FEBBRAIO 2023

Link al magazine originale del Crimson in inglese

GLI OPERATORI DEI REAMI – di Geoffrey Hoppe

Adamus afferma che più ci avviciniamo all’evento la Croce del Cielo prevista il 22 marzo, più negli altri reami l’attività si intensifica. Gli esseri angelici stanno mettendo a punto i particolari finali e i membri della nostra controparte celeste e cioè il Crimson Council stanno monitorando la coscienza e le energie del nostro pianeta con un grandissimo interesse. Gli Shaumbra che sono transitati negli ultimi anni si sono concentrati sulla connessione tra gli altri reami e gli Shaumbra che sono ancora sul pianeta. Adamus, Tobias, Kuthumi e migliaia di Maestri Ascesi stanno lavorando con noi e ci sono vicini più che mai in quanto conoscono l’importanza dell’evento e sanno che per noi al momento presenta alcune sfide speciali.

Alla fine della sessione più recente del Keahak, Adamus ha parlato del problema del dubbio e ha affermato che noi non possiamo più permetterci il lusso di avere dei dubbi, di dubitare ma ha anche ammesso che in questo momento sarà proprio uno dei problemi più rilevanti che si presenteranno nella nostra vita. Il dubbio affiora o si manifesta perché da migliaia di anni ci stiamo preparando per l’Apocalisse e una parte di noi si chiede se sia davvero una cosa reale. In passato ci sono state molte carote, molte promesse e molte false partenze; inoltre, parecchi guru parlano dei Tempi Promessi. Non c’è da stupirsi che noi dubitiamo di ciò che c’è.  Ci hanno portato a gonfiare le nostre aspettative solo per farle saltare in aria. Proprio sulla Croce del Cielo io ho avuto alcune he conversazioni lunghe e serie con Adamus.

“Molto Onorevole Adamus, lungo il percorso noi abbiamo fatto tutto. Tu definisci questo evento l’Apocalisse e in fondo le stai fornendo uno stato biblico.” L’autoproclamato Presidente del Club dei Maestri ascesi ha replicato “Cosa intendi dire?”  Gli ho chiesto con aria innocente, “E se non succede nulla?” In quel momento penso di aver sentito in sottofondo un fortissimo tuono e poi mi sono reso conto che si trattava di Adamo che rideva talmente forte da scuotere tutti i cieli. Ho proseguito, “Sono proprio felice che tu pensi che sia divertente ma in base a tutto ciò che hai detto nei diversi Shoud, nel Keahak e nella prima e seconda parte della Croce del Cielo, è questo”. Non ho sentito alcuna parola, ma ho percepito un’enorme, “Già, proprio così!” (mi sento in imbarazzo quando i maestri ascesi copiano noi e i nostri e le nostre espressioni umane  irrispettose). Poi ho chiesto “Allora, chi è il Lavoratore del Reame?” Adamus ne ha parlato durante la sessione del Keahak del 28 gennaio e mi ha addirittura suggerito di scrivere un articolo su questo tema.

A quel punto Adamus ha assunto un atteggiamento più serio. Riassumerò dicendovi ciò che ha condiviso con me: la Croce del Cielo è un evento senza precedenti. Negli altri reami lo definiscono l’Apocalisse e non la Croce del Cielo, ma il termine Apocalisse presenza alcune caratteristiche umane piuttosto spaventose che si basano su un’errata interpretazione del testo biblico il Libro delle Rivelazioni. Adamus ha creato il termine Croce del Cielo (o dei Cieli) per evitare un’ansia di massa e creare un’immagine delle diverse dimensioni (o cieli) che si aprono e si intersecano. Si tratta di un tempo profetizzato molto tempo fa, il tempo della coscienza di Cristo sulla Terra sta accadendo ora a causa del livello di luce e di coscienza presente in un numero di umani – un numero piccolo ma significativo – umani che ha scelto di restare incarnato sul pianeta in questo periodo.

Adamus ha chiarito subito che non si tratta di un evento da “unicorni”;  non è neppure un sogno della New age campato un po’ per aria. Al contrario, si basa sulla metafisica e sulla meccanica quantistica legate alla striscia coscienza> energia> luce> gravità> realtà. È un fenomeno che è molto più che spirituale. Ci ha avvisati del fatto che molti insegnanti e professionisti spirituali si perderanno l’importanza dell’evento se non capiscono la metafisica che sta alla sua base. Quelle persone lo venderanno come uno strumento per avere una salute migliore, l’abbondanza, le relazioni, per guarire, per comunicare con gli spiriti ecc. ecc. – ma non è così.

Da più di 25 anni si sapeva che la Croce del Cielo si stava avvicinando rapidamente, ma solo alla fine del 2022 è stata resa nota la data precisa. Anche quando all’evento Il tempo del Merlino nel settembre 2022 St. Germain ha annunciato la Croce del Cielo, ci aveva detto solo che sarebbe avvenuto all’inizio del 2023. Solo un mese dopo è stata annunciata la data del 22 marzo.

