Ottobre – 2022

UN CALCIO NEL SEDERE DA MERLINO – di Geoffrey Hoppe


Sono passate poco più di due settimane dalla fine dell’evento e io non sono ancora riuscito a guardare Il Sogno del Merlino e nessuna delle sessioni canalizzate perché quell’evento mi ha preso a calci nel sedere come non mi succedeva da tempo. Sono seduto qui sul lanai di Villa Ahmyo a Kona e non mi sono ancora ripreso del tutto.

Non mi sto lamentando e non cerco compassione. Sto solo dicendo che dopo più di 20 anni di canalizzazioni niente mi ha colpito come le canalizzazioni di Adamus, di Sam, di Kuthumi, di Nikola Tesla, di Merlino e di San Germain. Non fraintendetemi. Mi è piaciuto il fine settimana di Merlino e tutte le canalizzazioni e ho amato la musica di Yoham e la possibilità per me e Linda di fare il nostro discorso la domenica mattina. Ma quelle canalizzazioni beh, mi hanno fatto un brutto scherzo.

Per quasi una settimana ho ricevuto piccole scariche elettriche da quasi tutto ciò che toccavo. Non c’era bisogno che io muovessi i piedi su un tappeto in una giornata invernale secca per prendere la scossa quando toccavo il metallo. Succedeva quando tenevo in mano il mouse del computer o toccavo un rubinetto dell’acqua o aprivo la portiera dell’auto. Pochi giorni dopo l’evento, mentre spingevo un carrello della spesa nel negozio di alimentari ho ricevuto un impulso elettrico costante attraverso la maniglia. Ho dovuto spingere il carrello qualche metro più avanti e poi raggiungerlo per evitare il fastidio. Non mi sto lamentando, ma è stato sicuramente un inconveniente.

Di solito mantengo una dieta abbastanza equilibrata o meglio, dovrei dire che Linda si assicura che io mantenga una dieta equilibrata, ma per una settimana dopo l’evento sul pianeta non c’erano abbastanza pane, patatine, gelati e ciambelle per soddisfare le mie voglie di cibo spazzatura. Un paio di volte la mia auto è entrata in automatico nel takeaway dall’auto di McDonald, anche se io frequento raramente quel locale. “Un Big Mac, patatine e frullato al cioccolato, per favore”, ho chiesto all’altoparlante. “Dosi abbondanti?  Sì, grazie!”.

Per quasi una settimana dopo l’evento io non ho dormito. Andavo a letto verso le 21, esausto e già mezzo addormentato e dopo due ore mi svegliavo lucido e pieno di energia. Dopo circa 3 ore di lettura e/o scrittura tornavo a letto e cercavo di dormire ancora qualche ora prima che sorgesse il sole del mattino. Durante questa settimana Linda e io siamo volati a Villa Ahmyo, alle Hawaii e una volta qui (e di nuovo con Belle) io ho dormito 10 ore a notte! I miei sogni sono molto vividi e reali. La scorsa notte ho sognato che i Beatles venivano a uno dei nostri seminari e volevano pancake per cena. Beh, almeno non volevano andare da McDonald

Ogni sessione di canalizzazione de Il Sogno del Merlino è stato un messaggio incredibile. A un certo punto del secondo giorno mi sono chiesto come sarebbe stato possibile riunire tutto, perché ogni messaggio sembrava stare in piedi da solo senza un’apparente connessione con le altre canalizzazioni. Quando siamo arrivati alla canalizzazione di Merlino (la terza sessione del secondo giorno), io ho iniziato a capire che tutti i messaggi si sarebbero effettivamente collegati tra loro. L’Amato St. Germain ha tenuto l’ultima sessione dell’ultimo giorno. Io mi aspettavo un riassunto breve e piacevole dei messaggi precedenti e un messaggio dolce a chiusura dell’evento. Di certo non ero preparato a ciò che aveva da dire. Non solo ha riunito tutti i messaggi precedenti in modo significativo e coerente, ma ci ha anche sganciato in faccia una bomba luminosa che ha definito la Croce del Cielo. Se avete partecipato all’evento sapete a cosa mi riferisco e se non vi siete iscritti, io so che Adamus ne parlerà nelle prossime sessioni del Keahak e negli Shoud.

