Settembre 2016

1/SPIRITUALMENTE ATTACCATO AL CULO   di Geoffrey Hoppe

Guardo nello specchietto retrovisore del mio viaggio verso la maestria e vedo il mio sé umano. Merda! È quasi attaccato al mio paraurti e a questa velocità è decisamente troppo vicino per farmi sentire a mio agio. È così vicino che riesco a vedere lo sguardo selvaggio e quasi disperato che ha negli occhi. Riesco a vedere le gocce di sudore sulla sua fronte e la brace della sigaretta che gli ciondola dalle labbra.   

Voi sapete com’è irritante avere qualcuno che mentre guidate vi sta attaccato al culo. Cosa fate? Frenate forte per spaventarlo a morte ma rischiate di capottare? O rallentate sperando che colga il messaggio che non siete entusiasti di tutta quella vicinanza e quindi rischiate che vi si avvicini ancora di più al vostro paraurti? O accelerate per tenerlo buono? Sapendo quanto sono fortunato, proprio dietro l’angolo ci sarà un’auto della polizia. Devo risolvere il dilemma di quello che mi sta attaccato al culo o portare pazienza finché arriverò a destinazione.

Non sono per niente uno che guida piano. Alla mia auto piace procedere ad almeno 10 miglia/ora oltre il limite di velocità. Fa così anche il mio Io Sono, ma quasi ogni settimana io attraggo uno che mi sta attaccato al culo lungo le 10 miglia di strada di montagna da casa mia alla base del Coal Creek Canyon. La settimana scorsa ho frenato leggermente per inviare il messaggio “resta indietro” a chi mi stava attaccato al paraurti ma invece di darmi più spazio, quello ha acceso gli abbaglianti imitando le mie timide luci da freno.

Io ho bisogno del mio spazio.  Durante gli ultimi 10 anni sono diventato molto più sensibile all’EDA (Energia Degli Altri). Non mi piace quando gli altri si avvicinano troppo perché in molti casi riesco a sentire il nutrimento energetico. Certo, mi piace stare vicino a livello fisico ed energetico a quasi tutti gli Shaumbra e alle persone che mi piacciono, ma luoghi come i supermercati e gli aeroporti mi fanno accapponare la pelle a causa del grande inquinamento energetico (cough, cough). Non mi piace neppure l’autostrada congestionata. È pericoloso ed irritante.

Mi piace guidare ad una velocità che mi mette a mio agio. Non mi piace che chi mi sta attaccato al culo cerchi di farmi andare più in fretta di quanto voglio io solo perché ha una fretta dannata. La fretta di andare dove, mi chiedo? L’eccessiva velocità lo condurrà molto più in fretta a raggiungere la sua destinazione? Probabilmente no. Forse risparmierà qualche minuto rispetto al suo tragitto normale ma rischia una multa o ancora peggio rischia un incidente.

Mentre guido mi piace godermi il paesaggio. Sono fortunato a vivere nelle Montagne Rocciose dove c’è la grandezza del paesaggio e della vita selvaggia, i cieli ampi e la gente che si tiene occupata. Ci vogliono 35 minuti per raggiungere il CC Connection Center in città e non vedo l’ora di guidare proprio per i paesaggi, ma quando qualcuno mi sta attaccato dietro è difficile rilassarsi e aprirsi alla sensualità della guida.

COSA C’ENTRA CON COSA?

Cosa c’entra tutto ciò con chi ti sta attaccato al culo? Proprio come il mio Attaccato-Al-Culo-Settimanale nel Canyon, il mio sé umano mi sta regolarmente attaccato al culo. Ha tutti i diritti di usare la stessa strada che percorre l’Io Sono, ma dovrebbe esserci una legge sul fatto che mi sta proprio sul paraurti e ciò mi rende difficile godermi il paesaggio lungo il mio viaggio verso la maestria. Adamus afferma che questo è il migliore dei tempi di tutte le nostre vite – mentre transitiamo dall’umano a un essere realizzato – ma come faccio a rilassarmi nell’illuminazione se il mio sé umano mi sta attaccato al culo?