É interessante notare che l’equinozio di primavera avverrà il 20 marzo, due giorni prima della Croce del cielo. Altri eventi astrologici piuttosto degni di nota avverranno il 23 marzo, un giorno dopo la Croce del Cielo. Ora che la notizia di quell’evento si è sparsa anche nella comunità spirituale, alcuni affermano che l’evento avverrà il 23 marzo a causa dell’allineamento delle stelle. Al contrario, Adamus ha chiarito con grande precisione che si tratta del 22 marzo e che è il risultato di alcuni allineamenti astrologici, ma piuttosto intensifica gli allineamenti che accadranno il giorno successivo appunto In altre parole, la Croce del Cielo è il risultato della coscienza e non dell’astrologia. Altre organizzazioni spirituali sono saltate sul carrozzone iniziando a parlare di date in aprile e maggio 2023, ma Adamus e il  Crimson Council hanno effettuato misurazioni molto accurate e sono sicuri della data – il 22 Marzo.

Affinché avvenga l’apertura del velo, sul pianeta devono esserci abbastanza umani con un certo livello di coscienza e di luce. Ciò attiva una serie di eventi che culminano nel nell’apertura. In realtà l’apertura inizia in modo lento il 22 Marzo e poi continuerà ad aprirsi a uno ritmo calcolato con estrema attenzione in modo da non gettare tutto il pianeta nello squilibrio e nel caos completi. Ciò richiede un immenso team di esseri angelici che negli altri reami contribuiscono a mantenere l’equilibrio mentre alcuni umani cominciano ad avere l’accesso agli altri “cieli”. 

Una parte molto importante di questo sforzo multidimensionale sono gli umani che attualmente sono incarnati sul pianeta, ma che lavorano già negli altri reami come preparazione della Croce del cielo. Secondo Adamus molti di loro (voi) potrebbero non essere consapevoli del loro lavoro oltre questo mondo. Quegli umani proseguono la loro vita quotidiana di solito in un’oscurità relativa e molto lontani dalle luci accecanti e dalle attività egocentriche della vita umana. Il loro (il vostro) ruolo è cruciale per mantenere l’equilibrio perché è necessario per assicurare la sicurezza degli umani che hanno accesso agli altri reami e per mantenere l’equilibrio anche sul pianeta.

Nel Keahak, Adamus ha offerto la seguente analogia. Immaginate una bella area piena di foreste e di laghi, un’area che sarà attraversata da una strada nuova o da un grande viale in fase finale di costruzione. Solo alcuni veicoli forniti di fari speciali avranno il permesso di percorrere quella strada; i veicoli che non ne dispongono non sapranno neppure che quella strada esiste. Quando la strada sarà aperta, da un’estremità all’altra sarà fiancheggiata da esseri angelici che accoglieranno i viaggiatori multidimensionali e assicureranno loro un passaggio sicuro. La strada conduce a un luogo chiamato i Campi Elisi, dove il viaggiatore scende dal suo veicolo e ammira la magnificenza della terra promessa esclamando: “Sono in paradiso”. È la terra dell’anima, delle energie cristalline e della grazia. I visitatori respirano e assorbono ciò che li circonda, mentre dentro di loro sentono la risonanza armonica del Maestro. Ovviamente, il Maestro è la saggezza di tutte le loro vite sulla Terra.

Ecco dove entrano in gioco gli Operatori del Reame. Molte delle persone che arriveranno qui non vorranno più andarsene. Le energie sono diverse da qualsiasi cosa di cui abbiano mai fatto esperienza come umani sulla Terra. Non c’è alcun senso di densità e di compressione. Il corpo non prova alcun dolore. Nessun ricordo negativo, solo saggezza. Nessuna sensazione di paura o di non sicurezza. É il paradiso. Il viaggiatore vagherà in quel paradiso e sarà ancora in grado di osservare e di fare esperienza con i sensi umani della vista, dell’udito, dell’olfatto, del gusto e del tatto e con i sensi delle altre dimensioni che ora iniziano ad aprirsi.

Gli Operatori del Reame, che hanno contribuito a costruire la strada verso i Campi Elisi sono lì per ricordare al viaggiatore che può venirci in ogni momento, ma che è importante che torni alla vita umana sulla Terra. Il viaggiatore è riluttante a lasciare quel paradiso, ma l’Operatore del Reame gli ricorda che il suo intento era venirci nella consapevolezza umana e angelica e poi riportarne con sé sulla Terra l’esperienza e l’essenza. Gli Operatori del Reame ricordano ai viaggiatori che non sono venuti qui perché sul pianeta il loro corpo umano morisse, ma per tornare molto, molto vivi al loro corpo umano. Nel farlo si porteranno dietro un assaggio della loro essenza e una nuova forma di luce e di energia cristallina. Gli Operatori del Reame contribuiranno a garantire che il viaggiatore risalga sul suo veicolo e torni sulla Terra dove riporterà una luce che sul pianeta degli umani non è mai stata presente. Al suo ritorno, il viaggiatore non dovrà fare nulla con quella luce – solo lasciarla risplendere sull’umanità. Ciò aumenterà la luce e la coscienza che sono già qui.

