Perché faccio ancora fatica ad accettare il mio corpo così com’è?

Messa insieme da Carolina Oquendo

NOTA DI CAROLINA: Cari Shaumbra, mentre preparavo l’articolo di questo mese mi sono resa conto che la maggior parte di ciò che pensiamo di noi e del nostro prezioso corpo proviene da una vocina chiacchierona (e noiosa) che c’è dentro la nostra testa.

L’avete presente, vero? È la voce che non riesce a stare zitta nemmeno se le offrite una scorta di biscotti per tutta la vita.

Ecco, per cambiare le cose e rendere il dialogo più “digeribile” (non è un gioco di parole) ho preparato una storia succosa e stimolante. Rilassatevi, mettetevi comodi e preparatevi a farvi solleticare la mente.

Scarico di responsabilità: gli effetti collaterali di questo nuovo approccio possono includere risate eccessive, espansione della mente e un ritrovato amore per il proprio io eccentrico e imperfetto. Divertitevi!

Il sole stava tramontando sulle montagne e proiettava una luce dorata sul campus. Era uno di quei pomeriggi in cui ci si poteva rilassare sull’erba e crogiolarsi nel bel tempo, ma stranamente il posto era più vuoto di un cinema durante la pandemia. Mentre uscivo dal dormitorio ho pensato, “Che cosa diavolo è successo? Mi sono persa qualcosa?”

Anche se non morivo di fame era arrivata l’ora di cena e il mio orologio interno mi ricordava che era ora di mangiare. Ok! Mi sono avviata seguendo il sentiero che portava alla mensa. Cibo, glorioso cibo! Era da un po’ che sognavo ad occhi aperti. Forse era solo la mia ansia che si scatenava come al solito, ma io mi rifiutavo di soffermarmi su quel tema. Oggi non volevo essere iperconsapevole – volevo solo un momento di torpore, delizioso e beato.

Sono entrata nella mensa e mi sono avvicinata al bancone e di colpo mi sono bloccata come un ghiacciolo. Oh-oh, è ora di decidere. Cosa diavolo dovrei mangiare? I miei jeans stavano cospirando contro di me diventando sempre più stretti di ora in ora e ultimamente i miei pantaloni da yoga erano diventati i miei compagni di viaggio o di morte. Desideravo solo carboidrati – 24 al giorno e 7 giorni su 7!

Oh, cavolo! Come faccio a essere una Maestra incarnata se non riesco nemmeno a mantenere la stessa taglia? Sembra che tutto ciò che mangio mi faccia espandere come un palloncino – e la vecchia scusa del “trattengo i liquidi” non inganna più nessuno. Ultimamente mi riusciva difficile guardare la mia immagine riflessa e stavo seriamente pensando di eliminare lo specchio del bagno.

Persa nel mio dramma interno legato all’immagine corporea, per poco non mi sfuggiva qualcuno che dietro di me si schiariva la gola e io sapevo esattamente di chi si trattasse. Oh no, no, no! È la Maestra. Perché le nostre strade si sono incrociate proprio oggi? Ora so perché il campus era vuoto! C’è una pagina Facebook con i suoi orari o qualcosa del genere? I miei livelli di saggezza avevano toccato il fondo e io non ero certo dell’umore giusto per fare a pugni con lei.

Ok, fai finta di niente e respira profondamente, mi dissi in silenzio decisa a salvare la poca dignità che mi era rimasta e a fuggire con il minimo danno. Forzando un sorriso  mi voltai lentamente per salutarla e scusarmi per la mia involontaria battuta, ma proprio in quel momento mi colpì come un quiz a sorpresa il lunedì mattina.

Finalmente capii cosa mi preoccupasse davvero e per poco non inciampai nei miei stessi piedi per la sorpresa della rivelazione.

La Maestra rise sfoggiando il suo caratteristico sorriso consapevole (e a volte fastidioso) e disse: “Bene, amica mia, sputa il rospo! Cosa sta succedendo in quella tua testolina?”.

“Maestra”, cominciai raccogliendo il mio coraggio, “perché è ancora così dannatamente difficile abbracciare il mio corpo così com’è?”.