Perché ha così dannatamente fretta? Io so già che raggiungerò l’Illuminazione e infatti ci sono già e ora non faccio altro che godermi il viaggio sulla strada che mi ci ha portato. Il sé umano pensa che sia una corsa? Deve arrivare per primo? Essere il primo del gruppo lo fa sentite più potente?

Il sé umano cerca sempre di sorpassarmi sulla strada verso l’Illuminazione. La cosa divertente è che ogni volta che si sposta all’esterno per superarmi sembra sempre che nella direzione opposta sopraggiunga un’auto. Mi sono accorto che i guidatori di quelle auto somigliano al mio sé umano: sono agitati, quasi in panico e con gli occhi allucinati. Ho realizzato che sono i sé umani di altri Esseri sulla strada verso l’illuminazione che tornano di corsa alla comodità delle loro case umane limitate perché non riescono a gestire ciò che si chiama maestria. Pensavano fosse una qualche forma di sé umano glorificato e quando si sono resi conto che il sé umano avrebbe perso il controllo, che il nutrimento energetico non era più permesso e che il potere è un’illusione… sono corsi a casa.  È divertente che gli umani che procedono nell’altra direzione in realtà sono quelli che impediscono al mio sé umano di sorpassarmi.

Quando il mio sé umano si renderà conto che questo non è solo il suo viaggio? È il nostro viaggio. Il Maestro e l’umano insieme ad ogni aspetto e sfaccettatura dell’Io Sono. Quando si renderà conto che non riuscirà mai a sorpassare l’Io Sono? Quando la smetterà di guidare come un pazzo? Ho cercato di mostrargli il medio (fuori dal finestrino) ma lui insiste e mi sta appiccicato al culo.

Ciò di cui l’umano non si rende conto è che il mio veicolo, noto anche come il mio Corpo di Coscienza è del tutto automatico. È dotato di un sistema GPS molto affidabile che mi guida in tutta sicurezza verso la mia destinazione. Non devo preoccuparmi di perdermi, diversamente dal mio sé umano che non si è mai fidato, neanche per un attimo del suo senso di direzione. Inoltre il mio CDC ha sistema integrato per evitare le collisioni e finché lo tengo acceso non devo neppure preoccuparmi di fare un incidente né del traffico perché fa tutto per me, molto diversamente dal mio sé umano Sé in questo suo veicolo che è un modello vecchio. Il mio CDC guida da solo, reagisce ai miei comandi senza dubbi né domande. Non hai mai bisogno di carburante, modifica da solo la temperatura e la musica dopo aver letto i miei dati biometrici e in fondo fa di tutto per rendere il mio viaggio piacevole per quanto possibile, ma l’unica cosa che non è riuscito a fare è liberarsi dal mio sé umano che gli sta appiccicato al culo.

Quando il mio sé umano mi resta attaccato al culo so che cerca deliberatamente di provocarmi. Vuole attirare la mia attenzione, vuole una conferma, vuole pensare che sia il suo viaggio e che senza di lui niente di tutto ciò accadrebbe.  Povero sé umano. Quando imparerà che io sono felice di guidarlo e che è benvenuto a far parte del viaggio ma non ne ha il controllo? In effetti non c’è alcun bisogno di controllo. Tutto è automatico. Questo è il punto importante che lui non coglie; pensa di dover lavorare sodo, guidare velocemente e preoccuparsi di arrivare a destinazione ma tutto ciò di cui ha bisogno è godersi il viaggio, rilassarsi nella bellezza del viaggio e lasciare che entrambi ci arriviamo sani e salvi.