(Informazioni di contorno: circa un’ora prima della canalizzazione di St. G, Adamus mi ha detto che avevamo bisogno di un’immagine per lo sfondo con le stelle che nello spazio formano una croce. Ma davvero! Si aspettava forse che io agitassi la bacchetta magica e trovassi qualcosa all’ultimo momento possibile e che poi lo staff di produzione lo preparasse per proiettarlo sulla parete di fondo del palcoscenico, il tutto in circa un’ora? Sì, è così. Mi sono collegato a Getty.com, una delle nostre fonti di grafica royalty-free e nella finestra di ricerca ho digitato “stelle, cielo, croce” e ho premuto invio. Ecco la grafica perfetta, a pagina 1, riga 2. Il team di produzione ha avuto a malapena il tempo di caricarlo nel sistema e di testarlo durante la pausa prima della sessione di San G).

Nei giorni successivi all’evento del Merlino, ho avuto una serie di stiramenti muscolari e articolazioni molto doloranti. Non mi sto lamentando, ma volevo solo farvi sapere che questi eventi hanno il loro prezzo. Prima è stato uno strappo muscolare alla spalla sinistr, poi mi si è dislocato il ginocchio destro e ho dovuto portare un tutore per quattro giorni. Poi è stata la volta del polso sinistro e quando si è sistemato è andato in tilt il polso destro. Io non avevo fatto alcun lavoro fisico intenso e quindi non avevo idea del perché il mio corpo mi stesse urlando contro. Avevo molto da fare per prepararmi al viaggio a Kona; saremmo stati via tre mesi e quindi la casa e il ranch dovevano essere preparati per l’invernati prima di partire e io dovevo finire i progetti a cui avevo lavorato durante l’estate e fare i bagagli per il viaggio. Ho fatto tutto, ma zoppicando e imprecando parecchio.

Dopo essere arrivato a Kona mi sono reso conto di aver dimenticato la regola n. 3 del Manuale del Canalizzatore: dopo ogni canalizzazione, rilasciate sempre le energie. Potete farlo camminando come Kuthumi, facendo un bagno caldo con sale marino, facendo un massaggio o ululando alla luna piena. Io ero stato così occupato da dimenticarmi di prendermi un momento per rilasciare le energie di quel fine settimana.

Come conseguenza le energie si sono accumulate nel mio corpo provocando dolori alle articolazioni, desiderio di cibo e disturbi del sonno. Mentre Adamus e i suoi amici ci portano sempre più in profondità nella metafisica, è più importante che mai mantenere in circolo le energie fisiche e mentali.

Dopo l’evento di Merlino sono stato anche piuttosto asociale. Nei giorni successivi al fine settimana di Merlino abbiamo ricevuto un paio di inviti a cena con amici non-Shaumbra (sì, ne abbiamo ancora qualcuno), ma non riuscivo a sopportare l’idea di fare due chiacchiere, anche se sono tutte persone simpatiche. Volevo stare da solo, preparare qualche immagine (il nuovo logo della serie ALT e alcune immagini per la rivista), guardare qualche film banale e leggere qualche buon libro. Nel corso della settimana è stata un’impresa anche andare all’aeroporto; mi sentivo come se stessi annegando nella coscienza di massa, ma per fortuna da quando siamo arrivati a Kona, la situazione è relativamente tranquilla ma le cose cambieranno ora che è la settimana dello Shoud.

Non è che io sia scontroso come sostiene Linda, è solo che la gente è piuttosto fastidiosa. No, non mi sto lamentando o piagnucolando. Ma scherziamo! È stato uno dei migliori fine settimana di sempre. Ho avuto l’onore di canalizzare alcune delle super-star cosmiche, oltre al Presidente del Club dei Maestri Ascesi.

Mi è sembrato che ci sia stato dato accesso a misteri profondi e a messaggi che cambiano la vita. In ogni momento è stato come se ci stessero parlando a livello personale e intimo e con messaggi pensati appositamente per noi. Come canalizzatore non c’è niente di meglio di questo. Il weekend de Il Sogno del Merlino entrerà sicuramente nella mia lista de “Il Meglio di”.

Mi lamento? Cosa sono alcuni dolori al corpo, scosse elettriche, notti insonni, chili in più dovuti alla voglia di cibo spazzatura e il Disturbo di Disordine della personalità asociale in confronto alla profondità dell’essere stato con Shaumbra e con le altre entità per questo storico fine settimana? Rifacciamolo l’anno prossimo!

Nota dell’editore: Se non avete ancora vissuto il Sogno del Merlino, ora è disponibile “su richiesta” come Cloud Class. Non c’è bisogno di perdere questo incredibile evento!

