho fatto un sogno molto vivido in cui prendevo parte a un evento molto gioioso del Crimson Circle. In quel sogno altri Shaumbra mi chiamavano perché mi sedessi con loro e mi indicavano un posto in prima fila. All’inizio ero un po’ riluttante, ma poi ho osservato il mio aspetto Shaumbra che si sedeva. Ogni residua sensazione di paura sociale era stata sostituita da un senso di apertura, di accettazione e in fondo di integrazione. Ho realizzato quanto sia importante che noi abbiamo noi per far saltellare le cose e per capire del tutto ciò che ognuno di noi sta affrontando quando là fuori nessun altro potrebbe farlo. Oltretutto sebbene noi procediamo lungo il nostro sentiero personale e individuale su per la montagna, come pionieri solitari, ora siamo consapevoli che anche tutti gli altri stanno salendo.

Non è una gara su chi ci arriverà prima; piuttosto è una missione individuale ma anche comune e ogni tanto ci si urla da una parte all’altra della montagna – “Ehi, stai bene?!” – e non vediamo proprio l’ora di incontrarci in cima e di goderci il panorama.

Per me, a livello personale connettermi con altri Shaumbra si è trasformata in un’esperienza di continua espansione e che mi arricchisce immensamente.

In fondo si tratta di una scelta molto personale ma mi chiedo, perché lottare per arrivare lassù da soli? Perché non seguire il tuo sentiero personale col tuo tempo e i tuoi ritmi e poi forse unirti agli altri su una panchina per riposarsi un po’, raccontarsi delle storie e ridere? O magari percorrere insieme una parte del sentiero? O forse richiedere ogni tanto un bel calcio nel culo?

A volte può risultare impegnativo perché noi tendiamo ad illuminare i punti oscuri degli altri e loro i nostri, ma è incredibilmente appagante affrontare sfide ed esperienze simili perché, beh, gli Shaumbra capiscono. Ecco, cari nascosti, cari furtivi, siete pronti ad urlare sulla montagna, “Ehi, io sono qui!” 

LE CANZONI DELLA CREAZIONEJean Tinder

All’inizio fu la Parola e la parola era con Dio e la Parola era Dio. Tutte le cose furono create [dalla Parola the Word]; e senza [la Parola] nessuna cosa fu fatta (Giovanni 1: 1,3)

Io sono sempre stata affascinata dal suono e dal suo contributo alla creazione. Il fatto è che il suono – la Parola – in tutte le sue forme È creazione. Un breve sguardo alla cimatica (Il termine cimatica designa una teoria dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny che tenta di dimostrare un effetto morfogenetico delle onde sonore. Il nome cimatica è stato coniato da lui stesso e deriva dal greco kymatika, “lo studio che riguarda le onde”. Wikipedia ) mostra come il suono può riarrangiare all’istante la materia, anche nello spettro limitato che noi possiamo vedere e sentire. Immaginate cosa il suono sta facendo lungo lo spettro illimitato della vibrazione e subito diventa chiaro che tutto l’universo è una sinfonia incredibilmente complessa di canzone e di danza. Ma chi canta? E chi danza?

Adamus afferma che l’energia è solo comunicazione, la canzone dell’anima. La fisica afferma che in realtà la materia non esiste perché se la ingrandite abbastanza, la sostanza dura non è altro che spazio vuoto, potenziale e modelli tenuti insieme da… qualcosa. Io affermo che quel qualcosa è la coscienza che chiama l’energia a prendere forma o nella realtà di ciò che noi conosciamo, come materia fisica. Detto in un altro modo, ogni forma e manifestazione del mondo fisico è l’energia che danza alla canzone che io, coscienza, sto cantando.

Ne consegue che tutto ciò che io percepisco, di cui faccio esperienza e che incontro è una manifestazione letterale della mia canzone. Proprio come la sabbia sparsa su una lastra di acciaio, l’energia si trova in un caos neutro finché io inizio a cantare. Nel momento in cui inizia la mia canzone, all’istante il modello dimostra con enorme accuratezza proprio le note che sto cantando.