Ci ho pensato per un bel po’ e alla fine mi sono reso conto che di fatto il mio sé umano vuole stare in auto con me. In effetti vuole sedersi al posto del guidatore e inoltre non mi vuole a bordo. Vuole tutto il veicolo – e il viaggio spirituale – solo per sé. Vuole ignorare gli strumenti automatici e tecnologicamente avanzati del mio veicolo CDC, vuole assumere il controllo del volante e del pedale del gas (non userà mai i freni) e quindi lui crede di essere quello che fa accadere il viaggio. Vuole il merito di portarti a destinazione ma di fatto è proprio lui che impedisce a sé stesso di arrivare a destinazione. Sciocco, sciocco umano. Alla fine dovrà schiantarsi per arrivarci? Dovrà fare del male a sé e agli altri prima di poter fare un respiro profondo e rilassarsi nell’ illuminazione? Probabilmente no. Ha una tale fretta che non si rende neppure conto che ci siamo già arrivati.

Io guardo nel mio specchietto retrovisore e vedo il mio sé umano che avanza minaccioso verso il mio paraurti. Comando al mio CDC di abbassare il finestrino e con lentezza sporgo il braccio, mostro il dito medio al mio umano e poi scoppio a ridere. È proprio il tipo di maleducazione che il mio sé umano si aspetta nella vita ed io sono felice di assecondarlo. Ne sono così felice che sporgo entrambe le braccia dal finestrino e gli mostro entrambe i medi! Doppia dose!  Prendi questo, sé umano, prendi questo. Che visione!  Il Maestro, nel suo veicolo automatico CDC guida e mostra entrambe le dita medie al sé umano frenetico, nevrotico che mi sta attaccato al culo. Io registro tutto e un giorno potrò far vedere il mio sé umano quanto ci siamo divertiti sulla strada verso l’illuminazione.

MASTER E MISTER

di G. Fankhauser

Sono certo che ci sono alcuni ambiti della vita in cui fate esperienza della vostra maestria o almeno vivete attimi di vero sapere interiore, comodità e facilità. In quei momenti potete rilassarvi davvero nel vostro essere; vi fidate di voi, della vostra esperienza e sapete quello che siete. È uno stato naturale di fiducia, grazia e sovranità. È il vostro sé maestro.

Nella mia vita personale è ovvio che la musica sia il mio campo di maestria più sviluppato.  Dopo aver passato 40 a suonare, esplorare e fare esperienza dello spazio della musica io mi fido delle mie abilità ed espressioni umane e a parte l’averla imparata ed appresa, dentro di me è cresciuto qualcos’altro. Ogni volta che entro nei reami della musica io divento maestro e passo nella modalità da maestro.

È un’espansione del mio essere ed io ‘senso’ la mia presenza qui ed oltre; mi sento molto radicato e allo stesso tempo trasparente. La mia coscienza è presente nella musica ma è anche all’allerta; io ascolto, guardo e osservo. In ogni momento mi taro sull’equilibrio delicato di dare e ricevere, ascoltare e giocare. È il momento in cui mi sento più a mio agio con me stesso, mi accetto in pieno e senza giudicarmi. Solo così la musica può fluire in modo naturale e avvenire nel momento ed io non mi metto di mezzo. È permettere che una musica ed un’armonia più grande mi attraversino e lasciare che la corrente del momento mi prenda, è più giocare con le energie ed io dipingo melodie che prima non conoscevo e lascio che l’ispirazione fluisca. È un’esperienza meravigliosa e mi riempie di grande gioia e anche se faccio un errore e suono una nota sbagliata, di solito mi viene da ridere. Oooops! La coscienza del Maestro è meravigliosa. Ti senti come una versione aggiornata del tuo vecchio sé umano e sei migliore a tutti i livelli; sei chiaro, intelligente, brillante, ispirato, generoso, pieno di senso dell’umorismo e probabilmente hai un aspetto migliore perché ti senti meglio.  