LE PAROLE E I SENSI ANGELICI SI RIUNISCONO – F. Bakker

Parlare con qualcuno, rispondere, esprimere cosa provo e come. Cercare di trovare le parole per descrivere una sensazione o un’immagine può essere impegnativo, almeno per me. Una volta che una parola esce dalla mia bocca, non sempre sembra colpire nel segno.

Tutto ciò mi ha fatto riflettere per un po’ di tempo. Come mai non riesco a collegare ciò che sento alle parole che ho a disposizione per potermi esprimere pienamente? Sembravano due cose separate e poi, con un aiuto inaspettato, ho capito che anche loro si integrano. Ah!

Questa è la mia storia sulla comunicazione incarnata. Sì, noi usiamo ancora il nostro linguaggio quotidiano e ordinario ma ora, attraverso di noi il cerchio si chiude e si unisce alla sua controparte: i sensi angelici.

UN AIUTO INATTESO: IL GIBBERISH

Il 23 agosto, mentre ero al telefono con un caro amico Shaumbra si è presentata Madame Helena Blavatsky. Non avevo mai incontrato Helena, almeno non ne ho memoria. La sua presenza è stata una risposta al fatto che avevo difficoltà a gestire le emozioni forti e inoltre, col senno di poi, era una risposta alle mie domande sulla comunicazione incarnata.

Ciò che è accaduto durante e dopo l’incontro mi ha sorpreso e sconcertato. Mentre Helena era seduta e io e il mio amico la percepivamo, lei ha iniziato a parlarci. Aspetta… stava parlando? Sono usciti dei simboli, energia e codici. All’inizio sembravano parole senza senso, ma poi hanno cominciato a risuonare moltissimo ed entrambi abbiamo percepito che quel tipo di comunicazione era molto antica, addirittura precedente alla dualità. Quel “linguaggio” risaliva a ciò che percepivamo come “l’inizio” – se mai ne è esistito uno.

Noi sentivamo con forza che era il linguaggio originale. Wow… Eravamo entrambi scossi nel profondo, in senso figurato e letterale, come se questa conoscenza ci fosse stata portata alla nostra attenzione per risvegliarla dentro di noi. E così è stato!

Helena rimase con me per un paio di giorni, limitandosi a essere presente. Di tanto in tanto si faceva viva con più forza, risvegliando la conoscenza in me e allo stesso tempo aggiungendo la sua. Ecco cosa ha condiviso con me riguardo alla comunicazione in quei brevi momenti.

La Nascita e l’Espansione dei Sensi

La comunicazione ebbe inizio con alcuni sensi angelici di base. Si potrebbe obiettare che non erano ancora sensi, ma solo elementi che si portavano dietro il potenziale di un senso. Man mano che la coscienza atterrava e si espandeva, anche i sensi si espandevano e si formarono i primi.

Un’immagine della ruota dei colori fornisce un buon esempio. Presenta al centro i tre colori primari – il giallo, il blu e il rosso – e man mano che ci si espande verso l’esterno nascono tutti gli altri colori. Con un processo simile, la stessa accadde anche con i sensi.

Questo è il nostro linguaggio originale, quello dell’anima. Non ci sono ancora parole, ma il potenziale c’è. I sensi angelici senza parole non usano energia, non richiedono tempo e non devono superare la distanza per essere espressi. Sono semplici e sono immediati.

L’evoluzione e l’espansione dei sensi ebbe luogo in ciò che sarebbe meglio descrivere come “l’altro lato del velo”. Gli esseri coscienti con una forte connessione – come gli elementali, le balene, i Maestri e alcune tribù umane – potevano attingervi fungendo da collegamenti o addirittura da ancore.

Strano a dirsi, altri esseri umani avrebbero potuto attingervi. Non era un’esclusiva, ma il collegamento non veniva fatto molto spesso, se non quasi mai.

La Nascita e l’Espansione delle Parole

Mentre la lingua originale si espandeva in più sensi, si verificò anche un punto di separazione. La dualità fece il suo ingresso insieme alla mente come concetto e insieme al modo in cui noi percepiamo il tempo, la distanza e la gravità. A quel punto, come per la maggior parte dei nostri ricordi, la connessione con i nostri sensi angelici in pratica andò persa.

Come mezzo di comunicazione entrarono in uso le parole (suoni) che viaggiano attraverso l’aria – dal punto A al punto B – usando come strumento le onde sonore e la voce umana.