Beh, è un concetto molto bello finché nella mia realtà appare qualcosa che non mi piace! In passato potevo prendermela con Satana, con la sfortuna, con il karma, con il nutrimento energetico e praticamente con quasi tutto ciò che si trovava ‘là fuori’. Se invece ora accetto come vero quel concetto, allora non posso prendermela e scegliere io quando è vero o in che modo è vero. Se accetto che nella mia realtà tutto ciò che accade viene richiamato da me, quello è un pensiero che fa riflettere perché ‘tutto’ include… tutto. Le mie creazioni non sono solo le ‘mie’ cose come il mio corpo, la mia casa, la mia automobile e ciò che mi appartiene. Sono anche la strada su cui guido, le persone che mi fanno felice (o che mi fanno incazzare), un periodo di buona fortuna (e una botta di sfortuna), la mia abbondanza (e la relativa mancanza). Nella mia esperienza la mia creazione è tutto. – o niente. Non posso avere entrambe le cose.

Ora, è vero che per molto tempo ho cantato in un coro il cui nome era “Coscienza di Massa” e quasi tutti noi abbiamo accettato la lista delle canzoni del coro, ma sono ancora io che canto la mia realtà e la porto ad esistere e faccio esperienza della mia energia come agisce in base al testo. Io scrivo e dirigo tutto ciò che appare nel mio mondo. La domanda è: quale parte di me sta tenendo in mano la penna? Quale voce interiore sta cantando più forte delle altre? Non devo cercare la risposta; è visibile tutt’intorno a me come la Mia Vita!

Eppure ogni tanto mi ritrovo ancora a cercare di persuadere il ‘mondo esterno’ a “Danza in base alla canzone giusta, accidenti!”, perché fa schifo quando la vita danza a un ritmo che non mi piace! La conclusione logica è che se io canto la canzone giusta e lo faccio più forte che posso, finalmente la vita diventerà come io la voglio…giusto?

È una gran bella teoria, eccetto il fatto che dirigere la mia canzone verso il mondo là fuori diventa molto in fretta un makyo totale; solo un altro tentativo di manipolare il mondo ‘esterno’. Le vere canzoni, quelle che di fatto organizzano la mia esperienza sono quelle che io canto a me stessa. Mi Sono talmente vicine e familiari che io le canto come rumore di fondo invece di capire quanto siano fondamentali per la mia esperienza.

Di recente ho avuto una buona ragione per prendere in considerazione le canzoni che mi sto cantando e riconsiderare alcune delle melodie su cui danzo da molto tempo. È sempre una buona idea chiedersi, “Sto cantando le canzoni di una vittima, una persona che lotta, di chi ha dei debiti o di chi ha poca autostima? O sto cantando canzoni da Maestra che riguardano un Dio in forma umana che è chiaro, libero, sovrano e abbondante?” Siamo realistici. Di solito si tratta di un bel mix delle due cose, ma più io canto una canzone da maestra più facile diventa sentire la dissonanza quando canto qualcuna delle vecchie canzoni. La chiave sta nell’accettare che nella mia realtà sono io che canto tutto e poi diventa attraverso i miei pensieri, le parole, le scelte, le credenze, il tempo, il valore che mi do ed ogni altra versione di me. Con l’accettazione totale, la realtà diventa deliziosamente pieghevole, flessibile. Com’è la vostra playlist? Forse conoscete alcune delle “Hits Umane Più Famose”:

Come una Catastrofe – Il coro ti ricorda scherzando che per ogni cosa buona che ti succede, molto presto ne seguirà una cattiva e se la vita sta andando bene, presto arriverà una calamita che mi farà scendere di un paio di scalini.

Ce la Faccio A Stento – Non importa quale sia il mio lavoro attuale, la mia famiglia o la fortuna che ho, questa è la musica più danzabile di tutta la playlist e mi ricorda – e poi mi dimostra – che io non ne avrò davvero mai abbastanza.

Non Cooperativo e Imprevedibile – Questa ballata triste riguarda il corpo con i suoi dolori e i suoi disturbi e le sue sorprese non proprio piacevoli. È un ritmo che acchiappa, cambiarlo non è facile e quindi si resta bloccati nella testa.