Naturalmente vorrei sempre restare in quello stato di coscienza. Mi piacerebbe essere sovrano e maestro in tutti i campi della vita, nella mia relazione con le persone e il mondo, negli affari e nella mia vita privata. Per sfortuna non è così perché con il Master/Maestro c’è anche il Mister/Signore. Io sono il Master & il Mister, tanto per usare una parola molto utile e magica e il Mister può cambiare spesso umore, ha un caratteraccio ed è scontroso. Può essere arrogante, egocentrico, di vedute strette e per niente simpatico e infatti ha qualche problemino d’identificazione, la sua mente proietta e si prende davvero troppo sul serio. A volte non si piace neppure! Ecco, ci sono il Master e il Mister.

Penso che non importi come fate esperienza della maestria, che sia nell’ambito della musica, della scrittura, della comunicazione, della scienza, della cucina, dello sport, del giardinaggio, del fare l’amore o di non fare proprio niente. Ogni tipo di maestria ti fornisce il vero gusto della vita da Maestro e l’esperienza di quello stato dell’essere. Di colpo sparisce la confusione del Mister ed arriva la chiarezza del Master; il sapere interiore sostituisce il dubbio, la fiducia rimpiazza la paura, l’abbondanza prende il posto della mancanza e la gioia quello delle preoccupazioni. È l’esperienza di essere al tuo meglio e te lo ricorderai.

Credo che esistano molti livelli di maestria e non sono sicuro che essere un maestro di cucina o di musica basterà per essere accettato al Club dei Maestri. Forse una persona deve essere maestra in almeno tre campi diversi o possedere un certificato che attesta la sua illuminazione. Qualcuno potrebbe anche tirare fuori il biglietto che dice ‘Sono un amico di Adamus’ ma potrebbe non bastare. Non credo che essere maestro in una certa arte o professione equivalga ad essere un Maestro completamente incarnato. Ciò nonostante ti fornisce una vera esperienza di maestria e il senso che se lo scegli puoi farlo. Se per un momento puoi essere il Maestro, puoi anche essere il Maestro per sempre.

Nel frattempo c’è il Master e il Mister che forse per un po’ procederanno in direzioni opposte; ognuno dei due vorrà sedere al posto di guida e quindi si scambieranno di posto, ma alla fine cammineranno mano nella mano e andranno a farsi una tazza di caffè al Club dei Maestri… perché possono.

Mister/Master G.

GIOCHI DI POTERE IN LUOGHI INASPETTATI

di Jean Tinder

Potere: Avere il controllo o comandare sugli altri; autorità.

Gioco di potere: Una situazione in cui due o più persone o gruppi competono per avere il controllo in un ambito specifico.

“IL POTERE È UN’ILLUSIONE.”

Quest’affermazione suscitò il mio interesse quando Tobias la usò per la prima volta (in ‘L’Illusione del Potere’) e ogni volta che Adamus l’approfondisce e la espande mi affascina sempre di più, come se il segreto della libertà si trovasse tra queste due parole…ma dove? Nella ‘vita reale’ che differenza fa sapere che il potere è un’illusione? Che bene fa vedere un accenno di libertà se poi non si manifesta?

Noi immaginiamo la ‘caduta dei poteri’ come l’anticipazione di un giorno glorioso in cui le forze invisibili smetteranno d’imporre la loro follia al mondo. Alla fine ciò significherà la libertà? Noi vediamo politici assetati di potere e ci viene da vomitare mentre modificano senza sosta le loro posizioni. Uno di loro ci porterà via la nostra libertà? Noi parliamo di infiniti giochi di potere ‘là fuori’ finché accade qualcosa che riporta il tutto molto più vicino a noi.

“Il potere è un’illusione,” sentiamo dire e ci delizia immaginare tutti i vecchi giochi di potere che svaniscono nel dimenticatoio della storia. “La coscienza attrae l’energia,” ci dicono e noi cerchiamo di tarare la nostra coscienza in modo che l’energia in entrata ci sia di sostegno, sia magica, abbondante e semplice. Dicono che “l’energia serve il Maestro” e noi procediamo a misurare la nostra maestria da quanto bene sembra che l’energia ci serva e così passiamo dalla verità all’ illusione e dalla fiducia ricadiamo dritti nel potere. Lasciate che vi spieghi.