Negli ultimi 25 anni gli Operatori del Reame sono stati impegnati a progettare e a costruire quel viale e poi a lavorare con gli esseri angelici per accogliere i visitatori che per primi si sono recati ai Campi Elisi. Quasi nessuno di loro si è mai reso conto delle sue attività multidimensionali, se non per la sensazione che stesse accadendo “qualcosa”.

Adamus dice che gli Operatori del Reame sono stati una parte essenziale nella progettazione e nell’apertura della Croce del Cielo. Non si può portare a termine solo grazie gli esseri non fisici dall’altra parte del velo; per mantenere il giusto equilibrio è necessaria la partecipazione attiva di esseri umani spiritualmente maturi. Dopo tutto, la Croce del Cielo significa essere umani & divini. La partecipazione dell’uomo saggio che contribuisce a costruire la strada e ad accogliere i viaggiatori è una componente chiave dell’Apocalisse. L’Apocalisse diventa tale solo quando i viaggiatori raggiungono i Campi Elisi e tornano alla loro vita sulla Terra come umani incarnati.

Ho fatto molte domande ad Adamus sugli Operatori del Reame. Eccone alcune.

Cauldre: Sono consapevoli del lavoro che stanno svolgendo negli altri reami, del lavoro della Croce del Cielo? Adamus: In genere no, a parte forse quando sono nello stato di sogno. Anche in quel caso, la loro mente non traduce correttamente il loro lavoro negli altri reami. Quelle persone si svegliano pensando di sognare un lavoro manuale duro o di faticare con compiti privi di senso o spesso cercando di superare qualche tipo di barriera o muro. Ciò accade perché hanno a che fare da vicino con gli effetti del velo – sono più vicini al velo rispetto a quasi tutti gli altri esseri umani – e ciò fa sì che dimentichino ciò che stanno facendo come Operatori del Reame.

Cauldre: Hanno scelto di farlo in modo consapevole e se sì, quando?

Adamus: La decisione non è stata presa a livello umano, ma a livello di Maestro. È stata presa prima della loro nascita in questa vita, presumendo che l’Apocalisse si sarebbe verificata nella loro prossima vita. Hanno inserito il loro nome in una lista sacra e hanno detto: “Fatemi sapere se e quando avverrà, così posso mettermi al lavoro”. Quasi tutti gli Operatori hanno avuto un’infanzia tranquilla e alla fine, quando sono stati chiamati al servizio sono rimasti anonimi e silenziosi nella loro vita umana perché la loro passione era lavorare negli altri reami. Non volevano essere distratti da vite umane pesanti o intense.

Cauldre: Gran parte del loro lavoro avviene negli altri reami. Come umani avranno la possibilità di viaggiare tra i reami o sono destinati a concentrarsi solo sull’altro lato?

Adamus: Diciamo che hanno contribuito a costruire la strada e saranno anche i primi a ‘testarla’ prima della Croce del Cielo. Quasi tutti gli Operatori avranno attraversato in modo consapevole i reami prima del 22 marzo. Di colpo il loro sé umano sarà consapevole del loro lavoro nei Campi Elisi – il 6° Cielo.

Cauldre: Quali sono le caratteristiche degli Operatori del Reame? Come fanno a sapere che è ciò su cui hanno impegnato gran parte della loro vita?

Adamus: Di solito vivono la loro vita umana in secondo piano. Non si immergono molto nella carriera, nella famiglia, negli amori o nei grandi progetti. Tendono a essere molto intelligenti e consapevoli di tutto ciò che li circonda, ma non si immergono nella vita. Tendono a trascurare il proprio corpo, dormono molto e sono incredibilmente sensibili alla durezza della vita umana. Leggono molto, stanno lontani dalle attività sociali e tendono a provare ansia. Alla fine per loro nulla di tutto ciò ha importanza, perché hanno una consapevolezza interiore del lavoro che svolgono. Da quando abbiamo annunciato la Croce del Cielo hanno sentito il loro mondo vorticare, come se tutto stesse per cambiare. Attraverseranno la “strada del parco” a partire dalle prime settimane di marzo come preparazione dell’apertura del 22 marzo. Quegli umani sentiranno che nella loro vita hanno completato qualcosa di importante ma non sapranno esattamente di cosa si tratta e forse potrebbero pensare che sia  arrivato il loro “tempo” e quindi inizieranno a prepararsi a partire. Tuttavia, io e altri Maestri Ascesi lavoreremo con loro più da vicino che mai per aiutarli a capire che per il loro sé umano questo è solo l’inizio.

Cauldre: Io sono un Operatore del Reame? (si ripete il suono di una risata fragorosa)

Adamus: Stai scherzando! Il tuo lavoro è stato qui sul pianeta, come comunicatore dei messaggi di Tobias, Kuthumi e me. Noi veniamo da te attraverso il velo  e non sei tu attraversi il velo e vieni da noi. La tua vita è tutt’altro che in secondo piano, anche se probabilmente tu preferiresti che lo fosse. Puoi stare certo che gli Operatori del Reame saranno lì per te quando inizierai a intraprendere i tuoi viaggi verso i Campi Elisi.

Cauldre: Quando completeranno il loro lavoro?