Scendi di Una o Due Tacche – Ha un ritmo un po’ da chiesa ed è un efficace promemoria per non essere troppo stravaganti o spreconi o arroganti o avere successo o essere entusiasti o affamati o vogliosi o – insomma, troppo di tutto. Tutto quel divertimento è per gli altri; lo sai, quelli che non se ne intendono.

Prenditi Cura della Mamma – Ogni verso di questa canzone mi ricorda che il solo fatto di esistere danneggia Madre Terra. In ogni caso, se applico alla canzone la giusta quantità di senso di colpa e di rimpianto, almeno per un po’ potrebbe tornare a essere solo un rumore di fondo.

Non Basta Proprio Mai – Si tratta di un motivetto molto cantabile che mi incoraggia a trattenermi perché io avrò sempre poco tempo, poco denaro, poco amore, poca energia, poche risorse, poca conoscenza e poco di tutte le altre belle cose della vita. Per compensare il tutto io devo conservare, proteggere, essere efficiente ed essere sempre stanca.

Devo Provare Il Mio Valore – se non lavoro sodo, sto occupando spazio che ha un suo valore e risorse che sarebbe meglio usare per qualcun altro. Oh, sepolti nell’armonia ci sono sempre ottime ragioni per provare vergogna.

C’è un altro milione di canzoni a cui sicuramente potete dare un nome e sono tutte variazioni dello stesso tema: “Non Riesco Proprio A Farlo Bene” e deve essere vero perché ci sono sempre dei modi di provare che la vita non è colpa mia! Eccomi qui a canticchiare un altro ritmo di cui neanche mi accorgo e quindi continuo a non capire mai perché la vita continua a danzare sulle note di quel tormentone maledetto.

Non so voi, ma quelle vecchie e stupide canzoni cominciano a stancarmi! Sono pronta a togliere dalla mia testa quei vecchi motivetti e a iniziare a cantare qualche canzone nuova. Quale, però? Dio solo sa che io non voglio farlo ‘male’ di nuovo!

Poi mi ricordo una cosa: una canzone può diventare vera solo quando io inizio a cantarla! In quel caso sceglierò qualcosa che mi piace davvero, una canzone che corrisponda alla me nuova e sovrana. Mi sono proprio rotta di cantare canzoni di mancanza, di vergogna, di trattenersi, di rigidità e di dolore. In ogni caso ‘là fuori’ io non posso cambiare i ballerini o la coreografia o qualsiasi altra cosa perché tutto non fa altro che danzare al ritmo che io scelgo e recita la sceneggiatura che io sto componendo. Già, è arrivato il momento di cambiare le cose e di usare canzoni nuove.

Per essere onesti è da un po’ che aggiorno la lista delle canzoni e sta facendo una gran bella differenza, ma ogni tanto mi trovo ancora i vecchi motivetti che mi girano in testa e che mi mostrano ciò di cui ho ancora bisogno di liberarmi.

Ascoltate bene le canzoni che state cantando. Come le sentite? Beh, considerate il modo in cui l’energia sta danzando intorno a voi nella vostra vita. Ci sono parti della playlist che vi piacerebbe modificare? Si può fare, sapete. Non avete bisogno del permesso di nessuno per cambiare il motivetto che cantate. Si tratta solo di cambiare la vibrazione, la sceneggiatura, le storie che raccontate perché tutto si crea partendo da dentro di voi, da dentro a fuori.

Oh, ancora una cosa. Sicuramente è arrivato il momento di smettere di cantare la canzone di altre persone. Voi non dovete più cantare nel coro, sia la coscienza di massa, la famiglia, la tradizione, la religione, la cultura neppure o persino Shaumbra. Ora è arrivato il momento che siate dei solisti. Quando volete, voi potete mettere insieme una gran bella armonia con gli altri, ma la cosa più importante è che scegliate il vostro motivo. Per troppo tempo abbiamo lasciato che gli altri lo scegliessero per noi e quindi l’energia continua a danzare a quel ritmo. Invece in questo tempo pazzo sulla Terra, la cosa migliore che potete fare è cantare la vostra canzone. Ecco perché siete qui.