In una recente canalizzazione del Keahak, Adamus ha parlato di diventare consapevoli di come prendiamo l’energia e da dove. Fin qui niente di nuovo; è il concetto portante della Scuola delle Energie e la base della nostra sovranità personale ma in questo caso ci ha assegnato un compito a casa per aiutarci con la consapevolezza. Ecco il compito a casa di Adamus per Keahaker: stare senza cibo per 24 ore, senza altre persone per 24 ore e senza Internet per 24 ore. Sembra un compito a casa facile che però ha dato vita ad alcune esperienze interessanti.

Per me stare senza Internet è stata una mini vacanza molto gradita. Non stare in compagnia di altre persone è un lusso non comune ma stare senza cibo – oh, sì, quello sì che mi ha creato dei problemi!

Il cibo, i problemi fisici, le abitudini, le scelte alimentari e le perplessità biologiche in generale – queste per me sono diventate l’ultima frontiera (spero) dell’avventura che riguarda l’incarnazione e so bene di non essere la sola. Molti Shaumbra hanno condiviso con me la loro confusione su come aiutare la biologia a prosperare abbastanza a lungo da portare a termine ciò che stiamo facendo qui. Ci siamo inventati innumerevoli modi per “prenderci cura di noi” ma non siamo mai certi se prendere o meno un certo integratore, vitamina o farmaco; se fare esercizio per la salute o per divertirci; se seguire una buona dieta bilanciata (non importa quale) o vivere di cioccolato e vino; se andare dal medico per un dolore o respirarci dentro – ora ne avete un’idea! Non solo ci bombardano senza sosta con suggerimenti, regole, risultati di ricerche e proclami su cosa è buono o no per noi ma nel frattempo stiamo affrontando la trasformazione più intensa mai tentata mentre viviamo in un corpo e nella mia esperienza ciò sembra significare che nulla funziona come funziona nelle persone “normali”. Alla mia mente piace darsi da fare con questo rompicapo e grazie al compito a casa di Adamus tutto ciò mi ha travolto.

Durante le prime ore senza cibo in cui ho giocato con altri modi di portare dentro l’energia mi sono sentita liberata; sì, avevo fame ma mi sentivo sollevata. Mi stavo distaccando dai bisogni dell’umano fisico e mi piaceva la prospettiva della libertà dal dover mangiare per una ragione diversa dal piacere di farlo. Poteva essere davvero così facile? Potevo realizzare la mia sovranità solo liberandomi dal cibo e generando la mia energia solo con la forza di volontà? Alla fine ci sarei arrivata?

Ho già digiunato per molti giorni obbligandomi a privarmi del cibo per raggiungere un effimero senso di benessere; 24 ore non potevano essere un problema ma questa volta c’era qualcosa di diverso. Forse era… la consapevolezza. Mentre le ore passavano ho iniziato a sentire l’indignazione dell’umano perché lo trascuravo e inoltre mi sono resa conto che per tutto quel tempo ero rimasta bloccata in una lotta di potere con il mio corpo! Le regole erano infinite – non mangiare questo, mangia quello ma aspetta di avere fame e mastica bene; bevi moltissima acqua ma non troppo vino; non troppi carboidrati, niente zuccheri, molte verdure e molte proteine anche se non hai voglia di carne; assicurati che sia tutto biologico, non vuoi aggiungere peso extra al tuo povero corpo; fai un po’ di esercizio ma solo se ti rende felice; vai piano con i latticini; è probabile che il glutine non vada bene e avanti così. Naturalmente io non le chiamavo regole; oh no, mi prendevo solo cura del mio corpo grazie a scelte sagge e consce! In realtà, però, non erano altro che meccanismi di controllo; giochi di potere tra me, me e me. (Accidenti, questa chi la vince?)