Adamus: Per quasi tutti accadrà entro 4-5 mesi dall’inizio dell’Apocalisse. Per allora il sentiero sarà tracciato e potranno avere la consapevolezza del loro sé umano e divino. Potranno iniziare a vivere i loro sogni come divini umani sulla Terra e sapere che il loro lavoro negli altri reami è stato un successo. Abbracceranno la vita umana in un modo in cui pochi altri esseri umani sono stati in grado di farlo. Saranno i veri Maestri viventi e nel loro campo energetico ci sarà uno speciale distintivo d’onore. Saranno noti come i “Graziosi”.

Concludo il mio articolo con una profonda gratitudine per le persone che sono statigli  Operatori del Reame in questa vita. Ovviamente io non sono uno di loro, ma conosco l’impegno che ci vuole per fare il lavoro che avete fatto e per cercare di restare ancora qui, su questo pianeta. Che possiate essere benedetti con la consapevolezza del vostro contributo alla Croce del Cielo e che possiate attraversare i reami con facilità e grazia.

LA VITA INCOMPLETAKemila Zsange  

Era venerdì pomeriggio. Adamus aveva appena fatto il suo commento finale relativo al nostro workshop di 4 giorni dal titolo ‘Masters in Communication’: “È stato un – odio abusare di questa parola – ma un raduno incredibile di Shaumbra”. Ci eravamo appena riuniti sulla piccola collina verde di Villa Ahmyo per le foto di gruppo. Io ho saltato gli abbracci e i saluti e mi sono diretta verso le scale, poiché il mio compagno Tim era venuto a prendermi.
Nel pomeriggio Scott, il nostro gentile padrone di casa si offrì  di portarci in cima al Mauna Kea con la sua potente Jeep Wrangler. Che sogno diventato realtà! Il Mauna Kea è il vulcano più alto delle isole Hawaii e per i nativi hawaiani è sacro; inoltre, si potrebbe anche considerare la montagna più alta della Terra, visto che la sua base si trova a più di cinquemila metri sotto il livello del mare. Ho preparato con cura i miei abiti a strati per l’estate, l’autunno e l’inverno e alle 15:30 siamo partiti. Il tempo era il più sereno che potessimo desiderare.

Il tragitto di 2 ore e mezzo fu stupendo e lungo il percorso godemmo di spettacolari cambiamenti di paesaggio e Scott fu una guida straordinaria per noi.  Arrivati al centro visitatori, il parcheggio inaspettatamente affollato ci ha ricordato che era il weekend lungo del Ringraziamento americano.

Per acclimatarsi all’altitudine, tutti sono invitati a trascorrere almeno mezz’ora al Centro visitatori  e quindi gironzolammo per i dintorni per una ventina di minuti prima di unirci alla fila di jeep in attesa di salire in vetta. Quando iniziò il viaggio verso la cima e gli osservatori, ebbe inizio anche la vera emozione: la sensazione di essere in cima al mondo, alla terra, all’acqua, alle nuvole e al cielo ma il ritmo molto lento del traffico iniziò a stressare Scott e mentre il sole si abbassava sempre di più all’orizzonte, noi iniziammo a pensare che avremmo potuto perderci il tramonto. Scott cercò di consolare noi o forse se stesso dicendoci, “Beh, ci saranno i colori”, Il cielo era in continua evoluzione e sotto di noi le nuvole si allontanavano a ondate e per quel viaggio era già stato così – odio abusare di questa parola ma – sorprendente che, tramonto o no io ero già al settimo cielo.

Proprio in quel momento apparve una svolta a sinistra non segnalata e Scott la imboccò senza esitazione. Ci ritrovammo su una collina circondata da alcuni osservatori astronomici  e senza altre persone e soprattutto giusto in tempo per vedere il sole rosso sprofondare all’orizzonte.

Come per magia le cupole bianche degli osservatori astronomici che decorano la cima della montagna iniziarono ad aprirsi e anche le mie braccia si aprirono per abbracciare il cielo mentre il mio cuore scoppiava di gioia. Poi percorremmo  la breve distanza che ci separava dalla vetta e restammo lì finché i ranger del parco non arrivarono per allontanare i turisti e permettere agli osservatori di fare il loro lavoro, liberi dagli estranei e senza i fasci di luce di una torcia o di un faro.

Tornati al centro visitatori, sistemammo le sedie e portammo i nostri panini nell’area picnic. Scott ci sorprese tirando fuori un cannocchiale grazie a cui la nuova luna crescente ci rivelò la sua irreale consistenza grigia sulla superficie in ombra.

Poi scegliemmo un’altra stella splendente da osservare, un pianeta che sembrava avere tre lune allineate sul lato sinistro. Decidemmo tutti che si trattava di Giove e poi arrivò il momento che desideravo davvero vivere: sedermi e concedermi un momento per assorbire, ammirare e adorare le STELLE!

Quel momento non arrivò mai perché per prepararmi e mettermi comodo decisi di andare alla toilette, ma mentre uscivo l’abbagliante cielo notturno e la Via Lattea mi disorientarono del tutto. Mi girai sotto il loro sguardo e mentre camminavo tra le auto verso l’area picnic i miei piedi incontrarono un piccolo cordolo rialzato che io scavalcai e dall’altra parte il mio piede, invece di trovare un punto di atterraggio scese sempre più in basso, sempre più giù, nel nulla.