Con l’evoluzione della mente si formarono e furono create altre parole e lingue. Si trattò di un processo prevalentemente mentale.

LE CONTROPARTI

Helena mi ha spiegato che dopo il Punto di Separazione le parole e i sensi angelici sembrano essersi evoluti ed espansi in modo separato ma anche in contemporanea, proprio come controparti in reami diversi, proprio come il Maestro e l’umano prima della Realizzazione. Si appartengono, ma non sono ancora completamente integrati e riuniti.

I Sensi Angelici sono 200.000 – e le Parole?

Le informazioni che Helena mi ha fornito si collegano in modo stupendo alla mia curiosità, esperienza e intuizione presente prima del nostro incontro.

In uno degli Shoud di un paio di anni fa, Adamus ha affermato che ci sono circa 200.000 sensi angelici e ne ha menzionati alcuni come la bellezza. Nel momento in cui ha stimato il numero dei sensi io non ho potuto smettere di pensare alle parole, perché ha usato una parola – “bellezza” – per esprimere un senso e quella parola non era un guscio vuoto. Io riuscivo a “sentire” il senso presente in quella parola mentre la usava.

Aspettate. Cosa sta succedendo? Le parole. I sensi. Le parole per descrivere i sensi. I sensi che usano le parole per esprimersi. Allora le parole non sono sensi? Hmmm. No? Almeno, non tutti – o forse lo sono? Forse non ancora – e alla fine lo saranno?

Ho aperto il mio portatile. “Google, quante parole ci sono nella lingua inglese? Oh mio Dio, indovinate un po’? Poco più di 200.000! (*)

Non può essere una coincidenza! Certo, ci sono più parole se si considerano le altre lingue e si aggiungono all’equazione o se si aggiungono le parole vecchie e perdute che non usiamo più. Non importava e poi ecco qualcosa mi ha colpito con forza.

 

LE PAROLE E I SENSI SI RICONGIUNGONO

Da quel momento ho iniziato ad attingere alle parole come se cercassi il loro senso originario. Ho capito che la parola “vita” è un senso, che “È” è un senso e che anche “senso” è un senso – e così via. Posso immaginare che ora stiate facendo esattamente la stessa cosa.

La ricerca è continuata e quando è arrivata la parola “realizzazione” come potenziale senso, io ho potuto sentire e vedere che la parola aveva riacquistato il suo significato originale. Eh? Perché? Perché io sono realizzata! Prima di allora la parola “realizzazione” era solo una parola, finché io non ne ho fatto esperienza io stessa. La mia realizzazione l’ha riportata in vita, se così si può dire.

Da allora quella parola non è più la stessa.

Per me questo spiega perché certe parole non sono più vuote o solo mentali. Certo, ogni parola ha sempre avuto il suo significato umano e descrive qualcosa e quindi non è priva di significato, ma solo quando ne faccio esperienza con Tutto quello che Sono quella parola si trasforma. La sua controparte – il Senso Angelico – ritorna e si riunisce alla parola. È ovvio che il senso della Realizzazione sia questo: l’integrazione. Ne consegue che il mio vocabolario è già in parte integrato e si sta espandendo con la comunicazione incarnata.

La semplicità e la genialità di tutto ciò mi stupiscono ancora. È naturale! Quando il corpo di luce si integra, il corpo umano non si dissolve. Durante la Realizzazione l’essere umano non viene fatto a pezzi e trasformato in qualcos’altro. Perché dovrebbe essere diverso con la nostra comunicazione? Non sarà così e non lo è. Le parole si integreranno e si stanno integrando anche loro. Si riuniscono con le loro controparti. Quanto è bello?

COSA SIGNIFICA QUESTO PER LA MIA VITA QUOTIDIANA

Man mano che integro e incarno di più me stessa e quindi le mie parole e la mia comunicazione si espandono e si integrano, io sento che quando parlo tutto il mio essere – non solo la mente – è in grado di comunicare. Il percorso della mia espressione – attraverso la gola, la testa per la traduzione e gli aggiustamenti e l’uscita attraverso la bocca – sta cambiando. Io non devo più superare il divario tra ciò che percepisco e ciò che desidero esprimere. Non essere in grado di centrare il bersaglio o le sensazioni che provo se mi perdo quando traduco non sono più un problema.