Io? Facevo giochi di potere? Oh che ironia, quindi ho deciso di buttar fuori dalla finestra tutte le regole e mangiare tutto ciò che volevo ma solo per piacere. Ho vissuto un paio di giorni di pura beatitudine: cracker e formaggio non avevano mai avuto un gusto tanto divino e preparare la cena per la famiglia era un atto di venerazione, ma poi sono ricaduta nei vecchi giochi di potere e quindi avere fame non era più una buona ragione per mangiare; avrei gustato tutto godendomelo del tutto o non avrei mangiato affatto! Invece di godermi la vera libertà, una parte di me aveva solo messo in atto una nuova regola.

Un altro lato dello scoprire i giochi di potere interni è stato scoprire i partecipanti a quel gioco: sono gli aspetti a cui piace molto avere il controllo senza curarsi del resto. Gli aspetti capiscono il potere, le regole e l’autorità ma cose come la fiducia, il flusso e il piacere sono pericolose. La libertà? Certo, potevo ‘guadagnare’ la mia libertà ma solo seguendo le loro regole. “Sii carina, porta pazienza, dai più che puoi, fai un buon lavoro, non essere stupida e uno di questi giorni sarai davvero libera.” Davvero? (penso sia quello che definiscono un momento “topico”) Oh, ho scoperto che se siete uno/a Shaumbra dolce e alla mano che vuole capire com’è la rabbia cieca, dovete solo spostare la tenda sugli aspetti che sono più che felici di tenere tutto sotto controllo. Agli aspetti non piace essere esposti!

Non serve dire che tutto ciò è piuttosto illuminante. Mi sono resa conto che quando lotto contro i giochi di potere nel mondo esterno, in realtà sono arrabbiata con i giochi che continuo a fare dentro di me.  Se me la prendo con la mancanza di libertà a causa di un’influenza esterna, non faccio altro che evitare un limite interno non ancora eliminato.

Le regole interne non erano sbagliate anzi, mi sono state molto utili perché hanno contribuito a mantenere un certo ordine durante questo viaggio folle, ma a un certo punto dobbiamo andare oltre. Immaginate un astronauta che ha sempre vissuto e funzionato sulla Terra; è talmente abituato al potere della gravità che finisce per darla per scontata. Quando poi raggiunge il sogno di vivere nello spazio, tutte le regole che prima erano molto utili deve eliminarle perché vivere fuori dal ‘gioco di potere’ della gravità cambia tutto.

Lo stesso si applica dentro, dove il cambiamento diventa un po’ più delicato e molto più potente. Può risultare utile prendere in considerazione tutte le regole in base a cui viviamo e i modi in cui cerchiamo di mantenere il controllo di noi perché sono solo giochi di potere. Dentro di noi quanti piccoli dittatori nascosti ci hanno gestito talmente a lungo che noi non ce ne siamo accorti? Ci hanno portato lì e ora la libertà è la loro minaccia più forte. Non riescono proprio ad immaginare di mollare questa o quella regola e quindi non possono neppure…finché arriva Adamus e sposta la tenda offrendoci una breve visione del piccolo mago che regge l’impero. Cosa fate o non fate per questo? Cosa dovete fare sempre per questo? Come dovete recitare per essere voi? Chi gestisce davvero tutto?

Vorrei poter dire che è tutto sistemato, che il dittatore interiore è stato deposto, che le scimmie se ne sono andate e che il paese di Oz è libero. La verità è un po’ più incasinata: è una scoperta continua. A volte penso che sarebbe bello superare il casino, passare alla libertà istantanea, accendere i fuochi artificiali e celebrare ma così mi perderei le esperienze, le storie, le epifanie e le esasperazioni. Per questo io permetto il processo, il divenire di ciò che è già vero, il sorgere di un sole che brilla già alto, giocare a un gioco che ho già vinto. Il fango è molto divertente e le risposte istantanee sono uno spasso!