Atterrai sul fianco, sul palmo e sul gomito della mano sinistra e poi rotolai sulla schiena. Oh, le stelle! La mia mente disse alziamoci, ma il mio corpo sentiva il dolore e lo shock. Volevo solo restare sdraiata lì per un momento per riprendere fiato.

Un piccolo gruppo si avvicinò. “Stai bene?” mi chiese una donna.

Sempre, ma ora che me lo chiedi, voglio dire di no. Come facevano a sapere che

che qualcuno era caduto? Era quasi buio pesto. “Oh, io l’ho sentito e anche forte!”, disse la donna. Scese e mi sollevò delicatamente i piedi con le mani. “Chiudi gli occhi e fai dei respiri profondi”, mi ordinò.

No, io voglio solo vedere le stelle. Invece seguii le sue istruzioni e pensai che avrebbe potuto essere una discreta ipnotizzatrice. Altre persone si radunarono, facendo brillare le luci dei loro telefoni sul mio corpo goffamente vestito (due paia di pantaloni sotto una gonna lunga e sopra una giacca da pioggia giallo brillante; non ero arrivata su quella montagna per essere al centro dell’attenzione).

Per fortuna, tutti gli strati si erano raccolti nella zona dei fianchi, creando un cuscino per la mia caduta di un metro e mezzo. Mentre tutta la mia attenzione era rivolta al lato sinistro del corpo che aveva toccato terra, il giorno dopo scoprii che il mio ginocchio destro era slogato.

Dopo aver confermato che non c’erano ossa rotte, il Kona Community Hospital mi fornì una lunga ginocchiera da indossare. Purtroppo dovetti cancellare tutte le mie escursioni previste nella valle e sulla costa: non sai cos’hai finché non lo perdi.

Al di là di tutti i nuovi adattamenti di viaggio, il mio più grande rimpianto fu comunque la perdita immediata dell’opportunità di sedermi a guardare le stelle perché quando Scott e Tim mi trovarono a terra decisero che era ora di tornare a casa. Ogni momento sul Mauna Kea è stato bellissimo, ma io sentivo ancora che era davvero incompiuto.

Senza escursioni da fare spostammo la nostra attenzione sulle spiagge. Tra tutte quelle elencate nella Guida completa alle spiagge della Big Island  io scelsi la spiaggia di Anaeho’omalu Bay (A-Bay), una splendida spiaggia sabbiosa si trova tra l’oceano e due antiche peschiere hawaiane. Due specchi d’acqua e palme che punteggiano la sabbia bianca. Cosa pota mai andare storto?

Avevo portato le mie scarpe protettive da fondale roccioso ma le “dimenticai” in macchina e Tim insistette perché uscissi con una tavola da boogie per non affaticare troppo il mio ginocchio destro. Ben presto mi ritrovai in un’area corallina troppo bassa per remare con la tavola e troppo frastagliata per poterla attraversare in piedi e quindi mi appoggiai alla tavola e camminai con i piedi nell’acqua.

A un certo punto un dolore lancinante mi pizzicò la parte inferiore del piede sinistro, come se centinaia di aghi lo avessero trafitto contemporaneamente. Ahi! Qualcosa stava cercando di mordermi? Alzai il piede, ma il dolore acuto continuò.

Finalmente tornai a riva e ancora una volta una folla si radunò intorno a me. Una donna della Virginia mi disse che dovevo aver calpestato un riccio di mare. “Ci sono 18 spine nel tuo piede!”. Qualcuno le aveva contate davvero? Mi sentii del tutto impotente. Un uomo di Ottawa continuava a scavare la sabbia sotto il mio piede in modo che l’acqua del mare potesse bagnarlo, una ragazza venne a dire che aveva sentito dire che urinare sul piede mi avrebbe aiutato, ma l’idea grandiosa fu scartata dal mio team di assistenza rapidamente riunito.

“Una pinzetta, chi ha una pinzetta?” chiese la donna virginiana. Tim non disse nulla e andò a chiedere una pinzetta a tutti quelli che si trovavano sulla spiaggia. “Avrei dovuto sperarci?  Avrei dovuto imprecare, farmi prendere dal panico o restare ottimista? Forse significava che dovevo rallentare. Forse c’era una benedizione in tutto ciò”. Potevo solo stare seduta sulla spiaggia.

Tim tornò a mani vuote dopo aver scoperto che su una spiaggia tropicale nessuno porta una pinzetta nella borsa. La donna della Virginia tentò di pizzicare la pelle del piede, ma poi affermò di non voler peggiorare la situazione e ci rinunciò. Il dolore si attenuò o ero io che mi ero distratta dal dolore? Mi suggerì di andare alla clinica di pronto soccorso più vicina e che da lì a poco avrebbe chiuso. Il ragazzo di Ottawa e il fratello della donna della Virginia formarono una “sedia” con le braccia e le mani e mi portarono all’automobile di Tim – ricordatevi che avevo una distorsione al ginocchio e non potevo saltellare. Google ci disse che non c’erano cliniche di pronto soccorso aperte durante il lungo weekend del Ringraziamento. Dissi a Tim che potevamo tornare al Kona Community Hospital. Dopotutto, solo due giorni prima avevo creato un profilo paziente con loro.