Il suo sguardo mi fissò con un’intensità che poteva rivaleggiare con una supernova. Era chiaro che mi stava valutando e cercava di stabilire se fossi davvero pronta per la saggezza che stava per trasmettermi. In quel momento mi chiesi se non sarebbe stato più facile presentare delle scuse a metà e fuggire dalla scena, proprio come avevo fatto nei giorni precedenti e invece no, io sapevo che non mi avrebbe lasciato andare così facilmente. Non oggi.

Inclinò la testa verso la zona dei tavoli e senza parlare mi fece cenno di seguirla. Ci sistemammo in uno dei tavoli e con mia grande sorpresa, lei spinse verso di me un piatto di pasta fumante e una bibita fresca e dissetante. L’aroma danzò allettante intorno a me, risvegliando le mie papille gustative e scatenando un coro di voglie e come sempre quel pensiero fastidioso e non invitato si intromise subito nella festa: “Lo sai che ci sono un miliardo di calorie lì dentro, vero? Mettilo giù, sorella! “

Con un sospiro rassegnato feci  appello alla mia ferrea forza di volontà e mantenni le mani in grembo.

Scrutandomi con disinvoltura dalla testa ai piedi la Maestra iniziò: “L’identità umana è stata programmata per la perfezione umana: il corpo bellissimo, il viso stupendo e un senso impeccabile dell’abbigliamento noto come moda; la ricchezza oltre la ricchezza; un’intelligenza superiore a quella di chiunque altro; la capacità di fare miracoli solo agitando le mani e naturalmente il profumo costante di biscotti al cioccolato, ma”, continuò e la sua voce assunse un tono serio, “questa è una grande illusione.

“Tu non raggiungerai mai quello stato di perfezione umana perché è irraggiungibile. Tu non ascenderai mai a quello stato”.

Io sospirai, “Maestra, io non credo proprio di perseguire la perfezione. Io voglio solo sentirmi a mio agio e soddisfatta nella mia pelle. È chiedere troppo? Non è questa l’idea alla base dell’essere un Maestro incarnato?”

Lei fermò per un momento, roteando gli occhi dentro di sé, poi scosse leggermente la testa e borbottò qualcosa che assomigliava molto a “Oh Signore, dammi la pazienza!”.

Il mio corpo trasalì involontariamente, ma ero risoluta nella mia ricerca di risposte chiare e quindi alzai le spalle, pronta a qualsiasi rimprovero avesse in serbo per me.

Con la voce arricchita da tocco di sarcasmo mi disse, “Tu hai cercato di conoscerti, di perfezionarti e di diventare una umana pura e più santa di te, ma i Maestri Ascesi non l’hanno fatto. Perché dovresti farlo tu? Loro hanno affrontato problemi e sfide, ma tu sai cosa li ha portati alla fine a diventare Maestri Ascesi?” Ora il suo tono grondava malizia.

Senza aspettare la mia risposta mi disse, “L’accettazione. Si sono liberati dal bisogno di cercare di definirsi, di trovarsi, di conoscersi, di migliorarsi e di perfezionarsi. Sono arrivati a un tale punto di esaurimento da dire: “Questa ricerca, questa ricerca disperata è estenuante. Ora mi arrendo. Al diavolo tutto il percorso spirituale e tutti i testi e tutti i seminari e tutti gli accessori e tutto il resto – al diavolo! Io ho chiuso!

“In quel momento di accettazione, tutto si è riunito e a quel punto tutti quanti si sono fatti una bella risata perché non importava. Non era importante che non fossero perfetti, perché non lo sarebbero mai stati.

“Importava che si accettassero e che si amassero con le loro stranezze e tutto il resto – i conti in banca in rosso, il sovrappeso, gli stupidi tic o le cose strane che fanno, il brutto carattere e l’impotenza.

“Il tuo brutto carattere, la tua impazienza, la tua mancanza di una vera comprensione dell’essere spirituale che sei. Qualsiasi cosa pensi sia difettosa, imperfetta, qualsiasi cosa pensi siano le cose su cui devi lavorare beh, dimenticale.

“Di colpo tu sei solo l’essere. Tu non cerchi di perfezionare nulla e non cerchi di trovare te stessa. Ora sei solo l’essere e quindi le energie creative entrano in gioco e dicono: ‘Bene! Questa persona non cerca più di trovare una soluzione. Lo fa e basta.