È quasi una cosa di pancia, respirare il mio essere mentre le parole mi escono dalla bocca. Insieme al dramma scaricato di cui ci siamo già più o meno occupati – pensate al makyo, alle convinzioni, agli aspetti e al virus – la comunicazione diventa molto pulita, chiara, diretta e pura.

NON PIÙ COSÌ SOPRAFFATTA

Ecco cosa accade dentro di me. Mentre parlo con un’altra persona – per esempio una persona che deve ancora affrontare il suo percorso – ciò che dico può ‘scatenarla’ perché per lei la parola che uso può portare con sé un carico di dolore. Ecco perché può essere impegnativo comunicare con una persona che non ha ancora affrontato un certo tema o che non è pronto ad assumersi la sua responsabilità rispetto a quel tema.

Io, a mia volta, posso ancora sentirmi ‘innescata’ da ciò che l’altra persona mi sta ‘lanciando’ come risposta, ma l’innesco perde la sua efficacia man mano che mi integro, mi realizzo e divento più consapevole di me. In secondo luogo, la Maestra, l’Io Sono, la mia coscienza e la mia consapevolezza sono presenti e mi aiutano a restare ferma nel momento e allo stesso tempo, ad assumermi la responsabilità di ogni cosa affiori dentro di me – perché l’altra persona è anche me.

Grazie alla pulizia, all’integrazione e all’espansione della mia coscienza io non sono più nel mezzo e quindi non ne sono più sopraffatta ed è una benedizione per me che sono un essere molto percettivo e sensibile.

MENO RESISTENZA DI FRONTE ALLE EMOZIONI FORTI

La consapevolezza che le parole si ricongiungono ai sensi mi aiuta anche a gestire le emozioni forti e in parte è il motivo per cui Helena è apparsa fin dall’inizio. Per esempio, a volte mi ci vogliono fino a due settimane per capire che ciò che provo è semplice rabbia o che l’inquietudine che sento nella pancia in realtà è un pianto trattenuto. “Ah! Ecco perché in questo momento non riesco a respirare e mi faccio prendere dai pensieri”. Come umano ora cerco di sentire, di permettere e poi di esprimere le emozioni.

All’inizio mi è sembrato stupido che qualcosa di così basilare come l’espressione delle emozioni umane per me potesse essere così impegnativo, ma poi ho capito che sta avvenendo in contemporanea alla realizzazione della comunicazione incarnata. Ah! È lo stesso “processo”, ma si svolge a un livello diverso e in questo caso le emozioni rappresentano i sensi. È come se due strumenti suonassero la stessa bella canzone usando due ottave diverse.

Saperlo aiuta entrambi i processi, perché ora vengono percepiti come un’unica canzone invece che come due strumenti che suonano e quindi la resistenza a sentire e a permettere le mie emozioni svanisce insieme al giudizio (stupidità) dell’umano nei confronti dell’umano. Inoltre, nel qui e ora l’integrazione di Tutto quello che Sono è in grado di emergere ancora di più – in fondo è l’unica cosa che voglio, dalla testa ai piedi.

AVERE UN SENSO

Grazie a questa realizzazione e alle intuizioni che ne sono scaturite, ora per me la comunicazione ha un senso (si fa per dire) e spero anche per voi. Rende la mia vita qui sul pianeta molto più facile, in quanto mi aiuta enormemente a semplificare la mia connessione con il mondo esterno (sì, sono anch’io) e la piena espressione di quello che sono.

 Avevo bisogno di aiuto, l’ho chiesto e l’ho ricevuto. Fantastico!

Scarico di responsabilità

Quanto scritto sopra è la mia attuale verità ed esperienza, così come la percepisco dentro di me con l’aggiunta di informazioni di M.me Helena Blavatsky, la Maestra Ascesa che ha collaborato con me sull’argomento.

Sento che in questo caso lei rappresenta la Maestra – anche se un tempo era un essere umano – che usa il linguaggio originale dell’anima.

Io rappresento l’umana – anche se sono una Maestra anch’io – che fa l’esperienza di usare parole non integrate. Inoltre, sto facendo l’esperienza di restare sul pianeta e vivere in modo pienamente incarnato.

Entrambi portiamo con noi la conoscenza di queste diverse esperienze, ora riunite insieme e quella conoscenza ci fornisce i pezzi del puzzle, risvegliandolo e integrandolo in entrambi – e quindi nella coscienza.

(*) Articolo pubblicato su BBC.com/news, 24 giugno 2018: “Secondo l’Oxford English Dictionary, si stima che le parole attualmente in uso nella lingua inglese siano 171.146 – senza contare 47.156 parole obsolete”.