Notai che avevo la bocca molto secca e ronzii nella testa e mi ricordai che qualcuno aveva detto che poteva esserci del veleno. Forse stavo reagendo? Era mortale? Il mio corpo poteva sopportare i 52 minuti di viaggio? Sapevo di dover usare il potere

della mia mente per assicurarmi che l’infezione restasse limitata al piede, ma se avessero dovuto amputarmi il piede? Io ho intenzione di restare sul pianeta come maestra incarnata e voglio farlo in piedi! Mentre Tim sfrecciava nel traffico mi suggerì che forse avevo solo bisogno di bere un po’ d’acqua. Che soluzione magica per un problema serio!

La guardia al pronto soccorso dell’ospedale mi portò una sedia a rotelle e mi chiese: “Posso sapere perché?”. Gli raccontai la storia. “Sono sicuro che l’infermiera le dirà la stessa cosa. Vada a casa e metta il piede a bagno nell’aceto”. Lo guardai. Giusto, siamo alle Hawaii. Non poteva essere il primo caso di qualcuno che pestava un riccio di mare e forse non aveva tutti i torti. I medici e le infermiere del pronto soccorso erano gentili, ma se avessi potuto fare a meno di loro l’avrei preferito.

Dopo A-Bay restai alle Hawaii altri cinque giorni Con il ginocchio destro ancora slogato e il piede sinistro che mi faceva male, non c’era più molto da fare. Il mio più grande rimpianto fu quello di non aver mai avuto la possibilità di godermi davvero  quella splendida spiaggia.

Un’interruzione improvvisa, una vacanza incompiuta. Nella sessione finale del workshop Adamus ci aveva detto, “Lasciatevi toccare” – ma come,  da un riccio di mare? Che razza di Maestro della comunicazione? Un pizzico così doloro è troppo per ricordarmi che esisto.

Mi risuonò nella mente la sua voce durante la Merabh. Alla fine, quando ve ne andate da qui accadono molte cose. Sapete, voi tornate alla dura realtà…”. Già, sono successe così tante cose che la vita è rimasta incompiuta per il resto del mio soggiorno alle Hawaii. Le gite di snorkeling furono cancellate e i miei cinque costumi da bagno rimasero in valigia.

La prima notte a casa dormii 14 ore di fila e la mattina presto feci un sogno molto coinvolgente e significativo. Candice, la mia assistente di ipnoterapia stava guidando un gruppo di adolescenti. Erano arrivati in un grande edificio dove viveva Obama e Candice stava dimostrando al gruppo come potevano ottenere ciò che desideravano quando si esprimevano in modo chiaro e con voce sicura. Chiamò Obama alla finestra e gli espresse la necessità che lui incontrasse quel gruppo di ragazzi. Obama scese e io sapevo che era arrivato il momento che questa giovane donna mi insegnasse qualcosa.

Mi avvicinai al gruppo e si alzò un bel tono musicale, ma il tono era ripetitivo. “Dev’essere la sveglia di Tim. Che fastidio! No, ora non mi sveglio. Posso continuare il sogno facendo finta che sia una colonna sonora per me o posso

sospendere il sogno finché la suoneria non si esaurisce”. Aspettai, aspettai e alla fine la suoneria si fermò, ma dimenticai dove mi trovavo nel sogno. Poi suonò la mia sveglia. Era arrivata l’ora di alzarsi per andare al lavoro dopo le vacanze.

Un sogno incompiuto.

Come posso iniziare un nuovo capitolo quando i vecchi capitoli non sono nemmeno finiti?

Sembra che la domanda sia un ossimoro. Io non ho bisogno di iniziare un nuovo capitolo; è un nuovo capitolo che inizia per me. Io non ho bisogno di andare avanti nella vita; è la vita mi fa andare avanti, è ovvio. Dannazione.

Affiorò un ricordo. Quando ero piccola io vedevo la vita come un’esperienza e quindi dicevo ai miei amici che la vita non serviva a niente e che non c’era altro significato che l’esperienza. “Quindi è tutto così, perché è tutta un’esperienza”. I miei amici mi chiedevano, “E se le cose non vanno come vorrei? È una cosa brutta”. Io ribattevo,  “Allora potrai fare esperienza di qualcos’altro. Non smetterete mai di fare esperienza di qualcosa. Non importa cosa succede – non fare esperienza è impossibile e questo è il senso della vita, fare esperienza di ciò che viene”.

“E se commetto un reato e vado in prigione?”. “Allora fai l’esperienza di stare in prigione. Potrebbe anche piacerti! Non deve essere per forza una cosa brutta. È l’esperienza della vita, dove tutto è fatto per essere un’esperienza. Nessuna esperienza è migliore di un’altra quando la vivi. Solo i tuoi standard umani ti fanno soffrire o meno”. Lo dissi con tanta fermezza da sorprendermi, ma per la mia io di allora era estremamente confortante capire che io non avrei mai potuto fallire, perché nessuna esperienza è superiore o inferiore a un’altra – e qualsiasi cosa mi fosse capitata, io avrei potuto scegliere come viverla.