“La mente può rallentare. Il bisogno di cercare di rendere le cose giuste o perfette o in una specie di ideale delirante tipico dei vecchi guru finisce fuori dalla finestra. Solo allora puoi sederti e dire: “Io sono la Maestra. Non mi interessa cosa dicono, io sono la Maestra. Io sono la Maestra. È molto semplice”.

Semplice? Ero scossa. Se fosse stato semplice come allacciare i lacci delle scarpe, l’avrei imparato da tempo! La frustrazione si accumulò dentro di me, ma reprimevo l’impulso di lasciarla esplodere. Dopotutto non volevo finire di nuovo nella sua lista di punizione o avere a che fare con il mio drago. Io volevo gridarle contro che la vita umana è tutt’altro che semplice ed è un dato di fatto!

Restai seduta lì furiosa, ma decisi di fare l’educata e di tenere la bocca chiusa. Con fare distratto iniziai a spiluccare la pasta ormai tiepida e poi con spirito di ribellione iniziai a mangiarla.

Poi con altro spirito di ribellione e una voglia matta di mangiare dissi: “Al diavolo!” Assaggiai il guacamole e sapevo che non era esattamente ciò che avrei dovuto mangiare in quel momento ma santo guacamole, era delizioso. Un misto di piacere e di frustrazione si mosse sul mio viso e ciò indusse la Maestra  a schioccare le dita facendomi trasalire.

Con un inconfondibile luccichio malizioso negli occhi esclamò, “Ehi…. vivi come una Maestra. Vivi come vuoi vivere, non come pensi di dover vivere!

“Voglio che inizi a capire che tutti i pensieri, le scienze e i sistemi di credenze convenzionali non sono più validi. Tu non sei limitata a questo! Tu sei libera di alzarti dalla sedia e superare  la coscienza di massa”.

Io la fissai, in parte impressionata e in parte incazzata e subito dopo sono scattata.

Incapace di contenere la mia esasperazione io sbottai,” Maestra, hai la minima idea di ciò che ho cercato di fare in tutti questi anni? Sto facendo di tutto; ti ascolto mentre faccio lunghe passeggiate, mi sono liberata da diete e aspettative, ho cercato di sfuggire alla coscienza di massa, ho ‘permesso’ e ho lavorato su di me – e tutto per poter finalmente vivere come una Maestra incarnata, proprio come te e ora tu mi rimproveri perché non lo faccio bene?”.

Mi guardò con un sorriso subdolo che le si allargava sul viso, come se da sempre il suo obiettivo fosse solo uno: farmi innervosire come non mai.

Mi disse, “Molla tutto il lavoro che stai facendo su di te.

“Che si tratti di cercare di perdere peso, di essere una persona più gentile e più spirituale, di smussare i tuoi angoli, di essere un genitore migliore, una donna migliore e un partner migliore; qualunque cosa sia, ora io ti chiedo di lasciar perdere tutto.

“Molla tutto, soprattutto la parte in cui cerchi di essere più spirituale, di essere una Maestra incarnata. Molla tutto.

“Non c’è più niente che tu debba fare. Ora si tratta solo di permettere.

“Ora si tratta di permettere tutto ciò che hai fatto e tutto ciò su cui hai lavorato; si tratta di permettere tutto ciò che hai fatto, tutte le difficoltà e tutta la confusione. Molla tutto perché ora si tratta solo di permettere”.

Con queste parole se ne andò, lasciandomi seduta da sola al tavolo, con la mia pasta mezza mangiata e una lista di punizioni come unici compagni. Io li fissai con i pensieri che turbinavano nella mia mente. Cosa diavolo avrei dovuto fare adesso? Beh, ho fatto ciò che avrebbe fatto ogni studente che si rispetti: presi la mia borsa e andai dritta in punizione, sperando che questa volta il drago mi mostrasse un po’ di pietà.

Fonti:

Serie del Maestro, Shoud 10 // Serie e2012, Shoud 8 // Serie Passione 2020, Shoud 5 // Serie Walk On, Shoud 9 // Serie ALT, Shoud 6