PRENDERE POSSESSO DELLA CHIAREZZA Špela Tajnić

In una galassia molto, molto lontana esiste un piccolo pianeta blu chiamato Terra. È pieno di vita, di gioia, di risate e di amore ed è anche pieno di dolore, di tristezza e di sofferenza. Ma soprattutto è pieno di confusione su cosa è di chi. Che cosa è mio?

Anche se ci sono leggi abbastanza buone e chiare riguardo alla proprietà di terreni, immobili, automobili e beni in generale, manca del tutto la consapevolezza o almeno alcune leggi che regolano quali emozioni, sentimenti e altri concetti non fisici appartengono ai singoli individui e agli abitanti di quel pianeta piace così, perché in pratica possono ‘possedere’ – cioè fare proprio – tutto ciò che vogliono purché serva alla loro identità umana. Ciò che possiedono può renderli forti, giusti, salvatori, vittime, martiri e quant’altro. È un grande gioco, un gran bel gioco, ma alla fine è un gioco in cui tutti rivendicano sempre e nessuno rifiuta mai.

Tuttavia, questa storia non riguarda la popolazione generale di questa biglia blu presente nello spazio. In generale a quelle persone piace il gioco e quasi tutti contano le loro vittorie. No, questa storia riguarda un piccolo gruppo di individui che si definiscono Shaumbra.

La maggior parte degli Shaumbra ne ha abbastanza di questo piccolo ‘gioco di proprietà’ che va avanti da eoni interi; sì, era divertente ma non lo era davvero. Beh, a volte. Forse lo era, ma ora vogliono uscire dal gioco e non hanno la minima idea di come farlo.

Io sono una di quegli Shaumbra e quindi posso parlare di questa confusione. Qual è la mia? È una domanda semplice con una risposta semplice, ma a noi piace renderla difficile. Noi tendiamo a diventare analitici ed eccessivamente filosofici quando cerchiamo di capirlo – e poi non ci proviamo affatto, perché vogliamo evitare tutte le distrazioni e le tane di coniglio in cui di solito il pensiero ci porta a cadere. Così finisce che siamo bloccati in un limbo in attesa di chiarezza e cerchiamo di capire invece di permettere e basta.

Cos’era mio nel periodo precedente alla chiarezza? Beh, almeno avevo capito questa domanda? La mia percezione dell’intero tema mi metteva in una posizione di inferiorità, di confusione e io cercavo di capire cosa dovesse essere mio e se ciò che mi arrivava fosse davvero mio. Può sembrare una percezione molto strana e potreste dire: “No, io non la vedo così”.

Forse per voi è diverso, ma è ciò che io ho fatto per molto tempo, senza rendermene conto, senza esserne consapevole.

Tobias l’ha ripetuto più volte: “Ciò che è tuo è ciò che scegli. Quindi, cosa scegli?”. Io ero molto impegnata a pensare a quella domanda e non ho mai messo in atto una vera e propria vera consapevolezza o sensazione e tanto meno ho permesso la risposta. Io ho ascoltato quella frase e ho pensato: “Beh, tutto è bello ed è bene. Ciò che è mio è solo ciò che scelgo. Ottimo. Ma come faccio a capire cosa è mio e a sceglierlo se non ho idea se fosse mio fin dall’inizio?”. Cercare di capirlo era un ciclo continuo e confuso e poi un bel giorno, durante una grande lezione di Shoud, di Cloud o forse di Keahak, finalmente ho colto la parte della domanda che diceva: “Che cosa scelgo?” e mi colpì: “L’energia è tutta mia, quindi… Oh! Certo! Scegli ciò che è tuo, non immaginare!” (Mio Dio, che semplicità!).

All’improvviso, mi resi conto che non si trattava di capire, ma di scegliere ciò che avrei preso come mio a prescindere da dove proveniva, punto. Scegliere, rivendicare la proprietà di qualcosa non è la stessa cosa che capire se è mia. Mio Dio, finalmente l’ho capito.

Per farla breve:

Commesso (Drago): “Signora, qui abbiamo trovato una grande sofferenza in colori vivaci. È sua?”