L’esperienza, continuata.

La vita, incompiuta.

Il Battito del cuore Shaumbra – Jean Tinder

PROMESSE, PROMESSE

L’UNTO  – IL MESSIA – IL SECONDO AVVENTO – L’ESTASI – IL GIORNO DEL GIUDIZIO, – LA FINE DEL MONDO – L’ARMAGEDDON. 

Sono crescita ascoltando le molte promesse di Dio di salvare il “suo popolo” e gli avvertimenti sul fatto che stavo vivendo nei tempi della fine. La Bibbia è piena di storie sulla distruzione di varie popolazioni che non erano all’altezza delle aspettative di Dio, ma sempre con la promessa di un redentore che avrebbe salvato e ricompensato i fedeli. Le discussioni teologiche della mia famiglia includevano risatine accondiscendenti sugli ebrei che pensavano che il Messia li avrebbe salvati dall’occupazione romana, mentre noi sappiamo che in realtà si trattava della salvezza delle loro anime. Poi c’erano i poveri discepoli che pensavano che Gesù sarebbe tornato (perché “qui ci sono alcuni che non assaggeranno la morte” prima del suo ritorno) e che finivano nella tomba insoddisfatti. La chiesa in cui sono cresciuta è nata letteralmente dalla “grande delusione” riguardo alla seconda venuta.

Avendo elaborato una profezia secondo cui Gesù sarebbe sceso sulla Terra il 22 ottobre 1844, molti fedeli vendettero i loro averi e attesero con trepidazione l’arrivo della seconda venuta, un evento cosmico che non si verificò mai, A quel punto i teologi tornarono ai loro testi e decisero che Gesù si era effettivamente trasferito dalla camera esterna del tempio celeste nel Santo dei Santi dove era  impegnato a giudicare i fedeli e a preparare il suo ritorno sulla Terra a cavallo di una nuvola e circondato da angeli.

Per i primi 20 anni della mia vita, l’aspettativa che Gesù sarebbe arrivato da un momento all’altro fu altissima. A volte guardavo il cielo chiedendomi se per caso “quella” nuvola potesse essere quella giusta e immaginando come sarebbe stato vedere quell’evento meraviglioso che si svolgeva davanti ai miei occhi. Poi i fedeli sarebbero stati “presi in volo” per essere con lui, cavalcando verso il cielo su una nuvola magica, mentre il resto dell’umanità sarebbe stato abbandonato a Satana e ai suoi giochi. I miei genitori ci mostrarono persino un’immagine della Nebulosa di Orione e ci assicurarono che si trattava della “porta del cielo” attraverso cui Gesù sarebbe passato durante il suo viaggio verso la Terra.

Per una bambina che cresceva in povertà, isolamento e regole rigide c’era molta speranza, ma a un certo punto la logica iniziò a filtrare e mi vennero alcuni dubbi e domande. Parte della profezia era che “ogni occhio lo vedrà”, ma la maggior parte dell’umanità aveva capito che la Terra non era piatta e quindi come sarebbe possibile che tutti vedessero un unico evento nello stesso momento? Forse sarebbe stato trasmesso in televisione o forse Dio avrebbe fatto un miracolo in modo che tutti potessero vederlo nella loro parte del mondo.  Le domande erano sempre più numerose e le risposte che ricevevo erano sempre più insoddisfacenti e giunse il momento in cui ammisi a me stessa che il più grande dei miracoli – la venuta di Dio stesso nel mio mondo – era un mito. Si trattava di un pensiero magico che circolava tra persone semplici e ignoranti come quelle che credevano che il Sole orbitasse intorno alla Terra.

Con l’evolversi delle mie convinzioni e delle mie esperienze sono giunta a una nuova comprensione del “secondo avvento”. Si trattava della Coscienza Cristica chiara e compassionevole che finalmente si sarebbe manifestata nei cuori e nelle menti dell’umanità. Ecco ciò che Gesù cercò di farci capire, ma per “capirlo” ci sono voluti circa un paio di migliaia di anni. Per quanto riguarda gli altri reami e cose come vedere Dio e gli angeli, avrebbero dovuto aspettare fino alla mia morte. È stato un po’ come scoprire che Babbo Natale non è reale; ti rende un po’ triste, ma è una parte necessaria della crescita e in ogni caso sentivo una fitta di simpatica ironia ogni volta che sentivo parlare di un’altra setta dell’apocalisse i cui seguaci erano convinti di un grande evento cosmico in certa data che arrivò e poi passò. Per i media è sempre stata un’ottima occasione per farsi una risata e poi essere dimenticata come un’altra di una lunga serie di illusioni (ci sono persino pagine di Wikipedia che documentano le numerose predizioni relative al Secondo Avvento  e agli eventi apocalittici).

Ora arriva una nuova promessa: la Croce del Cielo.

Vi prego di capire che di solito sono del tutto d’accordo con Tobias, Adamus e Kuthumi. I loro insegnamenti hanno cambiato la mia vita e il mio essere. Danno parole a cose che so nel profondo del mio cuore, ma che ho difficoltà a esprimere e mi hanno aiutato a realizzare l’amore verso me stessa e la compassione con una profondità che di certo Yeshua approverebbe. Mi sono liberata da incalcolabili limitazioni, ho integrato innumerevoli aspetti bloccati e il drago si avventa su ogni residuo di senso di colpa o di vergogna. Nella mia vita livello di gioia è fuori scala e dato che di solito domani è molto simile a ieri prosegue senza sosta. Sono soddisfatta e finalmente mi godo e vivo davvero la vita che ho creato, invece di desiderare che migliori.

Oggi la salvezza è nelle mie mani; io non ho bisogno di un salvatore, di un soccorritore o di un evento cosmico esterno. Quando sorgono dei problemi io so chi li ha creati (io), chi è responsabile (anch’io) e chi può risolverli (solo io). Il mondo? Io vedo – non solo come concetto – ma io sento davvero il divino in ogni altro essere umano, che lo veda o meno in se stesso, e so che alla fine se ne ricorderà. È inevitabile, non può restare bloccato per sempre e nel profondo di me io so che tutto va davvero bene.

Allora, che dire della Croce del Cielo? Capisco perché il mio umano è un po’ diffidente nei confronti di un’altra promessa e sicuramente San Germain mi perdonerà per essere rimasta un po’ indietro mentre mi chiedo come andrà a finire. Noto molti Shaumbra che attendono con ansia quel giorno magico e ripongono tutte le loro speranze e i loro sogni in quell’evento e sono certi che presto tutto andrà meglio. Vedo anche molti Shaumbra con alcune riserve e che non sono del tutto sicuri del motivo di tutto questo clamore e si sentono scettici di fronte all’ennesima promessa. Io capisco perfettamente entrambe le prospettive.

Personalmente, a livello umano io non so cosa aspettarmi. Ho fatto la mia parte di domande ad Adamus e sto contribuendo alla preparazione dell’evento webcast del 22 marzo. Come sempre sono molto coinvolta, ma di cosa si tratta veramente?

Una cosa che si sta risvegliando in me è la sensazione di “prepararmi”, una spinta interiore a liberarmi del vecchio disordine, a terminare i progetti che languono e a sistemare le questioni lasciate in sospeso qua e là. Curiosamente – e ognuna a modo proprio – molte altre persone sembrano fare lo stesso, ma io non ho voglia di aspettare una data o un evento particolare per prendermi cura di me o dare una nuova direzione alla mia vita.

Io Sono il BOSS (Being of Sovereign Service/Essere di Servizio Sovrano – grazie, Geoff!) di me stessa e della mia vita e non c’è motivo che io rimandi la ‘presa in carico’ (voglio dire, se qualcuno sta aspettando una magica data futura per far sì che la sua vita si risolva, sicuramente sta per vivere un’altra Grande Delusione).

Tuttavia, ho avuto abbastanza scorci del mio Sé e ho ascoltato abbastanza note della dolce canzone della mia Anima per sapere che ancora di più sarebbe, beh, celestiale. La Croce del Cielo mi porterà più vicino al mio Sé? Fatevi sotto! Renderà la connessione divina più facile e altri potranno accedere alla connessione divina? Lo spero proprio. Sarà davvero drammatico come Gesù che scende sulla Terra in tutta la sua gloria? Ne dubito, ma sentire la mia me nella piena consapevolezza del mio originale splendore creativo sarebbe la cosa più gradita. Di solito Adamus chiedeva al suo pubblico: “Come farete a sapere quando sarete realizzati?”. Io non ho mai ricevuto il microfono per rispondere a questa domanda, ma la mia risposta è stata: “Quando non dimenticherò più il mio Sé e chi sono davvero”. Se questa è la promessa della Croce del Paradiso, io la accetto – e non è una cosa da poco.

Di recente ho letto un libro molto interessante intitolato L’Applicazione delle cose impossibili. L’autrice racconta di essere stata fatta saltare in aria da un una bomba sul ciglio della strada in Iraq e narra ciò che ha imparato durante l’esperienza extracorporea che ne è derivata. Non si tratta di una tipica “esperienza di pre-morte” ma piuttosto uno sguardo al funzionamento della realtà e a come creiamo le nostre vite, le nostre lezioni e le nostre esperienze. In effetti, mi sembra un resoconto personale di come funziona la “fisica di Adamus” e l’autore continua a essere in grado di riconnettersi a piacimento a quella specifica conoscenza.

Ha il sapore della verità, ma a un livello che – per me – è quasi puramente concettuale. Forse, con l’apertura della Croce de Cielo anch’io sarò in grado di accedere a tali conoscenze profonde – si spera senza bisogno di un incidente drammatico – e a portare quella saggezza nella mia vita umana quotidiana.

Qualunque cosa significhi la Croce del Cielo, io resto aperta e desiderosa, pronta a vivere in pieno ogni momento della vita e comunque si svolga. Piuttosto che l’Apocalisse sia la fine del mondo come lo conosciamo, io preferisco pensarla come la E del mondo dove tutto diventa vero perché l’accesso non è più limitato.

Come creatrice, cosa c’è di meglio che essere Tutto quello che Sono, qui e ora?