Io (spaventata e confusa): ‘Beh, $h&”#$, forse? C’è una targhetta con il mio nome? No? Beh, potrebbe essere mia. Non ricordo di averla, ma potrebbe anche essere mia. Tutti ne hanno una e quindi è probabile che l’abbia anch’io. L’ho persa? L’avevo e l’ho persa? È mia? Come faccio a scoprirla? Oh, che cavolo! Beh, è meglio che la dia a me e io me lo porterò in giro finché non capirò a chi appartiene”.

Un gazzilione di anni (di lacrime) dopo…

Commesso (Drago ora parafrasa saggiamente la domanda): “Maestra, qui abbiamo questa buona e vecchia sofferenza colorata che ancora si trascina dietro. Ha deciso cosa farne? Sono passati anni e anni; ora ha scelto che sia sua?”.

La Maestra in me: “Buon Dio, no! Buttalo via!”.

Commesso (il Drago che ora mi annusa, mi mette alla prova e mi stuzzica): “Sniff, sniff… Ma l’ha portato in giro per tutti questi anni. È sicuro che non le appartenga? Prima non dovrebbe scoprirlo per essere sicura?”.

La me Maestra (finalmente con chiarezza): “Non c’è nulla da capire. Non mi interessa se per tutti questi anni l’ho tenuta nella mia tasca umana senza nemmeno capire la domanda. Ora non la voglio e quindi non la scelgo. Buttala via!”.

il Drago Commesso: “Volentieri, Maestra. Fatto.”

 

 

Il Battito del Cuore ShaumbraJean Tinder

NON FATELO BENE

 

 “DA QUALCHE PARTE OLTRE IL GIUSTO E LO SBAGLIATO

C’È UN GIARDINO.

TI INCONTRERÒ LÌ

  • RUMI

“DEVI FARE LE COSE BENE!”

“NON FARE ERRORI!”

“NO, DEVI FARE COSÌ”.

Come esseri umani, di solito cresciamo con molte regole e aspettative da parte di genitori, insegnanti e società e quindi quasi ogni decisione è vincolata da ciò che noi riteniamo più “appropriato”. Se mettiamo al mondo i nostri figli, noi vogliamo fare il genitore nel modo giusto – o almeno meno sbagliato dei nostri stessi genitori. Per quanto riguarda gli Shaumbra, anche se la nostra innata “diversità” spesso ci impedisce di “fare le cose bene” agli occhi degli altri, il desiderio innato di essere almeno sulla strada giusta è ancora presente. In sostanza, ogni decisione che prendiamo è una risposta sottile o ovvia al concetto secondo cui dobbiamo fare le cose bene. Sia che accettiamo questa convinzione sia che ci ribelliamo, il tentativo di fare le cose per bene colora ogni nostra scelta.

Naturalmente proprio lo sforzo di fare le cose per bene aumenta la probabilità di farle male, perché una non può esistere senza l’altra. La strada giusta è possibile solo quando quella sbagliata è lì che fa capolino. Nel mio sforzo durato tutta la vita per non sbagliare, le definizioni di “giusto” sembravano diventare sempre più strette finché i parapetti che delimitavano le mie scelte hanno creato un percorso così stretto che non restava molto spazio per l’esplorazione, per la creatività e soprattutto per il semplice godermi la vita. Se mi fossi allontanata anche solo un po’ da quella zona limitata, mi sarei persa nell’immensa “sbagliatezza” dell’essere.

Per fortuna il mio insaziabile desiderio di libertà mi ha spinto a sfondare i

guardrail (ciao sensi di colpa), ma anche con il cuore anticonformista degli Shaumbra io finisco comunque per cercare di fare le cose bene e spesso mi confronto con il senso del giusto o dello sbagliato di chi mi circonda. Il problema è che con tutte quelle norme e regole e regolamenti – esterni e interiorizzati – vivere come un essere libero risulta impossibile.

Cercare di creare la realtà che desidero all’interno dei confini delle mie aspettative o di quelle altrui – che ovviamente sono sempre in conflitto – limita in modo drastico i potenziali con cui posso lavorare. Cosa c’entra questo con gli altri? Molto, in realtà.

Dopo essere cresciuta in una famiglia rigida e essermi circondata di persone

che avevano sempre idee diverse su ciò che avrei dovuto o non avrei dovuto fare, io ho interiorizzato la convinzione che “probabilmente non ci sto riuscendo”. Ho fatto incredibili progressi nel liberarmi da tutto ciò e dedicarmi del tutto alla mia libertà, ma è difficile vedere e capire i limiti che ho sempre dato per scontati.

E se davvero non avessi più regole interiori? Se ogni cosa che volessi fare andasse bene o fosse addirittura grandiosa? E se mi amassi così tanto da creare la libertà che poi si riflette su di me? Beh, è strano che io me lo chieda. Poi ho portato questa riflessione a me stessa, ed è stata la chiave per un nuovo livello di libertà!

Non che avessi bisogno del permesso di qualcuno per lasciarmi andare ed essere me stessa, ma perché avere una luce verde, un “ok” tangibile e costante ha un effetto profondo sulla mia io umana. Il risultato non è l’anarchia (come alcuni si aspettavano), ma piuttosto la sensazione che io posso fare letteralmente qualsiasi cosa! È emerso che c’è una bella differenza tra andare avanti nonostante i venti di resistenza… e seguire la mia passione con la calda brezza del sostegno che riempie le mie vele. In entrambi i casi alla fine arriverò dove voglio, ma il viaggio è del tutto diverso e questo, amici miei, è un grande motivo per restare!

Dopo aver sperimentato gli effetti concreti e tangibili della presenza di qualcuno che crede nella mia saggezza e sa che ce l’ho fatta – qualunque cosa sia – ho capito davvero, cioè in termini pratici e quotidiani la differenza che la nostra luce può fare per gli altri.

Sia che forniamo assistenza individuale alle persone che ci circondano o che forniamo loro solo un’invisibile brezza calda per farle tornare a casa, l’effetto di sostegno e di potenziamento della nostra fiducia incondizionata e della nostra compassione incondizionate è profondo. Le persone non hanno bisogno di

di essere informate sul percorso da seguire; ogni cuore contiene già questa saggezza intrinseca.

Ciò di cui gli esseri umani hanno più bisogno è che venga loro ricordato che conoscono già il miglior percorso per sé stessi. Non si tratta di trovare il sentiero “giusto” (che non esiste), né di temere di percorrere quello “sbagliata” (anch’esso inesistente). La bellezza è che senza la resistenza di giusto o sbagliato la vita si apre e fluisce con la semplice gioia dell’esperienza.

Il recente evento del Sogno del Merlino è stato profondo sotto molti punti di vista, ma forse il messaggio più importante è stato che le barriere che esistono da molto, moltissimo tempo, verso gli altri reami si stanno dissolvendo. Ciò significa che la consapevolezza della nostra esistenza in tutti i reami sta diventando disponibile e credo che significhi anche che la luce che irradiamo è percepibile anche in tutti gli altri reami. In altre parole, se qualcuno sta invocando il suo concetto di Dio per chiedere aiuto, l’energia amorevole che gli torna indietro – la nostra luce – è più luminosa, più vicina e più di sostegno che mai. Non importa come la percepiscono o quale etichetta le appiccicano, ma solo che sentano il calore illuminante che rivela nuovi potenziali e riempie le loro vele verso casa.
Per quanto io sia sempre stata forte, tenace e creativa, l’effetto di un sostegno amorevole e incondizionato ha comunque fatto un’enorme differenza nella mia vita.

Immaginate cosa farà per le persone che vogliono nuove soluzioni ma non sanno da dove iniziare. All’improvviso sapranno, si sentiranno responsabili e sarà molto più facile scegliere ciò che è meglio per loro, a prescindere da ciò che appare giusto o sbagliato. Più noi irradiamo più loro vedono e più l’umanità si avvicina a “svegliarsi dalla parte giusta del letto”, dove le cose scorrono, dove l’energia serve e la grazia abbonda.

Anche voi, Shaumbra, potete aggiungere e attingere a questa bellissima coscienza di accettazione incondizionata e di compassione che ora vortica in tutto il mondo. Noi sappiamo già che funziona. Noi sappiamo che voi non potete sbagliare. Noi sappiamo che la vostra saggezza è sufficiente. Noi sappiamo che voi avete già tutte le risposte che vi servono – dopotutto noi siamo voi e voi potete farcela!

Nella canalizzazione conclusiva dell’evento del Merlino, San Germain ha detto che “la Terra è un reame celeste a sé stante”. In altre parole, il paradiso non è più qualcosa che possiamo sperare di ottenere “un giorno”, se facciamo bene in questa vita. Lasciatevi invece trasportare dalla sensazione che i cieli si uniscano, che la magia si dispieghi e che “giusto” e “sbagliato” scivolino nell’oblio. A quel punto riempite la vostra vita con tutte le esperienze che vi deliziano.

Ci vediamo nel Giardino!